22/01/15

La pista delle cosche nello scandalo rifiuti


La Commissione parlamentare sulle attività illecite a colloquio con il Procuratore. Oggi sopralluogo a Scarpino


Più di quattro ore di audizione da parte della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulle Attività Illecite Connesse al Ciclo dei Rifiuti. Ieri sera, deputati e senatori in prefettura hanno ascoltato il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce, e insieme a lui il sostituto procuratore Francesco Albini Cardona.
La Procura della Repubblica di Genova, infatti, ha aperto 5 inchieste sulla discarica di Scarpino e sull'Amiu. Una riguarda le presunte tangenti, sotto forma di cene e notti a base di sesso, pagate dagli imprenditori a Corrado Grondona, direttore degli Affari Legali di Amiu. I fratelli Mamone, i Raschellà e Carlo Deiana in cambio avrebbero ricevuto appalti "aggiustati" e lavori a trattativa diretta, saltando i bandi di gara. Il tema sul quale i parlamentari (tra cui Alessandro Bratti, Pd, ex direttore generale dell'Arpa dell'Emilia Romagna) si sono soffermati di più, è l'eventuale infiltrazione di cosche mafiose nel ciclo dei rifiuti. Si vuole capire se l'inchiesta seguita direttamente da Di Lecce (come capo della Direzione Distrettuale Antimafia) ed affidata all'Arpal ed alla Guardia di Finanza, nasconde elementi di particolare allarme.

Va ricordato che alcuni pentiti della camorra avrebbero raccontato che a Scarpino sarebbero stati smaltiti rifiuti tossico nocivi provenienti della Campania e in particolare dalla "terra dei fuochi". Tant'è che oggi la commissione compirà un sopralluogo a Scarpino e poi interrogherà l'attuale direttore generale di Amiu, Ivan Strozzi, e Paolo Cinquetti, direttore pro-tempore della discarica (il titolare, Carlo Sacco, è stato sospeso dal giudice). Ieri, subito dopo avere sentito i magistrati, la commissione ha ascoltato i vertici di Arpal: il direttore generale Roberto Giovannetti, il direttore scientifico Rossella D'Acqui e il direttore del dipartimento di Genova, Stefano Maggiolo. L'Agenzia per l'Ambiente è stata delegata dalla magistratura a compiere le indagini di tipo ambientale: gli sversamenti di percolato dalle vasche di raccolta nei torrenti, la stabilità della discarica minacciata dalle falde acquifere; il conferimento dei rifiuti senza che questi siano stati sottoposti al processo di differenziazione, cioè al trattamento di separazione del secco e dell'umido.

di GIUSEPPE FILETTO

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