L'attualità dei "limiti dello sviluppo"
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Non è un caso
che in quegli anni gli attacchi al rapporto provenissero da tutti quei
fronti ideologici e politici che non mettevano minimamente in
discussione il concetto di crescita economica materiale e quantitativa
delle società umane e la nostra evidente impossibilità di sorpassare i
limiti dei sistemi naturali del nostro pianeta.
Le conclusioni del rapporto del 1972 furono le seguenti:
Nell'ipotesi
che l'attuale linea di crescita continui inalterata nei cinque settori
fondamentali (popolazione, industrializzazione, inquinamento, produzione
di alimenti, consumo delle risorse naturali) l'umanità è destinata a
raggiungere i limiti naturali della crescita entro i prossimi cento
anni. Il risultato più probabile sarà un improvviso, incontrollabile
declino del livello di popolazione e del sistema industriale.
È
possibile modificare questa linea di sviluppo e determinare una
condizione di stabilità ecologica ed economica in grado di protrarsi nel
futuro. La condizione di equilibrio globale potrebbe corrispondere alla
soddisfazione dei bisogni materiali degli abitanti della Terra e
all'opportunità per ciascuno di realizzare compiutamente il proprio
potenziale umano.
Se l'umanità opterà per questa seconda
alternativa, invece che per la prima, le probabilità di successo saranno
tanto maggiori quanto più presto essa comincerà a operare in tale
direzione.
Nessun documento è stato capace di scatenare un
dibattito così significativo sul dogma della crescita economica come è
riuscito a fare "I limiti dello sviluppo".
La politica e
l'economia hanno fatto veramente molto poco, in questi decenni, per
invertire seriamente la tendenza degli effetti disastrosi di una
continua crescita materiale e quantitativa dell'impatto della nostra
specie sul nostro pianeta ed oggi cominciamo a pagarne conseguenze
sempre più significative.
Diventa quindi veramente difficile
immaginare che una continua crescita economica, scontrandosi sempre più
con i limiti ambientali, possa proseguire indisturbata ed è francamente
preoccupante che questa "visione" sia ancora dominante nella politica e
nell'economia mondiali. Siamo sempre più consapevoli che non può
esistere una sostenibilità del nostro sviluppo sociale ed economico se
cerchiamo continuamente di oltrepassare i limiti delle dimensioni
biofisiche dei sistemi naturali e se indeboliamo la loro vitalità.