"Decidemmo di chiudere Malagrotta e Cerroni venne a dirci che non era sicuro. Bluffava e lo scopri".
Bisognava averle parlato il primo ottobre, il primo giorno di Roma
senza Malagrotta, per capire il livello d’apprensione della giovane
assessore all’Ambiente, Estella Marino. "Sto in apnea", disse allora.
Oggi, anche alla luce delle indagini della magistratura, la scelta sua
(e del Campidoglio) di chiudere la discarica, dopo 35 anni di una
politica completamente diversa, può apparire ai più una decisione
inevitabile. Invece, in quelle ore, a lei forse tremò la voce ma
certamente non i concetti.
Prima di tornare a quei
giorni, assessore, ci spieghi se c'è il rischio che la città torni
all’emergenza: c'è chi, infatti, vede negli impianti Tmb di Cerroni una
possibile trappola per Roma...
"No, non c’è nessun rischio. Per
motivi di igiene pubblica si può commissariare la gestione degli
impianti, che poi è ciò che fece Sottile per farli lavorare al massimo. E
non c'è neanche bisogno di aspettare il nuovo commissario (in settimana
l’incontro decisivo con Orlando, ndr) perché può deciderlo il sindaco.
Quindi no, Roma non corre alcun rischio".
Ne corse il primo ottobre, forse...
"Neanche, quello di Cerroni fu un bluff e noi lo andammo a vedere...".
Un bluff?
"A
giugno decidemmo che Malagrotta avrebbe chiuso a fine settembre. Ama si
organizzò per trovare una soluzione alternativa per il residuo, indisse
una gara. Colari, soggetto privato, poteva procedere con un accordo,
senza gara. Ma a settembre Cerroni venne a dirci che non si era
organizzato per il residuo, e che per motivi di sicurezza, non essendo
ancora completo l’ultimo lotto della discarica, era necessario per la
stabilità continuare a conferire in discarica".
Cerroni non la prese bene...
"Disse
che siccome non s’era organizzato per smaltire il residuo non avrebbe
più preso i rifiuti agli impianti. La minaccia, per quanto velata, era
di mandare Roma in emergenza. Io ho chiesto una relazione scritta e
firmata nella quale si affermasse la necessità, per motivi di sicurezza,
di continuare a conferire a Malagrotta...".
E arrivò?
"Sì,
ma diceva che era preferibile, non necessario. Così andammo a vedere il
bluff, il sindaco si è affidato a me, io ero sicura ma è chiaro che la
responsabilità, per tutti, fu grande".
Pensare che per 35 anni...
"Il
problema è sempre stata la volontà politica. Malagrotta costava poco,
67 euro a tonnellata, ora siamo a 114 euro ed è chiaro che più aumenta
la differenziata più i costi diminuiscono. La strada è giusta:
aspettiamo gli sviluppi della magistratura, eventualmente il Comune sarà
parte civile. Anche perché presto si capirà quanto ci sarà costata
Malagrotta, che tipo di inquinamento può aver prodotto : ci sono
monitoraggi in corso".
Scusi ma, nel caso, chi pagherà i danni?
"Le direttive europee sono chiare, chi inquina paga: se emerge una gestione non corretta della discarica...".
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