28/10/14

Gravante con minacce costringeva a sversare rifiuti nel...

Autodenuncia di un dipendente avvia indagini nel Casertano

Con la complicità dei suoi dipendenti, minacciati di perdere il lavoro, ha provocato un ingente danno ambientale gettando rifiuti nel fiume Volturno e bruciando scorie industriali che sono state poi interrate. Con l'accusa di violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, è finito agli arresti domiciliari Giuseppe Gravante, ex patron del Latte Matese-Foreste Molisano, molto noto in tutto il Casertano e non solo. Da quanto emerso dalle indagini, condotte dal Corpo forestale dello Stato e coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, si è provveduto a smaltire, direttamente nel fiume Volturno, degli effluenti dell'allevamento di bestiame e dei reflui provenienti dalle sale di mungitura; allo sversamento, con le stesse modalità, delle acque di lavaggio delle stalle e delle sale di mungitura, addizionate a prodotti detergenti ed acidi di notevole intensità e agli interramenti e bruciamenti di rifiuti speciali. Scarti prodotti nel complesso industriali di oltre 500 ettari a Gioia Sannitica, in provincia di Caserta. Le indagini sono state avviate dopo la denuncia presentata da un ex dipendente del Gravante, che ha ammesso di commesso, per lunghi anni, condotte illecite su ordine di Gravante che minacciava il suo licenziamento qualora non avesse assecondato i suoi ordini.La denuncia ha trovato immediato riscontro investigativo con il rinvenimento nell'azienda di Gravante di un'attività di smaltimento illecito di rifiuti speciali effettuata direttamente nel fiume Volturno, grazie a un sistema di pompe idrauliche nascoste e canalizzazioni approntate all'occorrenza. Per fortuna, alla prima autodenuncia sono seguite ulteriori e concordanti dichiarazioni da parte di ex dipendenti che hanno ammesso di essere stati costretti - si legge in una nota - a compiere questi reati con la minaccia di essere licenziati. Tutti gli ex dipendenti sono ora indagati per gestione non autorizzata di rifiuti. "Per avere un'idea della gravità dell'inquinamento arrecato dagli sversamenti illeciti nel fiume Volturno basti pensare che - prosegue la nota - un allevamento bovino come quello in oggetto, della consistenza di tremila/tremilacinquecento capi, rilascia un carico organico specifico (cioè la quantità di sostanze organiche provenienti da un'utenza civile - o da utenza a questa assimilabile - convogliate in fognatura nell'arco temporale di un giorno) pari a quello di una città di circa 24mila persone". Anche i rifiuti speciali prodotti dalle attività dello stabilimento di imbottigliamento del latte venivano smaltiti illecitamente nel terreno aziendale sito nel comune di Gioia Sannitica, all'interno di "grosse buche all'uopo predisposte, con attività di tombamento e bruciamento di rifiuti". Un dipendente ha dichiarato che, all'epoca della Centrale del latte, e comunque dal 1994 fino al 2008, ogni giorno si sono interrati e bruciati, su una superficie di circa 100 metri quadrti e a una profondità di circa 3 metri, tutti gli scarti dell'azienda (bottiglie in tetrapack, in p.e. ed in pet, nonché etichette di carta e plastica), per un equivalente di circa 6,5 quintali al giorno. Tutto ciò per ottenere un risparmio sui costi di smaltimento, che si aggiravano sui 30 centesimi circa al chilo, oltre i costi di trasporto e affitto dei cassoni. Facendo un rapido calcolo, approssimato per difetto, e moltiplicando il risparmio giornaliero (200 euro) per 365 giorni, può quantificarsi il risparmio di un anno in 72mila euro, e quello dei 15 anni effettivi di attività, in circa 1 milione di euro, risparmiati a scapito delle matrici ambientali, e cioè inquinando acqua, terreni e aria.
(TMNews)

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