04/01/15

Nucleare, Sogin consegna carta deposito nazionale rifiuti radioattivi. Ora tocca all'Ispra


E' pronta la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

Il documento, messo a punto dalla Sogin, la società pubblica che si occupa dello smantellamento delle centrali nucleari nel nostro Paese, è stato consegnato all'Ispra, l'istituto superiore per e la protezione e la ricerca ambientale, che ha elaborato (e diffusi lo scorso mese di giugno) i criteri da rispettare per l'individuazione delle zone più adatte ad ospitare l'infrastruttura.

L'Ispra avrà ora due mesi di tempo per verificare i dati contenuti nella carta. Successivamente le informazioni dovranno essere consegnate al governo che avrà tempo ancora 30 giorni per i controlli necessari. Dovremmo quindi aspettare il prossimo aprile per conoscere i siti reputati idonei a ad ospitare il deposito.
Ma cos'è il deposito nazionale dei rifiuti radiattivi? Si tratta di un'infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza tutti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia. Alla Sogin spetta il compito non solo di localizzare, ma anche di realizzare il deposito che dovrà aprire le porte entro il 2024-2025. In esso confluiranno circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività: di cui il 60% prodotti dalle attività di smantellamento degli impianti nucleari e il 40% prodotti dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.

Non solo. Il deposito permetterà anche lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Questi verranno trasportati e stoccati temporaneamente in contenitori speciali, in attesa della disponibilità di un deposito definitivo geologico. La realizzazione di questa struttura rappresenta una priorità per l'Italia per diversi motivi, tra cui quello di terminare il decommissioning degli otto impianti nucleari, assicurare una gestione in totale sicurezza, efficiente e razionale dei rifiuti radioattivi, passando da decine di depositi temporanei ad un'unica infrastruttura e valorizzare a livello internazionale il know-how acquisito in Italia.

"Obiettivo fondamentale della gestione dei rifiuti radioattivi è proteggere le presenti e future generazioni dall'esposizione alle radiazioni e dal potenziale rilascio dei radionuclidi nella biosfera" ha spiegato Fabio Chiaravalli, direttore del Deposito nazionale e relativo Parco tecnologico della Sogin al seminario Internazionale sul decommissioning nucleare che si è tenuto a Milano lo scorso mese di dicembre.

"Il criterio guida è quindi: isolare i radionuclidi utilizzando tecnologie adeguate in funzione del tempo in cui i radionuclidi presenti nel rifiuto radioattivo restano pericolosi" ha continuato Chiaravalli.

"E' un atto di tutela e rispetto per le future generazioni. Consente una efficace e definitiva gestione in sicurezza dei rifiuti derivanti dal pregresso programma nucleare e di quelli connessi alle attività sanitarie, industriali e di ricerca con continueranno ad essere prodotti nel tempo. Permette il rilascio senza vincoli di natura radiologica degli attuali siti nucleari. Consente di soddisfare gli obblighi comunitari ed internazionali in tema di gestione dei rifiuti radioattivi" ha aggiunto Chiaravalli.

Ma quanto sarà pericoloso per i territorio scelto ospitare il deposito? "Il territorio che ospiterà il deposito dovrà oggettivamente accettare alcune limitazioni nella destinazione d'uso delle aree circostanti e infatti, per questo, sono previsti dei benefici compensativi, ma non correrà alcun rischio ambientale perché la struttura è del tutto sicura" ha spiegato il presidente della Sogin, Giuseppe Zollino,  intervistato da Affaritaliani.it.

"Custodirà, infatti, materiali radioattivi inerti, incapsulati in barriere cementizie multiple, senza alcun processo attivo di cui si potrebbe perdere il controllo. Inoltre, quel territorio godrà di benefici economici ed occupazionali. Il deposito è infatti un'infrastruttura che richiede un investimento da un miliardo e mezzo di euro, che occuperà circa 1.500 persone per i quattro anni della costruzione e darà lavoro a circa 700 addetti, durante la gestione dell'impianto. A questo vanno aggiunte le attività del Parco tecnologico, i cui ambiti tematici saranno concordati con le realtà imprenditoriali e di ricerca del territorio" ha aggiunto Zollino.

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