29/08/14
Meeting Rimini 2014-Investire in ambiente paga
Il nuovo business delle aziende attente agli standard ambientali. Un milione di nuovi posti di lavoro in tre anni, nella green economy
«Mentre altri settori hanno visto una costante diminuzione di fatturato e posti di lavoro, il ramo green economy è cresciuto enormemente. Dal 2007 al 2011, sono più di un milione i posti di lavoro, creati in Italia, in questo comparto. Solo l’Ecobonus per le ristrutturazioni , ha portato più di 340 mila nuovi posti di lavoro. È da questi dati che imprenditori e legislatori devono ripartire». Inizia così l’intervento di Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente, al Convegno ‘Ecologia ed economia, dalla contrapposizione alla sinergia’.
Nella cornice del Meeting di Rimini, il Ministro si confronta con tre imprenditori, su come l’esigenza di fare impresa possa coesistere con il rispetto dell’ambiente. Tre filiere produttive diverse: Fabrizio Cerino, Amministratore Delegato di Nephro-Care (prodotti bio-medicali); Massimo Goldoni, Presidente di FederUnacoma (macchine agricole); Paolo Fantoni, Presidente di Fantoni Spa (mobili in legno).
Il Ministro Galletti spiega come i temi ambientali siano al centro dell’agenda del Governo, per rilanciare la crescita e l’occupazione nel Paese. E’ chiaro, spiega il Ministro, «che non ci può più essere crescita e occupazione, se queste non si coniugano con il rispetto per l’ambiente. Gli esempi sono concreti. Basti pensare che, fino a quindici anni fa, era impensabile chiudere le aziende per problemi ambientali. Il valore del lavoro, vinceva su quello dell’ambiente. Oggi non è più così. Io sono ministro da pochi mesi e ho già chiuso aziende perché non rispettano gli standard ambientali».
Galletti insiste sul fatto che gli imprenditori devono capire questo. Comprendere come il rispetto dell’ambiente sia, innanzitutto, un’occasione di business e poi, una questione morale, dalla quale non si può più prescindere. Investire in ambiente conviene. Questo è il messaggio del rappresentante del Governo Renzi. «Ci serve una cultura dell’ambiente pro attiva e non più la cultura del ‘no’. Il mio Ministero è sempre stato interpretato come il ministero del ‘no’, visto come un ostacolo, e non un’opportunità. Ma serve un balzo in avanti. Passare da ‘no’ al ‘fare’. Per fare questo, l’emotività va messa da parte, per favorire un ricorso alla scienza, ai dati scientifici, alla ricerca. Se la scienza ci dice che non c’è pericolo per l’incolumità di un territorio e dei suoi cittadini, dobbiamo avere il coraggio di prendere la strada del progresso, anche contro che si lascia guidare da atteggiamenti emotivi e dai fondamentalismi del ‘no sempre’».
Passare da un’economia lineare a una circolare. È l’impegno che Galletti vuole portare in sede UE. Un’economia in cui ci sia il minor spreco di risorse possibile. Dove le risorse finite possano essere immesse in un ciclo che restituisca, a sua volta, rifiuti riciclabili e utilizzabili in ulteriori fasi produttive.
Dalle parole degli imprenditori, però, si intuisce che, forse, non è così semplice essere un’azienda attenta all’ambiente, nel nostro Paese. Per Paolo Fantoni la circolarità dell’economia, spesso, incontra l’ostacolo comunitario. «In Italia, il sistema di recupero e riciclo del legno è il più efficiente al mondo, grazie anche al decreto Ronchi. Possiamo vantare l’industria più sostenibile, nella produzione dei mobili in legno. La direzione in cui andiamo è, sicuramente, quella di un’economia circolare. Questa circolarità, però, è di fatto interrotta da dinamiche comunitarie, come i grossi sussidi alla combustione del legno, che non vanno certo in direzione della circolarità. Noi vogliamo pensare che il legno possa essere usato, ri-usato, riciclato e, solo in ultimo, portato in combustione. Questo oggi non esiste, eppure stiamo fermando le fabbriche di pannelli per mancanza di materia prima legno. Per questo serve una revisione delle politiche e dei sussidi nell’ambito delle bio masse, in favore del ri-uso del legno».
Massimo Goldoni, esperto in macchine agricole, aggiunge un altro aspetto fondamentale, che guarda agli impegni presi, anche in termini costi, e alla loro inutilità, se non abbracciati anche dai Paesi esteri. «Quello che sta avvenendo, in tutte le economie , è una progressiva meccanizzazione delle attività agricole. Per avere minore fatica, più efficacia e redditività, sicurezza e integrità, delle persone dell’ambiente. Noi, come costruttori di macchine agricole, stiamo seguendo, passo passo, la questione dei motori e delle conseguenti emissioni nell’atmosfera. Tutto ciò comporta enormi investimenti, tant’e’ vero che, addirittura le aziende automobilistiche fanno fatica a star dietro si costi della ricerca e delle tecnologie. È chiaro che, se noi, in Italia, continuiamo a investire in evoluzione tecnologica, ma non andiamo di pari passo con tutti gli altri Paesi, il nostro sforzo diventa irrisorio. Gli altri Paesi continueranno ad emettere agenti inquinamenti, nell’atmosfera. E si creerà un forte scompenso. Noi stiamo seguendo questo avanzamento produttivo, ma deve essere uniforme, in tutto il mondo, altrimenti i risultati non ci saranno».
Guarda ai grandi fondi economici, stanziati in economia, Goldoni. In particolare la PAC (Politica agricola comune) e i PSR (Piani di sviluppo rurali). Sostiene che le risorse immesse, nell’economia agricola, da questi piani, debbano incidere su un miglioramento della dotazione tecnologica degli agricoltori. Questo permetterà agli agricoltori italiani di lavorare in modo sicuro, che non impatti sull’ambiente e redditizio. E potranno essere competitivi nel mondo.
Fabrizio Cerino si sofferma sul problema della competitività, evidenziando forti differenze tra Italia e Paesi esteri. «La mia azienda, sanitaria, ha più difficoltà a competere in Italia, che non negli altri Paesi europei. Tutti sono consapevoli che urgono comportamenti eco-sostenibili. Questa cultura, ad oggi però, non c’è. In Italia, quando un’azienda si trova a competere, anche nelle gare, non viene premiata, se dichiara concretamente di voler svolgere un’attività rispettosa dell’ambiente. Nei bandi di gara non c’è un punteggio per chi rispetta la legge, in questa materia. Cosa che, invece, esiste negli altri Paesi. Questo significa che all’estero c’è una cultura molto più avanzata. Non esiste,in Italia, una chiara definizione di che cosa sia ‘green’. Tutto è lasciato all’auto-referenzialità. Invece servono parametri più chiari. È chiaro che in contesto come questo le difficoltà delle aziende sono enormi».
Anche il Ministro Galletti ammette che esistono diversi problemi, ad oggi, compreso quello della competitività. Ma non bisogna nascondersi dietro alla mancanza di risorse, perché si può incidere sulla competitività, anche a costo zero. La soluzione che il Ministro indica sono le riforme. «Gli imprenditori che incontro mi chiedono poche cose. Quasi mai soldi, ma piuttosto meno regole e vincoli e leggi più chiare. Mi chiedono ‘fatemi fare il mio lavoro’. Fare le riforme significa avere un sistema legislativo migliore di quello attuale. E la riforma della Costituzione significa questo: fare leggi in tempi più rapidi e rendere il sistema meno complesso. La riforma del Titolo V, poi, significa mettere per iscritto ‘chi fare cosa’. Che non è questione da poco conto».
Galletti parla, poi, di un Piano Industriale Paese: «La competizione dei Paesi, nel nuovo mondo, quello dopo la crisi, sarà su tre settori: Formazione, ricerca e ambiente. Questi sono i settori su cui investire. I Paesi più avanzati in questi ambiti, saranno quelli che cresceranno di più»
Il Ministro accenna ad una questione sulla legislazione fiscale, senza però addentrasi nel merito e delegandola ad una futura discussione in sede europea. Il Meeting non sembra il posto più adatto a farlo. Si dice molto preoccupato su un aspetto: «l’articolo 5 della Delega Fiscale, impone di rivisitare tutta la fiscalità in ambiente. E io ancora non riesco a inquadrarla. Per un semplice motivo. Tutto il mondo si rifà ad una breve frase: chi inquina paga. A me questo concetto non piace, lo trovo moralmente inaccettabile. Cosa significa? Se pago, posso inquinare? A mio avviso, se inquini, paghi una sanzione e vai anche in galera. Inoltre, non corrisponde a nessun concetto naturale dell’imposta, perché se tutti diventano virtuosi e smettono di inquinare, io non incasso più. È un concetto innaturale di tassa. Questo è un problema che dovremo affrontare a livello europeo».
Intanto l’imprenditore Cerino, in merito all’argomento, sembra piuttosto deciso ad esprimere le difficoltà incontrate: «La mia esperienza personale riguardo i vantaggi fiscali derivanti da comportamenti eco-sostenibili è, francamente, nulla. Ho provato, per anni, a individuare cavilli legislativi, nelle leggi, per usufruirne. Ma niente. Un po’ perché non c’erano, un po’ perché erano talmente complessi da realizzare, che avrei dovuto assumere un ingegnere statistico».
Nonostante questi problemi di natura legislativa, politica, comunque, per il Ministro Galletti sembra importante trattare la questione in termini morali, oltre che economici. «Il mantenimento del nostro pianeta, per trasmetterlo alle generazioni future in condizioni migliori in cui l’abbiamo ereditato, è una grandissima sfida morale. L’educazione sta alla base di tutto. Vinceremo questa sfida se sapremo insegnare ai nostri figli il rispetto per l’ambiente. Far diventare i nostri figli ‘nativi ambientali’: ecco il nostro dovere. Come i nativi digitali sono nati nella generazione del digitale e hanno più conoscenze di noi, così i nativi ambientali nasceranno in una cultura del rispetto per l’ambiente. Fare raccolta differenziata per loro sarà un automatismo».
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
12:16
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