Bologna, 26 feb. - (Adnkronos) - "A 34 anni dalla fuoriuscita della nube di diossina ci domandiamo quali effetti ha prodotto la legge e quali correzioni apportare per garantire la messa in sicurezza dei territori, dell'ambiente e dei cittadini". A dichiararlo Rafaella Mariani e Alessandro Bratti capogruppo e componente Pd in commissione Ambiente della Camera che hanno chiesto al presidente Angelo
Alessandri, a seguito anche del disastro ambientale del fiume Lambro, un'indagine conoscitiva sugli effetti della 'Legge Seveso' tenendo conto che l'area industriale della Lombarda Petroli era stata sottoposta alla direttiva Seveso per la natura delle sostanze chimiche lavorate e stoccate in quanto raffineria. "Pur essendo quello successo a Monza molto probabilmente un incidente di natura dolosa - proseguono Mariani e Bratti - riteniamo indispensabile che anche sui siti dismessi o in via di dismissione i controlli debbano essere accurati e continui". "Il piu' grande disastro ambientale della storia, Bhopal, nasce proprio dallo scarso controllo di un impianto non piu' in funzione. Sugli impianti poi a rischio rilevante - concludono - probabilmente piu' investimenti per la loro sicurezza e per il loro controllo sarebbero necessari".
27/02/10
25/02/10
Una nuova direzione economica
La New Economics Foundation (NEF) di Londra ha diffuso un suo nuovo lavoro, svolto in collaborazione con il celebre Schumacher College ed intitolato "Growth isn't Possible" (La crescita non è possibile. Perché abbiamo bisogno di una nuova direzione economica).
Il contenuto del libro è sintetizzato anche in un video “Il criceto impossibile”, (cartone animato, su www.impossiblehamster.org) che, in un solo minuto di durata, spiega l’assurdità del concetto di crescita economica illimitata, ed alla fine del quale viene chiesto di aiutare il criceto protagonista del video a salvarsi da se stesso (leggendo il rapporto, unendosi alla campagna “100 months” o scrivendo al primo ministro Gordon Brown)
«Ogni verità passa attraverso tre fasi: all’inizio è ridicolizzata, poi è violentemente contrastata, infine la si accetta come evidente», Arthur Schopenhauer.
24/02/10
Rifiuti: PD, grazie a noi audizioni sul SISTRI
Roma, 23 feb. (Adnkronos)- "Verranno ascoltate in commissione Ambiente le associazioni di categoria imprenditoriali per approfondire l'applicazione del sistema Sistri per la tracciabilita' dei rifiuti grazie alla risoluzione presentata dal Pd". Ad annunciarlo sono Alessandro Bratti e Raffaella Mariani del Pd che, in una nota, sottolineano che "anche la Lega Nord oggi in Commissione, alla presenza del ministro Prestigiacomo, ha manifestato perplessita' nei confronti della proposta per l'applicazione del Decreto sul sistema di controllo della tracciabilita' dei rifiuti".
"Il Pd e' assolutamente convinto -continuano Bratti e Mariani- che si debba superare il vecchio Mud e che sia importante introdurre un sistema piu' moderno. Riteniamo sia necessario coniugare la lotta alla criminalita' con l'esigenza di non penalizzare economicamente e organizzativamente le imprese oneste di questo Paese". "Ci sembra -aggiungono- che il lancio del Sistri sia stato un po' frettoloso e soprattutto non concordato con il sistema imprenditoriale: c'e' tempo per rimediare attivando un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati"
"Il Pd e' assolutamente convinto -continuano Bratti e Mariani- che si debba superare il vecchio Mud e che sia importante introdurre un sistema piu' moderno. Riteniamo sia necessario coniugare la lotta alla criminalita' con l'esigenza di non penalizzare economicamente e organizzativamente le imprese oneste di questo Paese". "Ci sembra -aggiungono- che il lancio del Sistri sia stato un po' frettoloso e soprattutto non concordato con il sistema imprenditoriale: c'e' tempo per rimediare attivando un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati"
23/02/10
Ambiente Italia 2010
"Vogliamo riempire di contenuti concreti la prossima campagna elettorale. Altro che schieramenti e posizionamenti, le Regioni hanno responsabilità enormi per disegnare la qualità dello sviluppo nei territori per uscire dalla crisi". Questo l'assunto di Legambiente che, in Ambiente Italia 2010, l'annuale rapporto sullo stato di salute del Paese, presentato ieri a Roma, quest'anno ha voluto aggiungere ai tradizionali indicatori anche una significativa analisi delle sfide ambientali che le Regioni devono affrontare per promuovere uno sviluppo più moderno e pulito, avviando sul serio la Green economy, creando nuovi occupati in settori strategici, modernizzando il Paese puntando sulla qualità e la vivibilità concreta.
"Sono proprio le Regioni, che oggi hanno competenze rilevanti e spesso esclusive in materie delicatissime ad avere la responsabilità di trovare le risposte più efficaci per uscire da questa situazione - ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. La sfida che proponiamo ai candidati Governatori è di cogliere le opportunità che la crisi climatica e la crisi economica ci propongono, dimostrando l’esaurimento del vecchio modello di sviluppo e la necessità di fare della Green economy e della qualità dei territori italiani il punto di forza per rilanciare il Paese. Le nostre proposte sono molto precise: si tratta di spingere le fonti rinnovabili, far crescere la mobilità pendolare sui treni, migliorare la gestione e il recupero di acqua e rifiuti, ridurre il prelievo e l'impatto delle cave, valorizzare il sistema dei parchi, fermare il dissesto idrogeologico. Per farlo, indichiamo strategie chiare e concretamente realizzabili spiegando anche dove andare a reperire le risorse. I governatori devono avere il coraggio di utilizzare una nuova fiscalità che alleggerisca lavoro e imprese e colpisca l’uso delle risorse ambientali per far pagare finalmente chi oggi lucra scavando le montagne, imbottigliando l'acqua o consumando suoli; devono introdurre trasparenti e efficienti sistemi a tariffa per la gestione dei rifiuti e dell'acqua. Insomma, devono assumersi la responsabilità di cambiare in meglio le regioni italiane per renderle più moderne spingendo l'innovazione nei settori più promettenti."
Dal sito di Legambiente
"Sono proprio le Regioni, che oggi hanno competenze rilevanti e spesso esclusive in materie delicatissime ad avere la responsabilità di trovare le risposte più efficaci per uscire da questa situazione - ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. La sfida che proponiamo ai candidati Governatori è di cogliere le opportunità che la crisi climatica e la crisi economica ci propongono, dimostrando l’esaurimento del vecchio modello di sviluppo e la necessità di fare della Green economy e della qualità dei territori italiani il punto di forza per rilanciare il Paese. Le nostre proposte sono molto precise: si tratta di spingere le fonti rinnovabili, far crescere la mobilità pendolare sui treni, migliorare la gestione e il recupero di acqua e rifiuti, ridurre il prelievo e l'impatto delle cave, valorizzare il sistema dei parchi, fermare il dissesto idrogeologico. Per farlo, indichiamo strategie chiare e concretamente realizzabili spiegando anche dove andare a reperire le risorse. I governatori devono avere il coraggio di utilizzare una nuova fiscalità che alleggerisca lavoro e imprese e colpisca l’uso delle risorse ambientali per far pagare finalmente chi oggi lucra scavando le montagne, imbottigliando l'acqua o consumando suoli; devono introdurre trasparenti e efficienti sistemi a tariffa per la gestione dei rifiuti e dell'acqua. Insomma, devono assumersi la responsabilità di cambiare in meglio le regioni italiane per renderle più moderne spingendo l'innovazione nei settori più promettenti."
Dal sito di Legambiente
20/02/10
Una Regione che costruisce futuro
'Una Regione che costruisce futuro' è il titolo della conferenza programmatica del Partito Democratico dell'Emilia Romagna che si sta svolgendo ora , sabato 20 febbraio, dalle ore 9, al entro congressi Artemide (viale delle Terme 1010/c) di Castel San Pietro. Partecipano Stefano Bonaccini, segretario regionale del Partito Democratico; Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna; Piero Fassino, parlamentare del Partito Democratico; Marco Lombardelli, coordinatore dell'esecutivo regionale del PD; i coordinatori dei gruppi di lavoro tematici on Alessandro Bratti; Simona Caselli; Anna Pariani; Marilena Pillati; Gianluca Rivi e Patrizio Bianchi, rettore dell'Università di Ferrara.
Sul sito del Partito Democratico Emilia Romagna potete scaricare i documenti preparatori
Sul sito del Partito Democratico Emilia Romagna potete scaricare i documenti preparatori
19/02/10
In Commissione, sullo stato di emergenza in Campania
Qui e sotto il mio intervento in Commissione Ambiente martedi 16 sul DL 195/09, Disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile.
C. 3196 Governo, approvato dal Senato.
"Nell'associarsi a quanto detto dal deputato Iannuzzi, ritiene che il decreto- legge in esame solleva più di un dubbio sulla reale possibilità di uscire dall'emergenza rifiuti in Campania, in particolare per quanto concerne le disposizioni in tema di impiantistica, di organizzazione della raccolta differenziata e di bonifica dei siti inquinati. Nel riconoscere che si è fatto molto in Campania per fronteggiare l'emergenza, stigmatizza l'atteggiamento del Governo, a suo avviso, improntato a sterile propaganda che rischia oggi di non consentire un ritorno alla normalità, mentre in vaste aree del Paese, a partire dalla Sicilia, la situazione si va aggravando e rischia di tradursi in nuove e altrettanto gravi emergenze. Svolge, poi, una serie di puntuali domande al rappresentante del Governo in ordine al funzionamento del termovalorizzatore di Acerra e alla lentezza con cui si procede ad attuare le procedure necessarie per la realizzazione degli altri impianti previsti, manifestando perplessità per la distanza fra quanto affermato alcuni mesi fa dal sottosegretario Bertolaso presso la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e quanto oggi emerge dal testo del provvedimento in esame, a partire dai dati relativi alla produzione di rifiuti nella regione Campania e dalla ipotesi di cessione dell'impianto di Acerra a soggetti diversi dalla regione Campania.
Quanto, poi, alle norme che consentono il reclutamento di personale ad opera del Dipartimento della protezione civile, in deroga alla vigente normativa sul pubblico impiego, denuncia il fatto, a suo avviso, inaccettabile che quel che viene concesso alla protezione civile non lo sia ad altri organi ed enti dello Stato, a partire dall'ISPRA, i cui dipendenti precari da mesi combattono, inascoltati dal Governo, una sacrosanta battaglia per poter continuare a lavorare in quell'Istituto.
Infine, soffermandosi sull'articolo 17 del provvedimento in esame denuncia il comportamento irresponsabile di un Governo che, di fronte ad una pubblica amministrazione che non funziona o funziona poco, sceglie, invece che di affrontare e risolvere questa questione, di creare un'amministrazione parallela, privata, slegata da ogni controllo e foriera di sperperi di risorse e di inutili duplicazioni di attività."
C. 3196 Governo, approvato dal Senato.
"Nell'associarsi a quanto detto dal deputato Iannuzzi, ritiene che il decreto- legge in esame solleva più di un dubbio sulla reale possibilità di uscire dall'emergenza rifiuti in Campania, in particolare per quanto concerne le disposizioni in tema di impiantistica, di organizzazione della raccolta differenziata e di bonifica dei siti inquinati. Nel riconoscere che si è fatto molto in Campania per fronteggiare l'emergenza, stigmatizza l'atteggiamento del Governo, a suo avviso, improntato a sterile propaganda che rischia oggi di non consentire un ritorno alla normalità, mentre in vaste aree del Paese, a partire dalla Sicilia, la situazione si va aggravando e rischia di tradursi in nuove e altrettanto gravi emergenze. Svolge, poi, una serie di puntuali domande al rappresentante del Governo in ordine al funzionamento del termovalorizzatore di Acerra e alla lentezza con cui si procede ad attuare le procedure necessarie per la realizzazione degli altri impianti previsti, manifestando perplessità per la distanza fra quanto affermato alcuni mesi fa dal sottosegretario Bertolaso presso la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e quanto oggi emerge dal testo del provvedimento in esame, a partire dai dati relativi alla produzione di rifiuti nella regione Campania e dalla ipotesi di cessione dell'impianto di Acerra a soggetti diversi dalla regione Campania.
Quanto, poi, alle norme che consentono il reclutamento di personale ad opera del Dipartimento della protezione civile, in deroga alla vigente normativa sul pubblico impiego, denuncia il fatto, a suo avviso, inaccettabile che quel che viene concesso alla protezione civile non lo sia ad altri organi ed enti dello Stato, a partire dall'ISPRA, i cui dipendenti precari da mesi combattono, inascoltati dal Governo, una sacrosanta battaglia per poter continuare a lavorare in quell'Istituto.
Infine, soffermandosi sull'articolo 17 del provvedimento in esame denuncia il comportamento irresponsabile di un Governo che, di fronte ad una pubblica amministrazione che non funziona o funziona poco, sceglie, invece che di affrontare e risolvere questa questione, di creare un'amministrazione parallela, privata, slegata da ogni controllo e foriera di sperperi di risorse e di inutili duplicazioni di attività."
I numeri di Bertolaso sulla Campania
Di seguito trovate il testo dei due interventi di ieri in Aula
Noi siamo convinti che in questa operazione che si sta compiendo con il decreto-legge per riportare alla normalità una situazione che ad oggi alla normalità non è, sia necessario sottolineare, ancora una volta, che l’emergenza campana non è risolta. Rimangono tantissime criticità legate all’impiantistica, alla raccolta differenziata, al luogo in cui va a finire il materiale raccolto in maniera differenziata, al tema delle bonifiche, che non è oggetto di questo decreto, ma che è assolutamente importante, ad episodi di smaltimento illegali.
Riguardo all’impiantistica, nel luglio 2009 il sottosegretario Bertolaso, in una delle tante audizioni, ha affermato che lui riconsegnava una situazione che poteva consentire circa due anni di autosufficienza rispetto ad oggi. Nella relazione al Senato, poi ribadita in Commissione, il sottosegretario ha parlato di cinque annidi capienza di questi impianti. Oggi su Il Mattino vi sono altre considerazioni che parlano di tre anni di autosufficienza.
Quindi, si tratta di cifre assolutamente differenti e ci piacerebbe sapere qual è, tra le sue dichiarazioni, quella che corrisponde al vero.
L’inceneritore di Acerra è stato inaugurato ufficialmente un anno fa e già un anno fa si parlava di 600 mila tonnellate di smaltimento di rifiuti. In realtà, oggi, come viene riportato nel decreto-legge (questo lo si sapeva già da prima) l’impianto, molto probabilmente, così afferma il provvedimento, sarà collaudato alla fine di febbraio. Quindi, dalla fine di febbraio, se tutto andrà come deve andare, questo impianto riuscirà a far fronte alle 600 mila tonnellate promesse.
In realtà, nel 2009, nonostante i dati riportati nelle varie relazioni, l’inceneritore ha funzionato a meno della metà del regime a cui doveva funzionare. Lo ripeto, questa situazione era conosciuta, ma la propaganda che si era costruita allora intorno all’attivazione dell’inceneritore non era assolutamente veritiera. Il sotto-segretario ci ha rassicurato sul fatto che l’inceneritore funzionerà bene; noi prendiamo per buone le sue parole, ma purtroppo tante volte sono state smentite dai fatti.
Vi sono anche altre questioni che ruotano intorno all’inceneritore di Acerra e che, a mio parere, sono poco chiare. Sempre nella relazione che lei, sottosegretario, illustrò nella Commissione bicamerale, affermava che la proprietà di questo inceneritore sarebbe stata della regione Campania, che si dovevano definire le operazioni per verificare il valore dell’impianto e che questo poi doveva essere dato
alla regione Campania. Oggi, invece, nel decreto-legge troviamo anche la possibilità
che questo venga venduto ai privati. Le abbiamo anche ricordato in Commissione la necessità, in nome della trasparenza più volte invocata, che ci siano dei dati che l’Osservatorio pubblica, anche su tutta una serie di inquinanti e di controlli che vengono fatti (o dovrebbero essere fatti) dalle autorità preposte che oggi, di fatto, non ci sono.
Ci sono altre questioni molto tecniche ma che, in realtà, devono preoccupare. Si
parla, infatti, da un certo momento di potenziale calorifico di un certo tipo per
far funzionare quell’impianto. Allora, se quell’impianto dovesse funzionare al mas-
simo delle sue potenzialità (come io credo sia giusto fare), si andrebbe a 760 mila
tonnellate, quindi 160 mila tonnellate oltre alla sua capacità. Mi piacerebbe capire
cosa cambia da un punto di vista delle emissioni, cioè se c’è un ragionamento
conseguente anche dal punto di vista delle emissioni. Sulla capacità degli altri ince-
neritori...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ALESSANDRO BRATTI. Concludo, Signor Presidente. Credo di avere però altri minuti a disposizione. Comunque, dicevo che sono tante le perplessità e abbiamo saputo oggi che qualche inceneritore non si farà.
Tornando al tema del valore, la cifra di 355 milioni di euro è assolutamente in-
credibile. La cosa che non si riesce a capire è perché questo valore debba essere
determinato attraverso un voto del Parlamento e non debba essere determinato, così come succede di solito, attraverso una perizia di carattere tecnico. Non vorremmo, quindi, che dietro a questa operazione ci fosse qualcosa di poco chiaro.
Concludo veramente chiedendo di ripristinare la proposta iniziale ed eliminando il riferimento ai 355 milioni di euro che vengono sanciti per legge. Faccio una brevissima precisazione: sottosegretario, lei ha detto che in Emilia-Romagna esiste
un’agenzia di protezione ci
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, a supporto di ciò che è stato detto
dai due colleghi che mi hanno preceduto, volevo dire che mettere in campo un unico
ente con funzioni di programmazione e di gestione, significa condannare al falli-
mento tutta l’operazione. L’esperienza che stiamo vivendo e abbiamo vissuto in Sicilia
dei 27 ATO che hanno accumulato oltre 1 miliardo di euro di debiti, che oggi do-
vrebbero essere finalmente sciolti, ci dimostra in maniera lampante – è la prova
provata – che non si può gestire e programmare nello stesso ente. Quindi, pre-
ghiamo il Governo davvero di ripensare questa norma, seppur sostenuta da una
legge regionale.
Noi siamo convinti che in questa operazione che si sta compiendo con il decreto-legge per riportare alla normalità una situazione che ad oggi alla normalità non è, sia necessario sottolineare, ancora una volta, che l’emergenza campana non è risolta. Rimangono tantissime criticità legate all’impiantistica, alla raccolta differenziata, al luogo in cui va a finire il materiale raccolto in maniera differenziata, al tema delle bonifiche, che non è oggetto di questo decreto, ma che è assolutamente importante, ad episodi di smaltimento illegali.
Riguardo all’impiantistica, nel luglio 2009 il sottosegretario Bertolaso, in una delle tante audizioni, ha affermato che lui riconsegnava una situazione che poteva consentire circa due anni di autosufficienza rispetto ad oggi. Nella relazione al Senato, poi ribadita in Commissione, il sottosegretario ha parlato di cinque annidi capienza di questi impianti. Oggi su Il Mattino vi sono altre considerazioni che parlano di tre anni di autosufficienza.
Quindi, si tratta di cifre assolutamente differenti e ci piacerebbe sapere qual è, tra le sue dichiarazioni, quella che corrisponde al vero.
L’inceneritore di Acerra è stato inaugurato ufficialmente un anno fa e già un anno fa si parlava di 600 mila tonnellate di smaltimento di rifiuti. In realtà, oggi, come viene riportato nel decreto-legge (questo lo si sapeva già da prima) l’impianto, molto probabilmente, così afferma il provvedimento, sarà collaudato alla fine di febbraio. Quindi, dalla fine di febbraio, se tutto andrà come deve andare, questo impianto riuscirà a far fronte alle 600 mila tonnellate promesse.
In realtà, nel 2009, nonostante i dati riportati nelle varie relazioni, l’inceneritore ha funzionato a meno della metà del regime a cui doveva funzionare. Lo ripeto, questa situazione era conosciuta, ma la propaganda che si era costruita allora intorno all’attivazione dell’inceneritore non era assolutamente veritiera. Il sotto-segretario ci ha rassicurato sul fatto che l’inceneritore funzionerà bene; noi prendiamo per buone le sue parole, ma purtroppo tante volte sono state smentite dai fatti.
Vi sono anche altre questioni che ruotano intorno all’inceneritore di Acerra e che, a mio parere, sono poco chiare. Sempre nella relazione che lei, sottosegretario, illustrò nella Commissione bicamerale, affermava che la proprietà di questo inceneritore sarebbe stata della regione Campania, che si dovevano definire le operazioni per verificare il valore dell’impianto e che questo poi doveva essere dato
alla regione Campania. Oggi, invece, nel decreto-legge troviamo anche la possibilità
che questo venga venduto ai privati. Le abbiamo anche ricordato in Commissione la necessità, in nome della trasparenza più volte invocata, che ci siano dei dati che l’Osservatorio pubblica, anche su tutta una serie di inquinanti e di controlli che vengono fatti (o dovrebbero essere fatti) dalle autorità preposte che oggi, di fatto, non ci sono.
Ci sono altre questioni molto tecniche ma che, in realtà, devono preoccupare. Si
parla, infatti, da un certo momento di potenziale calorifico di un certo tipo per
far funzionare quell’impianto. Allora, se quell’impianto dovesse funzionare al mas-
simo delle sue potenzialità (come io credo sia giusto fare), si andrebbe a 760 mila
tonnellate, quindi 160 mila tonnellate oltre alla sua capacità. Mi piacerebbe capire
cosa cambia da un punto di vista delle emissioni, cioè se c’è un ragionamento
conseguente anche dal punto di vista delle emissioni. Sulla capacità degli altri ince-
neritori...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ALESSANDRO BRATTI. Concludo, Signor Presidente. Credo di avere però altri minuti a disposizione. Comunque, dicevo che sono tante le perplessità e abbiamo saputo oggi che qualche inceneritore non si farà.
Tornando al tema del valore, la cifra di 355 milioni di euro è assolutamente in-
credibile. La cosa che non si riesce a capire è perché questo valore debba essere
determinato attraverso un voto del Parlamento e non debba essere determinato, così come succede di solito, attraverso una perizia di carattere tecnico. Non vorremmo, quindi, che dietro a questa operazione ci fosse qualcosa di poco chiaro.
Concludo veramente chiedendo di ripristinare la proposta iniziale ed eliminando il riferimento ai 355 milioni di euro che vengono sanciti per legge. Faccio una brevissima precisazione: sottosegretario, lei ha detto che in Emilia-Romagna esiste
un’agenzia di protezione ci
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, a supporto di ciò che è stato detto
dai due colleghi che mi hanno preceduto, volevo dire che mettere in campo un unico
ente con funzioni di programmazione e di gestione, significa condannare al falli-
mento tutta l’operazione. L’esperienza che stiamo vivendo e abbiamo vissuto in Sicilia
dei 27 ATO che hanno accumulato oltre 1 miliardo di euro di debiti, che oggi do-
vrebbero essere finalmente sciolti, ci dimostra in maniera lampante – è la prova
provata – che non si può gestire e programmare nello stesso ente. Quindi, pre-
ghiamo il Governo davvero di ripensare questa norma, seppur sostenuta da una
legge regionale.
18/02/10
Discrete vittorie
La maggioranza ha mollato sulla protezione civile spa, sullo scudo immunitario e ha rinunciato a mettere la fiducia. Scricchiolii gradevoli per una discreta vittoria dell'opposizione.
Il mio collega Lapo Pistelli su Facebook
Il mio collega Lapo Pistelli su Facebook
Ieri la Commissione a Bologna
E’ stata Bologna oggi per tutta la giornata il teatro delle audizioni della commissione parlamentare sugli illeciti nello smaltimento dei rifiuti presieduta dal parlamentare del PDL Gaetano Pecorella. I commissari hanno sentito alcuni collaboratori di giustizia e alcuni altri testimoni fra cui figura l’ex consulente della commissione Mitrokhin Mario Scaramella nella sua veste di ex consulente del sostituto procuratore di Reggio Calabria Francesco Neri. In particolare si indaga sulle navi dei veleni nel periodo 1995-2000, tentando di integrare anche le risultanze ottenute dalle varie inchieste sui traffici di rifiuti. Per ora si hanno evidenze di interferenze dei servizi segreti in alcune delle vicende come confermato da alcuni fatti oltre che dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Oltre alle responsabilità del servizio segreto civile e militare si indaga ovviamente anche sulle responsabilità della criminalità organizzata. Si sta tentando inoltre di fare luce anche su altre vicende come la morte di Ilaria Alpi e del suo operatore Miran Hovratin, nonostante vengano denunciati i limiti dei poteri della commissione. Il gruppo conta indicativamente di finire i suoi lavori e di consegnare una relazione al Parlamento entro l’estate. L’auspicio è che dal lavoro prodotto venga tratta una nuova legge quadro in materia di smaltimento dei rifiuti.
17/02/10
ENER&CLIM
E’ di oggi la decisione dalla Commissione Europea di adottare una serie di provvedimenti per implementare le conseguenze organizzative della ripartizione dei portafogli commissariali, a partire dalla creazione di due nuove direzioni generali: Energia (ENER) e Azione Climatica (CLIM).
Via Rinnovabili.it
Via Rinnovabili.it
15/02/10
Trent'anni dall'assassinio di Vittorio Bachelet lettera di Dario Franceschini al figlio Giovanni
Caro Giovanni,
oggi ricorrono trent'anni dal giorno in cui alcuni giovani imbevuti di una ideologia violenta fino alla follia uccisero tuo padre Vittorio. Ricordo quel giorno, quella emozione. Ricordo quel tempo carico di odio, paura, angoscia, morte. Gli anni di piombo, li hanno chiamati. Gli anni del terrorismo. Il terrorismo, non solo una parola, ma un vulcano la cui terribile eruzione aveva prodotto uno stato d'animo collettivo. Un terrore che avvolgeva tutto, che teneva in ostaggio l'intera società italiana. Un giornalista, un poliziotto, un sindacalista, un magistrato, un uomo delle istituzioni: potevano uscire di casa e non tornare. La lista delle vittime sempre più lunga.
Abbiamo visto cadere, uno dopo l'altro, tanti maestri. Non potevamo o non osavamo chiamarli amici, perché da loro ci separava il dato generazionale. Ma potevamo sentirli e li sentivamo amici. Perché avevamo sentito i loro discorsi, avevamo letto le loro parole, avevamo avuto il loro esempio. Parlo, tra gli altri, di tuo padre.
Mi sono avvicinato alla politica in quegli anni, risalendo come tanti altri giovani cattolici di quella stagione, la corrente della disillusione, del disincanto, della vergogna per una storia che ci sembrava offesa e tradita da troppi comportamenti incoerenti e contraddittori rispetto a valori che si invocavano solo a parole per giustificare un potere fine e a se stesso."
Via Deputati PD
Era stato Benigno Zaccagnini, l'onesto Zac, a restituirci coraggio e speranza, con un rinnovamento fatto di gesti e incarnato da testimoni finalmente credibili, capaci di dare senso a quella "differenza cristiana" che è fatta prima di tutto - non sembri un paradosso - di normalità, di serietà, di rigore ma anche di allegria. Perché è così che i cristiani sono chiamati a vivere nella storia, a camminare accanto agli altri nel mondo, a condividere la fatica di costruire insieme la città degli uomini.
Vittorio Bachelet è stato uno di quei testimoni, che ci ha insegnato che la politica è prima di tutto servizio e responsabilità. Amore per il prossimo, cioè per chi è più vicino. Dunque non una cosa astratta. Non una teoria politologica. Ma qualcosa di concreto e verificabile nella pratica di ogni giorno: la vita, le speranze, le attese di giustizia delle persone.
Il prezzo della fedeltà a questo dovere per tuo padre, per la sua famiglia, per chi gli ha voluto bene, è stato il più alto.
Trent'anni non diluiscono il dolore ma non sbiadiscono nemmeno il ricordo.
Ho nella memoria la tua preghiera, le tue parole di perdono e di vita, che raccontarono meglio di tanti discorsi chi era stato per te tuo padre. Per noi un maestro. Ti abbraccio.
Dario Franceschini
oggi ricorrono trent'anni dal giorno in cui alcuni giovani imbevuti di una ideologia violenta fino alla follia uccisero tuo padre Vittorio. Ricordo quel giorno, quella emozione. Ricordo quel tempo carico di odio, paura, angoscia, morte. Gli anni di piombo, li hanno chiamati. Gli anni del terrorismo. Il terrorismo, non solo una parola, ma un vulcano la cui terribile eruzione aveva prodotto uno stato d'animo collettivo. Un terrore che avvolgeva tutto, che teneva in ostaggio l'intera società italiana. Un giornalista, un poliziotto, un sindacalista, un magistrato, un uomo delle istituzioni: potevano uscire di casa e non tornare. La lista delle vittime sempre più lunga.
Abbiamo visto cadere, uno dopo l'altro, tanti maestri. Non potevamo o non osavamo chiamarli amici, perché da loro ci separava il dato generazionale. Ma potevamo sentirli e li sentivamo amici. Perché avevamo sentito i loro discorsi, avevamo letto le loro parole, avevamo avuto il loro esempio. Parlo, tra gli altri, di tuo padre.
Mi sono avvicinato alla politica in quegli anni, risalendo come tanti altri giovani cattolici di quella stagione, la corrente della disillusione, del disincanto, della vergogna per una storia che ci sembrava offesa e tradita da troppi comportamenti incoerenti e contraddittori rispetto a valori che si invocavano solo a parole per giustificare un potere fine e a se stesso."
Via Deputati PD
Era stato Benigno Zaccagnini, l'onesto Zac, a restituirci coraggio e speranza, con un rinnovamento fatto di gesti e incarnato da testimoni finalmente credibili, capaci di dare senso a quella "differenza cristiana" che è fatta prima di tutto - non sembri un paradosso - di normalità, di serietà, di rigore ma anche di allegria. Perché è così che i cristiani sono chiamati a vivere nella storia, a camminare accanto agli altri nel mondo, a condividere la fatica di costruire insieme la città degli uomini.
Vittorio Bachelet è stato uno di quei testimoni, che ci ha insegnato che la politica è prima di tutto servizio e responsabilità. Amore per il prossimo, cioè per chi è più vicino. Dunque non una cosa astratta. Non una teoria politologica. Ma qualcosa di concreto e verificabile nella pratica di ogni giorno: la vita, le speranze, le attese di giustizia delle persone.
Il prezzo della fedeltà a questo dovere per tuo padre, per la sua famiglia, per chi gli ha voluto bene, è stato il più alto.
Trent'anni non diluiscono il dolore ma non sbiadiscono nemmeno il ricordo.
Ho nella memoria la tua preghiera, le tue parole di perdono e di vita, che raccontarono meglio di tanti discorsi chi era stato per te tuo padre. Per noi un maestro. Ti abbraccio.
Dario Franceschini
14/02/10
Green Social Festival a Bologna
Da Bologna verso la nuova era della sostenibilità: proteggere l'uomo, sentire il pianeta, strutturare il sistema economico sul sociale. Questi i temi del Green Social Festival 2010, a Bologna dal 12 al 19 febbraio 2010. Qui il programma.
Via Newbo
Via Newbo
Green PD in Lombardia
Sul blog di Pippo Civati alcuni passaggi del convegno PD di ieri a Milano
13/02/10
Anche al Nord occorre vigilare sullo smaltimento dei rifiuti
“Siamo molto preoccupati di ciò che è successo oggi. Il filone investigativo che ha interessato la nostra regione è quello concernente una nota industria metallurgica di Ravenna, la quale aveva la necessità di smaltire un cumulo di quasi 100.000 metri cubi di rifiuti, abbancati in una zona interna allo stabilimento, ubicato in un’area industriale già adibita a polo petrolchimico. Il cumulo di rifiuti in questione risultava essere originato da lavori di sbancamento effettuati nel corso di vari anni e contaminato da mercurio, idrocarburi e da altri inquinanti, provenienti dalle pregresse attività svolte in loco. La società di intermediazione si aggiudicava l’appalto per la gestione dei rifiuti ed effettuava il loro smaltimento in modo illecito, attraverso la predisposizione di falsi certificati di analisi redatti da un laboratorio di pertinenza del produttore del rifiuto, destinandoli in siti non idonei a riceverli, con conseguente notevole risparmio sui costi di smaltimento. L’operazione cosiddetta golden rubbish condotta con successo dai Carabinieri del nucleo ecologico mette in evidenza come anche nelle regioni del nord sia necessario aumentare l’attenzione riguardo a comportamenti malavitosi associati al traffico dei rifiuti speciali. E’ necessario che tutte le forze dell’ordine e gli organi tecnici preposti lavorino sempre di più in stretta collaborazione per rafforzare il controllo del territorio e impedire che tali fenomeni si ripetano”."
Via Partito Democratico Emilia Romagna
Via Partito Democratico Emilia Romagna
12/02/10
Ancora sul nucleare, Arpa dedica un numero della rivista
In occasione dell´uscita del numero speciale di ArpaRivista dedicato al progetto governativo per la ripresa della produzione di energia nucleare in Italia, Arpa e Regione Emilia-Romagna hanno organizzato un incontro pubblico presso la Libreria Coop Ambasciatori a Bologna: "Ritorno al nucleare: realtà, illusione o propaganda?"
Via Arpa
Via Arpa
Sul nucleare
Oggi alle ore 15.15, si terrà una conferenza stampa a Caorso - presso la sala consiliare del Comune in piazza Rocca 1 - per trattare i temi di carattere ambientale, con particolare riferimento al destino della centrale di Caorso, alla questione energetica, all’impegno circa le energie rinnovabili e al ruolo della provincia di Piacenza in questo settore.
All’iniziativa parteciperanno Vasco Errani, candidato alla presidenza della regione Emilia-Romagna, Filippo Penati, candidato alla presidenza della Regione Lombardia; Stefano Bonaccini, segretario regionale del PD Emilia-Romagna; Maurizio Martina, segretario regionale del PD Lombardia e Alessandro Bratti, responsabile ambiente PD ER. Tra gli altri, saranno presenti anche i tre candidati del PD piacentino per le regionali Paolo Botti, Patrizia Calza e Marco Carini."
Via Partito Democratico Emilia Romagna
All’iniziativa parteciperanno Vasco Errani, candidato alla presidenza della regione Emilia-Romagna, Filippo Penati, candidato alla presidenza della Regione Lombardia; Stefano Bonaccini, segretario regionale del PD Emilia-Romagna; Maurizio Martina, segretario regionale del PD Lombardia e Alessandro Bratti, responsabile ambiente PD ER. Tra gli altri, saranno presenti anche i tre candidati del PD piacentino per le regionali Paolo Botti, Patrizia Calza e Marco Carini."
Via Partito Democratico Emilia Romagna
09/02/10
Abbiamo votato NO
Siamo contrari al rientro nel nucleare e abbiamo espresso un parere nettamente negativo in sede di commissioni congiunte". E' quanto dichiara Alessandro Bratti, deputato Democratico della commissione Ambiente, ricordando che almeno quattro sono i motivi che hanno indotto questa scelta. Innanzitutto, "si procede con un piano nucleare in assenza di una strategia energetica per il paese - sottolinea Bratti - poi si parla di scelta necessaria per rispettare i limiti europei del 2020 sapendo che a quella data nessun impianto probabilmente sara' in funzione.
Inoltre, l'Agenzia per la sicurezza nucleare si presenta senza mezzi e personale adeguati e non ha i requisiti richiesti dalle varie direttive Euratom e dall'Aiea. Senza dimenticare - prosegue - che i tre enti che si dovrebbero occupare di nucleare (Enea, Ispra e Sogin) sono commissariati. Anche sul lato delle compensazioni ambientali e degli indennizzi ai territori che ospitano gli impianti la situazione - conclude Bratti - appare confusa e rischia di penalizzare gli enti locali".
Inoltre, l'Agenzia per la sicurezza nucleare si presenta senza mezzi e personale adeguati e non ha i requisiti richiesti dalle varie direttive Euratom e dall'Aiea. Senza dimenticare - prosegue - che i tre enti che si dovrebbero occupare di nucleare (Enea, Ispra e Sogin) sono commissariati. Anche sul lato delle compensazioni ambientali e degli indennizzi ai territori che ospitano gli impianti la situazione - conclude Bratti - appare confusa e rischia di penalizzare gli enti locali".
07/02/10
06/02/10
Bersani, Bonino e la green economy
No al nucleare e sì all'efficienza e al risparmio energetico. Queste le parole del segretario Pier Luigi Bersani intervenuto oggi alla tavola rotonda sulla Green Economy organizzata dagli ecologisti democratici nella sede nazionale del Pd.
Alla iniziativa degli Ecodem, oltre a Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Pd, i senatori Roberto Della Seta, Francesco Ferrante e il deputato Ermete Realacci, ieri allanostra iniziativa a Ferrara, ha partecipato anche Emma Bonino, candidata a governare la Regione Lazio per il Centrosinistra. La Bonino ha fatto del rispetto dell'ambiente ha fatto una questione di stile di campagna elettorale: “non imbrattiamo la città con i manifesti, inventiamoci altre forme di propaganda, addobbiamo finestre e finestrini delle auto”.
“Ero una bambina quando manifestavo contro la centrale di Montalto di Castro” ha dichiarato.
Via PartitoDemocratico.it
Alla iniziativa degli Ecodem, oltre a Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Pd, i senatori Roberto Della Seta, Francesco Ferrante e il deputato Ermete Realacci, ieri allanostra iniziativa a Ferrara, ha partecipato anche Emma Bonino, candidata a governare la Regione Lazio per il Centrosinistra. La Bonino ha fatto del rispetto dell'ambiente ha fatto una questione di stile di campagna elettorale: “non imbrattiamo la città con i manifesti, inventiamoci altre forme di propaganda, addobbiamo finestre e finestrini delle auto”.
“Ero una bambina quando manifestavo contro la centrale di Montalto di Castro” ha dichiarato.
Via PartitoDemocratico.it
03/02/10
Il PD contro il nucleare: ecco perchè
Qui invece il mio intervento di ieri in Commissione
Alessandro BRATTI (PD) ritiene che la scelta effettuata dal Governo sul nucleare rischi di allontanarci dagli obiettivi che si è prefissa l'Unione europea in termine di risparmio e di efficienza energetica, senza che sia stata fatta una seria valutazione in ordine ai costi e alla gestione delle scorie radioattive nonché in ordine ai reali fabbisogni del Paese in tema di fabbisogno energetico. Ricorda, al riguardo, che sono stati autorizzati negli ultimi anni molti nuovi impianti a ciclo combinato a gas e come non risulta chiaro come si integrerà tale produzione con quella proveniente dai nuovi impianti nucleari, che dovrebbero fornire una quota pari a circa il 25 per cento dell'energia, senza che alcuno abbia modo di sapere come sia stata effettuata tale previsione.
È del tutto infondata la affermazione per cui il nucleare consentirà di raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 concordati a livello europeo. Infatti il piano nucleare non sarà mai a regime a quella data. Inoltre dai dati IAEA si presume, con uno scenario sul nucleare molto favorevole, un contributo attorno al 6 per cento di riduzione dei gas serra al 2050.
Ritiene fortemente contraddittorio che la produzione di energia nucleare possa essere parificata alle fonti rinnovabili rispetto alle priorità di accesso alla rete così come sancito dalla legge 99. Rileva, inoltre, che i tre enti pubblici, Ispra, Enea e Sogin, che hanno competenze sul nucleare sono, al momento, soggetti ad una procedura di commissariamento e che non è certo se la Sogin resterà ancora ente di natura pubblica. Fa presente, inoltre, che il provvedimento definisce i siti come aree di interesse strategico nazionale con il rischio che essi rientrino nella competenza del Ministero della Difesa che magari demanderà la relativa gestione alla costituenda società per azioni. In merito alla sicurezza, ritiene che le disposizioni relative al funzionamento dell'Agenzia sul nucleare non sembrano rispettare quanto richiesto dalla direttiva Euratom, secondo la quale le Autorità di regolamentazione devono avere a disposizione i mezzi necessari per il funzionamento. Il personale è inadeguato. Questo proveniente da Ispra e Enea è prossimo al pensionamento e non vi è notizia di concorsi per assunzione di nuovo personale. Fa presente, al riguardo, che la somma di cinquecentomila euro predisposta a tal fine sembra risultare del tutto irrisoria. Stigmatizza, inoltre, che nel Consiglio di amministrazione dell'Agenzia sia prevista la partecipazione di due rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico, che si troverebbero, così, in conflitto di interessi assommando nella stessa persona il ruolo di controllore e controllato. In merito alle Agenzie regionali, rileva che viene alle stesse richiesto un ruolo di collaborazione senza che a tal fine vengano previste risorse aggiuntive per lo svolgimento di tale nuovo incarico. Sul cosiddetto Fondo per il decommissioning, ribadisce le preoccupazioni già espresse sulle incertezze relative al futuro della Sogin. Rileva, inoltre, che appaiono particolarmente oscure le norme riguardanti le campagne di informazione ai cittadini. Svolge, poi, alcune considerazioni in merito all'articolo 3 dove è prevista una mera facoltà e non un obbligo in ordine alla collaborazione dell'Agenzia per il nucleare nell'elaborazione della strategia governativa sul nucleare e all'articolo 8 dove si prevede che il Governo può chiedere contributi tecnico-scientifici ad enti ed organismi diversi da quelli ufficialmente preposti a tale compito. Rileva, come del resto già sottolineato nei precedenti interventi, che risulta difficile immaginare come il Governo possa obbligare le regioni a modificare i propri piani energetici, quando tale materia risulta di competenza delle stesse regioni. Sottolinea, infine, come all'articolo 21 si prevede che i Comitati di confronto e trasparenza si riuniscano una sola volta nell'anno in contraddizione con il ruolo cui sono chiamati mentre all'articolo 22 si prevede che le misure compensative siano destinate per il quaranta per cento agli enti locali e per il sessanta per cento alle persone residenti e alle imprese operanti nel territori mediante la riduzione di tributi che, comunque, sono di competenza degli enti locali sui quali graverebbero le minori entrate.
Alessandro BRATTI (PD) ritiene che la scelta effettuata dal Governo sul nucleare rischi di allontanarci dagli obiettivi che si è prefissa l'Unione europea in termine di risparmio e di efficienza energetica, senza che sia stata fatta una seria valutazione in ordine ai costi e alla gestione delle scorie radioattive nonché in ordine ai reali fabbisogni del Paese in tema di fabbisogno energetico. Ricorda, al riguardo, che sono stati autorizzati negli ultimi anni molti nuovi impianti a ciclo combinato a gas e come non risulta chiaro come si integrerà tale produzione con quella proveniente dai nuovi impianti nucleari, che dovrebbero fornire una quota pari a circa il 25 per cento dell'energia, senza che alcuno abbia modo di sapere come sia stata effettuata tale previsione.
È del tutto infondata la affermazione per cui il nucleare consentirà di raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 concordati a livello europeo. Infatti il piano nucleare non sarà mai a regime a quella data. Inoltre dai dati IAEA si presume, con uno scenario sul nucleare molto favorevole, un contributo attorno al 6 per cento di riduzione dei gas serra al 2050.
Ritiene fortemente contraddittorio che la produzione di energia nucleare possa essere parificata alle fonti rinnovabili rispetto alle priorità di accesso alla rete così come sancito dalla legge 99. Rileva, inoltre, che i tre enti pubblici, Ispra, Enea e Sogin, che hanno competenze sul nucleare sono, al momento, soggetti ad una procedura di commissariamento e che non è certo se la Sogin resterà ancora ente di natura pubblica. Fa presente, inoltre, che il provvedimento definisce i siti come aree di interesse strategico nazionale con il rischio che essi rientrino nella competenza del Ministero della Difesa che magari demanderà la relativa gestione alla costituenda società per azioni. In merito alla sicurezza, ritiene che le disposizioni relative al funzionamento dell'Agenzia sul nucleare non sembrano rispettare quanto richiesto dalla direttiva Euratom, secondo la quale le Autorità di regolamentazione devono avere a disposizione i mezzi necessari per il funzionamento. Il personale è inadeguato. Questo proveniente da Ispra e Enea è prossimo al pensionamento e non vi è notizia di concorsi per assunzione di nuovo personale. Fa presente, al riguardo, che la somma di cinquecentomila euro predisposta a tal fine sembra risultare del tutto irrisoria. Stigmatizza, inoltre, che nel Consiglio di amministrazione dell'Agenzia sia prevista la partecipazione di due rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico, che si troverebbero, così, in conflitto di interessi assommando nella stessa persona il ruolo di controllore e controllato. In merito alle Agenzie regionali, rileva che viene alle stesse richiesto un ruolo di collaborazione senza che a tal fine vengano previste risorse aggiuntive per lo svolgimento di tale nuovo incarico. Sul cosiddetto Fondo per il decommissioning, ribadisce le preoccupazioni già espresse sulle incertezze relative al futuro della Sogin. Rileva, inoltre, che appaiono particolarmente oscure le norme riguardanti le campagne di informazione ai cittadini. Svolge, poi, alcune considerazioni in merito all'articolo 3 dove è prevista una mera facoltà e non un obbligo in ordine alla collaborazione dell'Agenzia per il nucleare nell'elaborazione della strategia governativa sul nucleare e all'articolo 8 dove si prevede che il Governo può chiedere contributi tecnico-scientifici ad enti ed organismi diversi da quelli ufficialmente preposti a tale compito. Rileva, come del resto già sottolineato nei precedenti interventi, che risulta difficile immaginare come il Governo possa obbligare le regioni a modificare i propri piani energetici, quando tale materia risulta di competenza delle stesse regioni. Sottolinea, infine, come all'articolo 21 si prevede che i Comitati di confronto e trasparenza si riuniscano una sola volta nell'anno in contraddizione con il ruolo cui sono chiamati mentre all'articolo 22 si prevede che le misure compensative siano destinate per il quaranta per cento agli enti locali e per il sessanta per cento alle persone residenti e alle imprese operanti nel territori mediante la riduzione di tributi che, comunque, sono di competenza degli enti locali sui quali graverebbero le minori entrate.
Indignazione e netta contrarietà
Qui e anche sotto il resoconto dell'intervento del Segretario PD Pierluigi Bersani oggi aula sul legittimo impedimento. Da leggere. Molto chiaro.
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui a parlare in diretta televisiva del legittimo impedimento e dobbiamo chiederci quanti dei cittadini che stanno ascoltando sappiano cosa sia questo famoso legittimo impedimento. Del resto, dobbiamo confessare che anche molti di noi, prima di questa discussione, ne avevano una conoscenza vaga. Quindi, dobbiamo spiegarci davanti ai cittadini. Cosa è questa legge e cosa vuole dire? Questa legge vuol dire che fino ad oggi un Presidente del Consiglio e un Ministro imputato, che non si fossero presentati in tribunale ad un processo, dovevano, per così dire, portare una giustificazione valida. Da domani la giustificazione il Presidente del Consiglio e i Ministri se la faranno da soli e potranno non andare mai in tribunale. Perché? Perché fanno un lavoro importante, hanno molte cose da fare e hanno bisogno di stare sereni. Così si è detto e si è scritto. Ci vadano gli altri in tribunale, quelli che possono consentirsi un po' di nervoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo è il concetto di fondo. Ma perché mai va approvata subito subito questa legge? Perché non si parla di processi per dire dei processi in generale, ma si parla dei processi per dire di quei processi lì, quelli che sono in corso adesso e che bisogna scantonare.
Ci si può chiedere: è possibile fare leggi del genere? Non c'è la Costituzione? C'è. La Corte costituzionale potrà non approvare questa legge, ma c'è bisogno di tempo - almeno qualche mese - perché la Corte decida e così parte subito questa scialuppa, poi questa verrà caricata su un bastimento, una legge costituzionale in grado di reggere il giudizio della Corte e, se non ci sarà una coincidenza fra scialuppa e bastimento, è pronto un barcone che si chiama «processo breve» per ovviare alla bisogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Processo breve; anche questo bisogna spiegarlo, perché immagino che qualcuno che ci guarda si chieda: ma perché, c'è forse qualcuno lo vuole lungo il processo? E che cosa vuol dire discutere di «salva processi», e che cosa vuol dire «lodo Alfano 1» e «lodo Alfano 2», e cosa è mai un'ipotetica legge «salva pentiti»?
Credo che la gente del merito ci capisca poco, ma abbia compreso l'essenziale: sono tutte cose complicate che hanno dentro una cosa semplice che capiamo tutti: c'è di mezzo Berlusconi, un Presidente del Consiglio che non vuole farsi giudicare e tiene ferma su questo punto l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Il Paese è incagliato. Viene sospinto per quella ragione ad un confronto aspro ed estenuante fra Governo e magistratura, un confronto che viene fatto tracimare strumentalmente in una folle guerra fra politica e giustizia, fino a intaccare i pilastri del nostro sistema costituzionale.
Vi chiedo una cosa: è ora che prendiate atto che grande parte del Paese che governante - voi tutti, Lega compresa - non è disposta a chiamare riforme delle norme che cambiano le regole in corso d'opera, a partita in corso, a processi in corso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Si tratta di norme che non hanno carattere di generalità e di astrattezza, se non in modo ipocrita e fittizio, norme che oscurano il principio di uguaglianza e, mentre tutti invocano una giustizia più efficiente e moderna, le scorciatoie per uno o per pochi suscitano in tanti repulsione e indignazione e Pag. 193creano un solco e un'incrinatura non componibile non solo fra le forze politiche, ma nella coscienza del Paese, un Paese che peraltro ha in testa ben altre priorità.
Allora, se governate per tutto il Paese, Lega compresa, dovete prendere atto di questo e preoccuparvi di fermare questa corsa dissennata di cui il fatto di oggi è solo il primo passo. Stiamo parlando di legittimo impedimento come di un ponte, si è detto, verso un «lodo Alfano 2», ma l'impegno in questa mirabile propria opera di ingegneria, questo ponte, non ci esenterà dal dover discutere del cosiddetto «processo breve» che non rimuovete - lo ricordo al collega Casini - che non abbandonate e che avete orgogliosamente rivendicato.
Si tratta di norme che sfidano un elementare senso di giustizia che fanno dire a chiunque: finché non ci sono regole nuove per tutti, si va tutti con regole vecchie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), norme che distruggerebbero migliaia di processi che sono in corso. Come si fa, per salvare uno solo, fare un'amnistia per tutti i colletti bianchi, dare uno schiaffo all'esigenza di giustizia di tante vittime del reato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Allora, vi dico così: se farete questo e se chiamerete tutto questo «riforme», allungherete ancora questa eterna transizione che ci impedisce da vent'anni di avere una politica normale. Se aveste, invece, la forza di rinunciare a tutto questo, potrebbe esserci una svolta. Questa, all'essenziale, è la vostra responsabilità.
Il Presidente del Consiglio, a questo punto della sua quindicennale vicenda politica, potrebbe compiere un atto di responsabilità: mettere davanti a sé l'Italia (dirci: «prima di tutto l'Italia»), affrontare a viso aperto la sua situazione, fruendo dell'attuale quadro di garanzia, che vale per tutti i cittadini, per i tanti che percorrono le strade tortuose e lunghe della giustizia, magari pensando di aver avuto un torto, così come - cara Lega - fanno tutti i nostri amministratori e tutti i nostri governanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non perché noi pensiamo di non avere il peccato originale, non perché pensiamo di essere perfetti, ma perché pensiamo di essere corretti e mettiamo le regole davanti al consenso anche dove lo abbiamo. E si informi meglio Cota: il Presidente Pag. 194degli Stati Uniti - sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti - 9 giudici a 0 sul caso Clinton - non ha diritto a nessun legittimo impedimento per essere giudicato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Noi non udremo quelle parole da statista, non le udremo, non udremo uno statista che dice: «Io affronto a viso aperto da cittadino i miei problemi e voi, intanto, in Parlamento fate le riforme per tutti e lì dentro risolvete le cose che vanno risolte anche nei rapporti tra magistratura, politica e Governo». Noi sentiremmo la solita musica e ci direte: «Ma che regole e regole, abbiamo il consenso e fateci governare». Ma chi vi ha impedito di governare? In nove anni, voi avete governato per sette: in che cosa è migliorata l'Italia? Chi vi impedisce di governare adesso la crisi? Da quando voi avete detto che la crisi non c'è, è psicologica e ce l'abbiamo alle spalle, noi abbiamo - vi informo - 700 mila disoccupati più, un milione di persone sotto ammortizzatori, migliaia di piccole imprese che chiudono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Allora, vi dico: volete darcela - dopo 20 mesi che ve la chiediamo - l'occasione di fare una discussione in diretta televisiva sui problemi reali degli italiani? Ce la volete dare questa occasione o volete farci sempre parlare di queste leggi che noi rifiutiamo e per le quali voteremo contro (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui a parlare in diretta televisiva del legittimo impedimento e dobbiamo chiederci quanti dei cittadini che stanno ascoltando sappiano cosa sia questo famoso legittimo impedimento. Del resto, dobbiamo confessare che anche molti di noi, prima di questa discussione, ne avevano una conoscenza vaga. Quindi, dobbiamo spiegarci davanti ai cittadini. Cosa è questa legge e cosa vuole dire? Questa legge vuol dire che fino ad oggi un Presidente del Consiglio e un Ministro imputato, che non si fossero presentati in tribunale ad un processo, dovevano, per così dire, portare una giustificazione valida. Da domani la giustificazione il Presidente del Consiglio e i Ministri se la faranno da soli e potranno non andare mai in tribunale. Perché? Perché fanno un lavoro importante, hanno molte cose da fare e hanno bisogno di stare sereni. Così si è detto e si è scritto. Ci vadano gli altri in tribunale, quelli che possono consentirsi un po' di nervoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo è il concetto di fondo. Ma perché mai va approvata subito subito questa legge? Perché non si parla di processi per dire dei processi in generale, ma si parla dei processi per dire di quei processi lì, quelli che sono in corso adesso e che bisogna scantonare.
Ci si può chiedere: è possibile fare leggi del genere? Non c'è la Costituzione? C'è. La Corte costituzionale potrà non approvare questa legge, ma c'è bisogno di tempo - almeno qualche mese - perché la Corte decida e così parte subito questa scialuppa, poi questa verrà caricata su un bastimento, una legge costituzionale in grado di reggere il giudizio della Corte e, se non ci sarà una coincidenza fra scialuppa e bastimento, è pronto un barcone che si chiama «processo breve» per ovviare alla bisogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Processo breve; anche questo bisogna spiegarlo, perché immagino che qualcuno che ci guarda si chieda: ma perché, c'è forse qualcuno lo vuole lungo il processo? E che cosa vuol dire discutere di «salva processi», e che cosa vuol dire «lodo Alfano 1» e «lodo Alfano 2», e cosa è mai un'ipotetica legge «salva pentiti»?
Credo che la gente del merito ci capisca poco, ma abbia compreso l'essenziale: sono tutte cose complicate che hanno dentro una cosa semplice che capiamo tutti: c'è di mezzo Berlusconi, un Presidente del Consiglio che non vuole farsi giudicare e tiene ferma su questo punto l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Il Paese è incagliato. Viene sospinto per quella ragione ad un confronto aspro ed estenuante fra Governo e magistratura, un confronto che viene fatto tracimare strumentalmente in una folle guerra fra politica e giustizia, fino a intaccare i pilastri del nostro sistema costituzionale.
Vi chiedo una cosa: è ora che prendiate atto che grande parte del Paese che governante - voi tutti, Lega compresa - non è disposta a chiamare riforme delle norme che cambiano le regole in corso d'opera, a partita in corso, a processi in corso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Si tratta di norme che non hanno carattere di generalità e di astrattezza, se non in modo ipocrita e fittizio, norme che oscurano il principio di uguaglianza e, mentre tutti invocano una giustizia più efficiente e moderna, le scorciatoie per uno o per pochi suscitano in tanti repulsione e indignazione e Pag. 193creano un solco e un'incrinatura non componibile non solo fra le forze politiche, ma nella coscienza del Paese, un Paese che peraltro ha in testa ben altre priorità.
Allora, se governate per tutto il Paese, Lega compresa, dovete prendere atto di questo e preoccuparvi di fermare questa corsa dissennata di cui il fatto di oggi è solo il primo passo. Stiamo parlando di legittimo impedimento come di un ponte, si è detto, verso un «lodo Alfano 2», ma l'impegno in questa mirabile propria opera di ingegneria, questo ponte, non ci esenterà dal dover discutere del cosiddetto «processo breve» che non rimuovete - lo ricordo al collega Casini - che non abbandonate e che avete orgogliosamente rivendicato.
Si tratta di norme che sfidano un elementare senso di giustizia che fanno dire a chiunque: finché non ci sono regole nuove per tutti, si va tutti con regole vecchie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), norme che distruggerebbero migliaia di processi che sono in corso. Come si fa, per salvare uno solo, fare un'amnistia per tutti i colletti bianchi, dare uno schiaffo all'esigenza di giustizia di tante vittime del reato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Allora, vi dico così: se farete questo e se chiamerete tutto questo «riforme», allungherete ancora questa eterna transizione che ci impedisce da vent'anni di avere una politica normale. Se aveste, invece, la forza di rinunciare a tutto questo, potrebbe esserci una svolta. Questa, all'essenziale, è la vostra responsabilità.
Il Presidente del Consiglio, a questo punto della sua quindicennale vicenda politica, potrebbe compiere un atto di responsabilità: mettere davanti a sé l'Italia (dirci: «prima di tutto l'Italia»), affrontare a viso aperto la sua situazione, fruendo dell'attuale quadro di garanzia, che vale per tutti i cittadini, per i tanti che percorrono le strade tortuose e lunghe della giustizia, magari pensando di aver avuto un torto, così come - cara Lega - fanno tutti i nostri amministratori e tutti i nostri governanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non perché noi pensiamo di non avere il peccato originale, non perché pensiamo di essere perfetti, ma perché pensiamo di essere corretti e mettiamo le regole davanti al consenso anche dove lo abbiamo. E si informi meglio Cota: il Presidente Pag. 194degli Stati Uniti - sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti - 9 giudici a 0 sul caso Clinton - non ha diritto a nessun legittimo impedimento per essere giudicato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Noi non udremo quelle parole da statista, non le udremo, non udremo uno statista che dice: «Io affronto a viso aperto da cittadino i miei problemi e voi, intanto, in Parlamento fate le riforme per tutti e lì dentro risolvete le cose che vanno risolte anche nei rapporti tra magistratura, politica e Governo». Noi sentiremmo la solita musica e ci direte: «Ma che regole e regole, abbiamo il consenso e fateci governare». Ma chi vi ha impedito di governare? In nove anni, voi avete governato per sette: in che cosa è migliorata l'Italia? Chi vi impedisce di governare adesso la crisi? Da quando voi avete detto che la crisi non c'è, è psicologica e ce l'abbiamo alle spalle, noi abbiamo - vi informo - 700 mila disoccupati più, un milione di persone sotto ammortizzatori, migliaia di piccole imprese che chiudono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Allora, vi dico: volete darcela - dopo 20 mesi che ve la chiediamo - l'occasione di fare una discussione in diretta televisiva sui problemi reali degli italiani? Ce la volete dare questa occasione o volete farci sempre parlare di queste leggi che noi rifiutiamo e per le quali voteremo contro (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?
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02/02/10
Odg approvato
Di seguito anche l'Odg approvato dalal maggioranza in aula sempre oggi.
A.C. 2966N. 1. Seduta del 2 febbraio 2010
La Camera,
premesso che:
l'articolo unico del disegno di legge in esame modifica il comma 5 dell'articolo 137 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, più noto come «codice dell'ambiente», nella parte in cui sono previste sanzioni per la violazione delle norme che regolano lo scarico delle acque reflue industriali;
appare oggettivamente ragionevole la necessità di intervenire sul testo del codice dell'ambiente al fine di risolvere le incongruenze derivanti dall'attuale formulazione della norma, sulla quale, in via interpretativa, si è andato formato un orientamento giurisprudenziale che sta rendendo difficile un'applicazione omogenea del sistema sanzionatorio;
mentre nel merito si ritiene opportuna la correzione, desta perplessità la metodica usata in questi primi anni di vita del codice dell'ambiente, il quale, nonostante una lunga gestazione durata due anni, è stato oggetto di numerose e talvolta disorganiche modifiche, che rischiano di minare la tenuta dell'impianto normativo complessivo;
si fa presente che, a parte i cosiddetti «decreti correttivi» previsti dalla stessa legge 15 dicembre 2004, n. 308, recante «delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione», molto numerosi sono stati i provvedimenti legislativi che hanno apportato modifiche o integrazioni al codice;
tra le norme intervenute negli ultimi anni si segnalano, in modo non esaustivo, le seguenti: decreto-legge 1 luglio 2009, n. 78, decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 116, decreto legislativo 16 marzo 2009, n. 30, decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, decreto legislativo 8 novembre 2006, n. 284, decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, decreto-legge 30 ottobre 2007, n. 180, decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, decreto legislativo, 9 novembre 2007, n. 205, decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 117;
è attualmente in corso l'ennesima «revisione» dei decreto legislativo n. 152 del 2006, che prevede il coinvolgimento delle Commissioni competenti solo al termine dell'elaborazione del testo,
impegna il Governo:
a stabilire, in accordo col Parlamento, un sistema di «aggiornamento» del codice dell'ambiente che tenga conto dell'esigenza di salvaguardare l'integrità e la coerenza del testo di riordino della legislazione in materia ambientale, al fine di garantire la certezza del diritto e prevenire il rischio di un quadro normativo farraginoso ed incoerente, evitando il ricorso a modifiche estemporanee e marginali, che rischiano di indebolire il sistema;
ad assicurare, in particolare, l'avvio di un confronto continuo tra il gruppo di lavoro che sta elaborando la revisione del codice dell'ambiente e le Commissioni parlamentari competenti, in modo da consentire una proficua collaborazione tra l'organo tecnico e l'organo politico, con l'obiettivo di ridurre al minimo il rischio di incongruenze dell'impianto normativo che verrà delineato.
9/2966/1. Bratti, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Morassut, Motta, Viola.
A.C. 2966N. 1. Seduta del 2 febbraio 2010
La Camera,
premesso che:
l'articolo unico del disegno di legge in esame modifica il comma 5 dell'articolo 137 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, più noto come «codice dell'ambiente», nella parte in cui sono previste sanzioni per la violazione delle norme che regolano lo scarico delle acque reflue industriali;
appare oggettivamente ragionevole la necessità di intervenire sul testo del codice dell'ambiente al fine di risolvere le incongruenze derivanti dall'attuale formulazione della norma, sulla quale, in via interpretativa, si è andato formato un orientamento giurisprudenziale che sta rendendo difficile un'applicazione omogenea del sistema sanzionatorio;
mentre nel merito si ritiene opportuna la correzione, desta perplessità la metodica usata in questi primi anni di vita del codice dell'ambiente, il quale, nonostante una lunga gestazione durata due anni, è stato oggetto di numerose e talvolta disorganiche modifiche, che rischiano di minare la tenuta dell'impianto normativo complessivo;
si fa presente che, a parte i cosiddetti «decreti correttivi» previsti dalla stessa legge 15 dicembre 2004, n. 308, recante «delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione», molto numerosi sono stati i provvedimenti legislativi che hanno apportato modifiche o integrazioni al codice;
tra le norme intervenute negli ultimi anni si segnalano, in modo non esaustivo, le seguenti: decreto-legge 1 luglio 2009, n. 78, decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 116, decreto legislativo 16 marzo 2009, n. 30, decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, decreto legislativo 8 novembre 2006, n. 284, decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, decreto-legge 30 ottobre 2007, n. 180, decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, decreto legislativo, 9 novembre 2007, n. 205, decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 117;
è attualmente in corso l'ennesima «revisione» dei decreto legislativo n. 152 del 2006, che prevede il coinvolgimento delle Commissioni competenti solo al termine dell'elaborazione del testo,
impegna il Governo:
a stabilire, in accordo col Parlamento, un sistema di «aggiornamento» del codice dell'ambiente che tenga conto dell'esigenza di salvaguardare l'integrità e la coerenza del testo di riordino della legislazione in materia ambientale, al fine di garantire la certezza del diritto e prevenire il rischio di un quadro normativo farraginoso ed incoerente, evitando il ricorso a modifiche estemporanee e marginali, che rischiano di indebolire il sistema;
ad assicurare, in particolare, l'avvio di un confronto continuo tra il gruppo di lavoro che sta elaborando la revisione del codice dell'ambiente e le Commissioni parlamentari competenti, in modo da consentire una proficua collaborazione tra l'organo tecnico e l'organo politico, con l'obiettivo di ridurre al minimo il rischio di incongruenze dell'impianto normativo che verrà delineato.
9/2966/1. Bratti, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Morassut, Motta, Viola.
Dichiarazioni
Qui il mio intervento di oggi.
"Signor Presidente, stiamo discutendo di quella che sembra una modifica, ma che in realtà è una precisazione. Il testo in esame, infatti, precisa meglio quando si applicano le sanzioni amministrative previste dall'articolo 133 del decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale, e quando invece si debbano applicare le sanzioni penali previste dall'articolo 137 del medesimo.
In questo senso - ci tengo a sottolinearlo - e solo in questo senso, il gruppo del Partito Democratico è favorevole. Non si tratta di un alleggerimento di pene, su cui saremmo decisamente contrari, ma semplicemente di precisazioni che si sono rese necessarie a seguito di alcune sentenze della suprema Corte di cassazione che, peraltro, seguono un indirizzo minoritario nell'applicazione dei predetti articoli 133 e 137 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Questo è il motivo del nostro voto. Non ci sfuggono i dubbi e le perplessità dei colleghi dell'Italia dei Valori e anche quelli manifestati dalla collega dell'UdC, anche perché - tengo anche qui a ribadirlo - rispetto alle modifiche del codice ambientale ci siamo sempre espressi in maniera negativa. Ma qui non siamo di fronte a una modifica dei provvedimenti di carattere penale nei confronti del superamento dei limiti per gli inquinanti pericolosi. Qui stiamo parlando di riportare a giusta pena il superamento dei limiti riguardo a sostanze non pericolose attraverso l'applicazione di sanzioni di carattere amministrativo.
Credo, infatti, che non sia sospettabile il nostro impegno per introdurre i reati ambientali nel codice penale e altre importanti proposte volte ad inasprire le sanzioni sia penali che amministrative per i delitti contro l'ambiente. Tra l'altro, ci tengo a dire anche questo: siamo al paradosso che chi non ha depuratori spesso non incorre in sanzioni penali (purtroppo esiste una situazione assolutamente critica in diverse regioni), mentre se un depuratore, per parametri non giudicati pericolosi, non rispetta i limiti è soggetto, con questa legislazione e in mancanza di un chiarimento, a sanzioni penali molto severe.
Anche questa volta però, ci tengo a dirlo, ci troviamo di fronte ad un'ulteriore modifica del codice ambientale. Non sto qui a fare l'elenco di tutti i decreti legislativi e dei disegni di legge, ma questi hanno interessato circa 15 volte dall'inizio della legislatura modifiche al codice ambientale.
La delega per la revisione del codice è, in questo momento, a disposizione del Ministro dell'ambiente. Questa è stata concessa sulla base della legge n. 69 del 2009 e su di essa noi, come Partito Democratico, abbiamo sempre espresso forti perplessità: avremmo preferito un pieno coinvolgimento della Commissione competente fin dall'inizio della revisione di questa importante norma. Il Ministro ha agito in un altro modo e questo noi lo consideriamo un gesto di arroganza inutile.
Vi sono numerose questioni da affrontare nella revisione del testo unico ambientale: dalla gestione dei rifiuti al tema delle bonifiche, al tema della gestione idrica integrata, a quello della qualità dell'aria. Proprio sulla qualità dell'aria e sui mancati provvedimenti rischiamo un'ulteriore infrazione comunitaria per non avere attuato un piano nazionale di coordinamento e per non aver rispettato, in diverse parti del territorio nazionale, i limiti degli inquinanti concordati a livello europeo. Proprio in questo caso dobbiamo sottolineare che non vi è soltanto un problema di carattere sanzionatorio, ma un rischio sanitario eccessivo per quelle popolazioni esposte a livelli di inquinamento così elevato.
Per concludere, signor Presidente, nel rinnovare al Governo la richiesta per un confronto interattivo rispetto alla definizione della revisione del codice ambientale, pur con tutte le riserve concordate, voteremo a favore di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)."
"Signor Presidente, stiamo discutendo di quella che sembra una modifica, ma che in realtà è una precisazione. Il testo in esame, infatti, precisa meglio quando si applicano le sanzioni amministrative previste dall'articolo 133 del decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale, e quando invece si debbano applicare le sanzioni penali previste dall'articolo 137 del medesimo.
In questo senso - ci tengo a sottolinearlo - e solo in questo senso, il gruppo del Partito Democratico è favorevole. Non si tratta di un alleggerimento di pene, su cui saremmo decisamente contrari, ma semplicemente di precisazioni che si sono rese necessarie a seguito di alcune sentenze della suprema Corte di cassazione che, peraltro, seguono un indirizzo minoritario nell'applicazione dei predetti articoli 133 e 137 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Questo è il motivo del nostro voto. Non ci sfuggono i dubbi e le perplessità dei colleghi dell'Italia dei Valori e anche quelli manifestati dalla collega dell'UdC, anche perché - tengo anche qui a ribadirlo - rispetto alle modifiche del codice ambientale ci siamo sempre espressi in maniera negativa. Ma qui non siamo di fronte a una modifica dei provvedimenti di carattere penale nei confronti del superamento dei limiti per gli inquinanti pericolosi. Qui stiamo parlando di riportare a giusta pena il superamento dei limiti riguardo a sostanze non pericolose attraverso l'applicazione di sanzioni di carattere amministrativo.
Credo, infatti, che non sia sospettabile il nostro impegno per introdurre i reati ambientali nel codice penale e altre importanti proposte volte ad inasprire le sanzioni sia penali che amministrative per i delitti contro l'ambiente. Tra l'altro, ci tengo a dire anche questo: siamo al paradosso che chi non ha depuratori spesso non incorre in sanzioni penali (purtroppo esiste una situazione assolutamente critica in diverse regioni), mentre se un depuratore, per parametri non giudicati pericolosi, non rispetta i limiti è soggetto, con questa legislazione e in mancanza di un chiarimento, a sanzioni penali molto severe.
Anche questa volta però, ci tengo a dirlo, ci troviamo di fronte ad un'ulteriore modifica del codice ambientale. Non sto qui a fare l'elenco di tutti i decreti legislativi e dei disegni di legge, ma questi hanno interessato circa 15 volte dall'inizio della legislatura modifiche al codice ambientale.
La delega per la revisione del codice è, in questo momento, a disposizione del Ministro dell'ambiente. Questa è stata concessa sulla base della legge n. 69 del 2009 e su di essa noi, come Partito Democratico, abbiamo sempre espresso forti perplessità: avremmo preferito un pieno coinvolgimento della Commissione competente fin dall'inizio della revisione di questa importante norma. Il Ministro ha agito in un altro modo e questo noi lo consideriamo un gesto di arroganza inutile.
Vi sono numerose questioni da affrontare nella revisione del testo unico ambientale: dalla gestione dei rifiuti al tema delle bonifiche, al tema della gestione idrica integrata, a quello della qualità dell'aria. Proprio sulla qualità dell'aria e sui mancati provvedimenti rischiamo un'ulteriore infrazione comunitaria per non avere attuato un piano nazionale di coordinamento e per non aver rispettato, in diverse parti del territorio nazionale, i limiti degli inquinanti concordati a livello europeo. Proprio in questo caso dobbiamo sottolineare che non vi è soltanto un problema di carattere sanzionatorio, ma un rischio sanitario eccessivo per quelle popolazioni esposte a livelli di inquinamento così elevato.
Per concludere, signor Presidente, nel rinnovare al Governo la richiesta per un confronto interattivo rispetto alla definizione della revisione del codice ambientale, pur con tutte le riserve concordate, voteremo a favore di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)."
01/02/10
Il 5 febbraio. Definitivo.
Il documento che verrà discusso sarà scaricabile dal sito del Partito Democratico Emilia Romagna dal 2 febbraio. Vi aspettiamo. Buonanotte.