31/03/14

Corriere - Onu: il mondo non è preparato al clima che cambia

 Acidificazione degli oceani, biodiversità a rischio. Spostamenti di popolazioni e conflitti a causa di diminuzione raccolti, alluvioni e sviluppo di malattie 

La parola «rischio» viene usata in media 5,5 volte a pagina in un rapporto di 49 pagine. Se nel rapporto precedente del 2007 il livello di rischio più elevato era segnalato in rosso (alto), ora si è aggiunto un colore: il porpora (rischio elevatissimo). Se il mondo non avesse ancora sufficientemente chiaro il baratro verso cui sta correndo (anzi, accelerando) lo ricorda il nuovo rapporto scientifico dell’Onu. Se non siamo in grado di tagliare le emissioni di gas serra, i cambiamenti climatici, che sono già in atto in tutto il pianeta, causeranno una serie di problemi che saranno amplificati dal fatto che il mondo non è preparato ad affrontarli. «Solo decisioni rapide e coraggiose potranno evitare la catastrofe», ha commentato il segretario di Stato americano, John Kerry.Ipcc

Il rapporto dell’Ipcc 
(Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici), l’organismo dell’Onu che analizza il riscaldamento globale, ha reso noto lunedì 31 marzo a Yokohama lo studio (Summary for Policymakers) del Quinto rapporto sul clima, i cui dati complessivi erano stati diffusi a Stoccolma alla fine dello scorso settembre. L’Ipcc però non vede tutto negativo: ricorda che ci sono opportunità di risposta adeguata, anche se difficili da gestire se il riscaldamento dovesse arrivare a livelli molto alti.
I rischi
Eventi meteorologici estremi metterebbero a serio rischio la biodiversità di piante e animali, porterebbero alla brusca riduzione dei raccolti agricoli e all’evoluzione di malattie, con conseguenti spostamenti di popolazioni e conflitti e aumento del divario tra ricchi e poveri. I rischi di alluvioni aumenterebbero soprattutto in Europa e Asia a causa delle emissioni di gas a effetto serra, mentre la produzione di cereali vedrebbe forti contrazioni, a fronte di una domanda in crescita dovuta all’aumento della popolazione globale. Come conseguenza ci sarebbero povertà, fame, carestie, siccità e flussi migratori provocati dalle catastrofi naturali. Uno scenario da tragedia biblica, che alcuni hanno definito troppo catastrofico e che potrebbe ottenere l’effetto opposto da parte dell’opinione pubblica mondiale. Secondo altri, se le prospettive sono queste non ha senso addolcire la pillola. «La situazione è peggiore rispetto al rapporto precedente del 2007», ha detto allarmato Saleemul Huq, co-autore della pubblicazione. «Le conseguenze arriveranno prima di quanto previsto e con un impatto maggiore».

Base per le decisioni politiche
Il rapporto Cambiamenti climatici 2014: impatti, adattamento e vulnerabilitàpresentato a Yokohama è la base da cui partire per affrontare le decisioni che dovranno essere prese da chi ci governa nei prossimi vertici climatici (Cop 20 a Lima in dicembre e soprattutto Cop 21 a Parigi nel 2015). Il rapporto Onu fornisce infatti i dettagli sugli effetti che il global warming ha già provocato, i futuri rischi e le possibilità di fronteggiare gli scenari che si presentano a seconda delle diverse tendenze all’aumento del riscaldamento globale (che sono comprese in un ventaglio rispetto alle diverse prospettive di diminuzione delle emissioni di gas serra). Al rapporto hanno fornito contributi più di 1.700 studiosi del clima, ricercatori ed esperti di tutto il mondo in 12 mila lavori e pubblicazioni.

Riscaldamento insostenibile
«Il rapporto è un altro importante passo avanti nella nostra comprensione di come ridurre e gestire i rischi del cambiamento climatico», ha commentato Rajendra Pachauri, presidente dell’Ipcc, di cui fanno parte 195 nazioni. «Fornisce una mappa non solo sulle caratteristiche della sfida climatica, ma anche sulle opzioni per le soluzioni». Il problema è come contenere in 2 gradi centigradi (2 °C) il riscaldamento della Terra rispetto ai livelli pre-industriali, quando già oggi le temperature sono aumentare di 0,8 °C e la tendenza è in aumento. Tutti gli esperti , infatti, sono ormai concordi nell’affermare che se le emissioni di gas serra continuano con i tassi attuali alla fine del secolo le temperatura media del pianeta sarà di 4 °C maggiore. Con le conseguenze descritte dal rapporto presentato a Yokohama.

Corriere della Sera di Paolo Virtuani

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