Qui invece il mio intervento di ieri in Commissione
Alessandro BRATTI (PD) ritiene che la scelta effettuata dal Governo sul nucleare rischi di allontanarci dagli obiettivi che si è prefissa l'Unione europea in termine di risparmio e di efficienza energetica, senza che sia stata fatta una seria valutazione in ordine ai costi e alla gestione delle scorie radioattive nonché in ordine ai reali fabbisogni del Paese in tema di fabbisogno energetico. Ricorda, al riguardo, che sono stati autorizzati negli ultimi anni molti nuovi impianti a ciclo combinato a gas e come non risulta chiaro come si integrerà tale produzione con quella proveniente dai nuovi impianti nucleari, che dovrebbero fornire una quota pari a circa il 25 per cento dell'energia, senza che alcuno abbia modo di sapere come sia stata effettuata tale previsione.
È del tutto infondata la affermazione per cui il nucleare consentirà di raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 concordati a livello europeo. Infatti il piano nucleare non sarà mai a regime a quella data. Inoltre dai dati IAEA si presume, con uno scenario sul nucleare molto favorevole, un contributo attorno al 6 per cento di riduzione dei gas serra al 2050.
Ritiene fortemente contraddittorio che la produzione di energia nucleare possa essere parificata alle fonti rinnovabili rispetto alle priorità di accesso alla rete così come sancito dalla legge 99. Rileva, inoltre, che i tre enti pubblici, Ispra, Enea e Sogin, che hanno competenze sul nucleare sono, al momento, soggetti ad una procedura di commissariamento e che non è certo se la Sogin resterà ancora ente di natura pubblica. Fa presente, inoltre, che il provvedimento definisce i siti come aree di interesse strategico nazionale con il rischio che essi rientrino nella competenza del Ministero della Difesa che magari demanderà la relativa gestione alla costituenda società per azioni. In merito alla sicurezza, ritiene che le disposizioni relative al funzionamento dell'Agenzia sul nucleare non sembrano rispettare quanto richiesto dalla direttiva Euratom, secondo la quale le Autorità di regolamentazione devono avere a disposizione i mezzi necessari per il funzionamento. Il personale è inadeguato. Questo proveniente da Ispra e Enea è prossimo al pensionamento e non vi è notizia di concorsi per assunzione di nuovo personale. Fa presente, al riguardo, che la somma di cinquecentomila euro predisposta a tal fine sembra risultare del tutto irrisoria. Stigmatizza, inoltre, che nel Consiglio di amministrazione dell'Agenzia sia prevista la partecipazione di due rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico, che si troverebbero, così, in conflitto di interessi assommando nella stessa persona il ruolo di controllore e controllato. In merito alle Agenzie regionali, rileva che viene alle stesse richiesto un ruolo di collaborazione senza che a tal fine vengano previste risorse aggiuntive per lo svolgimento di tale nuovo incarico. Sul cosiddetto Fondo per il decommissioning, ribadisce le preoccupazioni già espresse sulle incertezze relative al futuro della Sogin. Rileva, inoltre, che appaiono particolarmente oscure le norme riguardanti le campagne di informazione ai cittadini. Svolge, poi, alcune considerazioni in merito all'articolo 3 dove è prevista una mera facoltà e non un obbligo in ordine alla collaborazione dell'Agenzia per il nucleare nell'elaborazione della strategia governativa sul nucleare e all'articolo 8 dove si prevede che il Governo può chiedere contributi tecnico-scientifici ad enti ed organismi diversi da quelli ufficialmente preposti a tale compito. Rileva, come del resto già sottolineato nei precedenti interventi, che risulta difficile immaginare come il Governo possa obbligare le regioni a modificare i propri piani energetici, quando tale materia risulta di competenza delle stesse regioni. Sottolinea, infine, come all'articolo 21 si prevede che i Comitati di confronto e trasparenza si riuniscano una sola volta nell'anno in contraddizione con il ruolo cui sono chiamati mentre all'articolo 22 si prevede che le misure compensative siano destinate per il quaranta per cento agli enti locali e per il sessanta per cento alle persone residenti e alle imprese operanti nel territori mediante la riduzione di tributi che, comunque, sono di competenza degli enti locali sui quali graverebbero le minori entrate.
1 commento:
Avremo il nucleare quando probabilmente non lo userà più nessuno, e quando le energie rinnovabili saranno la vera ricchezza e il vero investimento.
Le centrali nucleari costano miliardi di euro, perchè non investire gli stessi soldi in energie alternative, pulite e rinnovabili?
La politica energetica dell'Italia è indietro di una ventina d'anni rispetto agli altri paesi. Con questa mossa ci porteremmo al livello cui i paesi "intelligenti" sono adesso, ma tra vent'anni, quando questi ultimi avranno fatto un ulteriore passo in avanti.
Perchè il nostro Paese deve sempre restare costantemente un gradino sotto a tutto il resto del mondo???
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