Il settore del trattamento dei rifiuti e dello
sviluppo di energia da biomassa in Cina è sempre più interessante
anche per le piccole e medie aziende italiane che operano nel settore e
che in questi anni stanno concludendo importanti accordi con i partner
cinesi.
Uno degli ultimi in questo senso è stato ufficializzato il mese
scorso, durante la visita in Cina del presidente del Consiglio
italiano, Matteo Renzi, e riguarda il gruppo Kinexia, attivo nelle
rinnovabili e nella protezione ambientale, che ha stretto un accordo da
22,2 milioni di dollari per il trattamento dei rifiuti e dei reflui
industriali nell'area di Yuyao, nella Cina orientale, e un altro del
valore di 18,5 milioni di dollari che prevede la realizzazione e la
gestione di impianti di produzione di energia derivanti da sistemi di
recupero energetico di fanghi industriali.
Il governo
cinese ha varato la scorsa settimana un programma di sostegno alle
industrie che operano nel campo delle biomasse. Entro il 2015, saranno
120 i progetti di sviluppo di energia da biomassa in funzione
anti-inquinamento che saranno realizzati in Cina, secondo un progetto
pilota del valore di cinque miliardi di yuan (595,4 milioni di euro)
sviluppato congiuntamente dal Ministero della Protezione Ambientale e
dalla National Energy Administration, l'authority cinese del settore
energetico. L'interesse del governo verso questa forma di energia è
giustificato sia dalla guerra all'inquinamento che dalla necessità di
un piano di risparmio energetico: il progetto permetterebbe di
sviluppare la stessa energia prodotta da 1,2 milioni di tonnellate di
carbone e di ridurre le emissioni inquinanti di piu' di cinque milioni
di tonnellate, spiega il documento del governo, riducendo la dipendenza
dai combustibili fossili. "Le aziende italiane hanno grandissime
capacita' nello sviluppo di energia da biomasse e da tecnologie
rinnovabili, ma non devono avere paura del mercato cinese - spiega
Gianluca Ghiara, general manager di Geapower, azienda attiva nel
trattamento dell'energia da biomassa e fonti rinnovabili con sede a
Pechino le opportunità ci sono e sono reali, se il progetto funziona.
La Cina è destinata a diventare la prima economia al mondo, e quindi è importante tirare fuori la nostra imprenditorialità: non abbiamo
niente di meno degli altri, ma non dobbiamo avere paura di investire
qui". Lo sviluppo di questa fascia di business è ancora
basso, nonostante le aperture del governo negli ultimi anni sia in
termini di progetti di tecnologia ambientale che di presenza delle
piccole e medie imprese. "Rispetto alle potenzialità del mercato siamo
ancora in una fase embrionale continua Ghiara Si può fare molto nel
settore del trattamento dei rifiuti solidi urbani. Per permettere non
solo alle aziende straniere, ma anche alle stesse aziende cinesi di
entrare in questo mercato il punto è non considerarli progetti
ambientali ma di business, perchè gli investimenti dello Stato sono
sufficienti per fare funzionare la centrale, ma non attirano
l'attenzione dell'imprenditore cinese". Ad aiutare la presenza delle
imprese italiane in questo segmento di business sta intervenendo in
questi ultimi anni un diverso approccio nella concezione del settore in
Cina. Anche le ultime analisi registrano un positivo cambio di passo in
questo senso: lo scorso anno, la quota di combustibili non fossili nel
paniere energetico cinese è aumentata di più del 50% su base annua,
arrivando a un totale del 9,6%, secondo i dati pubblicati da British
Petroleum. "Esiste già una mentalità che non vede nelle piccole e
medie aziende una realtà da evitare, ma piuttosto una risorsa, per la
loro dinamicità. E questo è un fattore che viene visto in maniera
positiva conclude Ghiara Parlando con i responsabili dei gruppi
cinesi, vengono spesso citati i grandi nomi come ABB e Siemens, ma gia'
oggi si intravvede un cambio di impostazione: c'è curiosità nel vedere
cosa possono offrire le piccole e medie imprese straniere. Quello che
serve è cercare di creare un maggiore dialogo tra queste due parti, sul
quale è importante lavorare".
(AGI)
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