Particolato (Pm10), biossido di azoto (No2) e ozono continuano a
minacciare la salute nelle aree urbane. In collaborazione con Agenzia
europea dell'ambiente (Aea) e Commissione Ue, Milano e altre 12 grandi
città europee hanno fornito i loro rilevamenti per fotografare la
situazione e contribuire a una revisione della politica europea
sull'aria
Il problema numero uno, per tutti, è il traffico. E
Milano, come le grandi capitali Ue, ha scelto di realizzare una 'low
emission zone', un'area dove è vietata la circolazione di veicoli
inquinanti, anche euro 2 diesel. Il capoluogo lombardo brilla per il
divieto di impiego delle stufe a legna più vecchie, misure per
l'efficienza energetica degli edifici e risulta "tra le poche ad aver
adottato misure per l'agricoltura, perché le emissioni di ammoniaca
contribuiscono alla formazione del particolato" racconta Lanzani.
Ma Milano paga, in termini di inquinamento, anche una localizzazione che la rende come "una vasca da bagno chiusa" afferma l'esperto di Arpa Lombardia, una vasca che rende la situazione meteorologica "particolarmente critica" e dove l'inquinamento sostanzialmente ristagna anche per via della bassa velocità del vento.
Per il futuro, fra le richieste emerse dalle città per riuscire a rispettare i limiti europei, c'è quella di rendere coerenti le politiche Ue sul clima con quelle dell'aria, visto che incentivare l'uso di biomasse come il legno produce inquinanti per la salute. Milano, in particolare, ha sollevato la necessità di un programma di intervento per la valle del Po per la qualità dell'aria, perché "le azioni a livello locale da sole non sono molto efficienti".
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