Il
poliziotto si ammalò di tumore mentre svolgeva indagini sullo
sversamento di materiale illegale in Campania. Dopo la scoperta della
malattia, l'amico Fiore Santimone lanciò una petizione su Change.org che
ha raccolto 75mila firme. Ora, il riconoscimento del Ministero
Roberto
Mancini, il poliziotto morto a fine aprile dopo essersi ammalato di
tumore a causa delle indagini che conduceva sulla Terra dei Fuochi, è
stato riconosciuto “vittima del dovere” dal Ministero dell’Interno. Un
riconoscimento che va a tutte quelle persone che, nell’esercizio del
proprio dovere o lavoro, hanno perso la vita per il bene della comunità.
La decisione arriva grazie anche alla grande visibilità ottenuta dalla
petizione lanciata dall’amico Fiore Santimone su Change.org nella quale
si chiedeva, appunto, di non dimenticare la sua famiglia e onorare il
lavoro svolto dall’agente.
Sono state 75mila le firme
raccolte dall’apertura della petizione, a novembre 2013, e, 14 mesi
dopo, è arrivato il riconoscimento, oltre a una medaglia d’argento alla
memoria consegnata dal Capo della Polizia. “Voglio ringraziare, anche da
parte di mia figlia Alessia, tutti i firmatari della petizione su
Change.org ha dichiarato la moglie Monika – per il loro sostegno nel
chiedere il giusto riconoscimento per Roberto Mancini. Siete stati
fondamentali. Finalmente il Ministero dell’Interno ha riconosciuto
Roberto Mancini come vittima del dovere. Il suo importantissimo lavoro
sul traffico di rifiuti tossici è servito a molte cose e adesso questo è
ufficialmente riconosciuto. Non esiste indennizzo adeguato per
l’assenza di mio marito e del padre di mia figlia, tuttavia è giusto che
chi ha dato la propria vita per il bene di tutti, venga almeno
ricordato e riconosciuto come si deve da parte delle istituzioni”.
La
famiglia Mancini, però, spera anche nel successo di un’altra petizione
che riguarda sempre Roberto: la moglie Monika vuole sapere se la Camera
dei Deputati deciderà di intitolare una sala di Palazzo San Macuto, sede
della Commissione Antimafia, alla memoria del marito.
“Roberto
era un poliziotto coraggioso – scrivono i responsabili di Change.org in
un comunicato – che ha pagato con la vita le sue fondamentali indagini
sul traffico di rifiuti nella Terra dei Fuochi. Sono state, infatti, le
sostanze tossiche sprigionate da quella terra martoriata a ucciderlo
nell’aprile del 2014, quando Roberto si è arreso a un tumore”. Nel 2013,
Santimone ha deciso di aprire la petizione, quando roberto era “solo”
malato e la richiesta si limitava a un indennizzo per lui e la sua
famiglia.
di F. Q.
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