Avanza il processo per la discarica Montedison (oggi in capo alla
Edison) di Bussi, nella Val di Pescara, meglio nota come la "discarica
dei veleni".
Il processo ripreso dinanzi ai giudici
della Corte d'Assise di Chieti conta 19 imputati tra ex dirigenti e
tecnici della società energetica, accusati di avvelenamento delle acque e
disastro ambientale colposo. La scoperta della discarica data al 2007,
ma secondo l'avvocato Cristina Gerardis l'inquinamento persiste ancora
ed è rilevante. L'Avvocatura dello Stato, rappresentata dall'avvocato
Giovanni Palatiello, ha chiesto un risarcimento di un miliardo e
trecento milioni di euro a cui vanno aggiunti 500 milioni alla Regione
Abruzzo, per danno alla salute dei cittadini e danno all'immagine, un
milione alla presidenza del Consiglio dei ministri per danno
all'immagine e infine circa tre milioni al commissario delegato per il
bacino Aterno-Pescara, a causa delle spese sostenute per la messa in
sicurezza dei siti inquinati.Nel corso dell'udienza, l'avvocato dello Stato ha osservato come "tutti i cittadini italiai hanno sostenuto dei costi che avrebbe dovuto invece affrontare Edison, proprietaria del sito, in particolare del sito inquinato, in particolare della mega discarica Tremonti. Costi ai quali però fino ad oggi Edison si è pervicacemente sottratta". Inoltre, Palatiello ha aggiunto che la società "è responsabile civile delle condotte degli imputati" i quali "negli anni hanno sempre osservato in maniera meticolosa le direttive di Edison, che imponeva ai suoi uomini di nascondere la grave compromissione ambientale che è stata invece consumata". L’accusa è rappresentata dai pm Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini. Nella requisitoria il pm Mantini aveva richiesto condanne da un massimo di 12 anni e 8 mesi a un minimo di 4 anni per 18 dei 19 imputati.
IL VELINO
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