30/09/13

Sistri, riparte la storia infinita all’italiana

L’idea iniziale del Sistri era buona: creare un sistema informatico che permettesse di tracciare i trasporti dei rifiuti speciali in modo da poter monitorare tutti gli spostamenti, dal produttore fino allo smaltitore finale. Questo sistema, che prese appunto il nome di SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti), avrebbe messo per sempre la parola fine ai traffici illeciti di rifiuti, almeno sulla carta.

Era il 2009 quando il Sistri venne alla luce ma bastarono pochi mesi per capire che la strada per farlo funzionare sarebbe stata ancora lunga. Nel 2010 venne fatta una prima proroga della sua effettiva entrata in funzione, ma il Ministero dell’Ambiente, ottimista, e le aziende, preoccupate, si attivarono comunque per equipaggiarsi di tutti gli strumenti (iscrizione, black box, chiavette USB, ecc..) necessari per il funzionamento del sistema.
A questa prima proroga ne seguì un’altra e poi un’altra ancora. Il sistema continuava a dare problemi: arresti improvvisi e operazioni troppo lente che spesso non arrivavano alla conclusione. Le aziende si fecero sempre più arrabbiate per via degli investimenti fatti e le tante complicazioni che il sistema aveva portato. Nel frattempo cambiarono i governi e la “patata bollente” venne scaricata da una Ministro all’altro. Si arrivò al 2011 che, a detta di tutti gli esperti, doveva essere l’anno della svolta: cascasse il mondo, il primo luglio si sarebbe partiti col sistema. Di conseguenza tutte le aziende si rimisero in moto per rinnovare l’iscrizione e formare gli addetti. Giusto per evitare figuracce, poche settimane prima della partenza, da Roma venne la buona idea di fare una sorta di prova generale del sistema. Ci si inventò il “click day”, un test su scala nazionale per vedere se il SISTRI, finalmente, sarebbe stato funzionante. L’esito fu disastroso, tanto da obbligare l’allora Ministro Prestigiacomo ad una nuova proroga pochissimi giorni prima della partenza del sistema.

Puliamo il mondo 2013: 4.000 siti liberati dai rifiuti in un weekend

Legaambiente: "Oltre 600mila persone in 1.700 comuni per ripulire 4.000 località dai rifiuti abbandonati: il bilancio dei tre giorni di volontariato ambientale in Italia. La Terra dei fuochi simbolo di questa XXI edizione per dire basta al traffico illecito dei rifiuti e iniziare un cammino di rinascita"

Parola d’ordine: non restare immobile, perché se le persone si mettono insieme possono davvero cambiare il mondo. Questo week-end sono state oltre 600mila i volontari in tutta Italia che hanno deciso di muoversi e scendere in campo con Puliamo il Mondo 2013, la più grande iniziativa di volontariato ambientale organizzata in Italia da Legambiente dal 27 al 29 settembre. Obiettivo: diventare i protagonisti della Bellezza del Paese liberando dal degrado e dall’incuria le strade, le piazze e le aree verdi della città e promuovendo una corretta gestione dei rifiuti.

Quest’anno la squadra degli oltre 600mila volontari, di cui solo 300mila studenti, hanno ripulito oltre 4000 località dai rifiuti abbandonati. Nella pulizia straordinaria sono stati inoltre coinvolti 1.700 comuni, dove sono stati raccolti rottami di ogni genere come materassi, mobili, carcasse di elettrodomestici e tanta plastica. Una grande partecipazione è arrivata dalla città di Succivo (Ce), nella Terra dei fuochi l’area compresa tra le province di Napoli e Caserta, scelta come luogo simbolo di questa XXI edizione. Nella terra campana tantissimi cittadini, nei tre giorni di Puliamo il mondo, hanno infatti dimostrato la voglia e l’impegno nel voler riscattare e valorizzare un territorio per troppi anni ferito dall’ecomafia, dal traffico illecito dei rifiuti e dove è stato compiuto un ecocidio. Per questo Legambiente, in occasione di Puliamo il Mondo, ha lanciato anche una petizione a sostegno di una direttiva per l’introduzione del delitto di ecocidio in Europa aderendo a End ecocide in Europe.

“L’Italia può farcela. La grande partecipazione che anche quest’anno ha avuto Puliamo il mondo ne è la prova - ha dichiarato questa mattina da Succivo Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente Gli oltre 600mila volontari ci hanno mostrato la parte più bella dell’Italia, quella di un Paese bello e responsabile che non vuole restare immobile, che vuole valorizzare il territorio e combattere i rifiuti, attraverso una seria raccolta differenziata ed uno stile di vita ecosostenibile. Il protagonismo e la partecipazione civica, i due punti di forza di Puliamo il Mondo, possono dar avvio a quel cambiamento che produce la bellezza dei luoghi e dei gesti come sta accadendo nella Terra dei Fuochi. Un territorio segnato dalla mano della criminalità organizzata e dove la politica miope degli ultimi anni non ha saputo individuare le priorità e i bisogni del territorio che ora rinasce grazie all’impegno dei suoi cittadini”.

Green economy, un'occasione per l'Italia: "Infrastrutture verdi", sviluppo post-cemento


A Milano il 3 ottobre conferenza sul rapporto tra strutture e capitale naturale. Gagliardi, segretario Unioncamere: "Un’impresa su 4 fa già investimenti green ed è in questo gruppo che si trovano punte di eccellenza nell’export e una capacità d’innovazione più che doppia rispetto alla media delle aziende"

La natura come alleato nella battaglia contro il caos climatico. L’economia italiana può ripartire da qui. Anzi è già ripartita da qui: pochi se ne sono accorti perché, nel quadro generale di crisi, questa spinta positiva per ora è riuscita a ridurre la misura della recessione, non ad annullarla. Ma, per dirla con le cifre del segretario di Unioncamere Claudio Gagliardi, un’impresa su 4 fa già investimenti green ed è in questo gruppo che si trovano punte di eccellenza nell’export e una capacità d’innovazione più che doppia rispetto alla media delle aziende.

Dopo il quinto rapporto dell’Ipcc, la task force di scienziati Onu che ha confermato lo scenario più allarmante, il disastro climatico legato al modello di produzione basato sui combustibili fossili, il ministero dell’Ambiente ha annunciato oggi la prima conferenza nazionale sulla "Natura dell’Italia: biodiversità e aree protette: la gren economy per il rilancio del paese". Una proposta che utilizza in maniera provocatoria un termine poco popolare tra gli ambientalisti: "infrastrutture".

Quando lo Stato è “evasore ambientale”: l’Italia colleziona 29 procedure d’infrazione


Le voci dei giorni scorsi hanno trovato conferma. La Commissione Europea ha aperto una nuova procedura di infrazione contro l’Italia per l’Ilva di Taranto. A poco è servito il tentativo del Belpaese di inviare documentazione aggiuntiva per evitare l’estremo provvedimento. L’Esecutivo di Bruxelles ritiene, infatti, che Roma sia inadempiente sulla norma per la responsabilità ambientale e per il principio “chi inquina paga“, non garantendo che l’Ilva rispetti le regole UE sulle emissioni industriali (IPPC), con gravi conseguenze per la salute pubblica e l’ambiente.

L’Ue sottolinea, inoltre, come al nostro Paese fossero già stati lanciati avvertimenti e la Commissione avesse concesso tempo in abbondanza per migliorare la situazione. I dialoghi con Bruxelles relativi all’impianto siderurgico tarantino sarebbero iniziati, infatti, già nel 2012. Senza contare la procedura di infrazione del 2008 concernente centinaia di stabilimenti industriali che sull’intero territorio della Penisola operavano senza le necessarie autorizzazioni ambientali previste dalla direttiva IPPC sulle emissioni. Lo stabilimento di Taranto ha ottenuto un’autorizzazione IPPC solo nel 2011, e l’aggiornamento del 2012 ha ritenuto il permesso inadeguato.

La procedura d’infrazione appena avviata prevede la messa in mora dell’Italia e la richiesta di una risposta nazionale entro sessanta giorni. Ora Roma deve quindi suggerire soluzioni efficaci e risolutive per una vicenda particolarmente delicata dal punto di vista sociale ed economico, oltre che ambientale. Il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, nei giorni scorsi, ha già illustrato all’Esecutivo di Bruxelles come il governo abbia deciso di ricorrere al commissariamento dell’azienda, poiché la bonifica intrapresa nel 2012 non aveva dato risultati. Ciò significa la stesura di un piano di risanamento e il relativo stanziamento di fondi.

Sei mesi di progetti bruciati dalla crisi di governo

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Franceschini: no al voto col Porcellum i moderati di buona volontà scelgano tra il Cavaliere e il futuro del Paese

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29/09/13

Campania, pulite quattrocento aree con l'iniziativa di Legambiente

 Oltre 30mila volontari per ripulire dai rifiuti abbandonati più di 400 aree. Sono i numeri della tre giorni, in Campania, della XXI Edizione di Puliamo il Mondo, iniziativa di volontariato ambientale organizzata da Legambiente in collaborazione con la Rai. Simbolo nazionale di questa edizione, la 'Terra dei Fuochì, area tra le province di Napoli e Caserta diventata simbolo e paradigma dei traffici illeciti di rifiuti e dei roghi tossici.

«Una mobilitazione civile, entusiasta ha commentato Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania - cittadini, comitati, associazioni che si sono sporcati le mani per chiedere la bonifica e la rinascita dei territorio. E mentre ogni 45 minuti nei comuni della Terra dei Fuochi si assiste ad un incendio di veleni, nei palazzi della politica si pensa solo a litigare e ad a difendere interessi personali. Questa tre giorni ha dimostrato come è distante la politica dalla vita del paese, dai cittadini responsabili che vivono da protagonisti la voglia di riscatto e di cambiamento».

«In Campania in prima fila quest'anno le aziende della Green Economy, da Sabox a Cartesar, da Sada a Impec a testimoniare l'attenzione sempre crescente da parte delle imprese per l'ambiente - continua la nota di Legambiente Nel Salernitano e nel Napoletano armati di guanti e ramazza, sono scesi in piazza i dipendenti che hanno partecipato alla tre giorni di pulizia a stretto contatto con le comunità locali, i comuni e le associazioni per una Campania Sostenibile».

Dl Fare Bis: nuova bozza con novità sulle rinnovabili

Nuova bozza per il decreto del Fare bis con alcune novità sulle energie rinnovabili, in particolare si introducono novità volte alla riduzione del costo dell’energia, sul ritiro dedicato e sulla distribuzione degli oneri economici.
L’art. 1 della bozza è volta a ridurre il costo dell’energia, anche mediante idonee misure finanziarie volte a diluire diversamente nel tempo ed a ridurre l’incidenza degli incentivi per la produzione di energia elettrica e per le energie rinnovabili sulla bolletta elettrica. In particolare le disposizioni contenute nei commi da 1 a 6 sarebbero finalizzate a gestire il picco previsto nei prossimi anni di aumento degli oneri di sistema del settore elettrico, attraverso un’operazione che allunghi il tempo di raccolta a carico delle tariffe di una parte degli oneri economici necessari per l’erogazione degli incentivi al fotovoltaico ed alle altre fonti rinnovabili.

Il Gse provvederà alla raccolta di risorse sul mercato finanziario per un ammontare annuo stabilito dal Ministro dello sviluppo economico tenendo conto dell’andamento dell’economia e della differenza di prezzo dell’energia elettrica tra l’Italia e altri Paesi europei. Su tali risorse sarebbero pagati i soli interessi annuali e, a scadenza, il capitale. La norma di cui al comma 7 dà indirizzi all’AEEG per la revisione degli attuali criteri di definizione del prezzo di riferimento dell’energia elettrica per clienti in regime di tutela. Secondo quanto affermato nella relazione illustrativa Infatti, l’andamento del mercato all’ingrosso dell’energia elettrica negli ultimi tempi ha determinato uno spostamento delle ore di maggior prezzo nella fascia serale, modificando notevolmente il profilo di prezzo giornaliero e il valore originario della tariffa bioraria.

Casal di Principe, in duemila in corteo "Bonificate le terre avvelenate dall'ecomafia"

Cartelli, slogan e proteste. Anche molti bambini in prima fila. Applausi a don Patriciello, che ha sfilato con i manifestanti
"Siamo in strada per la dignità e per la vita". Dietro lo striscione che apre la manifestazione di Casal di Principe sfilano più di duemila persone. Chiedono la bonifica della loro terra che le ecomafie hanno avvelenato.

Le immagini/In duemila per le strade
All'appello lanciato dal comitato "terre dei fuochi e dei veleni", hanno risposto davvero in tanti. Il grido di dolore è affidato ai  bambini in prima fila che gridano:"vogliamo vivere, fate le bonifiche".

Giugliano/In corteo contro l'inceneritore
In tanti espongono le foto dei loro cari morti di tumore. Un lungo applauso ha accolto  l'arrivo nel corteo di don Maurizio Patriciello reduce stamattina da un incontro con il presidente della Repubblica Napolitano a cui ha consegnato le foto delle mamme con i loro figli morti.

Ambiente: una Commissione globale per contrastare il cambiamento climatico


Il WWF saluta con favore l'annuncio della creazione di una Commissione globale per studiare come combattere il cambiamento climatico in modo coerente con lo sviluppo, la prosperità e la crescita inclusiva.

Il Quinto Rapporto (AR5) del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), uscito ieri, sottolinea che il riscaldamento globale continuerà ad accelerare in modo allarmante senza un'azione immediata per far declinare rapidamente le emissioni di CO2. In questo contesto, la Commissione mondiale sull'economia e sul clima ha in programma di intraprendere uno studio decisivo chiamato La Nuova Economia del clima oggi estremamente necessario. La Commissione Globale è un'iniziativa indipendente fondata da un gruppo di sette paesi: Colombia, Etiopia, Indonesia, Corea, Norvegia, Svezia e Regno Unito, presieduta dall'ex presidente del Messico, Felipe Calderón.

Il rapporto dovrebbe essere reso noto il prossimo anno, nel mese di settembre, quando il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-Moon convocherà i leader mondiali per il Summit sul clima di New York e l'IPCC approverà il suo rapporto conclusivo nel mese di ottobre. "Il cambiamento climatico è un rischio enorme e in aumento per le persone e il mondo naturale da cui tutti dipendiamo. Mettere insieme gli imperativi di sviluppo, la transizione verso il completo approvvigionamento con l'energia rinnovabile e i valori naturali è un compito critico. Ci auguriamo che la Commissione riesca a incidere sui decisori politici, economici, sociali e industriali; apprezziamo che nel suo percorso intenda tenere in conto valori sociali e ambientali, per esempio quello dell'equità, essenziali per un esito positivo del lavoro - ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del WWF Italia.

Rifiuti di Roma verso il Nord: ecco dove andranno

Emilia Romagna e Piemonte pronti ad "accogliere" i rifiuti romani dopo la chiusura di Malagrotta "stappando bottiglie di champagne", come afferma Nicola Zingaretti. Ecco i consorzi vincitori della gara indetta da Ama e i costi per i rifiuti romani.
Dove andranno a finire i rifiuti di Roma dal 1 ottobre, con la chiusura di Malagrotta?
Roma sarà costretta a trattare la spazzatura nei suoi impianti e poi a caricarla sui camion dei consorzi vincitori della gara a inviti indetta da Ama, direzione Piemonte e Romagna. Saranno 30 al giorno i camion che prenderanno la via del Nord Italia. I camion verso il Nord saranno operativi dal primo ottobre, ma Michele Civita, assessore regionale ai rifiuti, ha aggiunto: “Lo dico con tutta franchezza, se invece del 1° è il 5 o il 6 ottobre non succede nulla, ma daremo la proroga solamente per cinque o sei giorni”.

Il primo lotto per lo smaltimento, riguardante la parte secca (26 tonnellate a bimestre) è stato aggiudicato a Ecoltecnica Srl di Milano, Smaltimenti Controllati S.M.C e Settentrionale Trasporti che potranno utilizzare, oltre che che a Chivasso, impianti in provincia di Vercelli.

Il secondo, che riguarda la frazione umida, a HeraAmbiente di Bologna, Sogliano Ambiente, Linea Ambiente Srl , Rea Dalmine, Albatro Soc. Con.le Arl e Ditta Melandri Emanuele. I rifiuti (12.160 tonnellate a bimestre) saranno smaltiti nella discarica gestita da Sogliano Ambiente, al 70% di proprietà del Comune di Sogliano sul Rubicone, una cittadina a 45 chilometri da Forlì. La discarica di Sogliano viene considerata un impianto modello che permette alla cittadina di incassare anche 10 milioni di euro l'anno, cosa che permette ai cittadini di avere agevolazioni sul trasporto pubblico e le tasse. Nell’impianto di Sogliano sul Rubicone si produce energia elettrica grazie al biogas.

Giugliano; Orlando,termovalorizzatore non è panacea

Chi deciderà lo faccia avendo esplorato tutte le possibilità

Non ho mai pensato che il termovalorizzatore sia la panacea: è previsto da piano regionale e l'Ue ci chiama al rispetto di quel piano. Stiamo guardando anche altre soluzioni per i sei milioni di ecoballe che sono lì e non possono essere gestite molto lontano da lì. Lo ha ribadito il ministro per l'ambiente Andrea Orlando parlando del progetto di un termovalorizzatore per bruciare le ecoballe di Giugliano. ''Nei prossimi giorni ha detto il ministro nel corso di Tg3 Amniente Italia ci sarà un incontro con Cnr, Enea e Ispra per valutare se ci sono delle alternative all'inceneritore, perche' molti soggetti di buona volontà propongono soluzioni ma non è detto che siano realizzabili e accettate dall'Ue''. ''Ci vorrà tempo  ha aggiunto il ministro Orlando  per qualsiasi soluzione, sia per il termovalorizzatore ma anche per l'ipotesi di trasportare le ecoballe altrove o aprirle, come qualcuno dice. L'unica cosa che mi sembra difficile da ipotizzare è la tombatura delle ecoballe, di cui si parla molto, perchè l'Ue valuta questa soluzione non congrua alla normativa e non credo l'autorizzi. Io non ho nessuna propensione per una soluzione anzichè per un'altra e anzi quando qualcuno, e non so se sarò io, verràchiamato a dare una parola definitiva lo faccia avendo esplorato tutte le possibilità. Ma è giusto che una soluzione venga trovata''.

 (ANSA).

28/09/13

Addio Malagrotta, è guerra per la nuova discarica Braccio di ferro gestore-Comune. Comitati, pronti a tutto

Il conto alla rovescia per la chiusura di Malagrotta sta ormai per scadere. Ancora 48 ore e, dopo anni di proroghe e rinvii, la più grande discarica d'Europa chiuderà i battenti portandosi dietro una lunga scia di polemiche e contestazioni. Da una parte si assiste al braccio di ferro tra il patron di Malagrotta, Manlio Cerroni, ed il Campidoglio; dall'altra, invece, ci si prepara all'annunciata protesta "ad oltranza" dei comitati che da mesi ormai sono sul piede di guerra contro il nuovo sito della Falcognana, sulla quale si attende solo la firma del decreto del ministro all'Ambiente Andrea Orlando. Un atto formale che potrebbe slittare di qualche giorno ma che, comunque, ci sarà.

Ieri Cerroni ha incontrato il sindaco Ignazio Marino ribadendo che Malagrotta può e deve ancora ricevere rifiuti per procedere al cosiddetto "capping", vale a dire la copertura della discarica che sigilla il sito e che potrà dare avvio alla trasformazione in parco. Di avviso diverso, invece, il Campidoglio che da lunedì non vuole più sentir parlare di Malagrotta. In una nota ha invitato la società di Cerroni, la Co.La.Ri, ad "attrezzarsi" per conferire i rifiuti trattati fuori dalla maxidiscarica dal primo ottobre, mettendo a disposizione anche personale e tecnologia dell'Ama. "Speriamo non servano - replica oggi Cerroni. Noi stiamo facendo tutto quello che riteniamo indispensabile. Lunedì ho una serie di incontri per dirimere ancora due-tre questioni e poi Malagrotta chiuderà. Una delle problematiche è anche quella del capping". E proprio lunedì sarà l'Ama a cominciare a conferire in altre regioni, Piemonte ed Emilia Romagna, i rifiuti della Capitale, in attesa che anche Co.La.Ri. faccia lo stesso.