Di seguito trovate il testo dei due interventi di ieri in Aula
Noi siamo convinti che in questa operazione che si sta compiendo con il decreto-legge per riportare alla normalità una situazione che ad oggi alla normalità non è, sia necessario sottolineare, ancora una volta, che l’emergenza campana non è risolta. Rimangono tantissime criticità legate all’impiantistica, alla raccolta differenziata, al luogo in cui va a finire il materiale raccolto in maniera differenziata, al tema delle bonifiche, che non è oggetto di questo decreto, ma che è assolutamente importante, ad episodi di smaltimento illegali.
Riguardo all’impiantistica, nel luglio 2009 il sottosegretario Bertolaso, in una delle tante audizioni, ha affermato che lui riconsegnava una situazione che poteva consentire circa due anni di autosufficienza rispetto ad oggi. Nella relazione al Senato, poi ribadita in Commissione, il sottosegretario ha parlato di cinque annidi capienza di questi impianti. Oggi su Il Mattino vi sono altre considerazioni che parlano di tre anni di autosufficienza.
Quindi, si tratta di cifre assolutamente differenti e ci piacerebbe sapere qual è, tra le sue dichiarazioni, quella che corrisponde al vero.
L’inceneritore di Acerra è stato inaugurato ufficialmente un anno fa e già un anno fa si parlava di 600 mila tonnellate di smaltimento di rifiuti. In realtà, oggi, come viene riportato nel decreto-legge (questo lo si sapeva già da prima) l’impianto, molto probabilmente, così afferma il provvedimento, sarà collaudato alla fine di febbraio. Quindi, dalla fine di febbraio, se tutto andrà come deve andare, questo impianto riuscirà a far fronte alle 600 mila tonnellate promesse.
In realtà, nel 2009, nonostante i dati riportati nelle varie relazioni, l’inceneritore ha funzionato a meno della metà del regime a cui doveva funzionare. Lo ripeto, questa situazione era conosciuta, ma la propaganda che si era costruita allora intorno all’attivazione dell’inceneritore non era assolutamente veritiera. Il sotto-segretario ci ha rassicurato sul fatto che l’inceneritore funzionerà bene; noi prendiamo per buone le sue parole, ma purtroppo tante volte sono state smentite dai fatti.
Vi sono anche altre questioni che ruotano intorno all’inceneritore di Acerra e che, a mio parere, sono poco chiare. Sempre nella relazione che lei, sottosegretario, illustrò nella Commissione bicamerale, affermava che la proprietà di questo inceneritore sarebbe stata della regione Campania, che si dovevano definire le operazioni per verificare il valore dell’impianto e che questo poi doveva essere dato
alla regione Campania. Oggi, invece, nel decreto-legge troviamo anche la possibilità
che questo venga venduto ai privati. Le abbiamo anche ricordato in Commissione la necessità, in nome della trasparenza più volte invocata, che ci siano dei dati che l’Osservatorio pubblica, anche su tutta una serie di inquinanti e di controlli che vengono fatti (o dovrebbero essere fatti) dalle autorità preposte che oggi, di fatto, non ci sono.
Ci sono altre questioni molto tecniche ma che, in realtà, devono preoccupare. Si
parla, infatti, da un certo momento di potenziale calorifico di un certo tipo per
far funzionare quell’impianto. Allora, se quell’impianto dovesse funzionare al mas-
simo delle sue potenzialità (come io credo sia giusto fare), si andrebbe a 760 mila
tonnellate, quindi 160 mila tonnellate oltre alla sua capacità. Mi piacerebbe capire
cosa cambia da un punto di vista delle emissioni, cioè se c’è un ragionamento
conseguente anche dal punto di vista delle emissioni. Sulla capacità degli altri ince-
neritori...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ALESSANDRO BRATTI. Concludo, Signor Presidente. Credo di avere però altri minuti a disposizione. Comunque, dicevo che sono tante le perplessità e abbiamo saputo oggi che qualche inceneritore non si farà.
Tornando al tema del valore, la cifra di 355 milioni di euro è assolutamente in-
credibile. La cosa che non si riesce a capire è perché questo valore debba essere
determinato attraverso un voto del Parlamento e non debba essere determinato, così come succede di solito, attraverso una perizia di carattere tecnico. Non vorremmo, quindi, che dietro a questa operazione ci fosse qualcosa di poco chiaro.
Concludo veramente chiedendo di ripristinare la proposta iniziale ed eliminando il riferimento ai 355 milioni di euro che vengono sanciti per legge. Faccio una brevissima precisazione: sottosegretario, lei ha detto che in Emilia-Romagna esiste
un’agenzia di protezione ci
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, a supporto di ciò che è stato detto
dai due colleghi che mi hanno preceduto, volevo dire che mettere in campo un unico
ente con funzioni di programmazione e di gestione, significa condannare al falli-
mento tutta l’operazione. L’esperienza che stiamo vivendo e abbiamo vissuto in Sicilia
dei 27 ATO che hanno accumulato oltre 1 miliardo di euro di debiti, che oggi do-
vrebbero essere finalmente sciolti, ci dimostra in maniera lampante – è la prova
provata – che non si può gestire e programmare nello stesso ente. Quindi, pre-
ghiamo il Governo davvero di ripensare questa norma, seppur sostenuta da una
legge regionale.
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