Il ciclo dei rifiuti e quello del cemento sono il terreno più fertile per le attività eco criminali in Emilia-Romagna. Sono 23 i procedimenti iscritti nel registro delle notizie di reato da parte della Direzione distrettuale bolognese in base all’art. 260 del Codice dell’ambiente, quello che sanziona l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti. "Un record di procedimenti aperti nel bolognese", sottolinea Legambiente, "basti pensare che la Dda di Napoli ne ha aperti “solo 20. Non c’è alcun dubbio, insomma, sul fatto che i rifiuti circolino illegalmente anche in Emilia-Romagna. E non sono passati inosservati".
La fotografia del radicamento mafioso in regione evidenzia tre zone distinte: Bologna, l'Emilia e la Romagna. "Mentre i clan di diversa provenienza hanno trovato nel capoluogo di regione una strana ma pacifica convivenza, dove nessuno ha il dominio sugli altri - spiega la nota di Legambiente - a dominare in Emilia sono gli affiliati ai clan di Cutro. L’Altra ‘ndrangheta, come viene definita nel capitolo dedicato all’Emilia-Romagna della Relazione della Dna, si caratterizza con l ’interesse a sfruttare determinati territori per trasferirne i proventi economici nelle zone di origine. In poche parole si “saccheggiano” le ricche province emiliane e la maggior parte dei soldi, ripuliti, vengono rimandati alla casa madre".
"Dalle analisi criminali appare chiaro, invece, che la Romagna sia ormai finita nella morsa dei Casalesi. La loro fortuna è stata la droga, ma successivamente i boss hanno puntato a “diversificare” il mercato per ripulire e moltiplicare i proventi illeciti accumulati in Romagna, e non solo".
Per quanto riguarda il cemento, è la provincia di Rimini quella a soffrire di più per l'abusivismo edilizio: già 220 le denunce all'autorità inquirente competente nei primi dieci mesi del 2012.
"L’Emilia-Romagna, nonostante non sia tra le regioni più colpite, registra ogni anno un numero di reati ambientali sempre in crescita che ci costringe a tenere alta l’attenzione sull’illegalità", afferma Marco Sebastiano, direttore di Legambiente Emilia-Romagna. (LA Repubblica)
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