27/01/15
Ogm: Malaspina, su mais vittoria consumatori italiani
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina e quello dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, hanno firmato il decreto che sancisce il divieto di coltivazione di mais Ogm MON810 e di tutte le coltivazioni Ogm in generale.
Soddisfazione viene espressa dall'assessore regionale all'Agricoltura, Maura Malaspina che si era battuta per la modifica comunitaria, stabilendo che ogni nazione potesse autonomamente vietare la produzione Ogm. In una nota si spiega che ''C'era il serio pericolo che la vacatio-legis avesse lasciato scoperto il divieto di coltivare Ogm in Italia, in quanto il decreto del ministero della Salute, di concerto con il ministero dell'Agricoltura e il ministero dell'Ambiente del 12 luglio 2013, che aveva vietato la coltivazione dell'unico mais Ogm autorizzato nell'Ue (MON810) decade il prossimo 10 febbraio e il recepimento della nuova direttiva Europea non potra' avvenire prima della fine del 2015. A partire, quindi, dal 10 febbraio, sarebbe stato possibile coltivare Ogm in Italia''.
L'assessore Malaspina aveva, per questo, predisposto, nei giorni scorsi, un ordine del giorno, chiedendo proprio che la Conferenza unificata dei presidenti delle Regioni impegnasse il governo a prorogare il decreto del ministero della Salute che, finora, ha impedito la coltivazione Ogm. "Una vittoria - ribadisce l'assessore - che considera prioritaria la volonta' dei consumatori italiani ed europei che non vogliono mangiare e vedere nei loro piatti alimenti che contengono Ogm, oltre che garantire la biodiversità, la salvaguardia dell'ambiente e la caratterizzazione del nostro paesaggio. Gli agricoltori italiani e marchigiani in particolare, non vogliono gli Ogm perchè nelle loro aziende preferiscono valorizzare la biodiversità e le più redditizie produzioni di qualità, le denominazioni d'origine e le coltivazioni biologiche. Coltivare Ogm, invece, comporterebbe una desolante uniformità di territorio, normalmente orientato alla coltivazione di monocolture e che costringerebbe gli agricoltori a non disporre più liberamente delle loro produzioni, delle loro sementi, della loro diversità, della loro libertà, della loro storia e tradizioni".
(ANSA).
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