ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, volevo fare presente a lei e all'Assemblea - e poi concluderò con una richiesta molto specifica - la grave situazione che si è venuta a determinare, ancora una volta, in Campania, con particolare riferimento al comune di Napoli e anche alla provincia di Napoli. Ad oggi nel comune di Napoli ci sono circa 2.300 tonnellate di rifiuti a terra e quasi 7 mila in tutta la provincia, con diversi comuni in grandissima sofferenza. Non è stato risolto nulla ancora una volta, nonostante l'ultimo decreto-legge.
Noi avevamo messo in evidenza da tempo alcune problematicità e oggi ci troviamo di fronte al fatto che gli impianti cosiddetti Stir, quelli che trattano il rifiuto urbano talquale e che hanno una potenzialità di circa 3.200 tonnellate, non lavorano più di 1.800 tonnellate. Questo perché sono pieni del residuo secco, che dovrebbe essere poi a sua volta trattato nell'inceneritore di Acerra e che, purtroppo, come avevamo evidenziato più e più volte, ha tanti problemi. Ad oggi funzionano solo due linee su tre e, dunque, non riesce a fare fronte alla necessità di smaltimento. Pertanto, gli impianti sono intasati, i mezzi non riescono a scaricare e i rifiuti rimangono a terra.
Ci risulta, inoltre, che su quell'inceneritore sono stati già effettuati lavori straordinari per oltre 4 milioni di euro. La Protezione civile continua a ordinare all'attuale gestore di intervenire con lavori straordinari. Ormai il debito ammonta a circa 14 milioni di euro che la Protezione civile deve, in un qualche modo, erogare all'attuale gestore. Abbiamo più volte ricordato come sia stato fatto un collaudo dell'impianto a dir poco azzardato. Poi vi sono problemi di ordine pubblico.
Dunque, signor Presidente, si tratta di una situazione paradossale, perché l'impianto di Brescia, che è un impianto gestito dalla stessa società che gestisce quello di Acerra, ha mostrato una forte disponibilità a smaltire quei rifiuti che oggi non possono essere smaltiti in Campania. Tuttavia, per motivi tutti politici - perché una forza della componente di maggioranza, la Lega, non vuole ricevere in Lombardia questi rifiuti -, si assiste a questo paradosso, per cui il governo regionale sta trattando con la Svezia per portare questi rifiuti fuori, mentre l'inceneritore di Brescia importa i rifiuti dalla Svizzera per mantenere lo stesso inceneritore bresciano in uno stato di attivo funzionamento, come se i rifiuti ticinesi fossero diversi da quelli campani. Pertanto, siamo in presenza di una situazione davvero paradossale.
Signor Presidente, si dice, tra l'altro, che a partire dal 2006 al comune di Napoli non sia arrivato neanche un euro per la raccolta differenziata. Ricordo che il 4 gennaio si è svolta una riunione straordinaria, con la presenza del Ministro Prestigiacomo e di tutte le autorità provinciali e regionali, e si era detto che in tempi brevi si sarebbe apprestato uno sversatoio - dicasi discarica - di circa un milione di metri cubi per poter fare fronte all'emergenza. Tuttavia, da allora ad oggi nulla di questo è avvenuto.
Siamo di fronte al solito balletto. Adesso siamo sotto elezioni e non vorremmo che il Presidente del Consiglio si calasse e per una decina di giorni ripulisse la città per ritrovarci poi, all'undicesimo giorno, di nuovo con gli stessi problemi.
Quindi, è per tale ragione, signor Presidente, che le chiedo di intervenire davvero in maniera urgente al fine di avere in Aula, già dalla prossima settimana, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, perché faccia il punto della situazione e ci dica, rispetto a tutte le cose dette e, soprattutto, alle cose votate, cosa è successo e cosa non è andato, per capire e per cercare davvero di risolvere, una volta per tutte, una situazione veramente indecente che ormai va avanti da moltissimi anni.
(bozza non corretta in corso di seduta)
28/04/11
Il ciclo integrato dei rifiuti: incontro a Bologna
Appuntamento, domani, venerdì 29 aprile alle 14,30 presso la sede del PD in via Rivani 35, Bologna
Introduce i lavori Damiano Zoffoli, consigliere regionale PD e presidente della Commissione Territorio, Ambiente e Mobilità della Regione Emilia-Romagna. Partecipano: Alessandro Bratti, responsabile Ambiente ed Energia del PD dell’Emilia-Romagna e responsabile nazionale PD Politiche per la gestione dei rifiuti; Vito Belladonna, componente del dipartimento Ambiente ed Energia del PD regionale; Filippo Brandolini, presidente Herambiente e vicepresidente Federambiente. Conclude i lavori, Marco Monari, presidente del Gruppo PD all’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna. Nel corso del dibattito sono previsti gli interventi di amministratori ed esponenti di associazioni ambientaliste e imprenditoriali.
(v. programma)
Introduce i lavori Damiano Zoffoli, consigliere regionale PD e presidente della Commissione Territorio, Ambiente e Mobilità della Regione Emilia-Romagna. Partecipano: Alessandro Bratti, responsabile Ambiente ed Energia del PD dell’Emilia-Romagna e responsabile nazionale PD Politiche per la gestione dei rifiuti; Vito Belladonna, componente del dipartimento Ambiente ed Energia del PD regionale; Filippo Brandolini, presidente Herambiente e vicepresidente Federambiente. Conclude i lavori, Marco Monari, presidente del Gruppo PD all’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna. Nel corso del dibattito sono previsti gli interventi di amministratori ed esponenti di associazioni ambientaliste e imprenditoriali.
(v. programma)
Interrogazione al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
BRATTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la cosiddetta «Riforma Gelmini» prevede l'opzione scienze applicate per il liceo scientifico come indirizzo ordinario di studi superiori e non come sperimentazione, subordinandone l'attivazione nei diversi plessi scolastici al raggiungimento di un numero minimo di studenti;
nella normativa non esiste una sorta di numero chiuso negli indirizzi di scuola secondaria superiore, purché questi siano attivati nel rispetto delle apposite procedure;
nella programmazione della provincia di Ferrara e della regione Emilia-Romagna non risultano atti che introducono limiti massimi di classi o contingenti da rispettare per il caso in questione;
al liceo Roiti di Ferrara si è venuta a creare una inspiegabile e immotivata situazione per la quale a fronte della iscrizione di 137 studenti che darebbero luogo alla attivazione di 5 classi intere per tale opzione, l'ufficio scolastico regionale ne avrebbe autorizzate soltanto 3, determinando così una sostanziale indisponibilità a garantire una offerta formativa adeguata alle richieste espresse dalle famiglie;
al momento delle preiscrizioni non erano state comunicate alcuna riserva e nessuna possibilità che esistesse una sorta di numero chiuso, tanto che le classi per le altre e diverse opzioni di ordinamento e di autonomia attivate presso il locale istituto scolastico al momento risultano completate;
da informazioni assunte in merito alle possibili ricadute organizzative e occupazionali, la classe di concorso 1/A (italiano, latino, scienze e geografia) non presenta situazioni di soprannumero né al liceo Roiti né nel distretto di Ferrara, sia nel prossimo anno scolastico che nei successivi;
il perdurare di una tale decisione, ad avviso dell'interrogante, rappresenta una grave e intollerabile limitazione alla libertà di scelta delle famiglie, peraltro espressa - come detto - nel pieno rispetto delle indicazioni della recente riforma -:
quali siano le ragioni che hanno portato alla decisione dell'ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna;
se il Governo intenda attivarsi perché tale decisione possa essere rivista così da garantire il rispetto delle volontà e delle preferenze espresse dai genitori e tutelare le legittime aspirazioni degli studenti.
(5-04661)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BRATTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la cosiddetta «Riforma Gelmini» prevede l'opzione scienze applicate per il liceo scientifico come indirizzo ordinario di studi superiori e non come sperimentazione, subordinandone l'attivazione nei diversi plessi scolastici al raggiungimento di un numero minimo di studenti;
nella normativa non esiste una sorta di numero chiuso negli indirizzi di scuola secondaria superiore, purché questi siano attivati nel rispetto delle apposite procedure;
nella programmazione della provincia di Ferrara e della regione Emilia-Romagna non risultano atti che introducono limiti massimi di classi o contingenti da rispettare per il caso in questione;
al liceo Roiti di Ferrara si è venuta a creare una inspiegabile e immotivata situazione per la quale a fronte della iscrizione di 137 studenti che darebbero luogo alla attivazione di 5 classi intere per tale opzione, l'ufficio scolastico regionale ne avrebbe autorizzate soltanto 3, determinando così una sostanziale indisponibilità a garantire una offerta formativa adeguata alle richieste espresse dalle famiglie;
al momento delle preiscrizioni non erano state comunicate alcuna riserva e nessuna possibilità che esistesse una sorta di numero chiuso, tanto che le classi per le altre e diverse opzioni di ordinamento e di autonomia attivate presso il locale istituto scolastico al momento risultano completate;
da informazioni assunte in merito alle possibili ricadute organizzative e occupazionali, la classe di concorso 1/A (italiano, latino, scienze e geografia) non presenta situazioni di soprannumero né al liceo Roiti né nel distretto di Ferrara, sia nel prossimo anno scolastico che nei successivi;
il perdurare di una tale decisione, ad avviso dell'interrogante, rappresenta una grave e intollerabile limitazione alla libertà di scelta delle famiglie, peraltro espressa - come detto - nel pieno rispetto delle indicazioni della recente riforma -:
quali siano le ragioni che hanno portato alla decisione dell'ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna;
se il Governo intenda attivarsi perché tale decisione possa essere rivista così da garantire il rispetto delle volontà e delle preferenze espresse dai genitori e tutelare le legittime aspirazioni degli studenti.
(5-04661)
25/04/11
Perchè la Green Economy? Lavoro, impresa, ambiente, futuro
Green Economy con l'on. Bratti
MANTOVA - Martedì 26 Aprile 2011
ore 21 Mamu – Sala L’abbazia sul po
il PD cittadino presenta:
Le imprese, i sindacati, le associazioni, i cittadini discutono con:l’on. Alessandro Bratti, deputato PD, componente della commissione Ambiente e Territori della Camera dei Deputati. Componente Commissione Bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Alessandro Pastacci, candidato alla Presidenza della Provincia di Mantova.
Maurizio Castelli, Paola Cortese, Francesco Negrini, Candidati consiglieri provinciali Partito Democratico.
MANTOVA - Martedì 26 Aprile 2011
ore 21 Mamu – Sala L’abbazia sul po
il PD cittadino presenta:
“Perché la Green Economy? Lavoro, impresa, ambiente, futuro”.
Le imprese, i sindacati, le associazioni, i cittadini discutono con:
Alessandro Pastacci, candidato alla Presidenza della Provincia di Mantova.
Maurizio Castelli, Paola Cortese, Francesco Negrini, Candidati consiglieri provinciali Partito Democratico.
22/04/11
Romani ipotizza legge ad hoc per "acqua".Ambientalisti: è asse Governo-lobby
Roma, 22 apr. (TMNews) - Dopo il referendum sul nucleare, probabilmente sterilizzato dalle modifiche al dl omnibus approvato dal senato e passato alla Camera con lo stop del Governo al piano di realizzazione delle nuove centrali in Italia, ora è a rischio anche il referendum sull' acqua . "Anche su questo tema, come per il nucleare - ha annunciato il ministro per lo Sviluppo Paolo Romani -, il referendum divide in due. E ho l'impressione che anche su questo sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo. E' un tema di grande rilevanza".
Contro la possibilità di una nuova legge del Governo 'in zona Cesarini' che consenta di evitare il referendum sulla cosidetta 'legge Ronchi', riducendo quindi la tornata referendaria del prossimo giugno al solo sì o no all'abrogazione della legge sul legittimo impedimento processuale, sono insorti promotori e ambientalisti, denunciando come "sia sempre più evidente che al Governo interessa solo fare di tutto per non far esprimere i cittadini suio temi che più stanno loro al cuore, riducendo con ogni mezzo al minimo la possibilità che si raggiunga il quorum sul questito sulla giustizia che è invece il solo che a loro interessa". "I referendum sull' acqua .- ha sottolineato il 'comitato due sì oper l' acqua pubblica'-hanno ottenuto le firme di un milione e quattrocentomila cittadini. Una straordinaria mobilitazione chechiede l'uscita dell' acqua dal mercato e dei profitti dall' acqua - Mentre tentano scippo del referendum sul nucleare, ora governo e poteri forti di questo Paese vogliono provare a fare lo stesso con i due referendum sull' acqua . Non ci provino: giù le mani dai referendum".
Mai nella storia della Repubblica è accaduto che si approvassero strumentalmente e in modo truffaldino provvedimenti che hanno come unico scopo quello di far saltare i referendum. Acqua e nucleare hanno un valore di oltre 100 miliardi di euro che le grandi multinazionali dell'energia e dell' acqua intendono spartirsi prelevandoli dalle tasche dei cittadini".
E c'è ancora chi pensa che con QUESTI si possa dialogare !!!!
20/04/11
Il ciclo integrato dei rifiuti: dalla nuova direttiva europea un'opportunità per la green economy
venerdì 29 aprile 2011
presso la Sede del PD
via Rivani 35, Bologna
Questo il programma dei lavori:14.00 · Registrazione dei partecipanti
14.30 · Introduzione di Damiano Zoffoli consigliere regionale PD, presidente Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità Regione Emilia-Romagna
15.00 · Il ciclo integrato dei rifiuti: da emergenza a pilastro dell'economia verde
Alessandro Bratti responsabile nazionale PD Politiche per la gestione dei rifiuti, responsabile Dipartimento Ambiente ed energia del PD Emilia-Romagna
15.30 · La situazione in Emilia-Romagna
Vito Belladonna Dipartimento Ambiente ed energia del PD Emilia-Romagna
16.00 · Alcune riflessioni per una nuova politica sui rifiuti in Emilia-Romagna
Filippo Brandolini presidente Herambiente SpA e vicepresidente Federambiente
16.30 · Discussione
Interverranno: componenti del Dipartimento Ambiente ed energia del PD Emilia-Romagna, Associazioni ambientaliste, amministratori provinciali e comunali, consiglieri regionali, responsabili Ambiente del PD, Associazioni imprenditoriali.
18.00 · Conclusioni di Marco Monari presidente del Gruppo PD Regione Emilia-Romagna
I soldi per le bonifiche usati per salvare Alitalia
(da TERRA news)
IL CASO. Nel 2007 il governo Prodi stanziò 3,3 miliardi di euro per la riqualificazione di 57 Siti contaminati. Ma con l’arrivo di Tremonti, il fondo è stato cancellato e il denaro dirottato altrove.
I soldi per le bonifiche non ci sono più. Nel 2007 il ministero per lo sviluppo economico stanziò 3 miliardi e 300 milioni di euro per la riqualificazione di 57 siti, ex discariche o ex aree industriali diventate bombe ecologiche. Tra il 2008 e il 2009, quel fondo è stato prosciugato. Il governo ha infatti dirottato il denaro verso altre emergenza: Alitalia, Ici, terremoto in Abruzzo, cassa integrazione. E per le bonifiche non è rimasto più nemmeno un euro. Nessuna di quelle 57 micro Chernobyl è stata risanata. Secondo l’ultimo censimento che risale al 2006, i siti contaminati in Italia sono in tutto circa 3400 e 15 mila sono quelli a rischio di imminente contaminazione.
Nella categoria dei 57 Siti di interesse nazionale rientrano invece aree molto estese, dove la presenza dei veleni è enormemente superiore alla soglia di rischio e quindi i pericoli sanitari ed ecologici sono elevatissimi. Tra i Siti di interesse nazionale ci sono le più importanti zone industriali del paese, tra cui: i petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Taranto, Priolo, Gela, le aree urbane ed industriali di Napoli Orientale, Trieste, Piombino, La Spezia, Brescia, Mantova. Tutte insieme, rappresentano il 3 per cento del territorio nazionale.
Nel 2006, però, sembra essere vicini a una svolta. Viene infatti approvato il piano nazionale di bonifica. Bersani, che era allora ministro per o Sviluppo economico, decide di far rientrare la riqualificazione dei siti nel programma dei fondi Fas 2007-2013. 2 miliardi vengono assegnati direttamente tramite i finanziamenti destinati alle aree sottosviluppate e 1 miliardo e 300 milioni di euro arriva invece dai fondi strutturali gestiti insieme alle Regioni.
Tutto si blocca con l’arrivo del governo Berlusconi e la decisione del ministro Tremonti di utilizzare i fondi Fas come bancomat per tutte le spese correnti. Il tesoretto di 64,2 miliardi, racchiuso nel piano 2007 e il 2013 e che comprendeva anche i 2 miliardi per le bonifiche, viene ridotto di 11 miliardi e la metà di quello che resta (quindi in tutto 25,9 miliardi di euro) viene redistribuito tra tre nuovi fondi di invenzione tremontiana: il Fondo infrastrutture, che fa capo dal Ministero dei Trasporti, il Fondo ammortizzatori, di competenza del Ministero del lavoro, e il Fondo economia reale, gestito direttamente dalla Presidenza del consiglio. Nel calderone della spartizione finiscono anche i soldi che erano stati destinati alle discariche. Scomparsi i 2 miliardi di finanziamento Fas, anche la parte restante di fondi strutturali è venuta meno.
In questo modo si determina uno stallo, che dura fino ad oggi. «In nessun sito di interesse nazionale si è arrivati alla certificazione di avvenuta bonifica e quindi al risanamento definitivo della aree e alla conseguente possibilità di riutilizzo delle stesse», è l’allarme che ha lanciato lo scorso anno persino uno studio di Confindustria. La colpa è innanzitutto del ministero dell’Ambiente che non ci ha messo i soldi, ma anche le industrie hanno la loro grossa fetta di responsabilità. In questi anni, le hanno provate tutte pur di non doversi accollare una parte dei costi del risanamento delle aree, che avevano contaminato. Qualcuna sta persino provando a far saltare gli accordi transattivi proposti dal ministero, che ridurrebbero notevomente l’esborso.
Il problema sta però anche nel sistema stesso dei siti di interessi nazionali. Un decreto del 2006 ne impone la bonifica per legge. Ma prima di arrivare alla riqualificazione il percorso è molto lungo. Prima va sottoscritto un accordo di programma. Vale a dire un protocollo che deve riuscire a mettere d’accordo il Ministero, gli enti locali e svariati enti pubblici sul costo complessivo, sulle modalità, e sulla parte di spesa che deve affrontare ogni soggetto interessato. Un groviglio di responsabilità amministrative (e spesso di scaricabarile) a cui bisogna aggiungere anche i privati, che devono sottoscrivere gli accordi transattivi. Il Pd ha presentato in Parlamento una mozione per chiedere l’avvio di un percorso certo per le bonifiche e una modifica delle procedure. «Oggi sono troppo farraginose», spiega Alessandro Bratti, primo firmatario dell’ordine del giorno, «la gestione andrebbe decentrata a livello locale. La riqualificazione dei Siti di interesse regionale sta andando molto meglio rispetto a quella dei siti nazionali».
Bloccare le bonifiche significa anche mettere in stand by lo sviluppo economico di intere città. È il caso di Crotone, dove l’ex area industriale è a ridosso del centro cittadino. Non solo rimangono i altissimi rischi per la salute, ma finché l’area non sarà riqualificata qualsiasi investimento è fino a quel momento sospeso.
IL CASO. Nel 2007 il governo Prodi stanziò 3,3 miliardi di euro per la riqualificazione di 57 Siti contaminati. Ma con l’arrivo di Tremonti, il fondo è stato cancellato e il denaro dirottato altrove.
I soldi per le bonifiche non ci sono più. Nel 2007 il ministero per lo sviluppo economico stanziò 3 miliardi e 300 milioni di euro per la riqualificazione di 57 siti, ex discariche o ex aree industriali diventate bombe ecologiche. Tra il 2008 e il 2009, quel fondo è stato prosciugato. Il governo ha infatti dirottato il denaro verso altre emergenza: Alitalia, Ici, terremoto in Abruzzo, cassa integrazione. E per le bonifiche non è rimasto più nemmeno un euro. Nessuna di quelle 57 micro Chernobyl è stata risanata. Secondo l’ultimo censimento che risale al 2006, i siti contaminati in Italia sono in tutto circa 3400 e 15 mila sono quelli a rischio di imminente contaminazione.
Nella categoria dei 57 Siti di interesse nazionale rientrano invece aree molto estese, dove la presenza dei veleni è enormemente superiore alla soglia di rischio e quindi i pericoli sanitari ed ecologici sono elevatissimi. Tra i Siti di interesse nazionale ci sono le più importanti zone industriali del paese, tra cui: i petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Taranto, Priolo, Gela, le aree urbane ed industriali di Napoli Orientale, Trieste, Piombino, La Spezia, Brescia, Mantova. Tutte insieme, rappresentano il 3 per cento del territorio nazionale.
Nel 2006, però, sembra essere vicini a una svolta. Viene infatti approvato il piano nazionale di bonifica. Bersani, che era allora ministro per o Sviluppo economico, decide di far rientrare la riqualificazione dei siti nel programma dei fondi Fas 2007-2013. 2 miliardi vengono assegnati direttamente tramite i finanziamenti destinati alle aree sottosviluppate e 1 miliardo e 300 milioni di euro arriva invece dai fondi strutturali gestiti insieme alle Regioni.
Tutto si blocca con l’arrivo del governo Berlusconi e la decisione del ministro Tremonti di utilizzare i fondi Fas come bancomat per tutte le spese correnti. Il tesoretto di 64,2 miliardi, racchiuso nel piano 2007 e il 2013 e che comprendeva anche i 2 miliardi per le bonifiche, viene ridotto di 11 miliardi e la metà di quello che resta (quindi in tutto 25,9 miliardi di euro) viene redistribuito tra tre nuovi fondi di invenzione tremontiana: il Fondo infrastrutture, che fa capo dal Ministero dei Trasporti, il Fondo ammortizzatori, di competenza del Ministero del lavoro, e il Fondo economia reale, gestito direttamente dalla Presidenza del consiglio. Nel calderone della spartizione finiscono anche i soldi che erano stati destinati alle discariche. Scomparsi i 2 miliardi di finanziamento Fas, anche la parte restante di fondi strutturali è venuta meno.
In questo modo si determina uno stallo, che dura fino ad oggi. «In nessun sito di interesse nazionale si è arrivati alla certificazione di avvenuta bonifica e quindi al risanamento definitivo della aree e alla conseguente possibilità di riutilizzo delle stesse», è l’allarme che ha lanciato lo scorso anno persino uno studio di Confindustria. La colpa è innanzitutto del ministero dell’Ambiente che non ci ha messo i soldi, ma anche le industrie hanno la loro grossa fetta di responsabilità. In questi anni, le hanno provate tutte pur di non doversi accollare una parte dei costi del risanamento delle aree, che avevano contaminato. Qualcuna sta persino provando a far saltare gli accordi transattivi proposti dal ministero, che ridurrebbero notevomente l’esborso.
Il problema sta però anche nel sistema stesso dei siti di interessi nazionali. Un decreto del 2006 ne impone la bonifica per legge. Ma prima di arrivare alla riqualificazione il percorso è molto lungo. Prima va sottoscritto un accordo di programma. Vale a dire un protocollo che deve riuscire a mettere d’accordo il Ministero, gli enti locali e svariati enti pubblici sul costo complessivo, sulle modalità, e sulla parte di spesa che deve affrontare ogni soggetto interessato. Un groviglio di responsabilità amministrative (e spesso di scaricabarile) a cui bisogna aggiungere anche i privati, che devono sottoscrivere gli accordi transattivi. Il Pd ha presentato in Parlamento una mozione per chiedere l’avvio di un percorso certo per le bonifiche e una modifica delle procedure. «Oggi sono troppo farraginose», spiega Alessandro Bratti, primo firmatario dell’ordine del giorno, «la gestione andrebbe decentrata a livello locale. La riqualificazione dei Siti di interesse regionale sta andando molto meglio rispetto a quella dei siti nazionali».
Bloccare le bonifiche significa anche mettere in stand by lo sviluppo economico di intere città. È il caso di Crotone, dove l’ex area industriale è a ridosso del centro cittadino. Non solo rimangono i altissimi rischi per la salute, ma finché l’area non sarà riqualificata qualsiasi investimento è fino a quel momento sospeso.
19/04/11
In Aula: Seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio
Bozza non corretta in corso di seduta
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà, per due minuti.
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, sarò velocissimo. Mi associo alle considerazioni fatte in precedenza dal collega Rugghia e ringrazio i colleghi e il presidente per come abbiamo lavorato in Commissione. Credo che presentare alla Camera e al Senato queste relazioni sia un'idea vincente, perché consente di prendere atto di una situazione molto grave in questo Paese.
Mi dispiace, ma devo sottolineare che l'assenza del Ministro dell'ambiente, ancora una volta, su un tema così importante, testimonia un disinteresse da parte di questo Governo che ritengo questa relazione, così come le altre, non meritino. Credo, invece, signor Presidente, che vi siano molti spunti per capire davvero come si possa passare da una situazione di illegalità diffusa, che, purtroppo, nel nostro Paese sta attanagliando regioni che non sono a tradizionale presenza mafiosa, a quanto l'Europa ci chiede: far diventare, cioè, il tema del ciclo dei rifiuti un'opportunità per la nostra economia.
Nel nostro Paese, vi sono già diverse imprese molto avanzate ed esperienze importanti nel Veneto, in Lombardia e in Emilia Romagna che credo davvero possano aiutare a far entrare questo Paese in Europa anche per quanto riguarda il ciclo integrato dei rifiuti. Tuttavia, vi è ancora una parte del Paese che, purtroppo, non riesce ad uscire dal fenomeno dell'illegalità...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALESSANDRO BRATTI. ...un fenomeno che si instaura - concludo - e che spesso viene giustificato, ma che riguarda soprattutto scelte della politica. Una politica che non è capace di prendere decisioni, che non fa il suo mestiere fino in fondo, con amministratori che lasciano ampie voragini all'interno delle quali si infila, appunto, la malavita organizzata.
Con questo lavoro, speriamo di poter dare ai colleghi un'opportunità per avere un confronto serio e credibile su questa situazione, che ci aiuti davvero a far diventare il nostro Paese veramente moderno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà, per due minuti.
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, sarò velocissimo. Mi associo alle considerazioni fatte in precedenza dal collega Rugghia e ringrazio i colleghi e il presidente per come abbiamo lavorato in Commissione. Credo che presentare alla Camera e al Senato queste relazioni sia un'idea vincente, perché consente di prendere atto di una situazione molto grave in questo Paese.
Mi dispiace, ma devo sottolineare che l'assenza del Ministro dell'ambiente, ancora una volta, su un tema così importante, testimonia un disinteresse da parte di questo Governo che ritengo questa relazione, così come le altre, non meritino. Credo, invece, signor Presidente, che vi siano molti spunti per capire davvero come si possa passare da una situazione di illegalità diffusa, che, purtroppo, nel nostro Paese sta attanagliando regioni che non sono a tradizionale presenza mafiosa, a quanto l'Europa ci chiede: far diventare, cioè, il tema del ciclo dei rifiuti un'opportunità per la nostra economia.
Nel nostro Paese, vi sono già diverse imprese molto avanzate ed esperienze importanti nel Veneto, in Lombardia e in Emilia Romagna che credo davvero possano aiutare a far entrare questo Paese in Europa anche per quanto riguarda il ciclo integrato dei rifiuti. Tuttavia, vi è ancora una parte del Paese che, purtroppo, non riesce ad uscire dal fenomeno dell'illegalità...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALESSANDRO BRATTI. ...un fenomeno che si instaura - concludo - e che spesso viene giustificato, ma che riguarda soprattutto scelte della politica. Una politica che non è capace di prendere decisioni, che non fa il suo mestiere fino in fondo, con amministratori che lasciano ampie voragini all'interno delle quali si infila, appunto, la malavita organizzata.
Con questo lavoro, speriamo di poter dare ai colleghi un'opportunità per avere un confronto serio e credibile su questa situazione, che ci aiuti davvero a far diventare il nostro Paese veramente moderno.
Nucleare: come volevasi dimostrare.....
(ER) NUCLEARE. BONACCINI-BRATTI (PD): COME VOLEVASI DIMOSTRARE...
"FINALE CHE CI ASPETTAVAMO, CENTRODESTRA IN CONTINUA CONFUSIONE"
(DIRE) Bologna, 19 apr. - "E' un finale che ci aspettavamo, e d'altronde, con questi attori mediocri del centrodestra, la sceneggiatura del ministro Romani, la regia del presidente del Consiglio e il trucco affidato, come sempre, alla fedelissima Lega nord, non ci si poteva attendere altro". Stefano Bonaccini, segretario del PD dell'Emilia-Romagna e Alessandro Bratti, responsabile Ambiente ed Energia del partito, commentano cosi' in una nota la decisione del Governo "di tornare sui propri passi e di abrogare la realizzazione di nuovi impianti nucleari" con un emendamento presentato oggi in Senato. Una decisione, per i due democratici, "che dimostra ancora una volta la totale confusione in cui brancola il centrodestra, impegnato a calcolare con il bilancino la convenienza a fini elettorali di ogni provvedimento che propone".
Bonaccini e Bratti non hanno dubbi: quanto avvenuto a Roma "e' il tentativo estremo di fermare i referendum del 12 e 13 giugno, per paura che l'affluenza dovuta ad un tema cosi' sentito come il nucleare possa portare al raggiungimento del quorum anche sugli altri quesiti e quindi all'abrogazione della legge sul legittimo impedimento, altro cavallo di battaglia del presidente del Consiglio". Sia come sia, per il Pd "si tratta in ogni caso di una vittoria; in Emilia-Romagna stiamo portando avanti da oltre un anno la battaglia contro il nucleare e a favore delle energie rinnovabili e il fatto che il Governo interrompa il piano di ritorno all'atomo e' per noi e per tutti i cittadini della regione, un risultato importante". Ora pero', concludono, "pretendiamo chiarezza, se il nucleare non s'ha da fare- e su questo punto il governo deve assumersi le proprie responsabilita' - ci dicano quale politica energetica prevedono per il nostro Paese".
"FINALE CHE CI ASPETTAVAMO, CENTRODESTRA IN CONTINUA CONFUSIONE"
(DIRE) Bologna, 19 apr. - "E' un finale che ci aspettavamo, e d'altronde, con questi attori mediocri del centrodestra, la sceneggiatura del ministro Romani, la regia del presidente del Consiglio e il trucco affidato, come sempre, alla fedelissima Lega nord, non ci si poteva attendere altro". Stefano Bonaccini, segretario del PD dell'Emilia-Romagna e Alessandro Bratti, responsabile Ambiente ed Energia del partito, commentano cosi' in una nota la decisione del Governo "di tornare sui propri passi e di abrogare la realizzazione di nuovi impianti nucleari" con un emendamento presentato oggi in Senato. Una decisione, per i due democratici, "che dimostra ancora una volta la totale confusione in cui brancola il centrodestra, impegnato a calcolare con il bilancino la convenienza a fini elettorali di ogni provvedimento che propone".
Bonaccini e Bratti non hanno dubbi: quanto avvenuto a Roma "e' il tentativo estremo di fermare i referendum del 12 e 13 giugno, per paura che l'affluenza dovuta ad un tema cosi' sentito come il nucleare possa portare al raggiungimento del quorum anche sugli altri quesiti e quindi all'abrogazione della legge sul legittimo impedimento, altro cavallo di battaglia del presidente del Consiglio". Sia come sia, per il Pd "si tratta in ogni caso di una vittoria; in Emilia-Romagna stiamo portando avanti da oltre un anno la battaglia contro il nucleare e a favore delle energie rinnovabili e il fatto che il Governo interrompa il piano di ritorno all'atomo e' per noi e per tutti i cittadini della regione, un risultato importante". Ora pero', concludono, "pretendiamo chiarezza, se il nucleare non s'ha da fare- e su questo punto il governo deve assumersi le proprie responsabilita' - ci dicano quale politica energetica prevedono per il nostro Paese".
18/04/11
13/04/11
11/04/11
09/04/11
Questi alberi non sono da abbattere
Trasporti: Giachino, no ad abbattimento alberi ai margini delle careggiate
(ANSA) - ROMA, 09 APR - Non c'e' nessun obbligo per gli enti locali gestori della viabilita' di abbattere gli alberi ai margini della careggiata delle strade. E' questa la conclusione alla quale e' arrivato il ministero dei Trasporti che ha risposto con il sottosegretario Bartolomeo Giachino ad un'interrogazione nella competente commissione della Camera.
Tutto nasce da una sentenza della Corte di cassazione del 7 maggio 2010 con la quale un dipendente dell'Anas in Umbria con funzione di sorveglianza sulla viabilita' era stato condannato per omicidio colposo: infatti non aveva provveduto a far abbatte gli alberi a distanza inferiore di 6 metri dalla carreggiata o a proteggerli non gard-rail. Una signora aveva perso la vita schiantandosi con la sua auto contro un platano.
L'interpretazione che Giachino da' a quella sentenza si fonda sul fatto che nuovi alberi non debbono essere impiantati a meno di 6 metri dalla sede stradale, ma non certo che sia necessario abbattere tutti quelli gia' esistenti: 'oltretutto si dovrebbe tenere conto - nota il sottosegretario - dei vincoli paesaggistici e del rispetto delle piante secolari che sono parte importante den nostro patrimonio paesaggistico'.
Il ministro raccomanda pero' a tutti gli enti locali responsabili della viabilita' di 'individuare i 'punti neri' sui quali eseguire mirati interventi di protezione per gli utenti della strada', e non necessariamente d'abbattimento della pianta.
Alessandro Bratti, deputato del Pd autore dell'interrogazione, ha detto di condividere le considerazioni del sottosegretario e si e' dichiarato soddisfatto per la risposta ottenuta. 'Mi auguro - ha aggiunto - che non intervengano interpretazioni giurisprudenziali che generino incertezze normative, creando ulteriori preoccupazioni'.(ANSA).
(ANSA) - ROMA, 09 APR - Non c'e' nessun obbligo per gli enti locali gestori della viabilita' di abbattere gli alberi ai margini della careggiata delle strade. E' questa la conclusione alla quale e' arrivato il ministero dei Trasporti che ha risposto con il sottosegretario Bartolomeo Giachino ad un'interrogazione nella competente commissione della Camera.
Tutto nasce da una sentenza della Corte di cassazione del 7 maggio 2010 con la quale un dipendente dell'Anas in Umbria con funzione di sorveglianza sulla viabilita' era stato condannato per omicidio colposo: infatti non aveva provveduto a far abbatte gli alberi a distanza inferiore di 6 metri dalla carreggiata o a proteggerli non gard-rail. Una signora aveva perso la vita schiantandosi con la sua auto contro un platano.
L'interpretazione che Giachino da' a quella sentenza si fonda sul fatto che nuovi alberi non debbono essere impiantati a meno di 6 metri dalla sede stradale, ma non certo che sia necessario abbattere tutti quelli gia' esistenti: 'oltretutto si dovrebbe tenere conto - nota il sottosegretario - dei vincoli paesaggistici e del rispetto delle piante secolari che sono parte importante den nostro patrimonio paesaggistico'.
Il ministro raccomanda pero' a tutti gli enti locali responsabili della viabilita' di 'individuare i 'punti neri' sui quali eseguire mirati interventi di protezione per gli utenti della strada', e non necessariamente d'abbattimento della pianta.
Alessandro Bratti, deputato del Pd autore dell'interrogazione, ha detto di condividere le considerazioni del sottosegretario e si e' dichiarato soddisfatto per la risposta ottenuta. 'Mi auguro - ha aggiunto - che non intervengano interpretazioni giurisprudenziali che generino incertezze normative, creando ulteriori preoccupazioni'.(ANSA).
07/04/11
Nucleare/Non solo Fukushima, a Mayak la Russia rischia catastrofe
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Ecodem, sabato a Bologna si parla di economia verde per governo città
Roma, 06 APR (Il Velino) - Le proposte di Ecologisti Democratici e Pd per il governo delle citta', per la sostenibilita' ambientale e per lo sviluppo dell'economia verde saranno al centro del convegno "Ambiente e green economy: la citta' desiderabile" in programma sabato prossimo 9 aprile a Bologna, dalle ore 9.15, presso la Cappella Farnese del Palazzo Comunale, in Piazza Maggiore. Il convegno, organizzato in vista delle prossime elezioni amministrative, sara' aperto da Fabrizio Vigni, presidente degli Ecodem, e concluso dagli interventi del candidato a sindaco di Bologna Virginio Merola e del segretario del Pd Pierluigi Bersani. Sono previsti tra gli altri anche gli interventi del presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, Raffaele Donnini, segretario provinciale Pd Bologna, Ermete Realacci, responsabile Green Economy del Pd, Stella Bianchi, responsabile Ambiente Pd. La prima parte dei lavori, coordinata da Silvia Zamboni, sara' dedicata alle esperienze virtuose delle capitali verdi europee: Nantes per la Francia, Stoccolma per la Svezia, Amburgo per la Germania, Victoria - Gasteiz per la Spagna. Prevista anche la testimonianza di Stefano Pisani, vicesindaco del comune di Pollica (Salerno).
La seconda parte del dibattito sara' incentrata su "efficienza energetica e rinnovabili, no al nucleare si' alla green economy" con la partecipazione di imprese ed operatori del settore. Questa sessione, coordinata da Claudia Castaldini, vedra' i contributi di Paolo Govoni, presidente Cna Emilia Romagna, Paolo Cattabiani, presidente Legacoop Emilia Romagna, Marco Tecchio, amministratore delegato Elettronica Santerno Spa ed Alessandro Bratti, responsabile ambiente ed energia del Pd Emilia Romagna.
(com/asp) 061717 APR 11 NNNN
06/04/11
Camorra: Bratti, ora fuori lista imprese dei rifiuti
(ANSA) - NAPOLI, 6 APR - ''Ora tirare fuori la lista delle imprese impegnate nell'emergenza rifiuti legate al clan dei Casalesi''. A chiederlo e' Alessandro Bratti, capogruppo Pd nella commissione parlamentare Ecomafie. In una nota diffusa alla stampa Bratti che magistratura e forze di polizia oggi hanno inferto ''un duro colpo alla camorra e al traffico dei rifiuti''. ''Che Chianese fosse una figura centrale nel traffico illecito dei rifiuti -dice ancora il capogruppo del Pd- e' testimoniato dall'attivita' della magistratura e dalle numerose audizioni che gli stessi inquirenti hanno svolto presso le varie Commissioni bicamerali. Gli intrecci fra imprenditori, camorra e politica in Campania sono stati e rimangono molto forti: abbiamo percio' chiesto in Commissione ecomafie il quadro delle imprese che hanno lavorato per il Commissariato nell'ultima fase dell'emergenza rifiuti in Campania. Vogliamo sapere quali sono queste imprese e se sono o meno collegate con persone implicate in attivita' camorristiche''. ''Fa sorridere, - per il capogruppo Pd nella commissione parlamentare Ecomafie - la dichiarazione del ministro Prestigiacomo riguardo al SISTRI, indicato come strumento fondamentale per la lotta contro i trafficanti di rifiuti''. Secondo Bratti, ''il ministro dimentica che proprio il suo Governo impose, nel primo decreto Campania, un provvedimento per incentivare con il 'CIP 6' la produzione di energia da parte dei quattro inceneritori siciliani mai realizzati in quanto in odore di mafia''. ''Proprio ieri - aggiunge - sono scattati vari provvedimenti cautelari riguardo alla costruzione dell'inceneritore di Caltanisetta''. ''Invece di magnificare un SISTRI - conclude Bratti - il ministro farebbe meglio ad evitare suo malgrado di contribuire a licenziare leggi che di fatto aiutano la malavita organizzata nel perpetuare reati ambientali''. (ANSA).
04/04/11
IN EDICOLA!
IL RESTO DEL CARLINO - FERRARA
4 aprile 2011
Lettera firmata
BRATTI
Su gesto di Alfano
c’è poco da ridere
Caro Carlino,
Quello che è successo la scorsa settimana alla Camera purtroppo evidenzia una degenerazione nei comportamenti che è a mio parere il frutto di un atteggiamento pluriennale e costante figlio della cultura del berlusconismo. Una cultura che ha svilito le Istituzioni, dalla Magistratura al Parlamento, riducendo quest’ultimo ad essere sulle cronache non per il lavoro legislativo quanto come luogo di ratifica delle decisioni del Governo, al servizio del Capo e dei suoi problemi di carattere giudiziario.
Mentre una crisi internazionale è alle porte, mentre migliaia di migranti arrivano nel nostro Paese due Ministri importanti alla Difesa e agli Esteri erano alla Camera a votare un’inversione di un ordine del giorno per licenziare in fretta e furia il provvedimento cosiddetto “prescrizione breve” per togliere Berlusconi da una probabile condanna nel processo Mills. Poi la sceneggiata isterica del Ministro della Difesa che offende il Presidente della Camera, cosa mai successa nella storia della Repubblica. Che in seguito si giustifica dicendo che non intendeva mandare a quel Paese il Presidente della Camera bensì il capogruppo dell’opposizione! Come se fosse normale che un Ministro della Repubblica mandi a... un parlamentare. Che dire poi dell’episodio che mio malgrado mi ha visto protagonista: vede senatore Balboni, ci si può fare anche dell’ironia e io sono un tipo a cui piace molto scherzare, ma nel gesto del Ministro Alfano da ridere non c’è proprio nulla. Non c’è nulla perché quel gesto ha dimostrato un ulteriore disprezzo per la Camera e per l’opposizione visto che in quella direzione ha scagliato la tessera di voto. Vede senatore a volte i gesti simbolici fanno più male di quelli reali. La voglio tranquillizzare io sto benissimo, sono le Istituzioni democratiche di questo Paese che grazie a voi ormai sono agonizzanti!
Alessandro Bratti
(Deputato Pd alla Camera)
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01/04/11
Riflessioni sulla politica e su come misurarne l'utilità
ore 17.30-19.00
sala Arengo - piazza municipale, Ferrara
Stefano Bonaccini (Segretario regionale PD Emilia-Romagna)
Paolo Calvano (Segretario Unione Provinciale PD Ferrara)
Simone Merli (Segretario comunale PD di Ferrara – Capogruppo PD Ferrara)
Alessandro Bratti (Deputato PD)
Vittorio Alvino (Presidente Associazione Openpolis)
Coordina: Giancarlo Naldi (giornalista)
Durante l’incontro sarà presentato il Bilancio Sociale dell’attività annuale del Deputato ferrarese PD Alessandro Bratti
Iniziativa promossa dal Gruppo Consigliare PD, Consiglio comunale di Ferrara
sala Arengo - piazza municipale, Ferrara
Iniziativa aperta alla cittadinanza
“Camera con vista”
Riflessioni sulla politica
e su come misurarne
l’utilità
Ne parlanoStefano Bonaccini (Segretario regionale PD Emilia-Romagna)
Paolo Calvano (Segretario Unione Provinciale PD Ferrara)
Simone Merli (Segretario comunale PD di Ferrara – Capogruppo PD Ferrara)
Alessandro Bratti (Deputato PD)
Vittorio Alvino (Presidente Associazione Openpolis)
Coordina: Giancarlo Naldi (giornalista)
Durante l’incontro sarà presentato il Bilancio Sociale dell’attività annuale del Deputato ferrarese PD Alessandro Bratti
Iniziativa promossa dal Gruppo Consigliare PD, Consiglio comunale di Ferrara