Per filiera che eviterà sprechi assurdi e costi insostenibili
Oli lubrificanti usati con diverse caratteristiche di
pericolosità potranno nuovamente essere miscelati: la filiera gestita
dal Consorzio obbligatorio degli
oli usati Coou, "che in 30 anni ha
portato l'
Italia ai massimi livelli nel recupero e nel riciclo di questo
rifiuto pericoloso", potrà quindi "continuare ad operare senza dover
sconvolgere la propria attivita'", segnala in una nota. Dopo quattro
anni, infatti, "con la legge n. 116/2014, art. 8 quinquies, pubblicata
recentemente in Gazzetta Ufficiale, il legislatore ha risolto i problemi
creati alla filiera italiana da alcuni limiti posti all'attività di
miscelazione nel dicembre 2010 dal Dlgs n. 205, emanato in recepimento
della direttiva europea 2008/98/Ce". Nel Decreto legislativo "fu
introdotto, sulla scorta di un'interpretazione forzata, il divieto di
miscelare tra loro rifiuti pericolosi aventi caratteristiche di pericolo
differenti". Le caratteristiche di pericolo, i cosiddetti "codici H",
sono assegnati dal Produttore allo scopo di segnalare con esattezza
l'origine del pericolo del rifiuto in modo che si possano prendere le
opportune cautele da parte degli operatori. Per la filiera degli oli
usati "si trattava di una modifica radicale che avrebbe potuto
comportare lo sconvolgimento dell'intera attività: dalla raccolta
presso il produttore iniziale all'avvio al recupero, con il rischio
concreto di incorrere in operazioni di miscelazione non consentite,
quindi sanzionabili penalmente; e al contempo di rendere più complessa
ed onerosa la selezione degli oli usati ai fini della rigenerazione".
Per fare un esempio, "una piccola autobotte per la
microraccolta spiega il Coou se avesse caricato 400 kg di olio usato
classificato H4 da un meccanico e, successivamente, si fosse recata
presso un'azienda per raccogliere una partita di olio usato classificato
H5, secondo questa norma, non avrebbe potuto aggiungerlo a quello
raccolto in precedenza in quanto nell'autobotte si sarebbero miscelati
differenti 'codici H'". L'autobotte quindi "sarebbe dovuta rientrare
presso il proprio impianto di stoccaggio, scaricare l'olio e dirigersi
nuovamente a raccogliere il quantitativo con il diverso codice H".
Insomma, "sprechi assurdi e costi insostenibili per molti operatori
della filiera, soprattutto se si considera che tipologie differenti di
olio usato vengono avviate alla rigenerazione, e quindi miscelate nella
fase successiva alla raccolta".
(DIRE)
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