24/11/14

Bonaccini presidente in Emilia Romagna: tutto da ricostruire

Vota solo il 37%. "Un pezzo del Pd ha voluto dare un segnale" Il modenese Stefano Bonaccini raccoglie lo scettro abbandonato da Vasco Errani, ma in Emilia-Romagna c'è tutto da ricostruire.

Favorito fin dall'inizio della campagna elettorale, da segretario regionale del Pd e da braccio destro di Matteo Renzi alle primarie, ha totalizzato il 49% delle preferenze, distaccando di 19 punti lo sfidante del censtrodestra, il leghista Alan Fabbri: con lui - e con il segretario Matteo Salvini che lo ha seguito passo dopo passo per un mese - il Carroccio conquista il secondo posto tra i partiti in regione. La Cinque stelle Giulia Gibertoni porta a casa un 13,3% piazzando il movimento di Beppe Grillo al terzo posto in regione. La "Tsipras emiliano-romagnola" Maria Cristina Quintavalla conferma quel 4% già visto alle europee dei mesi scorsi, mentre Alessandro Rondoni (Ncd-Udc) e Maurizio Mazzanti (lista civica Liberi cittadini) si fermano al 2,7% e all'1,1%. Ma è il risultato dell'affluenza che getta per la prima volta l'Emilia-Romagna in fondo a tutte le classifiche: è andato a votare il 37,6% degli aventi diritto e questo "avrà conseguenze molto serie" sul futuro politico in regione per dirla con il politologo Paolo Pombeni, per il quale domenica "è crollata una leggenda". "C'è un pezzo di Pd che ha voluto dare un segnale restando a casa". L'analisi a caldo di Bonaccini, arrivato in viale Aldo Moro dopo le 2 di notte quando ormai la tendenza era chiara, racchiude la spiegazione del "disastro" certificato. Il democratico, individuato con "stranissime" primarie celebrate di corsa a settembre dopo le dimissioni di Errani per la condanna per falso ideologico, doveva essere il "bersaniano" che avrebbe traghettato il "Pd rosso" verso la sponda liberal di Renzi; ma i "malpancisti" del premier, lo zoccolo duro che nella terra della svolta della Bolognina, lo hanno voluto punire disertando i seggi. "Non si può essere soddisfatti di una partecipazione così bassa - ha spiegato il neopresidente -. Bisogna leggere lucidamente questo voto. Ora abbiamo cinque anni per dimostrare di fare bene. Bisogna portare un grande cambiamento". Fabbri è arrivato in Regione per ultimo, verso le 3 del mattino, ma è di certo il più soddisfatto e per questo ha rispolverato i toni della vecchia Lega: "Siamo molto soddisfatti. Il Pd in queste elezioni è stato asfaltato, in molti comuni terremotati siamo il primo partito". E ne ha anche per i "grillini": "Oggi, il M5S non rappresenta più un cambiamento". Gibertoni continua ad avere un tono differente dal leader Cinque stelle che l'ha di fatto abbandonata in campagna elettorale: "Da un lato non c'è nessuna opposizione, dall'altro non c'è una vera sinistra: c'è stato solo un simpatico teatrino, ma noi siamo stati danneggiati da questa polarizzazione".

(askanews)

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