26/01/15

I clan e il ciclo del cemento così l'immondizia sporca in discarica arricchisce le casse dei mafiosi

Le osservazioni allarmanti del comandante della Forestale Renzo Morolla Le organizzazioni così risparmiano milioni e il territorio viene avvelenato

Alla fine si arriva sempre lì, nella putrella delle infiltrazioni malavitose: il ciclo del cemento.
E proprio alla filiera deviata, che dall'edilizia porta fino alla criminalità organizzata, ha dedicato buona parte del suo intervento, di fronte alla Commissione parlamentare d'inchiesta, il comandante del Corpo Forestale della Liguria, Renzo Morolla.
Nel traffico illecito dei rifiuti la forestale ha indicato alla Commissione che in Liguria "ci sono rilevanti infiltrazioni della 'ndrangheta", come hanno raccontato a fine mattinata i membri della stessa Commissione.

Da alcuni anni l'impostazione investigativa impartita dal comandante Morolla e dal suo vice Silvio Ciapica, oggi dirigente a Savona, è stata quella di approfondire ogni singolo episodio, le più piccole violazioni legate al ciclo del cemento, per vederle dall'alto e scoprire collegamenti con realtà più grandi, spesso invisibili a prima vista.
Il risultato è una vera e propria banca dati, di cui beneficiano oggi la procura antimafia e quelle territoriali, su uno dei business più lucrosi del settore, quello che in gergo viene definito il "cocktail".
Ossia mescolare "rifiuti sporchi" provenienti dal ciclo del cemento a quelli puliti.
Per capire meglio: cemento, ferro, vetro, acciaio, catrame, proveniente da demolizioni residenziali o industriali o da lavori di asfaltatura rientrano nella categoria dei rifiuti speciali, a loro volta suddivisi tra pericolosi e non pericolosi. Andrebbero quindi smaltiti in discariche apposite oppure trattati in impianti specifici. Il tutto con costi importanti.
Molto più semplice mischiarli, confonderli con le "terre e rocce da scavo" ossia materiale derivante da vari lavori di cantiere (tipico lo scavo per le fondamenta) che non rientra nei rifiuti ma viene a
sua volta utilizzato per riempimenti di versanti, tombamenti portuali, ripristino di cave o discariche. Il risultato è che le organizzazioni rispar- milioni di euro (a volte dichiarando il falso e generando così provviste di nero) e il territorio si ritrova nelle "vene" materiali inquinanti che avrebbero dovuto essere smaltiti altrove, o in altro modo.


MARCO PREVE

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