02/02/10

Dichiarazioni

Qui il mio intervento di oggi.
"Signor Presidente, stiamo discutendo di quella che sembra una modifica, ma che in realtà è una precisazione. Il testo in esame, infatti, precisa meglio quando si applicano le sanzioni amministrative previste dall'articolo 133 del decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale, e quando invece si debbano applicare le sanzioni penali previste dall'articolo 137 del medesimo.
In questo senso - ci tengo a sottolinearlo - e solo in questo senso, il gruppo del Partito Democratico è favorevole. Non si tratta di un alleggerimento di pene, su cui saremmo decisamente contrari, ma semplicemente di precisazioni che si sono rese necessarie a seguito di alcune sentenze della suprema Corte di cassazione che, peraltro, seguono un indirizzo minoritario nell'applicazione dei predetti articoli 133 e 137 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Questo è il motivo del nostro voto. Non ci sfuggono i dubbi e le perplessità dei colleghi dell'Italia dei Valori e anche quelli manifestati dalla collega dell'UdC, anche perché - tengo anche qui a ribadirlo - rispetto alle modifiche del codice ambientale ci siamo sempre espressi in maniera negativa. Ma qui non siamo di fronte a una modifica dei provvedimenti di carattere penale nei confronti del superamento dei limiti per gli inquinanti pericolosi. Qui stiamo parlando di riportare a giusta pena il superamento dei limiti riguardo a sostanze non pericolose attraverso l'applicazione di sanzioni di carattere amministrativo.



Credo, infatti, che non sia sospettabile il nostro impegno per introdurre i reati ambientali nel codice penale e altre importanti proposte volte ad inasprire le sanzioni sia penali che amministrative per i delitti contro l'ambiente. Tra l'altro, ci tengo a dire anche questo: siamo al paradosso che chi non ha depuratori spesso non incorre in sanzioni penali (purtroppo esiste una situazione assolutamente critica in diverse regioni), mentre se un depuratore, per parametri non giudicati pericolosi, non rispetta i limiti è soggetto, con questa legislazione e in mancanza di un chiarimento, a sanzioni penali molto severe.
Anche questa volta però, ci tengo a dirlo, ci troviamo di fronte ad un'ulteriore modifica del codice ambientale. Non sto qui a fare l'elenco di tutti i decreti legislativi e dei disegni di legge, ma questi hanno interessato circa 15 volte dall'inizio della legislatura modifiche al codice ambientale.

La delega per la revisione del codice è, in questo momento, a disposizione del Ministro dell'ambiente. Questa è stata concessa sulla base della legge n. 69 del 2009 e su di essa noi, come Partito Democratico, abbiamo sempre espresso forti perplessità: avremmo preferito un pieno coinvolgimento della Commissione competente fin dall'inizio della revisione di questa importante norma. Il Ministro ha agito in un altro modo e questo noi lo consideriamo un gesto di arroganza inutile.
Vi sono numerose questioni da affrontare nella revisione del testo unico ambientale: dalla gestione dei rifiuti al tema delle bonifiche, al tema della gestione idrica integrata, a quello della qualità dell'aria. Proprio sulla qualità dell'aria e sui mancati provvedimenti rischiamo un'ulteriore infrazione comunitaria per non avere attuato un piano nazionale di coordinamento e per non aver rispettato, in diverse parti del territorio nazionale, i limiti degli inquinanti concordati a livello europeo. Proprio in questo caso dobbiamo sottolineare che non vi è soltanto un problema di carattere sanzionatorio, ma un rischio sanitario eccessivo per quelle popolazioni esposte a livelli di inquinamento così elevato.
Per concludere, signor Presidente, nel rinnovare al Governo la richiesta per un confronto interattivo rispetto alla definizione della revisione del codice ambientale, pur con tutte le riserve concordate, voteremo a favore di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)."


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