11/01/14

Rovigo guarda a ovest Ma l’asse del Po chiama

In Veneto si progetta e il sindaco Piva punta a integrarsi con Verona-Vicenza Intanto viene messo a fuoco l’obiettivo di recuperare 180 milioni per il fiume.

In Veneto una cabina di regia per la riorganizzazione delle alleanze territoriali ce l’hanno: è nata nei giorni scorsi dai sindaci dei Comuni capoluogo e dalle Camere di commercio, si chiama «tavolo di coordinamento permanente » ed è stata “benedetta” in diretta dal ministro padovano Falvio Zanonato. Prossimo incontro il 19 febbraio, a Padova, tema le linee di sviluppo dell’economia nei diversi territori. Il sindaco di Rovigo, Bruno Piva (Pdl), medico con una specialità di Anestesia all ’università di Ferrara, ci andrà con l’idea di aggiungere qualche tassello al puzzle iniziato un anno fa. Fu il governo tecnico, infatti, ad accorpare Rovigo con Verona, nel suo disegno di riorganizzazione delle Province; quel progetto è stato sepolto dalla caduta di Monti e dalla fretta del governo Letta di presentarsi con lo “scalpo ” dello svuotamento degli enti territoriali sovracomunali, ma in Veneto hanno continuato a lavorare su quelle nuove linee di demarcazione. Così Piva, un anno dopo, pur riservandosi di analizzare in maniera più approfondita il dibattito che si sta aprendo a Ferrara sull’asse di sviluppo del Po, può anticipare un orientamento: «Il rapporto con Ferrara è interessante, dal punto di vista strategico però siamo orientati verso Verona e Vicenza, grazie anche alla prossima apertura della Valdastico Sud e alla prospettiva di collegare l’asse europeo del Brennero con il nostro mare».
La decisione governativa di sposare” Rovigo a Verona, del resto, era stata accolta in maniera favorevole dalla maggioranza degli operatori economici, seppure i veronesi avessero subito sottolineato che, con 100mila imprese contro 26mila, il baricentro del nuovo territorio sarebbe per forza stato sotto l’Arena. Altro motivo di perplessità, la dimensione della nuova, ipotizzata provincia: dal Garda all’Adriatico, un biscione bislungo schiacciato dal peso della sovrastante Padova e che rischia di essere indebolita dall ’interesse prevalente dei Comuni della fascia destra del Po (da Ficarolo a Porto Tolle) ad un rapporto con gli omologhi del Ferrarese. In concreto, sembra poco realistico che a Rovigo si possa pensare di tagliar fuori Ferrara dai progetti di sviluppo, se non altro perché l’impone il Po e tutto quanto si sta muovendo attorno. Gli esempi sono innumerevoli, basti citare il convegno interprovinciale del 13 luglio scorso che ha riattivato il progetto “Valle del fiume Po” sulla «conservazione dell’integrità ecologica della fascia fluviale e della risorsa idrica del fiume Po», e sulla «valorizzazione del patrimonio culturale e turistico della regione fluviale». C’erano 180 milioni di euro a disposizione in una delibera Cipe 2007, che poi finirono al sistema di navigazione sul lago di Como e per salvare Catania e Palermo. L’impegno preso in quel tavolo dai deputati di tutti i territori interessati, compresi Sandro Bratti e Maria Teresa Bertuzzi, fu di interpellare i ministri per «verificare la reale sostenibilità economica delle due progettualità».

Stefano Ciervo

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