Macchie
di sangue sospette sul predellino laterale del camion e notevoli
incongruenze nelle registrazioni della “scatola nera” dell’Iveco 180 che
il 18 novembre 1989 investì e uccise il calciatore Denis Bergamini.
Sono questi i nuovi elementi di un caso a lungo liquidato come semplice
suicidio ma che, come ha rivelato la puntata di ieri sera di “Chi l’ha
visto?”, potrebbe finalmente portare a nuovi sviluppi.“Denis venne assassinato”. A più di 23 anni dalla morte del figlio, non si è spostata di un millimetro la convinzione di Domizio e Donata Bergamini, i genitori del calciatore ferrarese (originario di Boccaleone, vicino ad Argenta) del Cosenza trovato morto il 18 novembre 1989 sulla statale Ionica, nei pressi di Roseto Capo Spulico. Tutto ora si basa sulle incongruenze rilevate nel cronotachigrafo, la “scatola nera” presente sulla maggior parte dei camion che registra costantemente la velocità del mezzo, permettendo di effettuare riscontri con le testimonianze in caso di incidenti, o di ricostruirne le dinamiche. Secondo il racconto del proprietario dell’Iveco 180 Raffaele Pisano, che confessò di avere investito accidentalmente Bergamini, il mezzo era partito da Rosarno e stava attraversando la statale, quando il calciatore uscì fuori dal nulla e si buttò sotto le ruote del camion. Ma Rosarno dista più di 230 chilometri dal luogo dell’incidente, mentre i dati rilevati dal cronotachigrafo mostrano che il camion quel giorno ne aveva percorsi circa 177 prima di frenare e fermarsi per il – presunto – impatto con il calciatore.


















