03/09/14

Ilva, le imprese temono il collasso

«Stiamo con l'elmetto». Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto, usa un'espressione forte per dire che gli imprenditori restano in trincea per l'Ilva.

E non solo perché attendono di capire se e come evolverà l'interesse del gruppo franco indiano Arcelor-Mittal che dopo aver confermato il suo interesse ad acquisire l'azienda, a fine settembre dovrebbe presentare il piano industriale. Piano atteso anche dai sindacati per vedere se conferma livelli di produzione, occupazione e investimenti ambientali per Taranto, condizione posta come prioritaria.
Un mese fa era l'1 agosto in 2mila tra imprenditori e dipendenti attraversarono in corteo il tratto che va dal porto mercantile alla Prefettura per dire che le imprese a Taranto sono ad un punto limite.
"Industria ultima fermata" era il titolo della protesta. Per evidenziare che tra l'Ilva che non paga i lavori effettuati, progetti che non decollano (il porto) e veti locali a nuovi investimenti (quelli degli ambientalisti e del Comune a Tempa Rossa, l'approdo logistico del petrolio della Basilicata), l'industria a Taranto marcia verso il declino. «Abbiamo scritto a Napolitano e Renzi rammenta Cesareo - ma non si è mosso nulla. Sì, l'Ilva è intervenuta per le situazioni più critiche, ma è una goccia nel mare. Stiamo rimonitorando le fatture scadute. In alcuni casi abbiamo mancati pagamenti che risalgono a febbraio. Se l'Ilva chiama per lavori da effettuare, le imprese vanno ancora, ma alla fine tutte le aziende staranno male se continuerà a non pagare». E intanto sul prestito ponte che il commissario Piero Gnudi ha chiesto alle banche (richiesta rinnovata, visto che l'aveva avanzata l'ex commissario Enrico Bondi senza esito) si attende una schiarita. Saranno 250 milioni e non i 650 chiesti da Gnudi e la prima delle due tranche dovrebbe essere versata la prossima settimana. Lo si apprende da fonti sindacali che ieri hanno incontrato il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, per Thyssen. Il ministro, dicono i sindacati metalmeccanici, si è mostrata fiduciosa sullo sblocco del prestito e ha sottolineato che la gestione dell'Ilva sta migliorando e le perdite sono più contenute. Per gli stipendi ai dipendenti, invece, alla scadenza del 12 settembre sarà saldato quello di agosto, mentre ci sono dubbi sul premio di risultato. Quest'ultimo ha una quota annuale che viene versata a luglio e che deriva da una serie di accantonamenti. Poi ci sono delle corresponsioni trimestrali riferite all'andamento produttivo. A causa della crisi di liquidità, la quota annuale è stata pagata un mese dopo (ad agosto anzichè a luglio) e ora sarebbe in bilico quella trimestrale. L'Ilva potrebbe rinviarla per venire incontro ai fabbisogni dell'indotto e dell'appalto. Non è certo però. I sindacati infatti affermano che il ministro avrebbe detto che l'arrivo del prestito permetterebbe di saldare anche il premio ai dipendenti. È tuttavia chiaro come il protrarsi dei mancati pagamenti alle imprese e l'incertezza sulle scadenze retributive, siano indicativi della gravità della crisi. «Poichè l'azienda è affidata ad un commissario di Governo, chiederemo che i nostri crediti siano garantiti dallo Stato» dice Cesareo.Ma accanto a stipendi e fornitori, ci sono anche le opere dell'Autorizzazione integrata ambientale da mandare avanti. Da alcuni giorni l'Ilva ha un nuovo sub-commissario al posto di Edo Ronchi. Corrado Carrubba, commissario dell'Arpa del Lazio, incontra gli stessi problemi di Ronchi, ovvero come finanziare la bonifica dello stabilimento e pagare i lavori. La legge 116 del 2014 (decreto Competitività) ha migliorato la possibilità di accesso ai fondi sequestrati ai Riva per reati fiscali e valutari, stabilendo che le somme devono essere trasferite a titolo di sottoscrizione di aumento di capitale e che il sequestro sulle somme si converte in sequestro delle azioni o delle quote emesse. Ma in ogni caso il meccanismo ha bisogno di tempo per essere attivato e l'Ilva corre il rischio di accumulare nuovi ritardi.

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