18/01/11

Oggi in aula seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione siciliana approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (Doc. XXIII, n. 2)

Resoconto dell'Assemblea - Bozza non corretta in corso di seduta
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, il lavoro svolto dalla Commissione è stato caratterizzato da una forte condivisione di intenti tra tutti i componenti e i partecipanti e da una presidenza attenta e al di sopra delle parti, che ringrazio. Voglio evidenziare il ruolo determinante svolto dal Partito Democratico all'interno della Commissione bicamerale che ne ha consentito, a mio parere, di raggiungere importanti risultati.
Così come sostiene il procuratore Grasso, nel traffico illegale dei rifiuti l'iniziale coinvolgimento di gruppi di criminalità organizzata di tipo mafioso, che avevano a disposizione nel territorio cave, terreni e manodopera a basso costo, ha favorito il rapido decollo di un vero e proprio mercato illegale. Nel tempo il mercato si è evoluto e accanto agli esponenti delle famiglie mafiose il mondo dei rifiuti si è andato popolando, sempre di più, di una varietà di soggetti che, nella gran parte dei casi, non ha un precedente criminale ma si collega con i criminali. In generale si tratta di imprese legali, uomini d'affari, funzionari pubblici, operatori del settore dei rifiuti, mediatori, faccendieri, tecnici di laboratorio, imprenditori nel settore dei trasporti. Anche la politica, un certo tipo di politica, è spesso coinvolta pesantemente, sia dal lato del rapporto insano con gli elettori attraverso il voto di scambio sia, a volte, direttamente nell'attività criminosa.
Si assiste oggi al superamento dello storico radicamento del fenomeno in esame in un numero chiuso di regioni e all'allargamento all'intero territorio nazionale attraverso rotte criminali di recente sviluppo, che coinvolgono aree, come ad esempio quella lombarda, soprattutto sul versante delle bonifiche dei siti contaminati e del trasporto di materiali. Parimenti aumentano i traffici internazionali soprattutto verso e dall'Asia, che segnalano un'estensione del campo di attività della malavita organizzata.
L'emergenza campana non è finita, rimangono molteplici questioni aperte, che abbiamo ricordato anche recentemente discutendo sull'ennesimo decreto-legge in quest'Aula. La proposta governativa si è dimostrata insufficiente e demagogica e non ha risolto, al di là della propaganda, i nodi strutturali che possono consentire il rientro nella gestione ordinaria.

A ciò si aggiunge la situazione calabrese che presenta impianti non a norma, assenza di raccolta differenziata, aree da bonificare come la Pertusola di Crotone, che costituiscono una seria minaccia ambientale per la salute dei cittadini, i contenziosi non risolti di centinaia di milioni di euro tra il commissariato e le multinazionali, e la situazione ormai critica nel Lazio a causa della presenza di numerose inchieste giudiziarie e di una forte carenza impiantistica. Anche riguardo alle bonifiche siamo ancora sostanzialmente al palo: 57 i siti di interesse nazionale, tanti i soldi spesi per studi, indagini e analisi, ma quasi nessun sito bonificato, grandi aziende importanti come ENI che, pur favorite dalla semplificazione delle norme relative al danno ambientale, non iniziano le attività di bonifica con un Governo che ha stornato le risorse dedicate e con una preoccupazione in più, dovuta al fatto che attorno al business delle bonifiche si sviluppi un mercato illegale, che vede protagonisti gli stessi soggetti che hanno concorso ad inquinare. Alcune vicende lombarde ne sono testimonianza, non aiuta in questo percorso la funzione di Sogedis, società in house del Ministero, coinvolta in modo poco trasparente in moltissimi procedimenti di bonifica.
Ma veniamo alla Sicilia: un dato evidente è che, laddove vi siano carenze da un punto di vista amministrativo, gestionale e politico, laddove il sistema dei controlli non funziona, sia certamente più agevole, sia per la criminalità comune che per quella organizzata, insinuarsi nelle maglie lasciate aperte dalla pubblica amministrazione.
La situazione è stata a periodi drammatica, a causa principalmente del piano dei rifiuti regionale precedente e di un assetto organizzativo per la gestione completamente sbagliato, un progetto che ha visto nella costituzione dei ventisei ATO in forma di Spa il fulcro del dissesto finanziario, condito da un fallimento totale della costruzione dei quattro inceneritori e della raccolta differenziata. In questa di situazione di sfascio, in numerosi casi si è inserita la malavita attraverso vari meccanismi, dalla richiesta del pizzo a un intervento diretto come quello riguardante gli appalti delle impianti.
Nella relazione emergono tutte le criticità del sistema, ma, a mio avviso, due sono esemplari. La prima è relativa alla vicenda che riguarda l'azienda comunale AMIA di Palermo - direttamente gestita dal comune che, peraltro, ha messo in evidenza a mio parere tutte le inadeguatezze e la superficialità dell'attuale sindaco - verso la quale ricordo che questo Governo, con il benestare di tutte le forze di maggioranza, ha indirizzato risorse importanti attraverso una delibera CIPE del 2009, 150 milioni di euro, che non hanno impedito di fatto il fallimento della medesima, più altri 80 milioni con decreto, che erano già stati erogati.
La seconda riguarda la complicatissima vicenda dell'appalto degli inceneritori, mai costruiti pur potendo godere dei cospicui incentivi CIP 6 autorizzati dal Governo, una vicenda su cui le indagini sono in atto e dalla quale emergono violazioni di natura amministrativa, che prefigurano i segnali di una gara meramente apparente, in cui tutto era già stato deciso a tavolino e - cosa ancor più grave - nella quale il ruolo determinante sarebbe stato ricoperto dalle organizzazioni di stampo mafioso. È emblematico il fatto che la costituzione delle associazioni temporanee di impresa che hanno presentato le offerte sia avvenuta lo stesso giorno dallo stesso notaio.
I traffici illeciti sui rifiuti non riguardano solo la regione siciliana. A fronte di questa situazione di emergenza continua e di palese illegalità ci si domanda se siano stati messi in campo strumenti gestionali e legislativi sufficienti a contrastare fortemente il primato negativo del nostro Paese.
Sicuramente il recepimento della direttiva europea 2008/99/CE che prevede l'introduzione in ambito penale dei diritti ambientali estendendo la responsabilità dei reati ambientali anche alle società, l'introduzione della tracciabilità dei rifiuti e il Sistri - per quanto tutto da sperimentare - che ad oggi non decolla a causa di un'applicazione da parte del Ministero a dir poco superficiale, possono aiutare ad affrontare gli aspetti illegali connessi alla gestione integrata dei rifiuti, ma non sono sufficienti.
A proposito poi del Sistri, il Ministro rispondendo a un question time un paio di mesi fa aveva garantito che sarebbe stato tolto il segreto di Stato, cosa che non è accaduta e su cui vorremmo dei chiarimenti visto che sull'assegnazione alla società privata sono stati presentati ricorsi al TAR.
Pensiamo inoltre che, com'è successo riguardo al tema dei flussi finanziari, provvedimento che noi abbiamo sostenuto, anche per il Sistri forse un coordinamento con i Ministeri dell'interno e della giustizia avrebbero consentito un diverso avvio di un percorso che oggi è impantanato.
Il nostro partito ha proposto numerose azioni per contrastare l'ecomafia, dalla necessità di un maggiore coordinamento fra le procure ordinarie e la Direzione distrettuale antimafia ad un potenziamento delle procure più impegnate sul fronte della lotta alle ecomafie, a un potenziamento dei nuclei specializzati di polizia giudiziaria, a un maggior coordinamento tra le forze di polizia giudiziaria e a un potenziamento dei controlli preventivi attraverso un rafforzamento delle agenzie ambientali regionali e di quella nazionale.
Avremmo voluto un ruolo più forte di coordinamento del Governo centrale per evitare il ricorso sistematico al commissariamento. Da subito bisogna quindi attivare un ruolo nazionale teso a scongiurare l'esplosione di nuove crisi, rilanciare le buone pratiche del riciclaggio dei rifiuti raccolti in modo differenziato, realizzare la riduzione della produzione di rifiuti e favorire la costruzione degli impianti e delle infrastrutture industriali per il recupero di energia da rifiuti, così come ci viene indicato dalla direttiva 2008/98/CE.
Noi quindi voteremo convintamente questa risoluzione che non si limita a denunciare i gravi problemi che rispetto al ciclo di gestione dei rifiuti sono presenti in Sicilia ma che chiede con forza al Governo - e dispiace che oggi il Ministro dell'ambiente non sia presente ad una discussione che ritengo molto importante e che la riguarda direttamente - di accantonare la propaganda e la demagogia per lavorare insieme per sanare una delle piaghe più gravi che affligge l'Italia.
Come Commissione credo che avremo il compito anche di vigilare su quello che oggi voteremo (Applausi).

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