13/12/13

Caso De Grazia, "Desecretare gli atti per trovare la verità"

 Era il 12 dicembre del 1995, esattamente 18 anni fa, quando il capitano di fregata Natale De Grazia moriva per quelle che vennero definite  per ben due volte dopo altrettante autopsie  cause naturali. Il nome di Natale De Grazia era legato a filo doppio con le indagini sul traffico di rifiuti tossici e sul fenomeno delle "navi a perdere", navi affondate e misteriosamente scomparse nei fondali dei mari calabresi, su cui era nato il sospetto di un carico ben più pesante delle varie tonnellate di marmo dichiarate: i rifiuti tossici.

Il lavoro di De Grazia inizia quando, nel 1994, a seguito di alcune denunce di Legambiente su un presunto interramento di rifiuti tossici nelle montagne dell'Aspromonte  un traffico internazionale, che avrebbe origine nel Nord Europa  la Procura reggina apre un'inchiesta, affidata al magistrato Francesco Neri, che sarà affiancato proprio dal capitano De Grazia.

Poco più di un anno dopo, De Grazia muore improvvisamente sul sedile di una Fiat Tipo, mentre si sta recando a La Spezia per prendere visione di alcuni registri navali.

Da allora, dalla sua morte, Legambiente, affiancando la famiglia del capitano, non ha mai smesso di cercare risposte: risposte sulla sua morte, sui motivi, su chi è stato. Ma soprattutto, non si è mai smesso di lottare per togliere quel velo di silenziosa omertà che ha sempre avvolto le indagini sui rifiuti tossici.
Durante la sua attività, De Grazia arrivò ad abbracciare tematiche delicate, oltre al traffico di rifiuti: si parla oggi di 'ndrangheta, di costruzione di armi da guerra, di tentativi di insabbiamento da parte del potere, di massoneria, politica corrotta e pezzi deviati dello Stato.
Ma dopo la morte di De Grazia tutto subisce un improvviso arresto. La parte giudiziaria va avanti a stento, ma la coscienza civile non si ferma. E il 5 febbraio 2013, dopo 18 anni, chi è rimasto vicino al ricordo di Natale De Grazia ottiene una prima vittoria: la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti produce una relazione in cui viene chiarito, in modo inequivocabile, che la morte di De Grazia è stata provocata da cause tossiche.

A inizio anno, Enrico Fontana, responsabile dell'Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità, Nuccio Barillà di Legambiente e il On. Alessandro Bratti, della Commissione parlamentare, in conclusione di un incontro promosso da Legambiente intitolato "Caso De Grazia, verso la verità", avevano chiesto che le indagini venissero riaperte valutando l'ipotesi di omicidio.

In tal senso, ancora nulla si è mosso, nonostante un'altra relazione della Commissione parlamentare abbia riconosciuto De Grazia "Vittima del dovere".

"Ogni anno abbiamo utilizzato l'anniversario della morte perché siamo ostinati cercatori di verità sulla vicenda di De Grazia  ha detto oggi Nuccio Barilla su questa morte legata alle indagini che faceva, avvenuta in un momento delicato".

Barillà racconta che De Grazia, prima di partire per La Spezia, avrebbe annunciato al procuratore Nicola Maria Pace che al suo ritorno avrebbe riferito le coordinate precise che indicavano la posizione dellla Rigel, affondata in circostanze ben più che sospette il 21 settembre 1987, a largo di Capo Spartivento. Una nave di cui non si saprà più niente, compreso il destino del suo equipaggio, misteriosamente dileguatosi a Tunisi.

Oggi, proprio sulle indagini che riguardano le "navi dei veleni" si è aperto un importante spiraglio, che potrebbe portare a nuovi impulsi e nuovi sviluppi anche sul caso De Grazia. Poche settimane fa, è avvenuta la desecretazione degli atti riferiti all'audizione del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone sullo sversamento di rifiuti nella cosiddetta "Terra dei fuochi", e il 4 dicembre scorso l'Ufficio di Presidenza della Camera ha deciso che siano resi pubblici tutti gli atti inclusi quelli ancora secretati relativi alle indagini sulle cosiddette "navi a perdere", o "navi dei veleni", svolte da Commissioni parlamentari di inchiesta.

"Vogliamo ha detto Barillà che sull'onda lunga questi provvedimenti vengano estesi anche ai documenti legati a De Grazia. Per essere desecretati c'è bisogno dell'autorizzazione dell'autorità giudiziaria, ma soprattutto c'è bisogno che i servizi segreti facciano cadere il segreto di Stato su questi argomenti. L'impegno della Camera è quello di desecretare il maggior numero di atti, ma ci dev'essere una pressione civile affinchè questa cosa sia fatta davvero".

"Vorremmo sapere“ ha aggiunto se su queste cose c'è un impegno di un uomo che è reggino, Marco Minniti. Non sappiamo cosa ne pensi in merito, ma sappiamo che per incarichi governativi ha avuto a che fare con i servizi segreti. Oggi forse, con le nuove tecnologie militari, sarebbe possibile scoprire nuovi elementi. Già soltanto avere introdotto nei delitti di natura penale alcuni traffici è importante, lo sarebbe altrettanto estendere le pene e fare luce su alcuni traffici".

Ad oggi, l'inchiesta madre è stata archiviata, "perché non era dimostrato il collegamento con l'interesse della 'ndrangheta. Più passa il tempo più si pensa che il caso sia chiuso, per noi non è chiuso per niente".

(Il Dispaccio)

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