22/12/11

La manovra Salva Italia e l'ambiente

Le misure che si trovano in campo ambientale nella cosiddetta manovra “Salva Italia” sono, a parte la decisione di mantenere il 55% di detrazione fiscale per l’efficienza energetica, del tutto marginali. Si è parlato spesso di Green economy, della necessità che vi sia una profonda riconversione del mondo produttivo ma ancora una volta quando ci si trova di fronte a scelte concrete ci si rifugia nel vecchio modello di sviluppo che tanti guai ha creato al nostro Paese e a tutta Europa .
Le dichiarazioni “programmatiche “ del nuovo Ministro Clini in Commissione sono in gran parte condivisibili: un attenzione particolare al dissesto idrogeologico collegato con il tema dei cambiamenti climatici, un impegno sul versante dell’efficienza energetica e dello sviluppo delle rinnovabili, la volontà di sbloccare l’annosa questione delle bonifiche dei siti contaminati e addirittura il tentativo di superare la malattia cronica dell’Italia causata dalla gestione integrata dei rifiuti. Tutto questo in una cornice che  considera i temi ambientali come una grande opportunità per la crescita e lo sviluppo.
In realtà tutto questo nella manovra non si coglie, anzi manca proprio.
 Vi si trovano invece una serie di provvedimenti sicuramente importanti ma che nulla o ben poco hanno a che fare con l’ambizione del Ministro e con le nostre aspettative Al riguardo, segnalo specificamente la necessità di una più approfondita valutazione sotto il profilo dell'organicità e della compatibilità delle disposizioni  in tema di bonifiche dei siti inquinati rispetto al quadro normativo di riferimento contenuto nel Codice ambientale. 

Qui vi è un pallido tentativo di semplificare le procedure anche per i siti che non hanno attività in esercizio e questo è ragionevole, ma è necessario fare attenzione che le procedure cosiddette a stralci spaziali e temporali non facciano cadere per le imprese che hanno causato l’inquinamento o che detengono l’area in proprietà , l’obbligo di contribuire con una garanzia fideiussoria che possa eventualmente essere utilizzata dal soggetto pubblico responsabile del procedimento. In poche parole se chi deve bonificare non lo fa, per mille ragioni, questo deve comunque metterci dei quattrini.
Un altro punto che è una logica conseguenza del risultato del referendum contro il nucleare è la cancellazione della costituenda Agenzia per la sicurezza nucleare. Noi abbiamo chiesto di  fare chiarezza in ordine al contenuto e agli effetti delle disposizioni recate dall'articolo dedicato in tema di soppressione dell'Agenzia , giudicando molto importante che i compiti di controllo in materia di sicurezza nucleare non siano affidati agli apparati ministeriali ma, al contrario, restino affidati ad un organismo terzo e, nel caso specifico, all'ISPRA. Soggetto tecnico che va ulteriormente potenziato.
E’ opportuno poi che  si approfondisca la questione relativa all'entrata in funzione del nuovo Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), chiarendo definitivamente se esso debba intendersi come uno strumento di lotta ai traffici illeciti di rifiuti pericolosi ovvero come lo strumento generale di gestione e di controllo sulle attività di trasporto di tutte le tipologie di rifiuti speciali, ritenendo, peraltro, che solo nella prima ipotesi si possa giustificare il ruolo centrale assegnato dal precedente Governo al Nucleo operativo ecologico dell'Arma dei Carabinieri nella gestione del nuovo sistema. Questo al di là dei numerosi aspetti tecnici che non sono stati risolti. Ricordando anche che sulle modalità di affidamento del Sistri a Selex, gruppo Finmeccanica, incombe una delicata inchiesta giudiziaria della DDA di Napoli. Le migliaia di imprese stanno aspettando preoccupate la scadenza del termine del 9 Febbraio 2012, data fatidica dell’entrata in vigore del sistema.
Non poche perplessità, sempre all’articolo sulla soppressione degli Enti, desta la scelta di inglobare nell’Authority per l’energia la neonata Agenzia per i servizi idrici. Che questa fosse un ibrido giuridico noi lo avevamo già fatto notare ma la scelta realizzata nella proposta del Governo Monti non può, anche in questo caso, non considerare l’esito dei quesiti referendari di qualche mese fa proprio su l’acqua come bene comune. Vi è un iter legislativo alla Camera riguardo alla gestione del servizio idrico integrato che va completato in tempi brevi. E’ indispensabile trovare una soluzione che vada nella direzione indicata dal referendum evitando anche qui di rifugiarsi in vecchie logiche che hanno visto la contrapposizione fra liberalizzatori/privatizzatori e “pubblici”.
Concludo, infine, esprimendo il mio rammarico riguarda alla scelta fatta riguardo il provvedimento che destina al Fondo ammortamento titoli di Stato una quota dei proventi della vendita all'asta dei diritti di emissione di CO2. La quota sarà stabilita con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. La relazione tecnica afferma che da stime preliminari, considerando uno scenario low, è possibile valutare prudenzialmente i ricavi derivanti dal sistema delle aste per i diritti di emissione di CO2 - di cui alla Direttiva 2003/87/CE - nell'ordine di complessivi 780-840 milioni di euro negli anni 2013 e 2014, e che le quote a disposizione dell'Italia sono stimate su base annua in circa 94 milioni di euro. La norma in esame quindi è finalizzata - sempre secondo la relazione tecnica - a consentire il riacquisto di titoli del debito pubblico e lanciare, quindi, un forte segnale ai mercati finanziari circa la volontà dell'Italia di ridurre il più velocemente possibile il proprio debito.
Tutta la legislazione vigente ha sempre sostenuto che questi proventi dovessero essere utilizzati per politiche virtuose tese a ridurre sia nella mitigazione che nell’adattamento gli esiti dei cambiamenti climatici. Il fatto che una quota dei proventi della vendita all'asta dei diritti di emissione di CO2 sia dirottata  dall'obiettivo del rafforzamento delle politiche ambientali, a quello della riduzione del debito pubblico ci lascia molto perplessi se non contrariati.
Bene invece giudichiamo la nuova formulazione del tributo sui rifiuti che mantiene nella sua parte variabile il connotato di tariffa che varia a seconda di diversi parametri tra cui l’efficacia della raccolta differenziata. Questa formulazione dovrebbe risolvere l’annoso contenzioso del pagamento dell’IVA oggetto di polemiche incandescenti. Bene anche il fatto, ma non poteva essere altrimenti, che la titolarità del tributo rimanga di competenza dei Comuni. Qui si innesta una questione che noi abbiamo richiesto di risolvere, anche presentando un progetto di legge specifico, che riguarda la situazione incredibile che si è determinata in Campania a causa dei provvedimenti legislativi scellerati in cui chi riscuote la tassa è la Provincia.  Troppo poco per affrontare l’estendersi dell’emergenza in altre regioni. Forse non è questo il provvedimento legislativo, ma al più presto sarà necessario affrontare anche attraverso un riassetto normativo e alcune scelte forti il tema della gestione integrata dei rifiuti in Italia.
Per il resto va sottolineato il fatto che per il trasporto pubblico locale qualche risorsa per le Regioni è stata rimediata ma ancora abbondantemente non sufficiente per affrontare una questione che da tutti viene citata come fondamentale ma che come un po’ tutta la manovra va nella direzione contraria.

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