Si apre una settimana importante per l’Ilva di Taranto con scadenze giudiziarie e ambientali
 che si intrecciano. Nei prossimi giorni saranno infatti notificati gli 
avvisi di conclusione dell’indagine relativa al reato di disastro ambientale dello stabilimento siderurgico, inchiesta deflagrata a luglio del 2012 e che in un anno ha visto sequestri e arresti, gli ultimi dei quali avvenuti lo scorso settembre (cinque cosiddetti "fiduciari"
 di Riva, la struttura di "governo parallelo "della fabbrica attraverso 
la quale la famiglia Riva si assicurava il controllo delle attività). 
Una cinquantina gli avvisi di conclusione delle indagini che farà 
notificare la Procura di Taranto e riguarderanno oltre alle persone già arrestate nei mesi scorsi  tra
 cui gli ex presidenti dell’Ilva, Emilio e Nicola Riva, padre e figlio, 
l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, l’ex 
consulente dello stabilimento di Taranto, Girolamo Archinà, l’ex 
presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, l’ex assessore 
all’Ambiente
 della Provincia di Taranto, Michele Conserva -, anche Fabio Riva, vice 
presidente del gruppo Riva, figlio di Emilio, colpito a novembre da 
ordinanza di custodia cautelare in carcere ma che deve essere ancora 
estradato dall’Inghilterra, nonche’ esponenti della pubblica 
amministrazione.Nei prossimi giorni ci sono anche due scadenze che riguardano il risanamento della fabbrica siderurgica e l’attuazione delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal ministero ad ottobre 2012. Il 30 ottobre, al Comune di Taranto, si riunirà la conferenza dei servizi prevista dal Suap (Sportello unico delle attività produttive) chiamata ad esaminare i progetti per la copertura di tre parchi minerali piccoli e di un’area di gestione dei rottami ferrosi. I parchi intereressati sono omo-coke (miscela di minerali di ferro destinati alla sinterizzazione e carbon coke) e agglomerato nord e sud (sinterizzato di minerali di ferro per gli altiforni). La superficie complessivamente coperta sarà pari a 74.120 metri quadrati. Le coperture dei parchi omo-coke e agglomerato nord e sud saranno formate da strutture in legno lamellare, con fondazioni in calcestruzzo armato, di forma e dimensioni differenti in funzione delle macchine operatrici che lavorano all’interno dei capannoni.
Il parco omo-coke avrà strutture ad arco mentre i parchi dell’agglomerato avranno edifici tronco piramidali a pianta poligonale. C’è già stata una prima riunione a metà settembre su questi progetti ed è emerso la necessità di verificare se tali interventi debbano essere o meno assoggettati alla procedura di Valutazione di impatto ambientale. Un ricorso, questo, che l’Ilva contesta perchè significherebbe, secondo l’azienda, allungare di molto i tempi di esecuzione dei lavori. Che nel piano delle misure ambientali e della revisione dei tempi dell’Aia presentato il 10 ottobre sono cosi’ fissati: avvio novembre 2013, conclusione entro luglio 2015.
E sempre il 30 ottobre la Camera è chiamata a convertire in legge il decreto sulla pubblica amministrazione al cui interno ci sono anche norme che riguardano l’Ilva e in particolare l’autorizzazione a due discariche di rifiuti, una per rifiuti pericolosi e l’altra per rifiuti non pericolosi. Si tratta di 200mila metri cubi per il primo lotto di quella per i rifiuti pericolosi e di 4 milioni di metri cubi per quella relativa ai rifiuti non pericolosi. Il sub commissario dell’azienda, Edo Ronchi, giudica le due discariche strettamente funzionali all’avanzamento dei lavori di bonifica della fabbrica. Il decreto sulla Pa è stato già approvato dalla Camera nelle scorse settimane ed è passato al Senato.
Quest’ultimo ha però introdotto delle variazioni rispetto al testo approvato nella parte relativa ai precari della Pd ed e’ quindi necesssario che il provvedimento torni a Montecitorio.
Se il decreto non sarà convertito in legge entro il 30 ottobre, decadrà. A fine agosto il Governo scelse la strada del decreto sulle discariche Ilva per superare la stasi determinatasi a livello locale per quanto riguarda le autorizzazioni. Gli enti locali hanno anche protestato per la procedura scelta dall’esecutivo che però col ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, ha assicurato che le discariche rispetteranno le norme ambientali.
Daniela Mangiulli
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