05/01/15

Quelli del volley

Lo so, sto per calciare un rigore a porta vuota. Dalle nostre parti si direbbe: è come sparare a un prete in un campo di neve (c'è anche una versione più colorita, a dire il vero).

Comunque. Volevo solo segnalare tre fatti, distanti nel tempo tra loro.

Il primo: nel calcio, quando l'anno scorso fu costretta a giocare a porte chiuse per cori razzisti, la Juventus ebbe la bella idea di invitare sugli spalti i bambini. Bella in teoria, perché in questa nostra Italia andata a male, quelli che avrebbero dovuto portare un po' di pulizia sugli spalti popolati spesso da adulti incivili, si segnalarono perché avevano imparato (dai grandi, per carità, la mela non cade mai lontano dall'albero) ad urlare 'm***a' al portiere avversario che effettuava il rinvio.
Il secondo fatto: nella pallavolo, ieri a Perugia giocava Modena. Sul 18-20 nel primo set, i giocatori di entrambe le squadre hanno chiesto all'arbitro Rapisarda di interrompere il gioco perché sugli spalti i volontari del personale medico stavano salvando la vita ad un tifoso umbro. Cinque volte, dopo altrettanti arresti cardiaci, l'uomo è stato rianimato grazie al defibrillatore. Poi è stato portato in ospedale, dove è stato colto da un sesto arresto cardiaco, è stato rianimato e la sua situazione è stata stabilizzata. A nessuno, dagli arbitri, ai dirigenti ai giocatori, è venuto in mente di preoccuparsi della partita. Poi la gara è ripresa, ma solo dopo che l'uomo era stato portato all'ospedale. Nel calcio, a volte hanno giocato con i morti sugli spalti, altre volte non hanno giocato perché erano state sparse ad arte voci di morti che non c'erano.

Il terzo fatto: ieri a Verona, la Lube ha perso 3-1. Su uno degli ultimi punti, il pallone schiacciato da Sabbi è tornato sotto la sua caviglia dopo il muro subito. E' uno degli infortuni più dolorosi che possa capitare a un pallavolista. Sabbi è stato portato fuori a braccia anche dagli avversari, mentre i tifosi di Verona inneggiavano al suo nome urlando 'Sabbi, Sabbi', e quelli della Lube rispondevano ringraziando e cantando 'Verona, Verona'. Nel calcio, gli avrebbero urlato 'devi morire', nella migliore delle ipotesi.

Tutto qui.

di Doriano Rabotti

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