Permessi di ricerca per lo shale gas?
La Regione Emilia Romagna non
ha mai rilasciato nulla in tal senso. A garantirlo e' l'assessore
regionale alle Attività produttive Giancarlo Muzzarelli, che questa
mattina, a margine della conferenza stampa sulla riapertura del bando
Inail per la messa in sicurezza degli impianti industriali nella zona
del cratere, ha affrontato l'argomento shale gas, oggetto, oggi, di un
articolo della 'Gazzetta di Modena'. Secondo quanto riportato dal
quotidiano, Finale, Camposanto, Ravarino, Medolla, San Felice,
Mirandola, Bomporto sarebbero i "Comuni della Bassa interessati da un
permesso di ricerca in terraferma per scovare nel loro sottosuolo shale
gas".
30/04/13
Terremoto. Muzzarelli: nessun permesso per shale gas
Territorio fragile: in Italia rilevati in media 34 terremoti al giorno
Il database Iside dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha segnalato il raggiungimento di un record significativo: la quota 100 mila terremoti da quando ha iniziato ad archiviare e distribuire i dati della sismicità in Italia, cioè dal 16 aprile 2005. Quindi, la media dei terremoti rilevati dalla Rete sismica nazionale in 8 anni è superiore ai 12.000 eventi per anno, più di 1.000 al mese, intorno ai 34 terremoti al giorno.
«Naturalmente questo valore medio ha delle oscillazioni notevoli, che possono passare da minimi di una decina di eventi al giorno fino a punte di qualche centinaia in occasione di sequenze sismiche importanti- hanno spiegato dall'Ingv Il centomillesimo evento sismico italiano su Iside è avvenuto il 26 aprile 2013 alle 2:53 (italiane) e ha avuto magnitudo 0.7, ben al di sotto della soglia dell'avvertibilità. E' avvenuto nella zona di Città di Castello, in Umbria, dove da alcuni giorni è in atto una sequenza sismica molto ricca di terremoti».
Parma, debutta l'inceneritore che Pizzarotti voleva fermare
Non sbuffa.Niente volute di fumo dal camino. Solo un'impercettibile increspatura nell'aria causata.dal calore. È partito il termovalorizzatore di Ugozzolo, giochino da 193 milioni attorno al quale la politica parmense (e non solo) si azzuffa da anni. Per fortuna il sindaco 5 Stelle, Federico Pizzarotti sul cui cadavere avrebbe dovuto passare chiunque avesse osato accendere l'inceneritore (promessa-minaccia di Beppe Grillo nella vittoriosa campagna alle amministrative del maggio scorso) gode di ottima salute, anche se non passa giorno senza che qualcuno non lo accusi di aver capitalizzato elettoralmente una battaglia poi finita in autogol. In realtà, se battaglia c'è stata, è avvenuta nelle aule giudiziarie, con la richiesta della Procura di Parma di sequestrare l'impianto, la bocciatura da parte del Tribunale del riesame e l'attesa (tuttora in corso) del pronunciamento della Cassazione. Nel frattempo la multiutility Iren ha accelerato il passo (anche per non perdere gli incentivi statali) e ieri,dopo settimane di preparazione, ha dato il via libera alle prove a caldo di smaltimento di 50 tonnellate di rifiuti, premessa per entrare a regime a metà maggio.
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Alessandro Bratti
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Disastro ambientale di Bussi: anche la diossina nei terreni
Falda profonda e superficiale con decine di sostanze tossiche e/o cancerogene migliaia di volte oltre i limiti di legge. WWF: emerge un quadro della contaminazione ancora più grave, alcuni contaminanti continuano a fuoriuscire dall'area, servono azioni immediate.
"Un disastro ambientale di enorme entità, terreni e falde contaminate da decine di sostanze con valori migliaia di volte oltre i limiti di legge; come se non bastasse, accertata anche la presenza della diossina" il WWF diffonde i dati dei monitoraggi sulla contaminazione del sito di Bussi in Provincia di Pescara. L'associazione, dopo un laborioso lavoro di accesso agli atti presso vari enti, è in grado di diffondere i dati più recenti relativi ad una parte consistente del Sito Nazionale per le Bonifiche di Bussi, una delle 37 aree più inquinate d'Italia secondo il Ministero dell'Ambiente, perimetrato con Decreto nel 2008 a seguito dei sequestri operati dal Corpo Forestale dello Stato nell'area nel 2007. I monitoraggi ambientali sono quelli realizzati dalla società Environ per conto dell'attuale proprietaria del sito industriale, la Solvay SPA. Ricordiamo che sulla base del Testo Unico dell'Ambiente, il D.lgs.152/2006, anche il proprietario non responsabile della contaminazione di un sito è obbligato a realizzare un Piano di Caratterizzazione e a mettere in atto la cosiddetta Messa in Sicurezza d'Emergenza affinché i contaminanti non fuoriescano dal sito, con un adeguato piano di monitoraggio. Sottolineiamo che la società Solvay è stata riconosciuta quale parte civile nel procedimento penale in corso, che lo scorso 18 aprile ha visto il rinvio a giudizio in Corte di Assise, per reati gravissimi come avvelenamento delle acque e disastro ambientale, di 19 persone riconducibili alla precedente proprietaria del sito, la Montedison. L'ISPRA, per conto dell'Avvocatura dello Stato, ha stimato un danno ambientale di 8,5 miliardi di euro e una contaminazione di circa 2 milioni di mc di terreni, oltre a quella relativa all'acqua di falda.
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Alessandro Bratti
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29/04/13
Hedegaard, Paesi pensino a piano adattamento clima 15 stati Ue gia' in regola, gli altri entro il 2017
Di fronte al clima che cambia ''i Paesi Ue che non hanno ancora una
strategia nazionale di adattamento ne preparino una e la adottino entro
il 2017''.
Questo l'appello oggi a Bruxelles del commissario europeo al Clima, Connie Hedegaard, ai 12 Paesi Ue, inclusa l'Italia, che risultano indietro su questo fronte. Se la Commissione europea non riterra' sufficienti i progressi compiuti a livello nazionale dagli Stati membri per il 2017, considerera' l'ipotesi di uno strumento legalmente vincolante.
Questo l'appello oggi a Bruxelles del commissario europeo al Clima, Connie Hedegaard, ai 12 Paesi Ue, inclusa l'Italia, che risultano indietro su questo fronte. Se la Commissione europea non riterra' sufficienti i progressi compiuti a livello nazionale dagli Stati membri per il 2017, considerera' l'ipotesi di uno strumento legalmente vincolante.
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Alessandro Bratti
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Ecologisti Democratici
Europa si prepari affrontare cambiamenti climatici Agenzia Ue, servono cooperazione e investimenti a lungo termine
I Paesi europei sono ancora indietro nel fare fronte all'emergenza
clima: qualcosa si muove, ma "tutti hanno ancora molto lavoro da fare".
Questo il giudizio dell'Agenzia europea dell'ambiente (Aea), che oggi ha
pubblicato il suo primo rapporto sull' 'Adattamento in Europa' ai
cambiamenti climatici.
Ormai le temperature medie sono in crescita in tutta Europa, mentre le precipitazioni stanno diminuendo a Sud e aumentando a Nord. Secondo Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell'Aea "l'adattamento consiste in nuovi modi di pensare e affrontare rischi e pericoli, incertezza e complessità. Richiederà agli europei di cooperare, imparare gli uni dagli altri e investire in trasformazioni a lungo termine necessarie". Qual è la ricetta giusta? Non ne esiste una valida per tutti, ma serve sicuramente un mix di varie misure, da quelle tecnologiche a quelle mirate al ripristino degli ecosistemi naturali, fino a nuove politiche. Alcuni pionieri, specie a livello locale, in Europa e anche in Italia, si stanno già dando da fare.
Un progetto apripista è quello del ripristino del bacino naturale del Danubio, con un costo stimato di 183 milioni di euro, che aiuterà a prevenire i gravi danni provocati dalle inondazioni, considerando che solo l'alluvione del 2005 è costato 396 milioni. Dopo l'inondazione del 2011, Copenaghen ha formulato un suo piano d'azione urbano, mentre la regione delle Fiandre in Belgio ha messo a punto un piano per gestire il fiume Schelda.
Ormai le temperature medie sono in crescita in tutta Europa, mentre le precipitazioni stanno diminuendo a Sud e aumentando a Nord. Secondo Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell'Aea "l'adattamento consiste in nuovi modi di pensare e affrontare rischi e pericoli, incertezza e complessità. Richiederà agli europei di cooperare, imparare gli uni dagli altri e investire in trasformazioni a lungo termine necessarie". Qual è la ricetta giusta? Non ne esiste una valida per tutti, ma serve sicuramente un mix di varie misure, da quelle tecnologiche a quelle mirate al ripristino degli ecosistemi naturali, fino a nuove politiche. Alcuni pionieri, specie a livello locale, in Europa e anche in Italia, si stanno già dando da fare.
Un progetto apripista è quello del ripristino del bacino naturale del Danubio, con un costo stimato di 183 milioni di euro, che aiuterà a prevenire i gravi danni provocati dalle inondazioni, considerando che solo l'alluvione del 2005 è costato 396 milioni. Dopo l'inondazione del 2011, Copenaghen ha formulato un suo piano d'azione urbano, mentre la regione delle Fiandre in Belgio ha messo a punto un piano per gestire il fiume Schelda.
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Ambiente,
Clima e Cambiamenti climatici
"Il discorso alla Camera di Enrico Letta"
" Le prospettive dei servizi pubblici locali e delle aziende di gestione dopo le recenti modifiche normative "
Andrea Orlando ministro dell'Ambiente Nel nuovo governo guidato da Enrico Letta
Andrea Orlando è il nuovo ministro dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare. Nato a La Spezia l'8 febbraio 1969, è uno dei cosiddetti 'giovani turchi' del Pd. Ha cominciato l'attività politica giovanissimo, diventando segretario provinciale della Fgci a 30 anni, nel 1989. Successivamente è eletto nel consiglio comunale spezzino dapprima nel Pci, poi nel PDS, del quale diviene capogruppo nel 1993. Segretario provinciale nel 2001, due anni dopo è chiamato alla Direzione nazionale del partito da Piero Fassino, prima con il ruolo di vice responsabile dell'organizzazione, poi come responsabile degli enti locali. Nel 2006, come responsabile dell'organizzazione, entra a far parte della segreteria nazionale del partito e viene eletto nelle liste dell'Ulivo. Allo scioglimento dei DS, nel congresso dell'aprile del 2007, segue la linea della maggioranza del partito e del segretario Fassino, e confluisce quindi nel Partito Democratico, diventandone il responsabile dell'organizzazione.
M5S. Parma, si accende inceneritore che Pizzarotti volle spegnere presidio di protesta a Ugozzolo, giunta assente manda i tecnici
Cala il sipario sulla vicenda dell'inceneritore di Parma. Nonostante le promesse elettorali del Movimento 5 stelle, e le battaglie a suon di esposti di comitati e singoli cittadini, l'impianto Iren di Ugozzolo ha iniziato in mattinata le prove a caldo di smaltimento dei rifiuti per entrare a regime entro meta' maggio. Quello iniziato oggi e' un periodo di avvio temporaneo che prevede 50 ore di incenerimento per tarare i macchinari, una procedura che Iren aveva tempo fino al 30 aprile per avviare per non perdere gli incentivi statali. Un gruppo di manifestanti della rete contro gli inceneritori di Parma, tra cui l'avvocato 'no termo' Arrigo Allegri, ha stazionato fin dalle prime ore della mattina davanti ai cancelli dell'impianto, per bloccare eventuali camion di rifiuti in arrivo. Tentativo vano poiche', come comunicato in seguito da Iren, i rifiuti da bruciare erano gia' presenti sul sito dai giorni scorsi. Verso le 11 i manifestanti si sono dispersi.
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16:25
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Reati ambientali
Governo:Ecodem,non di cambiamento,ora faccia misure ambiente
siano espressione della cultura ecologista, ma in questa drammatica situazione è l'unica carta possibile per provare a tirar fuori il paese dalle secche in cui si e' incagliato'': è quanto dichiara il presidente degli Ecodem Fabrizio Vigni, che aggiunge: ''Enrico Letta ha le qualità per affrontare una sfida così difficile. Ci aspettiamo che nel programma di governo, seppur limitato a pochi punti essenziali, le politiche per
l'economia e per il lavoro siano esplicitamente rientate verso l'innovazione ecologica. Puntare sull'ambiente e sulla green economy è l'unico modo per riavviare lo sviluppo economico rendendolo più equo e sostenibile''.
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16:19
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Green economy
Unep, richiesta metalli aumentera' 10 volte Agenzia Onu,creare prodotti con materiali facilmente riciclabili
Unep, richiesta metalli aumentera' 10 volte Agenzia Onu, creare prodotti con materiali facilmente riciclabili
Il consumo globale di metalli rischia di aumentare fino a nove volte nei prossimi anni, diventando insostenibile sia per l'ambiente, danneggiato dalle miniere, sia per le popolazioni coinvolte nell'estrazione, spesso non tutelate adeguatamente. Lo afferma un rapporto dell'Unep, l'agenzia Onu per l'ambiente, secondo cui la soluzione e' creare prodotti in cui i metalli siano facilmente riciclabili.
L'estrazione dei piu' di 40 metalli utilizzati in tutti i dispositivi elettronici, ma anche in lampadine, pannelli solari e molti altri dispositivi gia' ora consuma il 7-8% dell'energia globale: ''Man mano che le popolazioni nelle economie emergenti adottano tecnologie e stili di vita simili a quelli che attualmente hanno i paesi ricchi - sottolinea Achim Steiner, direttore dell'Unep - la richiesta globale di metalli aumentera' da tre a nove volte. Chi progetta i prodotti deve fare in modo che questi materiali possano essere facilmente recuperati quando gli oggetti arrivano alla fine del ciclo di vita''.
A generare la maggior parte della maggiore domanda, scrive il rapporto, sono smartphone e altri dispositivi mobili, che contengono tutti e 40 i metalli 'censiti' dal rapporto, comprese le famose 'terre rare'. Un iPad, ad esempio, su 650 grammi di peso ne contiene 1,3 solo di lega di stagno. Proprio lo stagno e' 'costato' a Samsung una reprimenda da parte dei consumatori a seguito di un'inchiesta del Guardian e di Friends of the Earth, che aveva scoperto che parte di questo metallo usato dalla compagnia proviene dalle isole Bangka in Indonesia, un'area conosciuta per il lavoro minorile e la deforestazione da cui pero' proviene il 90% dello stagno mondiale.
Ansa Roma, 29 Apr
Il consumo globale di metalli rischia di aumentare fino a nove volte nei prossimi anni, diventando insostenibile sia per l'ambiente, danneggiato dalle miniere, sia per le popolazioni coinvolte nell'estrazione, spesso non tutelate adeguatamente. Lo afferma un rapporto dell'Unep, l'agenzia Onu per l'ambiente, secondo cui la soluzione e' creare prodotti in cui i metalli siano facilmente riciclabili.
L'estrazione dei piu' di 40 metalli utilizzati in tutti i dispositivi elettronici, ma anche in lampadine, pannelli solari e molti altri dispositivi gia' ora consuma il 7-8% dell'energia globale: ''Man mano che le popolazioni nelle economie emergenti adottano tecnologie e stili di vita simili a quelli che attualmente hanno i paesi ricchi - sottolinea Achim Steiner, direttore dell'Unep - la richiesta globale di metalli aumentera' da tre a nove volte. Chi progetta i prodotti deve fare in modo che questi materiali possano essere facilmente recuperati quando gli oggetti arrivano alla fine del ciclo di vita''.
A generare la maggior parte della maggiore domanda, scrive il rapporto, sono smartphone e altri dispositivi mobili, che contengono tutti e 40 i metalli 'censiti' dal rapporto, comprese le famose 'terre rare'. Un iPad, ad esempio, su 650 grammi di peso ne contiene 1,3 solo di lega di stagno. Proprio lo stagno e' 'costato' a Samsung una reprimenda da parte dei consumatori a seguito di un'inchiesta del Guardian e di Friends of the Earth, che aveva scoperto che parte di questo metallo usato dalla compagnia proviene dalle isole Bangka in Indonesia, un'area conosciuta per il lavoro minorile e la deforestazione da cui pero' proviene il 90% dello stagno mondiale.
Ansa Roma, 29 Apr
28/04/13
Legambiente a Orlando: sostenere green economy e lotta ecomafia Pronti a confronto con ministro su cambiamento che serve all'Italia
"Questo Governo ha di fronte grandi sfide sociali, economiche e ambientali. Siamo pronti a confrontarci con i nuovi ministri per cercare di imprimere quel cambiamento che serve all'Italia e che passa inevitabilmente per una nuova attenzione ai temi della qualità ambientale, per la lotta all'illegalità ambientale e all'ecomafia, per la spinta alla Green economy e nel contrasto dei cambiamenti climatici". Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha dichiarato sui Ministri che hanno giurato questa mattina. "In particolare, credo sia positivo avere un ministro del Lavoro come Enrico Giovannini che oltre al Pil sostiene l'utilità di altri indicatori di benessere - ha continuato Cogliati Dezza -, come il nuovo ministro dei Beni culturali Massimo Bray che ha già espresso pareri positivi sulla necessità di approvare una legge sulla bellezza, già presentata da Legambiente, per tutelare e valorizzare il patrimonio di cultura e paesaggio italiano. Da Andrea Orlando all'Ambiente continua l'associazione del cigno verde ci aspettiamo che porti avanti concretamente il sostegno alla Green economy, la lotta al dissesto idrogeologico, la riqualificazione energetica delle città e, data la sua esperienza nella commissione antimafia, l'inserimento dei reati ambientali nel codice penale".
ROMA
ROMA
27/04/13
Il rapporto tra il Pd e il M5s : un matrimonio impossibile
Come tanti colleghi in questi giorni mi trovo a discutere del perché il
Pd ha scelto un’alleanza per la costruzione di un Governo con partiti
appartenenti alla sfera del centro destra (Pdl, Lista Civica) e non con
il M5s.
Molti nostri militanti ci dicono che se si appoggiava la candidatura di Rodotà questo sarebbe stato possibile.
Io penso sia assolutamente non vero e provo a spiegare il perché. Oggi in discussione vi sono due visioni diverse di modalità di governance della cosa pubblica. Da un lato la democrazia delegata, parlamentare dove appunto il cittadino tramite il suo voto delega chi lo rappresenta. Dall’altra un’idea che io chiamo “dittatura del web” che apparentemente ma non solo utilizza lo strumento sintomo di libertà in assoluto : la rete informatica, su cui però viene esercitato un controllo quasi militare .
La democrazia delegata sono anni che soffre di una crisi che ha messo in luce la difficoltà palese dei delegati a rappresentare chi li ha eletti o nominati. Ciò vale per i partiti, i sindacati le associazioni di categoria fin tanto le associazioni di volontariato. Soprattutto a livello istituzionale si sono intraprese da parte di pionieri forme di partecipazione dei cittadini più dirette senza scardinare il sistema. Si pensi all’esperienza dei processi partecipati sui bilanci dei comuni, alla progettazione urbanistica dei territori partecipata, ai processi di agenda 21 locale e ad altri strumenti tra l’altro riportati da Luigi Bobbio (A più voci, 2004) e da Bratti Vaccari (Gestire i beni comuni, 2006) in compendi specialistici.
Molti nostri militanti ci dicono che se si appoggiava la candidatura di Rodotà questo sarebbe stato possibile.
Io penso sia assolutamente non vero e provo a spiegare il perché. Oggi in discussione vi sono due visioni diverse di modalità di governance della cosa pubblica. Da un lato la democrazia delegata, parlamentare dove appunto il cittadino tramite il suo voto delega chi lo rappresenta. Dall’altra un’idea che io chiamo “dittatura del web” che apparentemente ma non solo utilizza lo strumento sintomo di libertà in assoluto : la rete informatica, su cui però viene esercitato un controllo quasi militare .
La democrazia delegata sono anni che soffre di una crisi che ha messo in luce la difficoltà palese dei delegati a rappresentare chi li ha eletti o nominati. Ciò vale per i partiti, i sindacati le associazioni di categoria fin tanto le associazioni di volontariato. Soprattutto a livello istituzionale si sono intraprese da parte di pionieri forme di partecipazione dei cittadini più dirette senza scardinare il sistema. Si pensi all’esperienza dei processi partecipati sui bilanci dei comuni, alla progettazione urbanistica dei territori partecipata, ai processi di agenda 21 locale e ad altri strumenti tra l’altro riportati da Luigi Bobbio (A più voci, 2004) e da Bratti Vaccari (Gestire i beni comuni, 2006) in compendi specialistici.
Diario di tre giorni difficili
Emozioni contrastanti, forti a volte difficili da
controllare. Dopo circa quaranta giorni passati a capire cosa fare cercando di
rincuorare i giovani colleghi arrivati con entusiasmo alla Camera, aspettando
gli esiti degli incontri del segretario Bersani, presidente incaricato alla
ricerca del governo del cambiamento arriva il primo grande appuntamento:
l’elezione del Capo dello Stato. Dovevamo
tenere separata l’elezione del Presidente della Repubblica dalla formazione del
Governo e invece tutto si mescola inesorabilmente. La confusione aumenta ! Non
capisco. Quando facevo l’Assessore avevo un Sindaco che mi diceva sempre” Sei
bravo ma di politica non te ne intendi proprio” L’ho sempre considerato un
complimento. Tutto si consuma nell’assemblea dove per il Presidente della
Repubblica esce il nome di Franco Marini, persona di alto profilo politico
istituzionale, su cui Berlusconi mette inesorabilmente il timbro. Il panico
serpeggia ! SEL che fino a qualche istante prima aveva dato una sorta di ok si
esprime contro ! Metà dei deputati e senatori del Pd non comprende e chiede di
fermarsi a riflettere. Intanto dalle quirinarie del M5s spunta tra i dieci nomi
la figura di Rodotà, anch’essa personalità di primissimo piano che diventa il
tormentone dei giorni successivi. Grillo scientificamente ci mette tra le gambe
già traballanti una sorta di bomba ad orologeria. La pressione del web sale !
il Pd vacilla. Le varie anime del Pd entrano in fibrillazione. Alcuni esponenti
vanno in tv ai vari talk show descrivendo una linea politica che non si sa da
dove l’hanno elaborata e io mi chiedo: perché è cosi fatica star zitti ? Ma è
proprio così indispensabile andare in questi posti quando non si ha niente da
dire ? Ma questo è un dettaglio.
Nella combustione di carbone i costi sociali superano il valore della produzione
Le esternalità negative del "business as usual” sui servizi eco
sistemici rendono sempre più urgente la transizione alla green economy
Il rapporto Natural Capital at Risk - The Top 100 Externalities of Business, presentato dalla Teeb for Business Coalition e da Trucost durante il summit Business for the Environment a New Delhi, analizza le 100 principali esternalità ambientali negative globali, sintetizzando un risultato impressionante. La stima è che tali esternalità «Stanno costando all'economia mondiale circa 4.700 miliardi dollari all'anno in termini di costi economici che vanno delle emissioni di gas serra, alla perdita di risorse naturali, alla perdita di servizi basati sulla natura come lo stoccaggio del carbonio da parte delle foreste, i cambiamenti climatici e dei costi sanitari connessi all'inquinamento dell'aria».
Diversi limiti planetari sono ormai molto vicini al punto di non ritorno, tanto che alcuni sostengono che abbiamo già superato i confini della sostenibilità per quanto riguarda la biodiversità globale, il ciclo dell'azoto ed il clima. La vera causa di tutto questo è l'attuale modello economico globale e il relativo uso delle risorse.
Il rapporto Natural Capital at Risk - The Top 100 Externalities of Business, presentato dalla Teeb for Business Coalition e da Trucost durante il summit Business for the Environment a New Delhi, analizza le 100 principali esternalità ambientali negative globali, sintetizzando un risultato impressionante. La stima è che tali esternalità «Stanno costando all'economia mondiale circa 4.700 miliardi dollari all'anno in termini di costi economici che vanno delle emissioni di gas serra, alla perdita di risorse naturali, alla perdita di servizi basati sulla natura come lo stoccaggio del carbonio da parte delle foreste, i cambiamenti climatici e dei costi sanitari connessi all'inquinamento dell'aria».
Diversi limiti planetari sono ormai molto vicini al punto di non ritorno, tanto che alcuni sostengono che abbiamo già superato i confini della sostenibilità per quanto riguarda la biodiversità globale, il ciclo dell'azoto ed il clima. La vera causa di tutto questo è l'attuale modello economico globale e il relativo uso delle risorse.
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Alessandro Bratti
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In Ue 13% energia da fonti verdi nel 2011 Italia a 11,5%, obiettivo 2020 e' 17%. Estonia supera target
Nel 2011 il 13% dei consumi di energia nell'Unione europea è stato
stato soddisfatto da fonti verdi, rispetto al 7,9% del 2004 e ad un
obiettivo complessivo del 20% del 2020. Questa la fotografia scattata da
Eurostat, che nello stesso anno vede l'Italia a quota 11,5%. Nel 2004
era ferma al 4,9%, ma dovra' continuare a correre per centrare il suo
target Ue del 17% nel 2020. L'Estonia intanto è il primo Paese
dell'Unione dei 27 ad aver già tagliato il suo traguardo del 25%
previsto per il 2020, toccando già quota 25,9%.
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Alessandro Bratti
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100 top ristoranti NY, riduciamo rifiuti Piano Bloomberg per citta' sostenibile,20mila tonnellate rifiuti al di'
Svolta all'insegna dell'ambiente nella ristorazione di New York: cento tra i più celebri templi della cucina a cui si sono aggiunte alcune catene di fast food si sono impegnate a ridurre del 50 per cento la spazzatura prodotta in cucina.
L'iniziativa si unisce ad altre del sindaco Michael Bloomberg per rendere sempre piu' verde la Grande Mela affidata fino alla fine dell'anno alle sue cure. New York produce ogni giorno 20 mila tonnellate di spazzatura e i ristoranti sono responsabili del 70 per cento dei rifiuti commerciali.
Hanno aderito al progetto gli chef dello 'chicchissimo' Le Bernardin, il popolare 'noodle shop' giapponese Momofuku, i ristoranti di Mario Batali e Lidia Bastianich e quelli di Danny Meyer, dal lussuoso Gramercy Tavern alla linea di hamburgherie Shake Shack.
''Speriamo che questi cento siano solo i primi'', ha detto Bloomberg, che alla fine di dicembre lascerà City Hall dopo tre mandati, presentando l'iniziativa a una conferenza su come rendere le città ecologicamente sostenibili: ''I ristoranti hanno un ruolo chiave per contribuire a ridurre i rifiuti urbani di una metropoli''.
NEW YORK ANSA
L'iniziativa si unisce ad altre del sindaco Michael Bloomberg per rendere sempre piu' verde la Grande Mela affidata fino alla fine dell'anno alle sue cure. New York produce ogni giorno 20 mila tonnellate di spazzatura e i ristoranti sono responsabili del 70 per cento dei rifiuti commerciali.
Hanno aderito al progetto gli chef dello 'chicchissimo' Le Bernardin, il popolare 'noodle shop' giapponese Momofuku, i ristoranti di Mario Batali e Lidia Bastianich e quelli di Danny Meyer, dal lussuoso Gramercy Tavern alla linea di hamburgherie Shake Shack.
''Speriamo che questi cento siano solo i primi'', ha detto Bloomberg, che alla fine di dicembre lascerà City Hall dopo tre mandati, presentando l'iniziativa a una conferenza su come rendere le città ecologicamente sostenibili: ''I ristoranti hanno un ruolo chiave per contribuire a ridurre i rifiuti urbani di una metropoli''.
NEW YORK ANSA
26/04/13
Ambiente:fanghi porto Taranto smaltiti in campagne,sequestro
Un terreno agricolo in cui erano stati 'tombati' i fanghi di dragaggio provenienti, a quanto ipotizzano gli investigatori, dalla dismissione dell'area ex Belleli del porto di Taranto, e' stato sottoposto a sequestro nelle campagne tra Brindisi e Mesagne. E' il terzo sito che finisce sotto la lente dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce nell'ultimo mese dopo il rinvenimento, mescolati alla terra, di rifiuti speciali pericolosi e non utilizzabili per ripristini ambientali in terreni agricoli. Si tratta di un tipo di rifiuti impiegabili solo per ricolmamenti in aree ad uso industriale con falda acquifera salinizzata.
L'ultimo caso e' quello che riguarda un sito di 15.000 metri quadri alle porte di Mesagne, attorno al quale vi sono frutteti e coltivazioni. Nei giorni scorsi i sigilli erano stati apposti ad altre due aree, per complessivi 20.000 metri quadri, sulle quali stavano per sorgere degli uliveti. Il pm Giuseppe De Nozza procede per gestione illecita di rifiuti speciali ed esercizio di discarica abusiva, reati al momento contestati al proprietario del terreno. Contestualmente, sempre i carabinieri del Noe, hanno eseguito un provvedimento di sequestro firmato dal gip di Brindisi, Maurizio Saso, che riguarda un autocarro di una societa' di trasporti della provincia brindisina che era stato utilizzato, a quanto appurato, per il trasporto dei fanghi di dragaggio in contrada Mascava, dove nel marzo scorso furono rinvenute altre 15.000 tonnellate di materiale illecitamente sversato in una cava dismessa.
ANSA BRINDISI, 26 APR
Bratti: “Su Prodi cecchinaggio delinquenziale”
Il deputato ferrarese a 360 gradi sui temi nazionali e sulla politica energetica locale
Giorni cruciali per la formazione del nuovo governo. Mentre attende gli esiti delle consultazioni tra il presidente del consiglio incaricato Enrico Letta e i leader delle varie forze politiche, il deputato ferrarese Alessandro Bratti ripercorre il calvario politico del suo partito e del Paese, senza risparmiare parole forti verso i responsabili del fallimento della candidatura di Prodi, e aggiungendo le proprie considerazioni su due dei temi locali che lo vedono più competente: le politiche energetiche e ambientali.
Alessandro Bratti, proprio in questo momento a Roma si stanno svolgendo gli incontri decisivi. Quali sono le sue previsioni sul futuro governo?
Enrico Letta è stato già incaricato, quindi stamattina (ieri per chi legge, ndr) ha incontrato i gruppi politici e credo che presto ci possano già essere novità importanti sulla costituzione del governo. Stiamo aspettando la convocazione a Roma dell’assemblea dei gruppi, e sono già stati convocati i segretari di partito provinciali, ma vedete che non abbiamo molta scelta davanti. Stiamo cercando di fare un governo non troppo “targato”, ma non abbiamo molte possibilità di decidere come Pd di decidere, sapendo che non possiamo fare un governo come se avessimo l’80% dei consensi.
Per le figure dei ministri ci sarà qualche sorpresa? Quale sarà la loro estrazione politica?
L’idea è quella di costituire un governo non tecnico, che abbia una rappresentanza politica visibile. Ma non saprei dire fino a che grado.
Qual’è il clima che si respira in questi momenti a Roma e nella direzione del partito?
Ci sono stati d’animo molto altalenanti, che vanno da una profonda disperazione alla fiducia. Prendo le parole di Bersani: “il Pd era l’occasione per il paese, ma c’è stato un momento in cui è diventato un problema per il Paese”. Speriamo che questa fase sia finita e davvero ci sia la possibilità di partire con un governo, che forse non era quello che ci sarebbe piaciuto di più ma che ci possa consentire oggi di fare quelle cose che gli italiani si aspettano, al di là della loro appartenenza politica. C’è bisogno di metter mano al fisco, agli ammortizzatori sociali in deroga, è necessario distaccare il patto di stabilità, che in parte è già stato fatto, andare a Bruxelles per contrattare condizioni diverse tra l’Europa e l’Italia, far ripartire il ruolo dell’economia anche su basi operative, rimettere in sesto la scuola e fare la riforma elettorale. Bisogna partire da questi sette o otto punti fondamentali, che sono le basi del documento prodotto dai saggi, e poi sperare di recuperare una condizione di normalità politica che ci permetta di tornare al voto.
Giorni cruciali per la formazione del nuovo governo. Mentre attende gli esiti delle consultazioni tra il presidente del consiglio incaricato Enrico Letta e i leader delle varie forze politiche, il deputato ferrarese Alessandro Bratti ripercorre il calvario politico del suo partito e del Paese, senza risparmiare parole forti verso i responsabili del fallimento della candidatura di Prodi, e aggiungendo le proprie considerazioni su due dei temi locali che lo vedono più competente: le politiche energetiche e ambientali.
Alessandro Bratti, proprio in questo momento a Roma si stanno svolgendo gli incontri decisivi. Quali sono le sue previsioni sul futuro governo?
Enrico Letta è stato già incaricato, quindi stamattina (ieri per chi legge, ndr) ha incontrato i gruppi politici e credo che presto ci possano già essere novità importanti sulla costituzione del governo. Stiamo aspettando la convocazione a Roma dell’assemblea dei gruppi, e sono già stati convocati i segretari di partito provinciali, ma vedete che non abbiamo molta scelta davanti. Stiamo cercando di fare un governo non troppo “targato”, ma non abbiamo molte possibilità di decidere come Pd di decidere, sapendo che non possiamo fare un governo come se avessimo l’80% dei consensi.
Per le figure dei ministri ci sarà qualche sorpresa? Quale sarà la loro estrazione politica?
L’idea è quella di costituire un governo non tecnico, che abbia una rappresentanza politica visibile. Ma non saprei dire fino a che grado.
Qual’è il clima che si respira in questi momenti a Roma e nella direzione del partito?
Ci sono stati d’animo molto altalenanti, che vanno da una profonda disperazione alla fiducia. Prendo le parole di Bersani: “il Pd era l’occasione per il paese, ma c’è stato un momento in cui è diventato un problema per il Paese”. Speriamo che questa fase sia finita e davvero ci sia la possibilità di partire con un governo, che forse non era quello che ci sarebbe piaciuto di più ma che ci possa consentire oggi di fare quelle cose che gli italiani si aspettano, al di là della loro appartenenza politica. C’è bisogno di metter mano al fisco, agli ammortizzatori sociali in deroga, è necessario distaccare il patto di stabilità, che in parte è già stato fatto, andare a Bruxelles per contrattare condizioni diverse tra l’Europa e l’Italia, far ripartire il ruolo dell’economia anche su basi operative, rimettere in sesto la scuola e fare la riforma elettorale. Bisogna partire da questi sette o otto punti fondamentali, che sono le basi del documento prodotto dai saggi, e poi sperare di recuperare una condizione di normalità politica che ci permetta di tornare al voto.
Terremoto. varato decreto legge che proroga stato emergenza e prestito per pagamento tributi; Regione: bene, ma non basta
"Un altro passo positivo e doveroso, necessario alla prosecuzione degli
interventi". Cosi' il commissario straordinario per la ricostruzione
Vasco Errani dopo l'approvazione del decreto che proroga al 31 dicembre
2014 lo stato di emergenza per il sisma del 20 e 29 maggio 2012 e riapre
i termini dei finanziamenti agevolati anche per il pagamento dei
tributi. "Cosi' si evita una pericolosa incertezza nell'azione delle
Istituzioni e si garantisce un po' di respiro alle imprese.
Ma non basta", sottolinea Errani in un comunicato. "Ora ci aspettiamo che le Camere, con l'impegno in prima linea dei parlamentari emiliano-romagnoli, introduca una serie di altre indispensabili e indifferibili misure".
Nel dettaglio, il decreto legge approvato oggi dal Consiglio dei ministri proroga al 31 dicembre 2014 lo stato di emergenza consentendo, in particolare, di confermare il contributo di autonoma sistemazione alle famiglie. Confermata anche l'opportunita' per le imprese di ricorrere al prestito (con garanzie e interessi a carico dello Stato) per il 2013 grazie alla riapertura fino al prossimo 15 giugno dei termini per la presentazione delle domande per accedere ai finanziamenti agevolati anche per il pagamento dei tributi, contributi previdenziali e assistenziali, nonche' dei premi per l'assicurazione obbligatoria. Viene previsto di conseguenza l'adeguamento della convenzione tra Cassa depositi e prestiti e Abi. "Il Governo ha emanato questo decreto dopo un serrato confronto con il presidente Errani che ha rappresentato a Roma le richieste della Giunta regionale, delle Istituzioni e delle associazioni economiche e sociali della Regione", spiega l'assessore regionale alle Attivita' produttive Giancarlo Muzzarelli.
Ma non basta", sottolinea Errani in un comunicato. "Ora ci aspettiamo che le Camere, con l'impegno in prima linea dei parlamentari emiliano-romagnoli, introduca una serie di altre indispensabili e indifferibili misure".
Nel dettaglio, il decreto legge approvato oggi dal Consiglio dei ministri proroga al 31 dicembre 2014 lo stato di emergenza consentendo, in particolare, di confermare il contributo di autonoma sistemazione alle famiglie. Confermata anche l'opportunita' per le imprese di ricorrere al prestito (con garanzie e interessi a carico dello Stato) per il 2013 grazie alla riapertura fino al prossimo 15 giugno dei termini per la presentazione delle domande per accedere ai finanziamenti agevolati anche per il pagamento dei tributi, contributi previdenziali e assistenziali, nonche' dei premi per l'assicurazione obbligatoria. Viene previsto di conseguenza l'adeguamento della convenzione tra Cassa depositi e prestiti e Abi. "Il Governo ha emanato questo decreto dopo un serrato confronto con il presidente Errani che ha rappresentato a Roma le richieste della Giunta regionale, delle Istituzioni e delle associazioni economiche e sociali della Regione", spiega l'assessore regionale alle Attivita' produttive Giancarlo Muzzarelli.
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25/04/13
Eurodeputati, ora puntare su 'New Deal' verde Applicare norme acqua, puntare zero rifiuti e tagliare piu' C02
L'Unione europea deve rafforzare i suoi interventi in materia di clima, rifiuti e sicurezza delle sostanze chimiche, per dare vita ad un 'New Deal verde' da qui al 2020. L'appello arriva dagli eurodeputati della commissione ambiente, in una relazione votata a larga maggioranza sul settimo programma d'azione sull'ambiente dell'Ue, che sara' adottato alla fine di quest'anno.
''Il settimo programma d'azione per l'ambiente - spiega l'eurodeputato francese dei popolari, Gaston Franco, relatore del testo - puo' servire come grande manifesto ambientale per l'Ue di fronte ai cittadini e al resto del mondo, fondamenta di un 'New Deal verde' in vista del 2020, che coniuga crescita verde e creazione di occupazione''. Secondo la relazione, l'Ue dovrebbe superare il suo target di riduzione delle emissioni del 20% al 2020 rispetto al 1990, sollecitando obiettivi vincolanti per la CO2, rinnovabili ed efficienza energetica, per il 2030.
Allo stesso tempo gli eurodeputati chiedono alla Commissione Ue di far rispettare le regole della direttiva quadro sull'acqua, visto che appena la meta' (53%) dei corpi idrici europei risultano in buono stato di salute. Altro capitolo importante quello sui rifiuti, per i quali secondo gli eurodeputati occorre puntare ad un futuro a rifiuti zero, portando al minimo l'uso delle discariche. Quanto alle sostanze chimiche, l'Ue deve tenere presente la scadenza del 2018 per un ''ambiente non tossico'', evitando il piu' possibile l'esposizione agli interferenti endocrini e ad altre sostanze chimiche nocive.
ANSA BRUXELLES, 25 APR
''Il settimo programma d'azione per l'ambiente - spiega l'eurodeputato francese dei popolari, Gaston Franco, relatore del testo - puo' servire come grande manifesto ambientale per l'Ue di fronte ai cittadini e al resto del mondo, fondamenta di un 'New Deal verde' in vista del 2020, che coniuga crescita verde e creazione di occupazione''. Secondo la relazione, l'Ue dovrebbe superare il suo target di riduzione delle emissioni del 20% al 2020 rispetto al 1990, sollecitando obiettivi vincolanti per la CO2, rinnovabili ed efficienza energetica, per il 2030.
Allo stesso tempo gli eurodeputati chiedono alla Commissione Ue di far rispettare le regole della direttiva quadro sull'acqua, visto che appena la meta' (53%) dei corpi idrici europei risultano in buono stato di salute. Altro capitolo importante quello sui rifiuti, per i quali secondo gli eurodeputati occorre puntare ad un futuro a rifiuti zero, portando al minimo l'uso delle discariche. Quanto alle sostanze chimiche, l'Ue deve tenere presente la scadenza del 2018 per un ''ambiente non tossico'', evitando il piu' possibile l'esposizione agli interferenti endocrini e ad altre sostanze chimiche nocive.
ANSA BRUXELLES, 25 APR
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Ambiente: Sistri al via da ottobre per i rifiuti pericolosi
E' stato pubblicato venerdì scorso sulla Gazzetta Ufficiale il decreto
del ministro dell'Ambiente Corrado Clini del 20 marzo 2013, che
stabilisce le modalità per l'entrata in vigore del Sistri, il sistema
per la tracciabilità dei rifiuti.
"Il decreto, adottato in attuazione dell'articolo 52 del decreto legge 83 del 22.06.2012, convertito con modificazioni nella legge 7.08.2012 n. 134, e' stato elaborato sulla base dei rapporti dell'Agenzia per l'Italia digitale e del parere dell'Avvocatura generale dello Stato spiega il ministero dell'Ambiente in una nota L'entrata in vigore del SISTRI avverrà in modo graduale e progressivo; ciò consentirà agli operatori di verificare i dati inseriti all'interno del sistema ed aggiornare i software di utilizzo, e al Ministero di introdurre le semplificazioni gia' segnalate dalle associazioni di categoria e successivamente quelle che si renderanno necessarie sulla base della verifica di funzionamento del Sistri".
In particolare, per l'entrata in operatività del Sistri, sono previsti due periodi: dal 30 aprile al 30 settembre 2013 i produttori di rifiuti speciali pericolosi con più di 10 dipendenti e gli enti e le imprese che gestiscono rifiuti speciali pericolosi, cioè le imprese più grandi e meglio organizzate, sono tenute ad "allineare" i dati e le informazioni già inserite a sistema In questo periodo potranno essere introdotte modifiche e semplificazioni necessarie per il migliore funzionamento del sistema e per la riduzione degli oneri amministrativi ed organizzativi a carico delle imprese.
Per queste imprese il sistema sara' pienamente operativo a partire dal 1° ottobre 2013. Per gli altri operatori il periodo di "allineamento" e' compreso tra il 1 ottobre 2013 ed il 2 marzo 2014.
"Il decreto, adottato in attuazione dell'articolo 52 del decreto legge 83 del 22.06.2012, convertito con modificazioni nella legge 7.08.2012 n. 134, e' stato elaborato sulla base dei rapporti dell'Agenzia per l'Italia digitale e del parere dell'Avvocatura generale dello Stato spiega il ministero dell'Ambiente in una nota L'entrata in vigore del SISTRI avverrà in modo graduale e progressivo; ciò consentirà agli operatori di verificare i dati inseriti all'interno del sistema ed aggiornare i software di utilizzo, e al Ministero di introdurre le semplificazioni gia' segnalate dalle associazioni di categoria e successivamente quelle che si renderanno necessarie sulla base della verifica di funzionamento del Sistri".
In particolare, per l'entrata in operatività del Sistri, sono previsti due periodi: dal 30 aprile al 30 settembre 2013 i produttori di rifiuti speciali pericolosi con più di 10 dipendenti e gli enti e le imprese che gestiscono rifiuti speciali pericolosi, cioè le imprese più grandi e meglio organizzate, sono tenute ad "allineare" i dati e le informazioni già inserite a sistema In questo periodo potranno essere introdotte modifiche e semplificazioni necessarie per il migliore funzionamento del sistema e per la riduzione degli oneri amministrativi ed organizzativi a carico delle imprese.
Per queste imprese il sistema sara' pienamente operativo a partire dal 1° ottobre 2013. Per gli altri operatori il periodo di "allineamento" e' compreso tra il 1 ottobre 2013 ed il 2 marzo 2014.
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24/04/13
Terremoto: Broglia (PD), si abbia coraggio di colpire responsabili politici
"E' con emozione che, da ex sindaco di Crevalcore, uno dei comuni maggiormente colpiti dai terremoti del 20 e 29 maggio scorso, in Emilia Romagna, intervengo oggi in aula in Senato". E' quanto afferma il senatore del Partito Democratico Claudio Broglia in replica
all'informativa dedicata al terremoto in Abruzzo e in Emilia Romagna del ministro Fabrizio Barca. "Uno di quei sindaci che assieme a tanti altri colleghi - sottolinea Broglia - hanno dato un grande esempio di come le istituzioni locali siano state in prima fila fin dalle quattro e zero tre di quel 20 maggio scorso". "Mi preme evidenziare come la Protezione Civile prosegue l'esponente Pd - sia stata depotenziata e limitata nelle risorse economiche e nei poteri straordinari dopo il terremoto in Abruzzo. Non ci si può presentare in una tragedia come quella del terremoto emiliano senza quasi risorse economiche e stabilire in 60 giorni il limite massimo di copertura emergenziale. Sappiamo che tutto ciò è avvenuto a seguito di maldestri abusi e palesi violazioni di impiego della protezione civile stessa. Ma allora, si abbia il coraggio di colpire i responsabili politici di quegli abusi e di quella catena di malaffare che si approfittava di quei poteri, ma non si neghi a tutti gli onesti cittadini che subiscono calamità di vario genere la possibilità di avere risposte rapide, efficaci e risolutive da chi è deputato a darle, e una durata degli aiuti commisurata alla gravità della situazione". "Anche noi in Emilia, per affrontare il terremoto, siamo ripartiti da zero purtroppo e non lo auguriamo davvero a nessun altro territorio. E se siamo arrivati fin qui pur tra le comprensibili difficoltà, è stato grazie alla grande determinazione che tutti abbiamo avuto conclude Broglia - Crediamo anche però, di aver costruito un modello di ricostruzione che non può andare perso, perché a dispetto di qualche corvo che in campagna elettorale ha detto che il modello Emilia non funzionava, il modello Emilia funziona con buona pace di tutti".
Di Abusi AGENPARL Roma, 24 apr
all'informativa dedicata al terremoto in Abruzzo e in Emilia Romagna del ministro Fabrizio Barca. "Uno di quei sindaci che assieme a tanti altri colleghi - sottolinea Broglia - hanno dato un grande esempio di come le istituzioni locali siano state in prima fila fin dalle quattro e zero tre di quel 20 maggio scorso". "Mi preme evidenziare come la Protezione Civile prosegue l'esponente Pd - sia stata depotenziata e limitata nelle risorse economiche e nei poteri straordinari dopo il terremoto in Abruzzo. Non ci si può presentare in una tragedia come quella del terremoto emiliano senza quasi risorse economiche e stabilire in 60 giorni il limite massimo di copertura emergenziale. Sappiamo che tutto ciò è avvenuto a seguito di maldestri abusi e palesi violazioni di impiego della protezione civile stessa. Ma allora, si abbia il coraggio di colpire i responsabili politici di quegli abusi e di quella catena di malaffare che si approfittava di quei poteri, ma non si neghi a tutti gli onesti cittadini che subiscono calamità di vario genere la possibilità di avere risposte rapide, efficaci e risolutive da chi è deputato a darle, e una durata degli aiuti commisurata alla gravità della situazione". "Anche noi in Emilia, per affrontare il terremoto, siamo ripartiti da zero purtroppo e non lo auguriamo davvero a nessun altro territorio. E se siamo arrivati fin qui pur tra le comprensibili difficoltà, è stato grazie alla grande determinazione che tutti abbiamo avuto conclude Broglia - Crediamo anche però, di aver costruito un modello di ricostruzione che non può andare perso, perché a dispetto di qualche corvo che in campagna elettorale ha detto che il modello Emilia non funzionava, il modello Emilia funziona con buona pace di tutti".
Di Abusi AGENPARL Roma, 24 apr
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sisma
Enrico Letta: a 46 anni, il terzo premier più giovane della storia della Repubblica
Il primo rimane Giovanni Goria 43enne nel 1987, poi Fanfani (45). Che fu anche il più anziano (79)
Il terzo premier più giovane della Repubblica: da quando esiste, tale sarebbe lo status anagrafico di Enrico Letta, di suo già abituato a intascare record di precocità ( fu il più giovane ministro di sempre, alle politiche Comunitarie nel '98 col governo d'Alema). Il primato è ancora nelle mani del democristiano Giovanni Goria, incaricato nell'anno 1987, barba fluente, economista provetto, ma che dovette gestire la pesante eredità Craxi, per finire impallinato dai suoi stessi colleghi di partito. Poi scomparso troppo presto, solo cinquantenne, dopo esser finito nelle secche di Tangentopoli.
L'ETERNO FANFANI - Dopo di lui, l'eterno Fanfani, protagonista assoluta della Prima Repubblica, capace di essere il secondo più giovane nel primo dei suoi cinque governi (1954). E poi il più anziano nell'ultimo (79enne nel 1987). E tornando a Letta, al di là della fatica e del subbuglio che l'hanno portato (quasi) a Palazzo Chigi, rimane il fatto che è il primo premier politico inedito dal 1999 (se si è esclude l'incarico a Monti - tecnico-). Ad ogni modo, a seguire, eccovi la lista completa dei presidenti del Consiglio ( al primo incarico) dal più giovane al più anziano.
Il terzo premier più giovane della Repubblica: da quando esiste, tale sarebbe lo status anagrafico di Enrico Letta, di suo già abituato a intascare record di precocità ( fu il più giovane ministro di sempre, alle politiche Comunitarie nel '98 col governo d'Alema). Il primato è ancora nelle mani del democristiano Giovanni Goria, incaricato nell'anno 1987, barba fluente, economista provetto, ma che dovette gestire la pesante eredità Craxi, per finire impallinato dai suoi stessi colleghi di partito. Poi scomparso troppo presto, solo cinquantenne, dopo esser finito nelle secche di Tangentopoli.
L'ETERNO FANFANI - Dopo di lui, l'eterno Fanfani, protagonista assoluta della Prima Repubblica, capace di essere il secondo più giovane nel primo dei suoi cinque governi (1954). E poi il più anziano nell'ultimo (79enne nel 1987). E tornando a Letta, al di là della fatica e del subbuglio che l'hanno portato (quasi) a Palazzo Chigi, rimane il fatto che è il primo premier politico inedito dal 1999 (se si è esclude l'incarico a Monti - tecnico-). Ad ogni modo, a seguire, eccovi la lista completa dei presidenti del Consiglio ( al primo incarico) dal più giovane al più anziano.
Campogalliano-Sassuolo: i Parlamentari Bratti e Realacci depositano una interrogazione ai Ministri
A seguito della notizia dell’affidamento dei lavori ad Anas S.p.A, le
associazioni Italia Nostra, Lac, Legambiente, Lipu e WWF, hanno inviato
un appello ai parlamentari e ad alcuni esponenti politici locali e
nazionali, chiedendo di attivarsi per rivalutare la realizzazione
dell’infrastruttura nella sua interezza, alla luce del quadro economico,
infrastrutturale e ambientale profondamente cambiato, rispetto alla
redazione del progetto.
L’appello delle associazioni ambientaliste, inviato via e-mail ai parlamentari, è stato raccolto al momento solo da Alessandro Bratti ed Ermete Realacci che stamattina hanno depositato un’interrogazione ai Ministri delle Infrastrutture e Trasporti, dell’Economia, dell’Ambiente.
I due deputati PD chiedono ai ministri di valutare l’opportunità di un nuovo parere del Cipe sull’intero progetto, “in ottemperanza alle misure di contenimento della spesa pubblica centrale e periferica e considerando i nuovi dati di Anas S.p.A. sul calo del traffico pesante già dell’8% del 2012”.
Al momento nessuna risposta è pervenuta invece dai parlamentari modenesi e principali destinatari dell’appello, tranne un generico impegno all’approfondimento di Giuditta Pini su Facebook, e una richiesta di contatto di Michele Dell’Orco.
L’appello delle associazioni ambientaliste, inviato via e-mail ai parlamentari, è stato raccolto al momento solo da Alessandro Bratti ed Ermete Realacci che stamattina hanno depositato un’interrogazione ai Ministri delle Infrastrutture e Trasporti, dell’Economia, dell’Ambiente.
I due deputati PD chiedono ai ministri di valutare l’opportunità di un nuovo parere del Cipe sull’intero progetto, “in ottemperanza alle misure di contenimento della spesa pubblica centrale e periferica e considerando i nuovi dati di Anas S.p.A. sul calo del traffico pesante già dell’8% del 2012”.
Al momento nessuna risposta è pervenuta invece dai parlamentari modenesi e principali destinatari dell’appello, tranne un generico impegno all’approfondimento di Giuditta Pini su Facebook, e una richiesta di contatto di Michele Dell’Orco.
23/04/13
Energie rinnovabili, per il Politecnico di Milano è boom fotovoltaico
Il Politecnico di Milano fotografa la situazione delle energie rinnovabili in Italia. Boom per il fotovoltaico e ben il biogas, in discesa invece l'eolico.
Da 2008 al 2012 in Italia la potenza installata da fotovoltaico è cresciuta anno su anno a tre cifre ed in particolare ad un ritmo di espansione superiore al 105%. Questo è quanto emerso, tra l'altro, dal Rapporto intitolato "Rinnovabili Elettriche Non Fotovoltaiche", realizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano e inteso a monitorare l'andamento della produzione di energia pulita nel nostro Paese.
Nonostante le incertezze sulle incentivazioni, attraverso le continue modifiche al quadro regolatorio, in Italia la potenza installata da impianti con le fonte rinnovabili è più che raddoppiata in questi quattro anni, passando da 23,6 GW a ben 49,2 GW, grazie anche alle proposte di diversi operatori del settore (da Enel a Sorgenia ) per l'installazione del fotovoltaico per imprese e privati. Questo ha permesso di raggiungere con largo anticipo il target al 2020 di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Nel 2012, infatti, la produzione si è attestata a ben 93 TWh con una quota pari al 27% dei consumi interni totali di energia elettrica rispetto al target al 2020 fissato al 26%.
Bene negli ultimi anni in Italia, stando al Rapporto della School of Management del Politecnico di Milano, anche la crescita degli impianti a biogas con una potenza complessiva cumulata che alla fine dello scorso anno ha superato la soglia di 1 GW. Di riflesso il giro d'affari del biogas in Italia è più che raddoppiato passando dai 900 milioni di euro dell'anno 2010 ai 2 miliardi di euro dello scorso anno.
Se per il fotovoltaico nel nostro Paese splende il sole, in tutti i sensi, la School of Management del Politecnico di Milano per l'eolico in Italia prevede da qui al 2015, invece, un rallentamento della nuova potenza annualmente installata. Nel dettaglio, dopo gli oltre 1.200 MW di nuova capacità da eolico lo scorso anno per il triennio 2013-2015 le nuove installazioni non dovrebbero superare annualmente i 600 MW. L'Italia ad oggi nell'eolico è comunque il terzo mercato nel Vecchio Continente dove c'è circa la metà della potenza complessiva, pari a 282 GW, installata in tutto il mondo.
Da 2008 al 2012 in Italia la potenza installata da fotovoltaico è cresciuta anno su anno a tre cifre ed in particolare ad un ritmo di espansione superiore al 105%. Questo è quanto emerso, tra l'altro, dal Rapporto intitolato "Rinnovabili Elettriche Non Fotovoltaiche", realizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano e inteso a monitorare l'andamento della produzione di energia pulita nel nostro Paese.
Nonostante le incertezze sulle incentivazioni, attraverso le continue modifiche al quadro regolatorio, in Italia la potenza installata da impianti con le fonte rinnovabili è più che raddoppiata in questi quattro anni, passando da 23,6 GW a ben 49,2 GW, grazie anche alle proposte di diversi operatori del settore (da Enel a Sorgenia ) per l'installazione del fotovoltaico per imprese e privati. Questo ha permesso di raggiungere con largo anticipo il target al 2020 di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Nel 2012, infatti, la produzione si è attestata a ben 93 TWh con una quota pari al 27% dei consumi interni totali di energia elettrica rispetto al target al 2020 fissato al 26%.
Bene negli ultimi anni in Italia, stando al Rapporto della School of Management del Politecnico di Milano, anche la crescita degli impianti a biogas con una potenza complessiva cumulata che alla fine dello scorso anno ha superato la soglia di 1 GW. Di riflesso il giro d'affari del biogas in Italia è più che raddoppiato passando dai 900 milioni di euro dell'anno 2010 ai 2 miliardi di euro dello scorso anno.
Se per il fotovoltaico nel nostro Paese splende il sole, in tutti i sensi, la School of Management del Politecnico di Milano per l'eolico in Italia prevede da qui al 2015, invece, un rallentamento della nuova potenza annualmente installata. Nel dettaglio, dopo gli oltre 1.200 MW di nuova capacità da eolico lo scorso anno per il triennio 2013-2015 le nuove installazioni non dovrebbero superare annualmente i 600 MW. L'Italia ad oggi nell'eolico è comunque il terzo mercato nel Vecchio Continente dove c'è circa la metà della potenza complessiva, pari a 282 GW, installata in tutto il mondo.
Quirinale: Franceschini, Rodota'? presidente non lo sceglie piazza** = così' non va bene, anche se fosse San Francesco
"Perche' abbiamo detto no a Rodota'?
Mica perche' non e' una personalita' della sinistra. Ma se si vuole andare verso una Repubblica presidenziale" ci si arriva con una riforma della Costituzione ma "che la piazza, anche via rete, imponga un presidente della Repubblica, non va bene. Anche si fosse candidato San Francesco". Lo dice Dario Franceschini.
Roma, 23 apr. Adnkronos
Mica perche' non e' una personalita' della sinistra. Ma se si vuole andare verso una Repubblica presidenziale" ci si arriva con una riforma della Costituzione ma "che la piazza, anche via rete, imponga un presidente della Repubblica, non va bene. Anche si fosse candidato San Francesco". Lo dice Dario Franceschini.
Roma, 23 apr. Adnkronos
Governo: Franceschini, voto di fiducia non e' voto di coscienza
"Penso che ci debba essere un voto chiaro. Dove sta scritto che chi vota contro esce dal partito?
Si fa la minoranza, qualunque cosa si decide se qualcuno vota in modo diverso guai a se esce dal partito, dobbiamo tenere i piu' lontani dentro il partito. Ma il voto di fiducia non e' voto di coscienza ed e' difficile immaginare che in un partito c'e' chi sta in maggioranza e chi sta in opposizione perche' non sarebbe piu' un partito". Cosi' Dario Franceschini, parlando in direzione Pd. "Siamo arrivati a un bivio: scelta riformista di governo e scelta movimentista, subire, inseguire, cavalcare. E purtroppo ci capita sul terreno piu' difficile: il governo con il Pdl".
AGI Roma, 23 apr.
Si fa la minoranza, qualunque cosa si decide se qualcuno vota in modo diverso guai a se esce dal partito, dobbiamo tenere i piu' lontani dentro il partito. Ma il voto di fiducia non e' voto di coscienza ed e' difficile immaginare che in un partito c'e' chi sta in maggioranza e chi sta in opposizione perche' non sarebbe piu' un partito". Cosi' Dario Franceschini, parlando in direzione Pd. "Siamo arrivati a un bivio: scelta riformista di governo e scelta movimentista, subire, inseguire, cavalcare. E purtroppo ci capita sul terreno piu' difficile: il governo con il Pdl".
AGI Roma, 23 apr.
Rinnovabili:mercato difficile ma forte crescita fino al 2030 Analisi Bloomberg New Energy Finance,fino al 74% 'nuova' energia
Per le energie rinnovabili si prevede una ''forte crescita fino al 2030'', e grazie ai ''miglioramenti nella competitività dei costi'' rappresenteranno ''tra il 69% e il 74% della nuova capacità di energia in tutto il mondo, nonostante le attuali difficili condizioni di mercato''. Questo, in sintesi, quanto suggerisce una nuova ricerca dagli analisti di Bloomberg new energy finance, che parlano di un aumento degli investimenti annuali nelle rinnovabili.
Nello scenario ritenuto ''piu' probabile'' si parla di ''un salto del 230%'', con una spinta che arriva soprattutto da una maggiore ''competitivita' per l'energia solare ed eolica rispetto ai combustibili fossili''; e un contributo verra' dato anche da ''un aumento del roll-out di fonti di energia pulita non intermittenti'' come quella ''idroelettrica, geotermica e biomasse''.
La proiezione per il totale di capacita' installata di energia rinnovabile per il 2030 e' del 25% superiore rispetto all'ultima stima, a 3.500 GW (Gigawattora). Nel settore energetico, secondo la ricerca, il 70% della nuova capacita' di generazione, tra il 2012 e il 2030, sara' da tecnologie rinnovabili (tra cui le grandi centrali idroelettriche). Al carbone, al gas e al petrolio rimarra' il 25%; il resto al nucleare. In termini di potenza prodotta, la quota delle rinnovabili aumentera' dal 22% del 2012 al 37% nel 2030.
Gli analisti di Bloomberg new energy finance prendono in considerazione alcuni fattori determinanti, tra cui quelli economici, la crescita della domanda globale e regionale, l'evoluzione della tecnologia e i relativi costi, politiche per combattere i cambiamenti climatici e tendenze dei combustibili fossili.
ANSA ROMA, 23 APR
Nello scenario ritenuto ''piu' probabile'' si parla di ''un salto del 230%'', con una spinta che arriva soprattutto da una maggiore ''competitivita' per l'energia solare ed eolica rispetto ai combustibili fossili''; e un contributo verra' dato anche da ''un aumento del roll-out di fonti di energia pulita non intermittenti'' come quella ''idroelettrica, geotermica e biomasse''.
La proiezione per il totale di capacita' installata di energia rinnovabile per il 2030 e' del 25% superiore rispetto all'ultima stima, a 3.500 GW (Gigawattora). Nel settore energetico, secondo la ricerca, il 70% della nuova capacita' di generazione, tra il 2012 e il 2030, sara' da tecnologie rinnovabili (tra cui le grandi centrali idroelettriche). Al carbone, al gas e al petrolio rimarra' il 25%; il resto al nucleare. In termini di potenza prodotta, la quota delle rinnovabili aumentera' dal 22% del 2012 al 37% nel 2030.
Gli analisti di Bloomberg new energy finance prendono in considerazione alcuni fattori determinanti, tra cui quelli economici, la crescita della domanda globale e regionale, l'evoluzione della tecnologia e i relativi costi, politiche per combattere i cambiamenti climatici e tendenze dei combustibili fossili.
ANSA ROMA, 23 APR
22/04/13
Allarme caos climatico, c'è poco tempo: "Cambio di rotta possibile, ma subito"
Si celebra ad ogni latitudine la Giornata mondiale della Terra, istituita 43 anni fa. Greenpeace rilancia l'allarme sull'Artico. L'opinione pubblica è ora più sensibile ma è la politica ad essere in colpevole ritardo. Vanno tagliate con urgenza le emissioni serra che continuano ad aumentare. Anche perché incombe un aumento di temperature di 4 gradi a fine secolo che sarebbe devastante
Sabato scorso più di 10 mila persone si sono date appuntamento in 280 città del mondo - da Buenos Aires a Bangkok, da Roma a Johannesburg - per formare uno striscione umano con la scritta "I' Arctic". E' stata la Giornata mondiale d'azione per l'Artico organizzata da Greenpeace alla vigilia dell'Earth Day per offrirne una chiave di lettura. Il 22 aprile del 1970 la prima Giornata della Terra aveva al centro la preoccupazione per l'inquinamento crescente: era la percezione di una minaccia ancora vaga, non ben distinta sia nella portata del rischio che nei tempi.
A distanza di 43 anni il quadro appare ben diverso all'opinione pubblica, anche se la politica fatica a registrare il cambiamento: il pericolo è estremamente concreto e immediato. Mentre nell'arco di questi decenni singole battaglie sono state vinte (dal piombo nella benzina alle piogge acide e alla difesa dell'ozono stratosferico) il rischio di un cambiamento climatico devastante, capace di inaridire le pianure fertili da cui dipende la vita di centinaia di milioni di persone e di minare l'equilibrio degli oceani, è diventato sempre più forte. Anche perché le emissioni serra, nonostante gli appelli, invece di diminuire continuano ad aumentare.
E così l'Artico si è trasformato da luogo dell'immaginario dell'avventura, in uno scenario politico drammatico. Dal 1979, epoca in cui i satelliti hanno cominciato a tenere la zona artica sotto attenta osservazione, si è registrata una ritirata dei ghiacci del 12 per cento a decennio, con un'accelerazione negli ultimi anni. La parte di pack superstite si trova così esposta a maggiori sollecitazioni e il risultato è che la superficie coperta da ghiacci spessi e consolidati è oggi del 60 per cento inferiore a quella del 1981. L'esistenza della calotta artica, che fino a ieri sembrava un dato mutabile solo in ere geologiche, può essere spazzata via nell'arco di pochi decenni e le compagnie petrolifere già organizzano percorsi marini che attraversano il polo Nord, presto navigabile in assenza di un cambio di rotta.
Sabato scorso più di 10 mila persone si sono date appuntamento in 280 città del mondo - da Buenos Aires a Bangkok, da Roma a Johannesburg - per formare uno striscione umano con la scritta "I' Arctic". E' stata la Giornata mondiale d'azione per l'Artico organizzata da Greenpeace alla vigilia dell'Earth Day per offrirne una chiave di lettura. Il 22 aprile del 1970 la prima Giornata della Terra aveva al centro la preoccupazione per l'inquinamento crescente: era la percezione di una minaccia ancora vaga, non ben distinta sia nella portata del rischio che nei tempi.
A distanza di 43 anni il quadro appare ben diverso all'opinione pubblica, anche se la politica fatica a registrare il cambiamento: il pericolo è estremamente concreto e immediato. Mentre nell'arco di questi decenni singole battaglie sono state vinte (dal piombo nella benzina alle piogge acide e alla difesa dell'ozono stratosferico) il rischio di un cambiamento climatico devastante, capace di inaridire le pianure fertili da cui dipende la vita di centinaia di milioni di persone e di minare l'equilibrio degli oceani, è diventato sempre più forte. Anche perché le emissioni serra, nonostante gli appelli, invece di diminuire continuano ad aumentare.
E così l'Artico si è trasformato da luogo dell'immaginario dell'avventura, in uno scenario politico drammatico. Dal 1979, epoca in cui i satelliti hanno cominciato a tenere la zona artica sotto attenta osservazione, si è registrata una ritirata dei ghiacci del 12 per cento a decennio, con un'accelerazione negli ultimi anni. La parte di pack superstite si trova così esposta a maggiori sollecitazioni e il risultato è che la superficie coperta da ghiacci spessi e consolidati è oggi del 60 per cento inferiore a quella del 1981. L'esistenza della calotta artica, che fino a ieri sembrava un dato mutabile solo in ere geologiche, può essere spazzata via nell'arco di pochi decenni e le compagnie petrolifere già organizzano percorsi marini che attraversano il polo Nord, presto navigabile in assenza di un cambio di rotta.
Inceneritori, ancora polemiche: «Rischi sottostimati per bimbi e anziani»
Critiche dai medici dell'Isde. Pandolfi dell'Ausl: «Giusto seguire un principio di precauzione. Ma esistono problemi ambientali più urgenti»
A un anno e mezzo dalla pubblicazione dei suoi risultati, lo studio Moniter sull'effetto degli inceneritori sulla salute dei cittadini continua a far discutere. A sollevare di nuovo il tema, in commissione Sanità in Comune, sono i medici dell'Isde (associazione dei medici per l'ambiente) Agostino Di Ciaula e Patrizia Gentilini, chiamati a Palazzo D'Accursio su richiesta della ex M5s Federica Salsi. Secondo i due professionisti, lo studio Moniter avrebbe «sottostimato i rischi» che derivano dalle emissioni degli inceneritori.
LE ACCUSE - Quella che viene definita la «grossa lacuna» della ricerca, secondo Di Ciaula, è non aver preso in considerazione i legami con l'insorgere di deficit cognitivi nei bambini (a causa della concentrazione di metalli pesanti) né gli effetti su categorie deboli come anziani o malati cronici. Inoltre non sarebbe stata misurata in modo adeguata la concentrazione di diossine, soprattutto negli alimenti, e di metalli pesanti tossici come piombo, cadmio e mercurio. Moniter si concentrebbe poi solo sulle polveri sottili (pm10), che hanno «molte altre fonti», tralasciando invece la presenza e «gli effetti biologici legati ai picchi di esposizione alle polveri ultrafini - afferma Di Ciaula - frequenti negli inceneritori».
I RISCHI - Comunque, sottolineano i medici dell'Isde, i risultati dello studio Moniter segnalano rischi per la salute causati dagli inceneritori, in linea con le ricerche internazionali: aumenti di nascite pre-termine, aborti spontanei e malformazioni fetali; maggiore insorgenza di tumori a fegato, pancreas, vescica, colon, polmone, ovaio e linfoma non-Hodgkin; aumento di patologie cardiocircolatorie, vascolari e respiratorie. Malattie dovute non solo al forte inquinamento tipico della Pianura padana, afferma Di Ciaula, ma alla «concentrazioni di diossine e policlorobifenili» emessi dagli inceneritori.
A un anno e mezzo dalla pubblicazione dei suoi risultati, lo studio Moniter sull'effetto degli inceneritori sulla salute dei cittadini continua a far discutere. A sollevare di nuovo il tema, in commissione Sanità in Comune, sono i medici dell'Isde (associazione dei medici per l'ambiente) Agostino Di Ciaula e Patrizia Gentilini, chiamati a Palazzo D'Accursio su richiesta della ex M5s Federica Salsi. Secondo i due professionisti, lo studio Moniter avrebbe «sottostimato i rischi» che derivano dalle emissioni degli inceneritori.
LE ACCUSE - Quella che viene definita la «grossa lacuna» della ricerca, secondo Di Ciaula, è non aver preso in considerazione i legami con l'insorgere di deficit cognitivi nei bambini (a causa della concentrazione di metalli pesanti) né gli effetti su categorie deboli come anziani o malati cronici. Inoltre non sarebbe stata misurata in modo adeguata la concentrazione di diossine, soprattutto negli alimenti, e di metalli pesanti tossici come piombo, cadmio e mercurio. Moniter si concentrebbe poi solo sulle polveri sottili (pm10), che hanno «molte altre fonti», tralasciando invece la presenza e «gli effetti biologici legati ai picchi di esposizione alle polveri ultrafini - afferma Di Ciaula - frequenti negli inceneritori».
I RISCHI - Comunque, sottolineano i medici dell'Isde, i risultati dello studio Moniter segnalano rischi per la salute causati dagli inceneritori, in linea con le ricerche internazionali: aumenti di nascite pre-termine, aborti spontanei e malformazioni fetali; maggiore insorgenza di tumori a fegato, pancreas, vescica, colon, polmone, ovaio e linfoma non-Hodgkin; aumento di patologie cardiocircolatorie, vascolari e respiratorie. Malattie dovute non solo al forte inquinamento tipico della Pianura padana, afferma Di Ciaula, ma alla «concentrazioni di diossine e policlorobifenili» emessi dagli inceneritori.
«Contestazioni? È il metodo Casaleggio»
Insulti e cori da stadio contro Dario Franceschini, a cena con Bratti vicino al Quirinale dopo l’elezione di Napolitano
«Il 90% di chi era a protestare non sa nemmeno chi sia Rodotà». Ore 22.15, Hostaria Romana, a due passi dal Quirinale. È qui che sabato sera Dario Franceschini e Alessandro Bratti, i due deputati ferraresi del Pd, stanno consumando la cena. È la sera della rielezione di Napolitano, dopo tre giorni di lotte intestine nel Pd che hanno spaccato una larga parte di consenso della base, impegnata in quelle stesse ore a protestare contro la mancata elezione di Stefano Rodotà, candidato del M5S. Ed è qui, nella trattoria scelta da Bratti, che Franceschini diventa bersaglio dei manifestanti diretti verso il Quirinale, coperto da insulti e aggredito verbalmente tra cori da stadio. Decine le telecamere accese. E il video fa il giro del web e delle televisioni. Franceschini, si direbbe che dopo Bersani lei sia diventato uno dei bersagli preferiti dei manifestanti. «Credo che chiunque fosse stato lì al posto mio avrebbe avuto lo stesso trattamento. E comunque io non ho mai parlato di aggressione, ma di insulti. Mi hanno dato del traditore. Ma di cosa? Credo che un conto sia essere contestati a un comizio, un altro nei modi dell’altra sera». Come sono andate le cose? «Si trattava della coda di un corteo di circa 600 persone. I primi non mi avevano visto, poi circa 200 mi hanno notato. Si sono messi attorno al locale, io mi sono affacciato, ho cercato di colloquiare con loro, volevano Rodotà come presidente. Io ho detto loro che io ero per Napolitano». Molti hanno contestato la rielezione di Napolitano grazie al voto di Berlusconi «È vero, abbiamo eletto Napolitano anche con i voti di Berlusconi. Ma è esattamente ciò che è avvenuto anche nel ‘99 con Ciampi». Un manifestante le ha chiesto “perchè non Rodotà”. Lei gli ha risposto ad un orecchio. Cosa gli ha detto? «È legittimo il loro sostegno a Rodotà. Io gli ho risposto semplicemente che preferivo Napolitano. Senza contare che Rodotà non avrebbe avuto i numeri. Ma ciò che mi preoccupa è il clima che si è creato». Ovvero? «Stiamo parlando di una contestazione per una elezione che ha ottenuto 700 voti in Parlamento. Ma basta scrivere una frase su un social per ottenere un messaggio di solidarietà a fronte di quaranta insulti». Segno di un Paese allo stremo? «Non confondiamo. Gli italiani sono un popolo di 60 milioni di persone, che hanno ben altri problemi a cui pensare. C’è un pezzo di loro che frequenta la rete e che in parte è aggressiva. Ma chi va sui social non rappresenta tutta l’Italia.
«Il 90% di chi era a protestare non sa nemmeno chi sia Rodotà». Ore 22.15, Hostaria Romana, a due passi dal Quirinale. È qui che sabato sera Dario Franceschini e Alessandro Bratti, i due deputati ferraresi del Pd, stanno consumando la cena. È la sera della rielezione di Napolitano, dopo tre giorni di lotte intestine nel Pd che hanno spaccato una larga parte di consenso della base, impegnata in quelle stesse ore a protestare contro la mancata elezione di Stefano Rodotà, candidato del M5S. Ed è qui, nella trattoria scelta da Bratti, che Franceschini diventa bersaglio dei manifestanti diretti verso il Quirinale, coperto da insulti e aggredito verbalmente tra cori da stadio. Decine le telecamere accese. E il video fa il giro del web e delle televisioni. Franceschini, si direbbe che dopo Bersani lei sia diventato uno dei bersagli preferiti dei manifestanti. «Credo che chiunque fosse stato lì al posto mio avrebbe avuto lo stesso trattamento. E comunque io non ho mai parlato di aggressione, ma di insulti. Mi hanno dato del traditore. Ma di cosa? Credo che un conto sia essere contestati a un comizio, un altro nei modi dell’altra sera». Come sono andate le cose? «Si trattava della coda di un corteo di circa 600 persone. I primi non mi avevano visto, poi circa 200 mi hanno notato. Si sono messi attorno al locale, io mi sono affacciato, ho cercato di colloquiare con loro, volevano Rodotà come presidente. Io ho detto loro che io ero per Napolitano». Molti hanno contestato la rielezione di Napolitano grazie al voto di Berlusconi «È vero, abbiamo eletto Napolitano anche con i voti di Berlusconi. Ma è esattamente ciò che è avvenuto anche nel ‘99 con Ciampi». Un manifestante le ha chiesto “perchè non Rodotà”. Lei gli ha risposto ad un orecchio. Cosa gli ha detto? «È legittimo il loro sostegno a Rodotà. Io gli ho risposto semplicemente che preferivo Napolitano. Senza contare che Rodotà non avrebbe avuto i numeri. Ma ciò che mi preoccupa è il clima che si è creato». Ovvero? «Stiamo parlando di una contestazione per una elezione che ha ottenuto 700 voti in Parlamento. Ma basta scrivere una frase su un social per ottenere un messaggio di solidarietà a fronte di quaranta insulti». Segno di un Paese allo stremo? «Non confondiamo. Gli italiani sono un popolo di 60 milioni di persone, che hanno ben altri problemi a cui pensare. C’è un pezzo di loro che frequenta la rete e che in parte è aggressiva. Ma chi va sui social non rappresenta tutta l’Italia.
Sistema può funzionare, senza c'e' vuoto controlli
Sistri operativo da marzo 2014. Clini, verifichiamo costi
"Il sistema può funzionare anche se il suo avvio va gestito in modo graduale". Lo dice il ministro dell'Ambiente Corrado Clini nel corso di una conferenza sul Sistri, che in questi giorni si trovato al centro di un'inchiesta della Magistratura che ha portato ad arresti e sequestri. "Sulla base di queste indicazioni - prosegue Clini - abbiamo previsto che il sistema riparta in modo graduale e con una fase 'sperimentale'. Dal 30 aprile il sistema riparte per operazioni di allineamento dei dati al sistema stesso, con la verifica del software, anche per consentire al ministero eventualmente di modificare e semplificare alcune procedure della gestione. Dal 30 aprile al 30 settembre le grandi imprese, o comunque le imprese che lavorano rifiuti pericolosi; perché questa è l'area alla quale si applica la prima fase del Sistri dovranno fare questo lavoro di verifica e riallineamento". Il ministero, spiega Clini, "contestualmente valuterà quali sono le modifiche che si possono introdurre nelle procedure per rendere il sistema più semplice". Poi, "dal primo ottobre per i rifiuti pericolosi entra in vigore. Mentre per i piccoli operatori al di fuori dell'area dei rifiuti pericolosi, e comunque per quelli che non ne gestiscono, il sistema avrà una fase di allineamento dal 30 settembre al primo di marzo 2014 e di nuovo in questa fase, anche per quest'area, vi saranno delle verifiche". Infine, chiude Clini, "dal 3 marzo 2014 il sistema parte anche per quest'area".
'VALUTIAMO SE COSTITUIRCI PARTE CIVILE'
"L'indagine della Magistratura è in corso, il ministero dell'Ambiente sulla base degli atti valuterà se costituirsi parte civile, ma al momento direi che é abbastanza prematuro poter dire qualcosa in merito perché abbiamo bisogno di conoscere l'evoluzione dell'indagine". Così il ministro dell'Ambiente Corrado Clini in una conferenza sul Sistri parla a proposito dell'inchiesta sul Sistema di tracciabilità dei rifiuti che nei giorni scorsi ha portato ad arresti e sequestri.
'CONTRATTO VALIDO, VERIFICA SU COSTI'
"Il contratto nella sua struttura e forma è valido", così come indicato dall'Avvocatura dello Stato. Lo dice Corrado Clini parlando del contratto con la Selex, anche in riferimento all'indagine della magistratura sul Sistri. "Nel merito dei costi - spiega Clini - è in corso una verifica, anche perché nella prima valutazione della Digit Pa era stata messa in evidenza una distanza tra costi di mercato e costi che erano stati applicati". Il ministro "relativamente alla congruità del contratto con la Selex, ha avviato un processo di revisione dei valori economici, a vantaggio dei costi sostenuti dalle imprese che useranno il servizio". Inoltre, il decreto dispone "la sospensione del pagamento dei contributi per l'anno in corso in considerazione dell'esigenza di aggiornare i costi di funzionamento e di conseguenza gli oneri per le imprese".
"Il sistema può funzionare anche se il suo avvio va gestito in modo graduale". Lo dice il ministro dell'Ambiente Corrado Clini nel corso di una conferenza sul Sistri, che in questi giorni si trovato al centro di un'inchiesta della Magistratura che ha portato ad arresti e sequestri. "Sulla base di queste indicazioni - prosegue Clini - abbiamo previsto che il sistema riparta in modo graduale e con una fase 'sperimentale'. Dal 30 aprile il sistema riparte per operazioni di allineamento dei dati al sistema stesso, con la verifica del software, anche per consentire al ministero eventualmente di modificare e semplificare alcune procedure della gestione. Dal 30 aprile al 30 settembre le grandi imprese, o comunque le imprese che lavorano rifiuti pericolosi; perché questa è l'area alla quale si applica la prima fase del Sistri dovranno fare questo lavoro di verifica e riallineamento". Il ministero, spiega Clini, "contestualmente valuterà quali sono le modifiche che si possono introdurre nelle procedure per rendere il sistema più semplice". Poi, "dal primo ottobre per i rifiuti pericolosi entra in vigore. Mentre per i piccoli operatori al di fuori dell'area dei rifiuti pericolosi, e comunque per quelli che non ne gestiscono, il sistema avrà una fase di allineamento dal 30 settembre al primo di marzo 2014 e di nuovo in questa fase, anche per quest'area, vi saranno delle verifiche". Infine, chiude Clini, "dal 3 marzo 2014 il sistema parte anche per quest'area".
'VALUTIAMO SE COSTITUIRCI PARTE CIVILE'
"L'indagine della Magistratura è in corso, il ministero dell'Ambiente sulla base degli atti valuterà se costituirsi parte civile, ma al momento direi che é abbastanza prematuro poter dire qualcosa in merito perché abbiamo bisogno di conoscere l'evoluzione dell'indagine". Così il ministro dell'Ambiente Corrado Clini in una conferenza sul Sistri parla a proposito dell'inchiesta sul Sistema di tracciabilità dei rifiuti che nei giorni scorsi ha portato ad arresti e sequestri.
'CONTRATTO VALIDO, VERIFICA SU COSTI'
"Il contratto nella sua struttura e forma è valido", così come indicato dall'Avvocatura dello Stato. Lo dice Corrado Clini parlando del contratto con la Selex, anche in riferimento all'indagine della magistratura sul Sistri. "Nel merito dei costi - spiega Clini - è in corso una verifica, anche perché nella prima valutazione della Digit Pa era stata messa in evidenza una distanza tra costi di mercato e costi che erano stati applicati". Il ministro "relativamente alla congruità del contratto con la Selex, ha avviato un processo di revisione dei valori economici, a vantaggio dei costi sostenuti dalle imprese che useranno il servizio". Inoltre, il decreto dispone "la sospensione del pagamento dei contributi per l'anno in corso in considerazione dell'esigenza di aggiornare i costi di funzionamento e di conseguenza gli oneri per le imprese".
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
15:19
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Ambiente,
ministro dell'Ambiente
21/04/13
Ilva: Legambiente, chiarezza su infrazioni azienda e rispetto Aia
Legambiente di Taranto ha scritto al presidente del Consiglio dei
Ministri, al ministro dell'Ambiente, al garante Aia Ilva e al prefetto
di Taranto, chiedendo di 'chiarire immediatamente l'iter di
accertamento/contestazione delle eventuali infrazioni dell'Ilva al fine
di garantire il rispetto rigoroso dell'Aia (autorizzazione integrata
ambientale ndr) da parte dell'azienda e la corretta applicazione del
sistema di sanzioni previsto dalla Legge 231 del 2012 in caso di
inadempienze della stessa azienda'.
Si tratta, in sostanza di una diffida che nasce dall'accertamento delle inadempienze da parte dell'Ispra e dalle proroghe gia' richieste dall'Ilva. In mancanza di un positivo riscontro alle richieste presentate, l'associazione ambientalista si riserva 'di intraprendere ogni iniziativa necessaria alla verifica di eventuali abusi, omissioni o ritardi'.
Tra le richieste di Legambiente quella di 'esplicitare con urgenza l'orientamento del Ministero dell'Ambiente in merito alle proroghe chieste dall'Ilva facendo presente che, a tutela della salute dei cittadini di Taranto e dell'ambiente, Legambiente ritiene inaccettabili qualunque allungamento dei tempi di attuazione delle prescrizioni dell'Aia'
Inoltre si chiede di 'provvedere a un riesame dell'Aia nella parte relativa alle cokerie, prescrivendo l'installazione di sistemi di abbattimento delle emissioni convogliate, anche tenendo conto dell'elevamento dei limiti di rispetto imposti dal riesame dell'Aia, onde evitare altri sforamenti nelle emissioni' e di 'prescrivere all'Ilva la corretta applicazione della Bat (migliori tecnologie possibili ndr) 11, cosi' come nella redazione inglese e francese, al fine di minimizzare lo spolverio durante lo scarico delle materie prime dalle navi'.
Si tratta, in sostanza di una diffida che nasce dall'accertamento delle inadempienze da parte dell'Ispra e dalle proroghe gia' richieste dall'Ilva. In mancanza di un positivo riscontro alle richieste presentate, l'associazione ambientalista si riserva 'di intraprendere ogni iniziativa necessaria alla verifica di eventuali abusi, omissioni o ritardi'.
Tra le richieste di Legambiente quella di 'esplicitare con urgenza l'orientamento del Ministero dell'Ambiente in merito alle proroghe chieste dall'Ilva facendo presente che, a tutela della salute dei cittadini di Taranto e dell'ambiente, Legambiente ritiene inaccettabili qualunque allungamento dei tempi di attuazione delle prescrizioni dell'Aia'
Inoltre si chiede di 'provvedere a un riesame dell'Aia nella parte relativa alle cokerie, prescrivendo l'installazione di sistemi di abbattimento delle emissioni convogliate, anche tenendo conto dell'elevamento dei limiti di rispetto imposti dal riesame dell'Aia, onde evitare altri sforamenti nelle emissioni' e di 'prescrivere all'Ilva la corretta applicazione della Bat (migliori tecnologie possibili ndr) 11, cosi' come nella redazione inglese e francese, al fine di minimizzare lo spolverio durante lo scarico delle materie prime dalle navi'.
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
20:37
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smaltimento dei pesticidi
Corte dei Conti Ue: «Necessaria migliore pianificazione di bonifiche siti militari e industriali dismessi»
Ignorate alcune normative sugli aiuti di Stato
Una nuova relazione della Corte dei conti europea ("Le misure strutturali dell'Ue hanno sostenuto con successo la riqualificazione dei siti industriali militari dismessi?"), invita la Commissione europea a migliorare la gestione dei progetti di riqualificazione dei cosiddetti siti dismessi, gli ex siti militari ed industriali abbandonati e spesso inquinati.
Henri Grethen, il responsabile della relazione della Corte dei conti Ue sottolinea che «Il retaggio dell'inquinamento dei siti dismessi nell'Ue continua a rappresentare un significativo problema. I progetti di riqualificazione cofinanziati dall'Ue hanno realizzato le trasformazioni promesse, ma i progressi sono stati spesso lenti ed i posti di lavoro creati sono stati inferiori a quanto previsto. Il principio "chi inquina paga" si è rivelato pressoché impossibile da applicare nella pratica e non vi sono meccanismi sufficienti che permettano alle autorità pubbliche di recuperare quanto investito nel caso in cui i progetti generino più introiti del previsto. In questo contesto, i fondi necessari per porre rimedio a questo inquinamento storico dovranno probabilmente ancora provenire dai bilanci pubblici». Difficile non concordare con la relazione e nell'individuare - almeno in Italia anche se il rapporto non la prende in esame tra i progetti studiati - nella cattiva politica e pessima burocrazia il principale colpevole di una situazione che va avanti da decenni.
Ecco cosa dice in sintesi il rapporto:
Negli scorsi decenni, sempre più siti industriali e militari abbandonati (cosiddetti siti dismessi) sono divenuti disponibili. Si stima che il loro numero in Europa vada da qualche centinaio nei piccoli Stati membri a qualche centinaio di migliaia negli Stati membri più grandi con un importante passato industriale. Molti siti dismessi sono contaminati. La riqualificazione e il riutilizzo dei siti dimessi viene promossa dalle misure strutturali dell'Ue al fine di proteggere la salute umana e l'ambiente e attenuare gli effetti dell'espansione urbana. L'audit della Corte ha inteso appurare se gli obiettivi dei progetti siano stati raggiunti, se il sostegno dell'Ue sia stato orientato sulla base di criteri solidi e se i risultati siano stati ottenuti al più basso costo possibile per il bilancio dell'UE. La Corte ha controllato direttamente la performance di 27 progetti di riqualificazione (nessuno italiano) ed esaminato gli strumenti usati dagli Stati membri per la riqualificazione dei siti dismessi, strumenti che costituiscono il quadro per gli specifici interventi cofinanziati.
Una nuova relazione della Corte dei conti europea ("Le misure strutturali dell'Ue hanno sostenuto con successo la riqualificazione dei siti industriali militari dismessi?"), invita la Commissione europea a migliorare la gestione dei progetti di riqualificazione dei cosiddetti siti dismessi, gli ex siti militari ed industriali abbandonati e spesso inquinati.
Henri Grethen, il responsabile della relazione della Corte dei conti Ue sottolinea che «Il retaggio dell'inquinamento dei siti dismessi nell'Ue continua a rappresentare un significativo problema. I progetti di riqualificazione cofinanziati dall'Ue hanno realizzato le trasformazioni promesse, ma i progressi sono stati spesso lenti ed i posti di lavoro creati sono stati inferiori a quanto previsto. Il principio "chi inquina paga" si è rivelato pressoché impossibile da applicare nella pratica e non vi sono meccanismi sufficienti che permettano alle autorità pubbliche di recuperare quanto investito nel caso in cui i progetti generino più introiti del previsto. In questo contesto, i fondi necessari per porre rimedio a questo inquinamento storico dovranno probabilmente ancora provenire dai bilanci pubblici». Difficile non concordare con la relazione e nell'individuare - almeno in Italia anche se il rapporto non la prende in esame tra i progetti studiati - nella cattiva politica e pessima burocrazia il principale colpevole di una situazione che va avanti da decenni.
Ecco cosa dice in sintesi il rapporto:
Negli scorsi decenni, sempre più siti industriali e militari abbandonati (cosiddetti siti dismessi) sono divenuti disponibili. Si stima che il loro numero in Europa vada da qualche centinaio nei piccoli Stati membri a qualche centinaio di migliaia negli Stati membri più grandi con un importante passato industriale. Molti siti dismessi sono contaminati. La riqualificazione e il riutilizzo dei siti dimessi viene promossa dalle misure strutturali dell'Ue al fine di proteggere la salute umana e l'ambiente e attenuare gli effetti dell'espansione urbana. L'audit della Corte ha inteso appurare se gli obiettivi dei progetti siano stati raggiunti, se il sostegno dell'Ue sia stato orientato sulla base di criteri solidi e se i risultati siano stati ottenuti al più basso costo possibile per il bilancio dell'UE. La Corte ha controllato direttamente la performance di 27 progetti di riqualificazione (nessuno italiano) ed esaminato gli strumenti usati dagli Stati membri per la riqualificazione dei siti dismessi, strumenti che costituiscono il quadro per gli specifici interventi cofinanziati.
19/04/13
Centrali a carbone, Enel vs Greenpeace. ecco la mappa delle battaglie giudiziarie
Sono in tutto una decina le cause aperte dal colosso elettrico contro le
azioni dell'associazione ambientalista per sensibilizzare sui
cambiamenti climatici causati dagli impianti più inquinanti. Ad Adria 30
attivisti a processo per una manifestazione del 2006 a Porto Tolle
Ancora guai giudiziari per Greenpeace. Dopo la recente udienza a Milano per la vicenda della campagna di comunicazione contro Enel, la battaglia giudiziaria tra l’associazione ambientalista e il colosso dell’energia continua. Ad Adria, questa volta. Dove 30 attivisti attendono di essere giudicati per un’azione presso la centrale a olio combustibile di Porto Tolle, sul delta del Po. Una protesta “pacifica e non violenta”, dicono loro, che nel 2006 manifestarono per tre giorni consecutivi.
L’occupazione dell’impianto Enel fu provocata dalla decisione della compagnia elettrica di convertirlo a carbone, fonte di energia considerata dagli ambientalisti particolarmente nociva sia per l’ambiente che per la salute. Per mostrare la dimensione nazionale del problema, oggi Greenpeace diffonderà una mappa con tutti i contenziosi giudiziari riguardanti la sua campagna contro il carbone: una decina di cause in tutta Italia, riassunte in un’infografica che ilfattoquotidiano.itpropone qui in anteprima.
Greenpeace vs Enel, la mappa dei 10 conflitti legali from ilfattoquotidiano
Uno degli impianti termoelettrici più grandi d’Europa, capace di generare quasi il 10% del fabbisogno italiano di energia elettrica, è la centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo. Di proprietà dell’Enel, l’impianto è stato per anni oggetto delle proteste degli ambientalisti non solo per il progetto di conversione da olio combustibile a carbone, ma anche per il fatto che quella centrale era stata mantenuta senza controlli ambientali per oltre 20 anni. Irregolarità che, in effetti, portò i vertici Enel e i dirigenti della centrale a essere condannati con sentenza definitiva, tra l’altro, per emissioni moleste e violazione delle norme anti inquinamento.
Ancora guai giudiziari per Greenpeace. Dopo la recente udienza a Milano per la vicenda della campagna di comunicazione contro Enel, la battaglia giudiziaria tra l’associazione ambientalista e il colosso dell’energia continua. Ad Adria, questa volta. Dove 30 attivisti attendono di essere giudicati per un’azione presso la centrale a olio combustibile di Porto Tolle, sul delta del Po. Una protesta “pacifica e non violenta”, dicono loro, che nel 2006 manifestarono per tre giorni consecutivi.
L’occupazione dell’impianto Enel fu provocata dalla decisione della compagnia elettrica di convertirlo a carbone, fonte di energia considerata dagli ambientalisti particolarmente nociva sia per l’ambiente che per la salute. Per mostrare la dimensione nazionale del problema, oggi Greenpeace diffonderà una mappa con tutti i contenziosi giudiziari riguardanti la sua campagna contro il carbone: una decina di cause in tutta Italia, riassunte in un’infografica che ilfattoquotidiano.itpropone qui in anteprima.
Greenpeace vs Enel, la mappa dei 10 conflitti legali from ilfattoquotidiano
Uno degli impianti termoelettrici più grandi d’Europa, capace di generare quasi il 10% del fabbisogno italiano di energia elettrica, è la centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo. Di proprietà dell’Enel, l’impianto è stato per anni oggetto delle proteste degli ambientalisti non solo per il progetto di conversione da olio combustibile a carbone, ma anche per il fatto che quella centrale era stata mantenuta senza controlli ambientali per oltre 20 anni. Irregolarità che, in effetti, portò i vertici Enel e i dirigenti della centrale a essere condannati con sentenza definitiva, tra l’altro, per emissioni moleste e violazione delle norme anti inquinamento.
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
23:29
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Parlamentari in "bianco" (Marini non lo votiamo)
Anche la sostenibilità è a rischio bolla
L'attualità dei "limiti dello sviluppo"
Non è un caso che in quegli anni gli attacchi al rapporto provenissero da tutti quei fronti ideologici e politici che non mettevano minimamente in discussione il concetto di crescita economica materiale e quantitativa delle società umane e la nostra evidente impossibilità di sorpassare i limiti dei sistemi naturali del nostro pianeta.
Le conclusioni del rapporto del 1972 furono le seguenti:
Nell'ipotesi che l'attuale linea di crescita continui inalterata nei cinque settori fondamentali (popolazione, industrializzazione, inquinamento, produzione di alimenti, consumo delle risorse naturali) l'umanità è destinata a raggiungere i limiti naturali della crescita entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un improvviso, incontrollabile declino del livello di popolazione e del sistema industriale.
È possibile modificare questa linea di sviluppo e determinare una condizione di stabilità ecologica ed economica in grado di protrarsi nel futuro. La condizione di equilibrio globale potrebbe corrispondere alla soddisfazione dei bisogni materiali degli abitanti della Terra e all'opportunità per ciascuno di realizzare compiutamente il proprio potenziale umano.
Se l'umanità opterà per questa seconda alternativa, invece che per la prima, le probabilità di successo saranno tanto maggiori quanto più presto essa comincerà a operare in tale direzione.
Nessun documento è stato capace di scatenare un dibattito così significativo sul dogma della crescita economica come è riuscito a fare "I limiti dello sviluppo".
La politica e l'economia hanno fatto veramente molto poco, in questi decenni, per invertire seriamente la tendenza degli effetti disastrosi di una continua crescita materiale e quantitativa dell'impatto della nostra specie sul nostro pianeta ed oggi cominciamo a pagarne conseguenze sempre più significative.
Diventa quindi veramente difficile immaginare che una continua crescita economica, scontrandosi sempre più con i limiti ambientali, possa proseguire indisturbata ed è francamente preoccupante che questa "visione" sia ancora dominante nella politica e nell'economia mondiali. Siamo sempre più consapevoli che non può esistere una sostenibilità del nostro sviluppo sociale ed economico se cerchiamo continuamente di oltrepassare i limiti delle dimensioni biofisiche dei sistemi naturali e se indeboliamo la loro vitalità.
Non è un caso che in quegli anni gli attacchi al rapporto provenissero da tutti quei fronti ideologici e politici che non mettevano minimamente in discussione il concetto di crescita economica materiale e quantitativa delle società umane e la nostra evidente impossibilità di sorpassare i limiti dei sistemi naturali del nostro pianeta.
Le conclusioni del rapporto del 1972 furono le seguenti:
Nell'ipotesi che l'attuale linea di crescita continui inalterata nei cinque settori fondamentali (popolazione, industrializzazione, inquinamento, produzione di alimenti, consumo delle risorse naturali) l'umanità è destinata a raggiungere i limiti naturali della crescita entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un improvviso, incontrollabile declino del livello di popolazione e del sistema industriale.
È possibile modificare questa linea di sviluppo e determinare una condizione di stabilità ecologica ed economica in grado di protrarsi nel futuro. La condizione di equilibrio globale potrebbe corrispondere alla soddisfazione dei bisogni materiali degli abitanti della Terra e all'opportunità per ciascuno di realizzare compiutamente il proprio potenziale umano.
Se l'umanità opterà per questa seconda alternativa, invece che per la prima, le probabilità di successo saranno tanto maggiori quanto più presto essa comincerà a operare in tale direzione.
Nessun documento è stato capace di scatenare un dibattito così significativo sul dogma della crescita economica come è riuscito a fare "I limiti dello sviluppo".
La politica e l'economia hanno fatto veramente molto poco, in questi decenni, per invertire seriamente la tendenza degli effetti disastrosi di una continua crescita materiale e quantitativa dell'impatto della nostra specie sul nostro pianeta ed oggi cominciamo a pagarne conseguenze sempre più significative.
Diventa quindi veramente difficile immaginare che una continua crescita economica, scontrandosi sempre più con i limiti ambientali, possa proseguire indisturbata ed è francamente preoccupante che questa "visione" sia ancora dominante nella politica e nell'economia mondiali. Siamo sempre più consapevoli che non può esistere una sostenibilità del nostro sviluppo sociale ed economico se cerchiamo continuamente di oltrepassare i limiti delle dimensioni biofisiche dei sistemi naturali e se indeboliamo la loro vitalità.
Ansa/ Sistri operativo da marzo 2014; Clini, verifichiamo costi
Ministro, contratto con Selex valido; valutiamo se parte civile
Il Sistema di tracciabilità dei rifiuti sara' 'pienamente operativo da marzo 2014'. Il decreto sul riavvio del Sistri pubblicato in Gazzetta ufficiale mette nero su bianco le regole del 'gioco' che riguarda migliaia di aziende, anche se in modo graduale e secondo un percorso di verifica e semplificazione delle procedure, come ha detto il ministro dell'Ambiente Corrado Clini che ha fatto notare come il contratto con Selex sia valido che sono in corso delle verifiche sui costi.
Sul Sistema di tracciabilità dei rifiuti finito al centro dell'indagine della Magistratura di Napoli sulla Selex (la società di Fin meccanica che ha avuto l'appalto del servizio) Clini pensa alla costituzione di parte civile per il ministero: 'L'indagine della Magistratura e' in corso, il ministero dell'Ambiente sulla base degli atti valuterà se costituirsi parte civile ma abbiamo bisogno di conoscere l'evoluzione. In ogni caso il Sistri partiràa breve. Il via libera alla prima fase e' prevista dal 30 aprile per i grandi produttori di rifiuti pericolosi (con piu' di 10 dipendenti); fino al 30 settembre questo periodo sara' di 'allineamento' per un migliore adeguamento al sistema. Per queste imprese la piena operatività avverrà' dal primo ottobre 2013. Per gli altri operatori il periodo di 'allineamento' va dal 1 ottobre al 2 marzo 2014. Per poi entrare in 'piena operatività dal 3 marzo.
'Il sistema puo' funzionare - ha spiegato il ministro anche se il suo avvio va gestito in modo graduale e con una fase 'sperimentale', anche per consentire al ministero eventualmente di modificare e semplificare alcune procedure'. Secondo Clini 'la mancanza del riavvio del Sistri stava creando un vuoto nei sistemi di controllo, con il rischio che l'Italia si trovasse inadempiente rispetto agli obblighi europei'. Per quanto riguarda la Selex, Maurizio Pernice, direttore generale del ministero dell'Ambiente, ha ricordato che sono 'l'organigramma e' mutato, e il management che sta seguendo il riavvio del sistema e' stato completamente cambiato, soprattutto c'e' una nuova responsablità apicale della società. 'Il contratto nella sua struttura e forma e' valido', ha detto poi Clini, ricordando l'indicazione dell'Avvocatura dello Stato. Ma ha avvertito che 'nel merito dei costi e' in corso una verifica, anche perchè nella prima valutazione della Digit Pa era stata messa in evidenza una distanza tra costi di mercato e costi che erano stati applicati'.
Il ministro 'relativamente alla congruità del contratto con la Selex, ha avviato un processo di revisione dei valori economici, a vantaggio dei costi sostenuti dalle imprese che useranno il servizio'. Inoltre il decreto dispone 'la sospensione del pagamento dei contributi per l'anno in corso in considerazione dell'esigenza di aggiornare i costi di funzionamento e di conseguenza gli oneri per le imprese'. Ma Rete imprese Italia ha definito 'sconcertante' la decisione di riavviare il Sistri 'nonostante tutte le criticità più volte evidenziate'. Il presidente, Carlo Sangalli, ha chiesto il 'ritiro e l'abrogazione' del Sistema, perche' 'non si tiene minimamente conto delle gravi difficoltà che stanno attraversando le Pmi'.
Tommaso Tetro ANSA ROMA, 19 APR
Rifiuti, tribunale Ue conferma: niente contributi per la gestione e lo smaltimento in Campania
Non saranno versati all'Italia i contributi finanziari del Fondo europeo
di sviluppo regionale (Fesr) per la gestione e lo smaltimento dei
rifiuti in Campania. Perché l'Italia non ha adottato tutte le misure
necessarie per lo smaltimento dei rifiuti nella regione. Questione, fra
l'altro, che ha comportato la messa in more e la condanna per
inadempimento: non avendo messo in atto tutte le misure necessarie per
lo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, l'Italia ha messo in
pericolo la salute umana e ha danneggiato l'ambiente.
Il Tribunale Ue ha confermato le decisioni della Commissione e ha respinto il ricorso dell'Italia. Il Fesr ha come obiettivo quello di contribuire al potenziamento della coesione economica e sociale, riducendo le disparità regionali. Tale contributo avviene attraverso un sostegno allo sviluppo e attraverso l'organizzazione strutturale delle economie regionali, anche per quanto riguarda la riconversione delle regioni industriali in declino. E contribuisce, fra l'altro, alla realizzazione di un livello elevato di protezione dell'ambiente.
Nel 2000 la Commissione - nell'ambito del sostegno agli interventi strutturali dell'Unione in Italia - ha approvato il programma operativo Campania ("PO Campania"), per spese effettuate fra il 5 ottobre 1999 e il 31 dicembre 2008. Per le azioni regionali destinate a migliorare e a promuovere il sistema di raccolta e di smaltimento dei rifiuti per l'Italia è stato previsto un cofinanziato dai Fondi strutturali pari a 46 634 365,80 euro ovvero pari al 50% della spesa totale (93 268 731,59 euro).
Il Tribunale Ue ha confermato le decisioni della Commissione e ha respinto il ricorso dell'Italia. Il Fesr ha come obiettivo quello di contribuire al potenziamento della coesione economica e sociale, riducendo le disparità regionali. Tale contributo avviene attraverso un sostegno allo sviluppo e attraverso l'organizzazione strutturale delle economie regionali, anche per quanto riguarda la riconversione delle regioni industriali in declino. E contribuisce, fra l'altro, alla realizzazione di un livello elevato di protezione dell'ambiente.
Nel 2000 la Commissione - nell'ambito del sostegno agli interventi strutturali dell'Unione in Italia - ha approvato il programma operativo Campania ("PO Campania"), per spese effettuate fra il 5 ottobre 1999 e il 31 dicembre 2008. Per le azioni regionali destinate a migliorare e a promuovere il sistema di raccolta e di smaltimento dei rifiuti per l'Italia è stato previsto un cofinanziato dai Fondi strutturali pari a 46 634 365,80 euro ovvero pari al 50% della spesa totale (93 268 731,59 euro).
Fitoussi, «Sostenibilità è lasciare ai giovani almeno la stessa nostra ricchezza: basta austerità!»
Continua la retromarcia del Fmi sull’austerity: «No riduzione troppo drastica del deficit»
Grande è la confusione sotto il cielo della politica italiana, ma chi si azzarderebbe adesso a definire la situazione eccellente? Più che un cielo, sembra una cappa. Un sistema che si allontana a velocità accelerata dalla base dei cittadini che dovrebbe rappresentare e che, se non inverte la rotta, non potrà che sbattere contro un muro o allontanarsi all'infinito da quella realtà che dovrebbe invece riuscire a mediare, interpretare, spiegare.
In attesa di dare un volto e un nome al 12esimo presidente della Repubblica italiana, è essenziale riconoscere che questa confusione politica non alberga soltanto in Italia, ma vive e si alimenta anche da quel caos che alberga nell'Unione europea, anch'essa sottomira da qualcosa di più che franchi tiratori. La numero uno del Fondo monetario internazionale, la francese Christine Lagarde, si sbilancia adesso fino ad affermare che «non esiste una ragione oggettiva per realizzare una riduzione troppo drastica del deficit». L'austerità (alleluja!) non funziona.
Se si desidera una crescita «sostenibile, solida, bilanciata ed inclusiva», continua la Lagarde, «il punto è come si procede, a che velocità. Non dovrebbe essere una corsa obbligatoriamente veloce». Il risanamento dei conti, in altre parole, rimane necessario. Ma non adesso, non con questo ritmo forsennato. «Ciò che abbisogna in questo momento, infatti - affermava John Maynard Keynes nel 1930, durante la Grande depressione - non è stringere la cinghia, ma creare un'atmosfera di espansione, di attività: intraprendere, comperare, produrre».
Grande è la confusione sotto il cielo della politica italiana, ma chi si azzarderebbe adesso a definire la situazione eccellente? Più che un cielo, sembra una cappa. Un sistema che si allontana a velocità accelerata dalla base dei cittadini che dovrebbe rappresentare e che, se non inverte la rotta, non potrà che sbattere contro un muro o allontanarsi all'infinito da quella realtà che dovrebbe invece riuscire a mediare, interpretare, spiegare.
In attesa di dare un volto e un nome al 12esimo presidente della Repubblica italiana, è essenziale riconoscere che questa confusione politica non alberga soltanto in Italia, ma vive e si alimenta anche da quel caos che alberga nell'Unione europea, anch'essa sottomira da qualcosa di più che franchi tiratori. La numero uno del Fondo monetario internazionale, la francese Christine Lagarde, si sbilancia adesso fino ad affermare che «non esiste una ragione oggettiva per realizzare una riduzione troppo drastica del deficit». L'austerità (alleluja!) non funziona.
Se si desidera una crescita «sostenibile, solida, bilanciata ed inclusiva», continua la Lagarde, «il punto è come si procede, a che velocità. Non dovrebbe essere una corsa obbligatoriamente veloce». Il risanamento dei conti, in altre parole, rimane necessario. Ma non adesso, non con questo ritmo forsennato. «Ciò che abbisogna in questo momento, infatti - affermava John Maynard Keynes nel 1930, durante la Grande depressione - non è stringere la cinghia, ma creare un'atmosfera di espansione, di attività: intraprendere, comperare, produrre».
Quirinale: Franceschini, Prodi unisce nostro popolo
'Il nome di Prodi unisce il nostro popolo e il nostro campo e riserverà molte sorprese a chi immagina che sia una scelta di spaccatura. Non sara' un nome condiviso nell'elezione, ma se andrà bene e sono convinto che andrà bene, dal giorno dopo ci sara' un percorso che porterà alla nascita di un governo e forse alla fine di un clima di scontro'. Lo afferma Dario Franceschini lasciando la riunione dei grandi elettori del Pd che ha deciso che Romano Prodi sara' il candidato al Quirinale.
ASCA Roma, 19 apr
18/04/13
Rifiuti, soldi per un progetto mai attuato: 22 arresti
Emergenza frane in Emilia, Clini chiede finanziamenti straordinari per la messa in sicurezza
«Intervenire subito, svincolando dal patto di stabilità UE gli
interventi di messa in sicurezza e prevenzione del rischio
idrogeologico»
Eventi climatici eccezionali delle scorse settimane che hanno causato piene straordinarie e conseguenti numerosi e diffusi dissesti, soprattutto nei bacini dei fiumi Enza, Secchia, Panaro, Reno: in Emilia-Romagna, a un anno dal terremoto che scosse l'Italia, è emergenza frane. Pochi giorni fa era stato l'ordine dei geologi a lanciare l'allarme, e adesso entra in campo direttamente il ministero dell'Ambiente: il ministro Corrado Clini ha incontrato l'assessore regionale dell'Emilia Romagna Paola Gazzolo per esaminare lo stato degli interventi per la messa in sicurezza del territorio della Regione, inviando al ministro dell'Economia la richiesta finanziamenti straordinari per la Regione Emilia.
Pur riconoscendo l'efficacia e i risultati delle iniziative già realizzate dalla Regione per dare attuazione sia all'Accordo di programma del 2010 con il ministero dell'Ambiente per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, sia al Piano interregionale di emergenza per il rischio idraulico del maggio 2012, il ministro Clini e l'assessore Gazzolo hanno concordato che gli eventi eccezionali delle ultime settimane in Emilia Romagna richiedono con urgenza lo svincolo dal Patto di Stabilità degli investimenti finalizzati alla prevenzione, al ripristino e alla messa in sicurezza del territorio, nonché finanziamenti aggiuntivi per la sicurezza ed il ripristino delle attività economiche in territori cruciali per l'economia regionale, come la "food valley" della Provincia di Parma.
Eventi climatici eccezionali delle scorse settimane che hanno causato piene straordinarie e conseguenti numerosi e diffusi dissesti, soprattutto nei bacini dei fiumi Enza, Secchia, Panaro, Reno: in Emilia-Romagna, a un anno dal terremoto che scosse l'Italia, è emergenza frane. Pochi giorni fa era stato l'ordine dei geologi a lanciare l'allarme, e adesso entra in campo direttamente il ministero dell'Ambiente: il ministro Corrado Clini ha incontrato l'assessore regionale dell'Emilia Romagna Paola Gazzolo per esaminare lo stato degli interventi per la messa in sicurezza del territorio della Regione, inviando al ministro dell'Economia la richiesta finanziamenti straordinari per la Regione Emilia.
Pur riconoscendo l'efficacia e i risultati delle iniziative già realizzate dalla Regione per dare attuazione sia all'Accordo di programma del 2010 con il ministero dell'Ambiente per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, sia al Piano interregionale di emergenza per il rischio idraulico del maggio 2012, il ministro Clini e l'assessore Gazzolo hanno concordato che gli eventi eccezionali delle ultime settimane in Emilia Romagna richiedono con urgenza lo svincolo dal Patto di Stabilità degli investimenti finalizzati alla prevenzione, al ripristino e alla messa in sicurezza del territorio, nonché finanziamenti aggiuntivi per la sicurezza ed il ripristino delle attività economiche in territori cruciali per l'economia regionale, come la "food valley" della Provincia di Parma.
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
20:37
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Regione Emilia Romagna,
sisma
Quirinale. caso Emilia Romagna, parlamentari per l'astensione
C'è un caso Emilia Romagna nelle votazioni per il presidente della Repubblica. I parlamentari della Regione si sono riuniti questa mattina a Montecitorio ed hanno approvato a maggioranza una linea di astensione sul voto a Franco Marini.
Si e' deciso, spiegano più fonti, di dare un segnale di dissenso. I parlamentari emiliano-romagnoli non hanno condiviso il fatto che il nome di Franco Marini abbia avuto il placet di Berlusconi, il quale ha potuto esercitare una scelta decisiva su una rosa di personalità. Avrebbero preferito, riferiscono fonti parlamentari, che Marini fosse stato l'unico nome proposto dal Pd. Rispetto alla decisione della maggioranza ci sono state pero' delle eccezioni, poche, che hanno deciso comunque di votare comunque Marini. I parlamentari emiliano-romagnoli sono 40, 28 i deputati e 12 i senatori. La 'fronda' degli emiliani potrebbe risultare decisiva sull'esito della prima votazione.
DIRE Roma, 18 apr.
Quirinale. Bratti e Bertuzzi (PD): votiamo scheda bianca
"E all'inizio voterò bianca". Lo annuncia su twitter il deputato ferrarese Pd Alessandro Bratti, confermando dunque la fronda emiliano-romagnola contro Franco Marini. Stessa indicazione, su Facebook, della senatrice democratica, anche lei ferrarese, Maria Teresa Bertuzzi: "Ho votato contro alla proposta Marini perchè credo che il presidente della Repubblica, come si e' detto, debba essere figura istituzionale, di garanzia, fuori da ogni logica di spartizione politica". Serve "un nome che sappia, da solo, superare ogni veto di parte. Con le presidenze di Camera e Senato si era riaperta un'intesa e nuova fiducia nel Paese. Questa decisione ha, di nuovo, alzato una barriera".
Per questo motivo "ho appena votato scheda bianca e auspico che questi giorni possano servire a riconciliare le aspettative di oggi con la strada del cambiamento intrapresa", conclude Bertuzzi.
DIRE Bologna, 18 apr.
17/04/13
Efficienza energetica, Fanelli (ministero dell'Ambiente): «Finanziamola con l'emissione di bond ad hoc»
Romano: «I fondi già disponibili rimangono però sottoutilizzati da imprese e P.A.»
In vista di Smart Energy Expo, la prima fiera sull'efficienza energetica che si svolgerà a Verona dal 9 all' 11 ottobre, è stato organizzato a Roma presso il Senato dell'incontro Efficienza energetica e Pubblica amministrazione: scenari e sviluppi, durante il quale il tema parlato dei finanziamenti è si è conquistato la scena con una proposta a marchio ministero dell'Ambiente. «L'efficienza energetica nel nostro Paese potrebbe essere finanziata attraverso l'emissione di particolari bond, obbligazioni senza scadenza, con un rendimento lievemente superiore a quelli del Tesoro - ha dichiarato il sottosegretario del ministero dell'Ambiente Tullio Fanelli Si tratta di una manovra che non genera debito, bensì risparmio energetico e quindi Pil, e che ha un forte significato industriale oltreché sociale ed etico, ed è questo che spiegheremo a Bruxelles, dove è meglio andare con idee e progetti piuttosto che con il cappello in mano a chiedere di poterci indebitare di più».
Sara Romano, direttore generale del ministero dello Sviluppo economico ha però fatto presente come «i fondi attualmente esistenti, tra cui il fondo di Kyoto, siano sottoutilizzati dalle nostre imprese e dalla P.A.», e ha ricordato come «la finanziabilità dipenda sempre dalla coerenza e dalla bontà dei progetti stessi, che non possono essere standardizzati o replicati rigidamente, ma devono partire da un adeguato e professionale check energetico per poi proporre l'applicazione di soluzioni ad hoc».
In vista di Smart Energy Expo, la prima fiera sull'efficienza energetica che si svolgerà a Verona dal 9 all' 11 ottobre, è stato organizzato a Roma presso il Senato dell'incontro Efficienza energetica e Pubblica amministrazione: scenari e sviluppi, durante il quale il tema parlato dei finanziamenti è si è conquistato la scena con una proposta a marchio ministero dell'Ambiente. «L'efficienza energetica nel nostro Paese potrebbe essere finanziata attraverso l'emissione di particolari bond, obbligazioni senza scadenza, con un rendimento lievemente superiore a quelli del Tesoro - ha dichiarato il sottosegretario del ministero dell'Ambiente Tullio Fanelli Si tratta di una manovra che non genera debito, bensì risparmio energetico e quindi Pil, e che ha un forte significato industriale oltreché sociale ed etico, ed è questo che spiegheremo a Bruxelles, dove è meglio andare con idee e progetti piuttosto che con il cappello in mano a chiedere di poterci indebitare di più».
Sara Romano, direttore generale del ministero dello Sviluppo economico ha però fatto presente come «i fondi attualmente esistenti, tra cui il fondo di Kyoto, siano sottoutilizzati dalle nostre imprese e dalla P.A.», e ha ricordato come «la finanziabilità dipenda sempre dalla coerenza e dalla bontà dei progetti stessi, che non possono essere standardizzati o replicati rigidamente, ma devono partire da un adeguato e professionale check energetico per poi proporre l'applicazione di soluzioni ad hoc».
Ambiente: illegalita' in aumento, 16, 6 mld business ecomafie
L'illegalità ambientale in questi ultimi 10 anni non è mai diminuita: lo denuncia Legambiente, secondo cui business totale delle ecomafie è aumentato dai 14,3 miliardi di euro del 2001 ai 16,6 miliardi di euro del 2011. "Le infrazioni accertate nel 2001 si legge nel rapporto "Ambiente Italia 2013" erano 31.201, oggi, nonostante l'accresciuta sensibilità e la diffusione delle informazioni sulla gravità del problema, sono 33.817. Le persone denunciate o arrestate erano 25.890 mentre oggi sono 28.274". Nelle regioni tradizionalmente a rischio (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) spiega Legambiente le infrazioni passano da 15.708 a 16.116; le persone denunciate o arrestate da 9.794 a 12.824. "Anche nel ciclo dei rifiuti le infrazioni sono aumentate, passando da 1.734 a 5.284 (da 687 a 2.039 nelle 4 regioni a rischio), cosi' come per l'annoso problema (tutto italiano) dell'abusivismo edilizio che grazie ai reiterati annunci di condono edilizio e alla scarsa attuazione della politica degli abbattimenti, ha visto il fenomeno passare dalle 25 mila infrazioni del 2001 alle 27 mila attuali". (AGI) Roma, 16 apr
Rifiuti. Sistri. Bratti (PD), ricostituire commissione ecomafie aveva segnalato caso Bagnoli e Sistri: lavoro proficuo.
"La vicenda delle bonifiche di Bagnoli nei giorni scorsi e oggi quella del Sistri, con numerosi arresti tra cui l'ex sottosegretario Malinconico, dimostrano che il lavoro della bicamerale sulle ecomafie è stato proficuo, tempestivo e utile. Nella relazione finale delle attività della Commissione, infatti, queste questioni sono state segnalate e approfondite".
Lo dice Alessandro Bratti, deputato Pd e responsabile nazionale per il Partito democratico delle politiche per la gestione dei rifiuti.
"Le bonifiche dei siti contaminati prosegue Bratti il trasporto dei rifiuti e il movimento terra, sono tutti settori in cui la corruzione, la collusione fra pubblica amministrazione e imprenditoria spregiudicata hanno drenato risorse economiche importanti e fatto danni ambientale irreparabili. È necessario mettere in pratica al più presto le proposte uscite dal Convegno di Pollica, organizzato da Legambiente, e ricostituire la Commissione bicamerale sulle ecomafie".
La semplificazione legislativa, l'introduzione dei reati ambientali nel codice ambientale, il rafforzamento del sistema dei controlli ambientali da parte delle agenzie preposte, la lotta all'abusivismo edilizio, la lotta al traffico internazionale dei rifiuti "devono entrare subito nell'agenda parlamentare e in quella di qualsiasi Governo avrà questo Paese", conclude il democratico.
DIRE Roma, 17 apr.
Lo dice Alessandro Bratti, deputato Pd e responsabile nazionale per il Partito democratico delle politiche per la gestione dei rifiuti.
"Le bonifiche dei siti contaminati prosegue Bratti il trasporto dei rifiuti e il movimento terra, sono tutti settori in cui la corruzione, la collusione fra pubblica amministrazione e imprenditoria spregiudicata hanno drenato risorse economiche importanti e fatto danni ambientale irreparabili. È necessario mettere in pratica al più presto le proposte uscite dal Convegno di Pollica, organizzato da Legambiente, e ricostituire la Commissione bicamerale sulle ecomafie".
La semplificazione legislativa, l'introduzione dei reati ambientali nel codice ambientale, il rafforzamento del sistema dei controlli ambientali da parte delle agenzie preposte, la lotta all'abusivismo edilizio, la lotta al traffico internazionale dei rifiuti "devono entrare subito nell'agenda parlamentare e in quella di qualsiasi Governo avrà questo Paese", conclude il democratico.
DIRE Roma, 17 apr.