Denunce e richieste. Se ne fa interprete Lucio Iavarone, del Coordinamento dei comitati della “terra dei fuochi”. «Vogliamo avere subito le informazioni sui terreni avvelenati, non renderle note sarebbe un crimine. Chiediamo un piano per garantire l’acqua pulita per le nostre campagne. E incentivi per i nostri prodotti, con un marchio regionale di qualità sanitaria, e aiuti alle cooperative di giovani che vogliano lavorare la terra. E che al Corpo forestale sia assicurata continuità di azione». Tocca al capo del Cfs, Cesare Patrone, una prima rassicurazione: «Faremo di più, perché questa zona è particolarmente delicata. Ma aggiunge bisogna stare tutti dalla stessa parte: il vostro sostegno per noi è il migliore aiuto». Poi tocca al ministro annunciare «nuove risorse per una task force» per i comandi provinciali del Cfs di Napoli e Caserta. Ma, soprattutto, quel tavolo di lavoro con gli altri ministri per rafforzare il contrasto. Un’iniziativa che si aggiunge a quella del responsabile dell’Ambiente, Andrea Orlando che proprio a Caivano aveva annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro per i reati ambientali. Infine la De Girolamo tocca il tema della sicurezza alimentare. In primo luogo «individuare i terreni avvelenati e riconvertirli a culture “no food” che diano nuovo lavoro». Usando per il recupero dei terreni i soldi tolti agli avvelenatori. Da un lato «togliere i prodotti avvelenati dalla catena alimentare, distruggendoli e risarcendo gli agricoltori». E dall’altro sostenere l’agricoltura pulita perché «non è vero che quella campana è tutta malata». Promesse, impegni. Ma anche un po’ di mea culpa. «Qui dice in chiesa siamo nella casa della verità e allora se è vero che bisogna avere fiducia nella buona politica dobbiamo anche ammettere che qui la politica è stata assente». Ma se la prende anche con chi «ora viene qui a fare passerelle sulla morte e il dolore». Il riferimento è alla recente iniziativa dei “grillini”. Parte qualche protesta. Don Maurizio la zittisce: «Io se faccio venire qualcuno a casa mia non lo interrompo». Ma poi sui campi avvelenati la contestazione, limitata, sarà anche per lui. Davvero la strada è lunga ma come riflette il professore Antonio Marfella, una delle anime del movimento "antiroghi", «abbiamo la necessità dell’impegno di tutti, perché la responsabilità è di tutti».
Antonio Maria Mira
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