24/10/13

Ambiente, con centrali a gas -5% emissioni entro 2030

La domanda di energia, su scala globale, è destinata ad aumentare di quasi il 3% all'anno entro il 2030. Con le centrali a gas al posto del carbone, su larga scala, le emissioni di Co2 potrebbero ridursi anche del 5% rispetto ai livelli attuali.

Complessivamente, questa crescita moderata farà sì che la domanda di energia aumenti di oltre la metà rispetto ai livelli attuali tra ora e il 2030. Realizzando nuovi impianti, le emissioni di Co2 del settore potrebbero aumentare di un quarto, ossia di 3.500 megatonnellate, ma se le centrali elettriche a carbone venissero sostituite, su larga scala, da centrali a gas, entro il 2030 le emissioni di Co2 nel settore energetico potrebbero ridursi anche del 5% rispetto ai livelli attuali.

Lo rileva uno studio pubblicato da Siemens e da Horst Wildemann della Technical University di Monaco di Baviera. "Certo, sarebbe illusorio sostituire ora tutte le centrali a carbone con quelle a gas  sottolinea Wildemann ma le potenzialità individuate sono davvero impressionanti. Le emissioni globali di Co2 che ogni anno potrebbero essere eliminate interrompendo la produzione di energia dal carbone equivarrebbero così alla quasi totalità delle emissioni di Co2 di tutti i 28 paesi dell'Unione Europea". Lo studio esamina le situazioni locali e le differenti esigenze delle varie regioni del mondo.

"E' evidente osserva Michael Süb, del consiglio di amministrazione di Siemens Ag e Ceo del settore Energy che la capillare espansione delle fonti energetiche rinnovabili da sola non permette di migliorare automaticamente il clima, come dimostra in modo impressionante l'aumento delle emissioni di Co2 in Germania. D'altra parte, chiudendo le vecchie centrali elettriche a carbone non solo si riducono significativamente le emissioni, ma si otterrebbero anche riscontri economici, come è stato dimostrato negli Stati Uniti. Nel nostro studio, abbiamo analizzato questi diversi scenari, cercando di mantenere un equilibrio tra sostenibilità, affidabilità ed economia".
Lo studio divide i Paesi in 5 archetipi energetici. Nei Paesi con una richiesta di energia in lenta crescita, ci sono da un lato i "pionieri green" che tendono marcatamente verso le fonti rinnovabili, e dall'altra i "tradizionalisti", che tendono solo in bassa percentuale verso fonti di energia ecofriendly. Tra i Paesi con una domanda di energia elettrica in rapido aumento, ci sono le nazioni "energivore", che hanno già raggiunto un alto livello di elettrificazione, e le nazioni "next-wave electrifiers", nelle quali sussistono ancora notevoli lacune nella fornitura energetica a tutti gli abitanti. Il quinto gruppo è quello dei "massimizzatori delle esportazioni di petrolio", che si caratterizzano per il loro obiettivo di migliorare l'efficienza energetica di petrolio ed estrazione del gas.

Lo studio ha rilevato, ad esempio, che l'Europa potrebbe risparmiare circa 45 miliardi di euro entro il 2030, se molti degli impianti che generano energia da fonte rinnovabile fossero costruiti presso i siti che offrono i più alti rendimenti di energia elettrica. In questo scenario, i nuovi impianti fotovoltaici sarebbero installati principalmente nelle zone più calde del Sud Europa, mentre gli impianti eolici sarebbero costruiti nelle regioni più ventose e più settentrionali d'Europa.

Negli Stati Uniti, gli 80 miliardi di dollari di perdite annue, causate dai costi indiretti delle interruzioni di corrente, potrebbero essere evitate se la qualità della rete venisse migliorata. E in Cina sarebbe possibile fermare le emissioni di Co2 al livello attuale, se le fonti di energia rinnovabili fossero sfruttate appieno. Tuttavia, questo richiederebbe quasi il doppio degli investimenti. In alternativa, le emissioni potrebbero essere ridotte senza ulteriori costi se entro il 2030 un terzo delle centrali elettriche a carbone in Cina fossero sostituite da moderne centrali a gas.

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