25/02/09

Acqua: 10 interventi. Posson bastare?

Direi di si, abbiamo fatto una buon lavoro e anche la mozione presentata e discussa oggi è stata approvata. Ho fatto 10 interventi nella discussione del disegno di legge: S. 1306 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente (Approvato dal Senato) (A.C. 2206)
Qui il link e sotto il testo stenografico in corso di seduta. Se vi interessa la mozione invece la trovate qui.

1. Signor Presidente, riprendo le considerazioni da cui è partita l'onorevole Mariani. È evidente che, dopo le dichiarazione del sottosegretario e del relatore, il pathos che ci si può mettere nella discussione degli emendamenti è molto limitato (credo che tutti lo possano assolutamente comprendere). Tuttavia, su alcune questioni è assolutamente fondamentale, se non altro, discutere e far presente quali possano essere le problematiche per poi magari evidentemente riprenderle in altri provvedimenti.
È stato ricordato che l'urgenza di questo provvedimento nasce nella paura di non incorrere alcuna volta in una infrazione comunitaria. Ricordo che, rispetto all'applicazione della direttiva 2000/60/CE (quindi licenziata a livello comunitario dal 2000), varie volte siamo caduti in procedure di infrazione per tutta una serie di norme. Nella direttiva si prevede che, nella governance delle autorità distrettuali, tali autorità definiscano poi i piani di bacino distrettuale e successivamente i piani di gestione, che sono in realtà il vero obiettivo della direttiva comunitaria.
Il cuore di questi piani è quello relativo alla tutela delle acque regionali, ed oggi - così come abbiamo avuto occasione di ascoltare nel corso delle audizioni svolte recentemente in

Commissione ambiente - su venti ragioni ve ne sono purtroppo sei che non hanno neanche questi piani di tutela delle acque approvati, e quindi ci si chiede poi come faranno a mettere in atto all'interno dei distretti il piano di gestione.

Ricordo anche che, rispetto al decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, al codice ambientale, a cui accennava prima la collega Mariani, si è preceduto ad una revisione sin dalla scorsa legislatura ma non si è riusciti a rivedere questa parte del decreto che, pur si sapeva, soprattutto per la riorganizzazione dei distretti, presentava qualche problema. Quindi, rispetto al codice ambientale, acqua ed aria, in realtà, non sono stati rivisitati.
Peraltro, come ricordavo prima, la composizione di questi distretti è stata fatta territorialmente e ci sarebbe molto da discutere. Siamo anche felici che non sia stata accolta la richiesta di introdurre un nuovo distretto della laguna di Venezia che ci sembrava abbastanza incongruente.
Il nostro emendamento, come anche l'emendamento Mariani 1.31 sul quale mi soffermerò successivamente, tende sostanzialmente a mantenere in questa fase di transizione un ruolo importante per le regioni. L'emendamento che proponiamo, insieme ad altri che abbiamo presentato, permette di conciliare le differenti peculiarità territoriali ed istituzionali del territorio nazionale, sempre in attesa del definitivo assetto degli strumenti di attuazione della direttiva comunitaria. È necessario anche ricordare - ritengo che lo dobbiamo tener presente - quali sono le difficoltà finanziarie in cui già oggi si muovono le autorità di bacino. I sempre più esigui finanziamenti per il loro funzionamento e per le attività di studio e pianificazione, oggi si sono davvero ridotti al lumicino. Ciò, insieme all'impossibilità di disporre di una qualche forma di autonomia funzionale, non consente di superare i problemi e di raggiungere gli obiettivi che la direttiva impone. Inoltre, anche in questo caso, bisognerebbe far riferimento al codice ambientale che tentava comunque di dare una certa unitarietà normativa. Sappiamo bene, quindi, che gli emendamenti che noi ritenevamo importanti non verranno accettati, ma in ogni caso chiediamo comunque di votarli, perché sottolineiamo la necessità di riprendere al più presto questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
2. Signor Presidente, proprio per entrare nel merito della questione voglio dire che credo sia stato ribadito il tentativo di centralizzare di molto tutta la procedura transattiva. Questo mentre, da un lato, può anche

essere spiegabile, dall'altro, però, presenta delle incongruenze. Infatti, sarebbe interessante capire perché vengono escluse in maniera impropria le regioni, sia nella fase transattiva sia dopo, nella fase di elargizione di un eventuale contributo finanziario (lo vedremo in seguito), e, tuttavia, si chieda il parere del COVIS. Faccio presente che il COVIS è un organismo di carattere tecnico che è necessario per fornire tutta una serie di giudizi, da un punto di vista tecnico, in ordine agli investimenti compiuti dal Ministero. Pertanto, non riesco a capire come, da un lato, vengano escluse le regioni e, dall'altro, si chieda un parere a un organismo tecnico che è nato con tutte altre funzioni.
Questo dimostra, per l'appunto, come sarebbe invece necessario allargare sia nella fase propedeutica, sia nella fase finale, la discussione e l'operazione che può avere un suo senso anche nei territori.
3.Signor Presidente, per essere anche molto concreti, credo che nella fase di indennizzo - poi, durante la discussione ci saremmo tornati anche con altri emendamenti - basterebbe modificare la procedura, quella così farraginosa di oggi, che prevede l'emanazione di altri due decreti per poter indennizzare il territorio colpito dall'eventuale inquinamento e per procedere alle bonifiche.
Questo aspetto nel provvedimento non è assolutamente chiaro, quindi anche chi, come me ad esempio, vede di buon occhio un'operazione transattiva, ovviamente ha molti dubbi sul fatto che questa non sia invece solo un'operazione per far cassa, perché non si capisce in che modi e tempi questi soldi vengano riversati sui territori fortemente colpiti dall'inquinamento ambientale che necessita di bonifiche.
4.Signor Presidente, anche in questo emendamento affrontiamo un problema che non sembra legato a quanto dicevamo prima ma, invece, lo è in maniera profonda. Ne abbiamo già parlato e diversi colleghi sono intervenuti sul tema delle bonifiche. In questo emendamento ci riferiamo a un tema connesso al personale e ad una proposta di stabilizzazione, anche se parziale, da parte del Governo che riguarda appunto l'ISPRA, che è l'organismo tecnico che in realtà si occupa di tutti quei siti contaminati e di tutte quelle bonifiche che, in un qualche modo, dovrebbero essere attuate nell'ambito dei siti di interesse nazionale.
Tra l'altro, la task force di questo organismo tecnico, che si occupa di problematiche assolutamente complesse insieme all'Istituto superiore di sanità, oggi è estremamente esigua, anche perché questo istituto, che consta di circa 1.200 dipendenti, ne ha circa un terzo - e oltre - che sono in condizioni di non stabilità da un punto di vista lavorativo.
Pertanto, questo organismo, che ha un acronimo strano (ricordo l'operazione compiuta dal Governo di trasformazione dell'agenzia tecnica in istituto di ricerca, che ci ha visti molto scettici), oggi non ha ancora una sua operatività compiuta, in quanto nasce dalla fusione di altri tre organismi. Esso non ha uno statuto funzionante, non ha ancora definito gli organi, è ampiamente commissariato e, tuttavia, è un istituto assolutamente fondamentale per realizzare tutte quelle operazioni di bonifica di cui abbiamo parlato fino ad ora.
Pertanto, va benissimo che vi sia il coinvolgimento delle regioni ma delle due l'una, anche da un punto di vista tecnico:
o si sceglie di dotare l'istituto centrale di una task force tecnica adeguata allo sforzo che deve essere compiuto, oppure è necessario, anche in questo caso, coinvolgere le agenzie regionali - le quali ovviamente dipendono dalle regioni - per fare in modo che rispetto a queste operazioni tecniche e alla definizione dei programmi di bonifica possano dire la loro.
Quindi, in buona sostanza, sebbene questo provvedimento del Governo in realtà - e questo va riconosciuto - tenda in parte a mettere in campo delle procedure per stabilizzare una parte del personale (così come è scritto), tuttavia esso non raggiunge una parte di precariato che, invece, ha dato e sta dando tanto all'interno di questo organismo tecnico per il lavoro che svolge quotidianamente.
Pertanto, la ratio dell'emendamento in esame è di fare in modo che il Governo tenga presente e attui non solo quei procedimenti che sono da portare a compimento, ma che consideri la possibilità di una stabilizzazione anche per quelle altre figure che in questa fase ne rimangono fuori perché, lo ripeto, questo è un organismo tecnico fondamentale per attuare tantissime altre questioni ma, soprattutto, quei procedimenti di bonifica di cui abbiamo parlato fino ad ora.
5.Signor Presidente, siamo sempre nel filone di quanto discusso stamattina, riguardo al tema della bonifica e della compartecipazione delle regioni, di cui abbiamo detto. Qui si sottolinea un fatto che poi viene ripreso anche da altri emendamenti. Oltre al fatto che le regioni debbano essere interessate nella fase di transazione (che poi ovviamente è quello che interessa di più, visto che stiamo discutendo di un eventuale danno che viene riconosciuto e di eventuali emolumenti che dovrebbero essere messi a disposizione per ripristinare le condizioni iniziali del sito), si chiede sostanzialmente che in questa fase di quantificazione un ruolo fondamentale venga svolto dalle regioni che hanno subito questo danno.
Noi crediamo e speriamo che poi, nel provvedimento che dovrà nascere da quell'ordine del giorno che abbiamo condiviso, si tenga in considerazione questo aspetto, che è l'elemento che probabilmente interessa di più i territori danneggiati, come abbiamo detto anche questa mattina.
6.Signor Presidente, credo che questo emendamento, sul quale vorrei intervenire brevemente, potesse essere accettato perché sostanzialmente propone un approccio ad un problema, come quello dei siti contaminati, cercando anche di favorire l'innovazione tecnologica attraverso una serie di provvedimenti che possano scomputare questo investimento nell'innovazione tecnologica nella fase transattiva.
Voglio ricordare, infatti, che i siti contaminati, sia che siano di interessi nazionale sia che non lo siano, rappresentano sempre anche delle occasioni di studio e di applicazione di tecnologie innovative sulle quali le imprese, una volta raggiunti gli accordi di programma, possono cimentarsi non solo per restituire al territorio quelle porzioni di terreno nelle condizioni naturali, ma anche, talvolta, proprio per sviluppare tecnologie prototipali che poi possono essere utilizzate nell'approccio a situazioni analoghe.
Tra l'altro, mi dicono che questo emendamento fosse anche molto caro a Confindustria, che è presente con una buona parte delle sue aziende chimiche in questi siti e che, in qualche modo, attraverso queste aziende in alcune parti d'Italia si sta adoperando attivamente per cercare di risolvere il problema. Quindi ciò, a mio avviso, poteva essere un incentivo in un momento di difficoltà come questa. Ieri abbiamo discusso una mozione di carattere ambientale volta proprio a incentivare le tecnologie ambientali e a favorire questa fetta di mercato, credo che approvare oggi questo emendamento sarebbe un'occasione per andare in quella direzione che, peraltro, ieri, tutti insieme, abbiamo votato.
7.Signor Presidente, mi riallaccio alle considerazioni svolte dai colleghi che mi hanno preceduto e ne aggiungo una ulteriore, che ritengo importante. Purtroppo, quando si parla di fondi che vengono destinati per un danno ambientale arrecato, tali fondi - quando poi vengono distribuiti - più che essere considerati una vera compensazione ambientale, e quindi utilizzati o per ripristinare le condizioni precedenti o comunque per migliorare le politiche ambientali su quel territorio, vengono utilizzati sotto forma di indennizzo.
Ciò a mio parere rappresenta un uso improprio delle somme, che invece dovrebbero essere destinate, appunto, o per ripristinare le condizioni ambientali originarie o, comunque, per attivare politiche ed opere ambientali che, in qualche modo, migliorino le condizioni del territorio stesso.
8.Signor Presidente, questo emendamento, che è uno degli ultimi che riguardano il danno ambientale, mi dà anche l'opportunità di sottolineare alcune altre questioni rispetto al tema dei siti contaminati di interesse nazionale, riprendendo la normativa abbastanza difettosa che tanti problemi ha causato, e sta causando, nel nostro Paese (mi riferisco al decreto legislativo n. 152 del 2006, che interviene nella materia di cui al decreto ministeriale n. 471 del 1999). Come Partito Democratico, sulla situazione dei siti di interesse nazionale, abbiamo presentato diverse interrogazioni, chiedendo di capire qual è il punto della situazione. Dalle pubblicazioni che il Ministero ci ha consegnato a latere delle risposte alle interrogazioni, in realtà, emerge una situazione molto complicata. È vero che, da un punto di vista formale, sui 52 siti di interesse nazionale vi è la presenza del Ministero, con tutti i suoi organi, che vi sono diversi accordi di programma attivati che stanno cercando di risolvere il problema, e che sono stati investiti centinaia di milioni di euro di fondi pubblici negli ultimi anni, ma vi sono due aspetti fondamentali che non traspaiono e non si evincono da questa pubblicazione. Il primo è che non si riesce a capire - non è oggetto di questo emendamento, ma può essere oggetto di una discussione successiva - lo stato dell'arte dell'attuazione delle opere di bonifica, ovvero se all'interno di questi siti di interesse nazionale i terreni siano stati oggetto di una successiva reindustrializzazione o siano rimasti, per così dire, aree deserte.
L'altro aspetto che non si riesce a capire da questo report riguarda l'entità dell'importo dei contributi privati considerati in questi accordi di programma, mentre si evince - lo dicevo prima - quanti centinaia di milioni di euro sono stati spesi dal pubblico. Il tema dei siti contaminati comunque dovrà essere riaffrontato. Noi abbiamo criticato nelle nostre dichiarazioni, sia in discussione sulle linee generali sia durante l'esame del complesso degli emendamenti, il fatto che con questi provvedimenti si mette mano in continuazione al codice unico ambientale. Sul tema dei siti contaminati, ad esempio, secondo il vecchio decreto ministeriale n. 471 del 1999 il procedimento era in capo alle amministrazioni comunali, mentre con il decreto legislativo n. 152 del 2006 è stato messo in capo alle amministrazioni provinciali, le quali sono anche quelle che devono in qualche modo dire se poi la bonifica è avvenuta o meno.
Quindi, lo stato normativo attuale non ha aiutato a risolvere i problemi di contenzioso ma li ha assolutamente complicati. Pertanto, oggi non solo è aperta tutta una serie di contenziosi riguardo al tema del danno ambientale, ma è aperta, anche nei siti non di interesse nazionale, tutta una serie di contenziosi di carattere procedurale. Su questo tema, al di là della questione del danno e delle transazioni, noi abbiamo già detto in precedenza che se la pratica transattiva servirà davvero a risolvere alcuni problemi con tutte quelle specifiche che abbiamo evidenziato e con il coinvolgimento degli enti locali e delle regioni ci vede ben disposti, però - ripeto - il tema dei siti contaminati va ripreso nella sua globalità, sia per avere chiarezza normativa, ma anche per completare una volta per tutte il dettato normativo.
L'anagrafe dei siti contaminati, così come veniva chiesta dal vecchio decreto ministeriale n. 471 del 1999, non è stata completata; ci sono state regioni che mai si sono mosse per attivare questa normativa. Nel presentare questo emendamento, che in realtà aveva tutt'altra funzione, che era quella del coinvolgimento delle regioni, su cui abbiamo già detto, ho approfittato di questo intervento per sottolineare ulteriormente come questa problematica meriti una discussione specifica importante, e sollecito il Governo a presentarsi al più presto sia in Commissione sia in Aula per cercare di dirimere tutti questi contenziosi che tanti problemi stanno creando, sia alle attività produttive sia a chi le deve controllare.
9.Signor Presidente, passiamo ad un tema abbastanza spinoso ma anche interessante. Ancora una volta - riprendo il ragionamento sul tema delle proroghe in materia di decreti attuativi - in questo articolo addirittura si propongono tre proroghe. Una è la proroga della TARSU: da un pezzo dovremmo essere passati a tariffa, secondo decreti precedenti, ma in realtà ancora diverse amministrazioni si trovano in difficoltà, e quindi vi è questa richiesta di proroga annuale.
La seconda riguarda la disciplina transitoria per le discariche dei rifiuti - dopo riprenderemo questo tema esaminando l'articolo 6 - e anche su questo bisognerebbe dire molte cose - e mi riservo di dirle nel momento in cui interverrò sull'articolo 6 - riguardo allo stato dell'arte su come, purtroppo, vengono ancora smaltiti i rifiuti nel nostro Paese.
La terza deroga riguarda anche la mancanza di attuazione di un decreto che continua a creare problemi e che concerne il criterio di assimilazione dei rifiuti. Ovviamente ciò fa parte dell'inefficienza del sistema che più volte abbiamo sottolineato, cioè il fatto che sono stati emananti decreti e in continuazione vengono emanate norme. Si rimanda poi ai decreti attuativi e tali decreti non vengono emanati. Pensate soltanto che sul tema dell'assimilazione, le percentuali di raccolta differenziata che possono essere calcolate cambiano completamente a seconda che oggi, da parte dei regolamenti comunali, vengano assimilati una certa tipologia di rifiuti o altri. Quindi abbiamo quantità notevolissime di rifiuti che possono essere consegnate in privativa, a seconda del tipo di assimilazione che viene fatta, o al libero mercato. Questo determina il fatto che - ripeto - quando si fanno quelle classifiche o quando si verificano le percentuali di raccolta differenziata, queste cambiano completamente a seconda del tipo di assimilazione effettuata. Con questo emendamento, per tornare al punto della questione, proponiamo di dare ai comuni, anche in deroga a questa fase
di transizione, la possibilità di applicare le disposizioni relative al calcolo della tariffa così come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158.
10.Signor Presidente, tratterò gli emendamenti Mariani 6.1 e 6.2.
In questo caso torniamo un po' a quanto si diceva in precedenza: la proroga diventa assolutamente purtroppo indispensabile perché, anche per quanto concerne questo aspetto, siamo in un Paese nel quale oltre il 60 per cento dei rifiuti, aldilà di tutte le discussioni che facciamo, viene smaltito in discarica. Non siamo riusciti nel giro di questi anni ad attivare - parlo della parte di smaltimento - un'impiantistica moderna.
Non abbiamo fatto scelte in alcuni momenti, così come hanno fatto altri Paesi e, quindi, oggi ci troviamo a prorogare ancora una volta la possibilità di ricorrere alla discarica per lo smaltimento dei rifiuti.
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Qui chiediamo un anno di proroga, ma dobbiamo anche essere tutti consapevoli - e questo sembra che si potesse discutere e verificare in sede di discussione al Senato - che né per quanto riguarda il potenziamento della raccolta differenziata, né per quanto riguarda il tema della minimizzazione dei rifiuti, né tanto meno per la costruzione di infrastrutture come gli inceneritori, un anno sarà sufficiente per risolvere tutti i problemi che oggi sono sul tappeto, se non altro per le questioni che ricordava prima il collega Piffari.
Sappiamo che ci sono regioni in emergenza e regioni che non hanno dichiarato lo stato di emergenza ma che sono più in emergenza di quelle che lo hanno fatto; mi riferisco alla Sicilia e, tra l'altro, ne approfitto per stigmatizzare anche un comportamento del presidente siciliano: abbiamo chiesto più volte di audire in Commissione il presidente della regione Sicilia e con tutta una serie di scuse, dopo un mese, un mese e mezzo, forse anche di più, siamo ancora qui che aspettiamo di sentirlo. Visto che mi sembra che in quella regione vi sia qualche problema, perché la stessa città di Palermo recentemente è entrata in stato di emergenza, sarebbe opportuno che quella regione e i suoi governanti venissero a riferire in Aula su una situazione che - lo ripeto - è di emergenza tanto quanto quella della Campania, ad esempio.
Quindi, credo sia indispensabile accettare in qualche modo questa proroga, ma riteniamo che sia un ulteriore segnale di inefficienza del sistema, che non funziona. Dunque, ben vengano tutte quelle disposizioni e, più che altro, le azioni concrete per poterlo attivare in qualche modo.
Teniamo anche presente che ci stiamo concentrando molto - e in parte anche a ragione - sul tema degli inceneritori e dei termovalorizzatori, ma in realtà la nuova direttiva europea, che prevede il raggiungimento del 65 per cento di raccolta differenziata nel 2020, punta invece moltissimo sul tema della minimizzazione del rifiuto, su cui invece, da un punto di vista legislativo, non abbiamo ancora preso alcun provvedimento.
Quindi, l'emendamento in esame - per arrivare alla conclusione del mio intervento - è coerente con questa
filosofia della riduzione dei rifiuti da conferire in discarica, investendo - questa è la ratio soprattutto dell'emendamento Mariani 6.2 - sulla minimizzazione dei rifiuti stessi.

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