29/08/14

Rogo del capannone industriale, indagini sui danni all’ambiente


La Procura ha convalidato il sequestro dell’area e aperto un fascicolo per incendio doloso. Questa mattina sopralluogo degli investigatori con i tecnici Arpav. Il titolare: «Non c’è amianto» 

Un’inchiesta è stata aperta dalla Procura di Padova per far luce sul rogo che martedì pomeriggio ha devastato un capannone in zona industriale, in via dell’Industria 45, distruggendo i mezzi e la merce custoditi all’interno. Il fascicolo del sostituto procuratore Francesco Tonon è per incendio doloso a carico di ignoti. Decisivo per far luce sulle cause del rogo e le eventuali responsabilità, sarà il sopralluogo disposto per questa mattina dagli inquirenti nell’area sequestrata (ieri c’è stata la convalida del provvedimento) del capannone. La dolosità dell’incendio, in realtà, è da appurare: l’ipotesi investigativa è stata formulata per poter condurre tutti gli accertamenti necessari. A cominciare, appunto, da quello di stamattina: il sopralluogo che verrà effettuato dalla sezione di polizia giudiziaria in coordinamento con Arpav, vigili del fuoco e forze di polizia. Obiettivo della Procura, oltre a ricostruire l’accaduto è anche quello di verificare l’eventuale danno ambientale legato all’incendio. A questo scopo verrà esaminata dai tecnici dell’Agenzia regionale non solo la qualità dell’aria (i primiaccertamenti di martedì hanno escluso rischi di tossicità), ma anche la natura del materiale bruciato. E al momento gli inquirenti non fanno collegamenti con l’altro rogo, quello che lo scorso luglio ha distrutto il capannone dei Levante all’Arcella: anche in quel caso l’ipotesi di reato è incendio doloso.

«Attendo il sopralluogo dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine per capire da cosa sia scaturito l’incendio», dice Cesare Cassol, originario di Belluno, titolare della ditta di trasporti, logistica e spedizioni “Cassol S.r.l.” e proprietario del capannone dal 1964. «Voglio credere che non ci sia il dolo, anche se solo gli esiti delle indagini daranno una risposta. Mi auguro si sia trattato di un cortocircuito o di qualche sistema elettrico che è saltato. L’ipotesi che qualcuno abbia appiccato di proposito il fuoco non è mai bella, anche se noi come Cassol S.r.l. non abbiamo nemici e il capannone è da più di trent’anni che lo diamo in affitto». Lo stabile di via dell’Industria, ex deposito di materiale edilizio, poi preso in gestione dalle “Zambelli gomme”, era affittato alla “Aquilotto traslochi” di Dumitru Dragan, cittadino rumeno che da appena un anno gestiva il capannone. «Più che miei i grossi danni sono suoi. Entrambi siamo assicurati ma io ho perso un capannone, lui ha perso la sede della sua attività. Bisognerà vedere se riuscirà a continuare a lavorare. Dobbiamo valutare se valga la pena di ristrutturare l’intero capannone o se convenga al contrario lasciare stare tutto», prosegue Cassol, «Il contratto d’affitto con la Aquilotto traslochi sarebbe di altri cinque anni, ma è ancora presto per decidere le sorti del deposito. Certo sarebbe un peccato se scomparisse perché quella di Padova era la prima filiale che avevamo aperto nel Veneto, la più storica». Una struttura di vecchia data ma mai lasciata andare, sottolinea il proprietario, che si sente sicuro anche dal punto di vista della tossicità dei materiali con cui era costruito il capannone. «Il tetto, che originariamente era in eternit, l’avevamo rifatto per intero negli anni ’80. Non c’è dunque alcun pericolo amianto».

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