29/06/13

Global PD - 28 giugno 2013

Innanzitutto: se non hai visto il bisogno di riforme prima di quanto è accaduto in Tunisia e Egitto, è troppo tardi per far qualsiasi riforma. Secondo: se le fai solo per quanto è accaduto in Tunisia ed Egitto, questa è una reazione, non un'azione. E dunque non puoi che cadere"

  Non avrei mai immaginato una reazione così calorosa al primo invio di Global Pd, pochi giorni fa. Nessuna cancellazione dalla mailing list e molte richieste di inserimento di altri. Grazie davvero, però mettiamoci d'accordo su un dettaglio: ho ricevuto in contemporanea anche una sessantina di richieste di appuntamento per spiegare progetti, presentarsi, riprendere vecchi fili interrotti. È una domanda non gestibile con i tempi strettissimi dell'agenda di oggi. Abbiate pazienza.....

Sono a Venezia per un seminario con gli amministratori dei principali Fondi Sovrani organizzato provvidenzialmente dall'Università Bocconi. Da li stanotte mi sposterò in Yemen, per un rapido giro di colloqui con le principali autorità del Paese coinvolte nel dialogo di riconciliazione nazionale. Da Sana'a, "la città-forma, una Venezia selvaggia sulla polvere, senza San Marco e la Giudecca" secondo le parole innamorate di Pier Paolo Pasolini, mi muoverò verso il Bahrein - con un ultrarapido stop in Qatar - per il vertice fra UE e Consiglio di Cooperazione del Golfo. Da li, infine, il giorno dopo a Vienna per la riunione dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica. Poi a Roma due giorni e via di seguito....ma ne parleremo. L'inizio del Ramadan dovrebbe permettermi di tenere i piedi più in terra che in aria.
Sono tornato ieri da Beirut. Gli occhi sono ancora pieni delle immagini dei campi dei rifugiati palestinesi e siriani, da Chatila - oramai un quartiere della capitale - alle tendopoli spontanee nella valle della Bekaa.

Il nostro Paese si sdraiò sul lettino dello psicanalista quando si trattà di farsi carico di 35.000 tunisini in fuga durante la rivoluzione (spesso solo in transito per ricongiungersi altrove in Europa con le proprie famiglie). Si parlò di "invasione". Il meraviglioso Paese dei Cedri ha ospitato in meno di un anno 600.000 profughi registrati da UNHCR, oltre un milione secondo le stime informali. Come se - rimanendo alla cifra più bassa - l'Italia avesse accolto (con le debite proporzioni demografiche) sei milioni e mezzo di persone.

Ci sono aree nel mondo, come l'Europa, che sono oramai così culturalmente distanti dall'idea di una guerra da avere rimosso anche i conseguenti meccanismi di adattamento, la condivisione estrema e l'accettazione della propria messa in gioco. In Medioriente, questa resilienza alla crisi del vicino e ai flussi di rifugiati è scritta nel dna ancora. Desta ammirazione, anche se oramai, anche in Libano, i poveri che accolgono altri poveri sono arrivati allo stremo e chiedono solidarietà ai loro vicini e a noi più lontani.

Noi siamo là. Con i militari di Unifil sulla Linea Blu del fiume Lithani, primo partner economico, medio donatore nella cooperazione (emergenza, assistenza economica, acqua, tutela archeologica).
Se la situazione regionale dovesse peggiorare, sar à indispensabile confermare questa amicizia con un maggiore sostegno.

Ci sono altre pagine che meritano di essere raccontate. Come quella che ha visto l'Italia in prima fila nella campagna globale contro le mine anti-uomo e oggi contro le terribili cluster bomb, le bombe a grappolo. Oltre dieci anni fa, grazie ad alcuni colleghi coraggiosi, l'Italia mise al bando le mine, ne interruppe la produzione e cominciò a spendersi per ripulire le molte aree del pianeta infestate da queste armi traditrici, capaci di uccidere o di mutilare indiscriminatamente i civili più indifesi (quanti bambini !). Ieri ho riunito il Comitato che mette assieme il governo, le ong e tutti i soggetti che continuano silenziosamente a lavorare per l'educazione, la diffusione delle Convenzioni Internazionali in materia, lo sminamento umanitario. Progetti per due milioni di euro l'anno scorso in Afghanistan, Bosnia, Somalia, Iraq. Quest'anno aggiungeremo con altre risorse anche Sudan, Sud Sudan, Siria. Solo nello Shatt'l Arab in Iraq sono ancora attivi oltre 15 milioni di ordigni....

E poi il Comitato Direzionale sulla Cooperazione. Ieri abbiamo approvato interventi per circa 60 milioni per progetti sulla sicurezza alimentare e sulla sanità, in Africa, Asia e in America Latina. Ma soprattutto abbiamo cominciato una discussione "innovativa" sugli strumenti di partnership fra pubblico e privato e sui nuovi modi di finanziare la cooperazione (blending, matching e altre tecnicalita' che vi risparmio). Però non vi risparmio il fine di questa discussione: aggiornare la legge ma soprattutto aggiornare l'idea diffusa che c'è dietro in parte della società italiana, e cioè che la cooperazione sia uno strumento caritatevole per anime buone da farsi solo quando c'è molta ricchezza in giro. Tutto diverso. Vi dir ò quale sia la mia idea di "tridente" della proiezione internazionale dell'Italia. Ma non oggi.

L'unico tridente che esce a testa alta, ma perdente, è quello della nazionale italiana che ieri sera ha perso al settimo rigore la semifinale con la Spagna nella Confederation Cup di calcio. Una partita che almeno per due ore mi ha fatto abbandonare sul divano i compiti per casa. Bravi tutti.

Un saluto affettuoso al grande Stefano Borgonovo che ci ha lasciato dopo una lunga e commovente battaglia contro lo Sla.

E una preghiera per Madiba, Nelson Mandela, che si sta spengendo dopo una vita esemplare che lascia un grande segno per le generazioni di domani e per tutti i ragazzi e le ragazze che si battono per i valori, troppo spesso dati per scontati, di libertà, dignità e rispetto.

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