19/10/14

A proposito del Decreto Sblocca Italia

Il Decreto 133/2014 cosidetto Sblocca Italia è un provvedimento privo di qualsiasi visione strategica rispetto alle politiche ambientali future mentre costituisce un insieme di provvedimenti atti ad affrontare situazioni emergenziali nel nostro Paese presenti da diversi anni.

C’è un tentativo di rimettere in moto cantieri di opere decise da tempo nel settore delle infrastrutture semplificando iter autorizzativi ed eliminando pastoie burocratiche che spesso sono state cause anche di malaffare. Stessa situazione la si riscontra sul versante ambientale. Tre sono gli argomenti affrontati : le bonifiche dei siti contaminati, la gestione dei rifiuti e lo sfruttamento energetico in gran parte di origine fossile.
Nel caso delle bonifiche si sono introdotte delle norme atte a semplificare i percorsi amministrativi. Molti dei contenuti derivano dall’applicazione pratica dei processi. Avere oggi di fatto bonificato o messo in sicurezza permanente solo alcuni siti denota aldilà della scarsità di risorse pubbliche e difficoltà a costringere i vecchi proprietari di queste aree a intervenire (sono aperti ancora diversi processi, Bussi e Pieve Virgonte su tutti) una difficoltà procedurale che spesso alimenta i contenziosi amministrativi, porta risorse agli avvocati ma non risolve nessun problema.

Riguardo alla politica sulla gestione dei rifiuti penso che l’articolo, che prevede la ricognizione delle capacità di incenerimento complessivo nel Paese, eliminando i confini amministrativi per quanto riguarda i rifiuti urbani indifferenziati e prevedendo solo dopo la costruzione di nuovi impianti di interesse strategico, serva di fatto a risolvere un problema legato alle pesanti sanzioni economiche inflitte dalla Commissione europea derivanti dal non rispetto della legislazione europea da parte del Lazio e della Campania. Questo provvedimento se non accompagnato nell’immediato da altri dispositivi legislativi che impostino con chiarezza la strategia riguardo alla gestione delle risorse che si vogliono mettere in campo rischia di essere una soluzione permanente. Nella discussione in Commissione Ambiente alla Camera sono stati approvati alcuni miglioramenti proprio per impedire che il provvedimento emergenziale si trasformi in una scelta strutturale tra l’altro in contro tendenza a ciò che l’Europa ci propone. Non c’è dubbio che trattasi di un provvedimento che presenta una forte dose di ingiustizia sociale in quanto premia indirettamente chi ad oggi non ha applicato le norme e penalizza chi ha fatto il proprio dovere. Deve essere chiaro che questo è un provvedimento tampone e per come alla fine esce non penso consentirà la costruzione di nuovi impianti e quindi non dovrebbe interferire su strategie virtuose per il recupero della materia così come si è provato ad impostare nel  Collegato ambientale alla legge di stabilità del 2013 dove si prevedono azioni per la riduzione dei rifiuti e per il recupero della materia.

Trovo più insidioso e pericoloso gli articoli che riguardano le parti energetiche: non tanto nella proposta di sbloccare situazioni legate a progetti di costruzione di infrastrutture già approvate per accordi internazionali (gasdotti in primis) quanto per la scelta di fatto di ricorrere allo sfruttamento delle risorse fossili autoctone. Credo che in questo caso ci si trovi di fronte ad un cambio strategico, l’ennesimo , che pur essendo coerente con la SEN approvata dal Governo Monti mi trova profondamente in disaccordo. Quindi è pur vero che si tratta anche in questo caso di essere coerenti con una programmazione e di volere sbloccare le azioni al riguardo. Poiché però avevo sottolineato la mia contrarietà alla SEN di Monti ribadisco il mio parere negativo.

In sostanza penso di aver dato un piccolo contributo a migliorare in senso ambientale questo Decreto e ne voterò la sua conversione qualora si ponga la questione di fiducia senza però condividerlo pienamente.

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