16/10/14

Le alluvioni, le piogge estreme e il riscaldamento globale

L’alluvione di Genova e di altre zone d’Italia ha suscitato ovvie polemiche, reazioni politiche e riacceso il dibattito sul tema del cambiamento climatico, citato ieri anche dal presidente della Repubblica come questione prioritaria su cui intervenire.

A titolo di informazione sul tema, in questa nota sintetica darò indicazioni, basate sulle conoscenze oggi disponibili, sul legame tra eventi meteorologici estremi e cambiamento climatico.

Le precipitazioni violente cadute a Genova e altrove appartengono alla categoria dei fenomeni meteorologici estremi, ossia che vanno ben oltre la media del periodo per intensità o altri parametri, come la durata, la frequenza di ripetizione, ecc.

Quasi sempre questi eventi estremi hanno impatti sui territori e sulle persone, e causano danni.

L’IPCC sta studiando la relazione tra questi eventi estremi e l’intensificarsi del cambiamento climatico e del riscaldamento globale e nel 2013 ha pubblicato uno special report sulla gestione del rischio degli eventi estremi SREX
Fenomeni meteorologici estremi possono avere sia estensione ampia e prolungata nel tempo, come le ondate di calore che colpiscono grandi territori per molti giorni dell’anno, o di portata locale, dinamica e di breve durata, come gli uragani.

Dal punto di vista matematico statistico, lo studio dei fenomeni di ampia portata e dimensione si avvantaggia di una rilevante quantità di dati territoriali e satellitari, anche storici, che consentono la definizione di modelli di analisi e previsione accurati e di stime con sempre più elevata significatività. Per questo, l’IPCC ha potuto asserire nei sui documenti più recenti (3) che, soprattutto nell’emisfero settentrionale, è “praticamente certo” che le ondate di calore aumenteranno in intensità e durata mentre diminuiranno i giorni di freddo estremo. La “certezza” statistica si ottiene con probabilità superiori al 95%.

Più complesso è invece lo studio dei fenomeni locali e di breve durata, come le precipitazioni intense e devastanti.

C’è una forte percezione che il cambiamento climatico abbia intensificato tali fenomeni; tuttavia i dati globali non sono ancora completamente coerenti ci sono variazioni rilevanti tra le aree del globo - per asserire una “certezza statistica” di correlazione tra aumento dell’intensità delle precipitazioni e il riscaldamento globale. Quello che sino ad ora emerge è che sia “molto probabile” che i territori umidi e piovosi subiranno un incremento delle precipitazioni, mentre quelli secchi e più aridi una diminuzione. Si va dunque verso una estremizzazione del clima.

È chiaro comunque che, laddove è più forte il riscaldamento del mare e della temperatura superficiale (in particolare nel nostro emisfero), in alcuni periodi dell'anno come l’autunno, dove si scontrano masse contrapposte di acqua e aria ancora molto calde con i fronti freddi delle perturbazioni, il rischio delle cosiddette “bombe d’acqua” è evidentemente aumentato.

L’IPCC ha anche analizzato le alluvioni vere e proprie, intese non solo come fenomeno meteo ma come effetto devastante sul territorio (allagamenti e danni). Anche questo è un fenomeno normalmente locale, soprattutto nel nostro clima sub-tropicale. L’analisi di correlazione con il cambiamento climatico su scala globale è pertanto più difficile, anche perché le alluvioni in quanto tali, dipendono fortemente da fattori territoriali come la geomorfologia e l’orografia dell’area colpita, l’uso del suolo e dei corpi idrici ed anche da comportamenti sociali e scelte politiche (come la manutenzione delle foreste e dei fiumi, l’abbandono delle campagne, il disboschimento, la cementificazione ecc.).

Nelle aree più a rischio, non è sempre facile contare sulle previsioni meteo e sugli allarmi: un evento meteo anche di portata non eccezionale, può comunque avere un effetto devastante in certe condizioni e situazioni territoriali.

Concludendo: anche se per fenomeni meteorologici estremi locali e di breve durata, come le precipitazioni intense, non è ancora disponibile una “certezza statistica globale” sul loro intensificarsi a seguito del riscaldamento globale, la già accertata evidenza di fenomeni che ne sono la concausa, come il riscaldamento del mare e della temperatura superficiale (che aumentano l’energia), rende probabile che tali eventi meteo estremi si stiano intensificando nel corso degli ultimi anni.   

Pertanto, solo l’investimento su opere di manutenzione, prevenzione e studio del clima locale e del territorio, come l’attivazione di reti agro-meteorologiche regionali, l’uso del telerilevamento satellitare e dell’interferometria radar per individuare frane e subsidenza (4), l’adeguamento dei piani regolatori e delle norme urbanistiche, possono evitare o limitare i danni di eventi estremi.

È fondamentale ripensare la politica di gestione dei corpi idrici, applicando metodi di riqualificazione dei bacini e, nei casi più critici, strumenti di mitigazione come le vasche di laminazione e la ri-naturalizzazione dei letti cementificati, nonché attivare la collaborazione tra cittadini, imprese e istituzioni anche con strumenti di pianificazione e partecipazione come i contratti di fiume.

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