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Era il 2009 quando il Sistri venne alla luce ma bastarono pochi mesi per capire che la strada per farlo funzionare sarebbe stata ancora lunga. Nel 2010 venne fatta una prima proroga della sua effettiva entrata in funzione, ma il Ministero dell’Ambiente, ottimista, e le aziende, preoccupate, si attivarono comunque per equipaggiarsi di tutti gli strumenti (iscrizione, black box, chiavette USB, ecc..) necessari per il funzionamento del sistema.
A questa prima proroga ne seguì un’altra e poi un’altra ancora. Il sistema continuava a dare problemi: arresti improvvisi e operazioni troppo lente che spesso non arrivavano alla conclusione. Le aziende si fecero sempre più arrabbiate per via degli investimenti fatti e le tante complicazioni che il sistema aveva portato. Nel frattempo cambiarono i governi e la “patata bollente” venne scaricata da una Ministro all’altro. Si arrivò al 2011 che, a detta di tutti gli esperti, doveva essere l’anno della svolta: cascasse il mondo, il primo luglio si sarebbe partiti col sistema. Di conseguenza tutte le aziende si rimisero in moto per rinnovare l’iscrizione e formare gli addetti. Giusto per evitare figuracce, poche settimane prima della partenza, da Roma venne la buona idea di fare una sorta di prova generale del sistema. Ci si inventò il “click day”, un test su scala nazionale per vedere se il SISTRI, finalmente, sarebbe stato funzionante. L’esito fu disastroso, tanto da obbligare l’allora Ministro Prestigiacomo ad una nuova proroga pochissimi giorni prima della partenza del sistema.