26/01/15
Si apre una settimana difficile per l’Ilva. Ecco i quattro problemi da affrontare
Comincia oggi un’altra settimana delicata e difficile per l’Ilva, una crisi rilevante che non trova ancora soluzione malgrado diverse leggi nell’arco di due anni e un altro decreto varato un mese fa. A partire da oggi, tuttavia, si dovrebbe poter capire come evolve la situazione e come può avvenire la ripresa dell'azienda. Almeno quattro i problemi all’ordine del giorno.
Primo passo è la formale ammissione dell’Ilva all’amministrazione straordinaria con la legge Marzano. È attesa a stretto giro dopo che il commissario Piero Gnudi ha presentato nei giorni scorsi istanza al Mise e al Tribunale di Milano. L’amministrazione straordinaria è prevista dal decreto legge ora in Senato e di fatto certifica la pesante esposizione dell'azienda verso banche e fornitori. Solo verso gli istituti di credito, ci sono 1,4 miliardi. Ai commissari - oltre a Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi - toccherà poi redigere il piano di risanamento e rilancio dell'azienda.
Altra partita, la cassa integrazione. Domani sera alle 19 l’Ilva incontrerà i sindacati metalmeccanici e avanzerà la richiesta per tutto il gruppo. Per Taranto si prevede un ricorso massimo alla cassa per 5mila unità a rotazione. Numero più alto rispetto ai contratti di solidarietà, sottoscritti per 3500 unità negli ultimi due anni ma in realtà utilizzati per una fascia compresa tra le 1200 e le 1800. E proprio questo particolare induce a ritenere che la base di partenza della cassa integrazione è sì 5mila unità ma poi la cifra reale la determineranno l'andamento della trattativa, l'accordo con i sindacati e le esigenze di gestione del siderurgico. I sindacati hanno però chiesto che l’Ilva continui ad usare i contratti di solidarietà anche con l'amministrazione straordinaria.
Terza questione, l'indotto. La settimana che si è conclusa ha registrato le proteste delle imprese e dei lavoratori, quest'ultimi con blocchi stradali. Il timore di entrambi è che l'Ilva in amministrazione straordinaria non liquidi più o lo faccia solo in parte i crediti delle imprese appaltatrici, che per Taranto significano circa 150 milioni. L'indotto, che intanto ha sospeso il lavoro nell'Ilva e che oggi, attraverso Confindustria Taranto, si autoconvocherà sotto la Prefettura, chiede che i crediti maturati non siano azzerati e messi in discussione. Stessa richiesta viene dai lavoratori, preoccupati dei rischi che incombono su 3mila posti.
Infine, c'è il decreto legge della vigilia di Natale relativo all'Ilva e Taranto. Le commissioni Industria e Ambiente del Senato completeranno le audizioni informali (dovrebbero essere ascoltati gruppo Riva e Cassa Depositi e Prestiti), dopodichè, tra martedì e mercoledì, metteranno mano agli emendamenti. Almeno un paio riguarderanno l'Ilva. I tempi di attuazione dell'Autorizzazione integrata ambientale (visto che il decreto lascia a tempi indefiniti la conclusione dell'ultimo 20 per cento di prescrizioni) e la possibilità per l'amministrazione straordinaria di usare per la gestione i 150 milioni accantonati da Fintecna non appena il decreto sarà convertito in legge (è un fondo relativo ad un vecchio contenzioso tra gruppo Riva e Iri). Un emendamento toglierà infatti il parere preventivo dell'Avvocatura dello Stato e del ministero dell'Ambiente e svincolerà l'accantonamento. Altri emendamenti, infine, riguarderanno le richieste di imprese e sindacati per l'indotto. Si chiarirà meglio, rispetto alla norma dell'amministrazione straordinaria, che s'intende per fornitori strategici (avranno più tutele per il pregresso) e si verrà incontro ai creditori con l'istituzione di un plafond, assistito dal Fondo di garanzia, da 150 milioni di euro.
(Il Sole 24 Ore) Domenico Palmiotti
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
11:51
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