18/02/13

Franceschini, Bratti e gli impegni verso il petrolchimico

I candidati Pd decisi nel salvare occupazione e ricerca, ma servono scelte precise e costi energetici ridotti.

All’Italia serve una politica industriale ed  energetica, ma è vitale soprattutto per Ferrara che il Paese la trovi il prima possibile. È questo il concetto fondamentale di cui si è discusso nell’incontro al polo chimico organizzato dal Pd, che segnava uno degli appuntamenti più attesi della campagna elettorale. Davanti alla platea si sono incontrati non solo alcuni “grandi nomi” della politica locale, come i parlamentari Alessandro Bratti, Dario Franceschini e il sindaco Tiziano Tagliani, ma anche rappresentanti del mondo sindacale, dell’università e naturalmente i dipendenti della Lyondell-Basell, il cui futuro è ora più che mai incerto dopo l’annuncio da parte dell’azienda americana di tagliare 105 posti di lavoro. Un’operazione che secondo i sindacati sarebbe iniziata proprio nei giorni scorsi, con il primo caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo di un dipendente, reso possibile dalla riforma Fornero. Il protagonista di questa vicenda, Gianluca, si è incatenato all’esterno della sala durante l’incontro coi politici, chiedendo un aiuto concreto anche al di fuori della campagna elettorale.
E la serata di ieri verrà ricordata dai sindacalisti presenti proprio per gli impegni che i politici si sono assunti verso i temi – mai così intrecciati – dello sviluppo industriale e del lavoro, con Bratti a proporre un impegno per una nuova politica industriale e la promessa di Franceschini di assistere e difendere il lavoratore licenziato e i suoi colleghi, “perché c’è il rischio che si crei un precedente in giurisprudenza, e si ripercuota sulla sorte di molti altri lavoratori in tutta Italia”. Il problema Basell resta comunque complesso, essendo determinato da decisioni prese su piani indipendenti l’uno dall’altro: locale, nazionale e nella sede americana della azienda. Non ha mancato di sottolinearlo Tagliani, rivendicando il lavoro svolto in questi anni e criticando duramente la lettera del leader Ppf Valentino Tavolazzi apparsa in mattinata su Estense.com ( leggi la lettera ). “Certi temi – ha spiegato il sindaco – vanno affrontati amministrando con competenza e autorevolezza, e non certo mandando e-mail dal computer. Chi è che ha fatto pressione in Parlamento quando c’è stato il problema delle emissioni di Yara? Chi ha firmato l’accordo di programma per avviare la bonifica, che è fondamentale per tenere aperto il petrolchimico? Chi è andato a sfilare con gli operai di Terni quando rischiavano il licenziamento, e che adesso sono qui a supportarci? Non certo Tavolazzi. È comodo stare 13 anni a criticare senza mai fare una proposta”.

Chi invece appoggia, almeno in parte, una delle critiche del consigliere Ppf è il segretario di Filctem – Cgil, Mauro Cavazzini, che riprendendo “alcuni interventi letti sulla stampa”, ha spiegato che “bisogna parlare del costo dell’energia all’interno del petrolchimico, che è una delle premesse fondamentali per far investire le aziende in questo centro. Noi in passato abbiamo accettato il progetto energetico e la Turbogas, ma in cambio l’energia doveva costare meno, e questo non è avvenuto. È questo il grande tema con cui la politica deve confrontarsi”.

Un tema a cui non si sottrae Bratti, secondo cui “la prima scelta strategica da fare una volta al governo riguarda l’energia. E in un mondo in cui certe scelte non sono più sul piano locale, è fondamentale avere un piano industriale, in modo che le aziende possano avere un interlocutore vero nella politica. Noi in questi anni ci siamo opposti al ritorno al nucleare proposto dal governo Berlusconi, abbiamo promosso gli incentivi alle fonti rinnovabili, che scontano ancora il fatto che in Italia non c’è stata una vera liberalizzazione in questo settore”. La formula proposta dal deputato è quella di puntare sulla chimica verde, sostenibile, e su alcuni filoni di ricerca in cui le aziende italiane eccellono: “Siamo secondi in Europa come produzione di energia da fonti rinnovabili, e primi in alcune filiere come il recupero dell’acciaio o del legno. Ma questo accade perchè il sistema delle nostre imprese si è mosso. Ed è su queste imprese che si può costruire una politica industriale, perchè non potremo più competere con quel tipo di produzione in cui il costo del lavoro è l’unico parametro: dobbiamo puntare sullo sviluppo di qualità”.


L’intervento del segretario Filctem, Mauro Cavazzini

Una politica industriale molto mirata, quindi, come suggerisce anche Franceschini affermando che “dobbiamo evitare gli incentivi a cascata. La politica deve aiutare certi tipi di imprese: quelle che fanno ricerca e innovazione, nuove assunzioni, e che operino in un settore su cui l’Italia possa puntare nei prossimi anni. Non ci sono più risorse per tutti”. Per quello che riguarda le multinazionali invece “dobbiamo arrivare da Ferrara con un progetto innovativo che anticipi già le scelte strategiche nazionali, e poi sistema paese potremo andare a parlare e confrontarci con le grandi imprese. Se riusciamo a lavorare come sistema paese per fare in modo che l’Italia resti nella chimica e che investa in un certo tipo di chimica, allora Ferrara riuscirà non solo a difendere quello che c’è, ma anche a costruire qualcosa di innovativo”.

Resta da vedere se sarà possibile rendere compatibile il nuovo corso da dare al settore chimico nazionale con il salvataggio dei posti di lavoro alla Lyondell-Basell, quando le scelte della multinazionale non sembrano voler puntare su Ferrara per i progetti “verdi”, e i suoi investimenti nella ricerca sono in contrazione anche nei centri esteri. Per entrambe le situazioni il tema chiave si conferma ancora una volta l’elevato costo dell’energia. “Stasera ho sentito delle analisi corrette – spiega Cavazzini al termine dell’incontro –, e spero che i politici tengano fede a quanto annunciato. Vorrei solo che ci fosse un impegno più forte verso Eni, una multinazionale che ovviamente deve fare anche degli utili, ma il cui azionista di maggioranza è la Cassa depositi e prestiti. Ci aspettiamo molto su questo fronte, perchè Eni è l’organismo principale che può influire sul costo dell’energia in Italia e dalle sue decisioni può dipendere il nostro sviluppo industriale”.


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