Secondo le evidenze scientifiche presentate sia nell'ultimo rapporto di valutazione dell'IPCC (Fifth Assessment Report), sia nel recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (European Environment Agency, EEA) “ Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012 - An indicator-based report ” del 2012, nei prossimi decenni la regione Europea ed in particolare la regione del Mediterraneo dovrà far fronte ad impatti dei cambiamenti climatici particolarmente negativi, i quali, combinandosi agli effetti dovuti alle pressioni antropiche sulle risorse naturali, fanno della regione del Mediterraneo una delle aree più vulnerabili d’Europa (EEA, 2012);
l’Italia quindi si colloca in una area dell’Europa particolarmente vulnerabile ai presenti e attesi impatti dei cambiamenti climatici. Tali impatti negativi sono correlati principalmente ad un innalzamento eccezionale delle temperature medie e massime, all’aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi (ondate di calore, siccità ed episodi di precipitazioni piovose intense) ed alla riduzione delle precipitazioni annuali medie e dei flussi fluviali, con conseguente possibile calo della produttività agricola e perdita di ecosistemi naturali;
negli ultimi anni abbiamo assistito al ripetersi di eventi atmosferici particolarmente intensi che, sommati alla fragilità e troppo spesso incuria del nostro territorio, hanno manifestato in maniera catastrofica la loro pericolosità fino alla perdita di numerose vite umane e con danni milionari alle attività economiche; basti pensare agli ultimi drammatici eventi nel Gargano o a quanto accaduto a Refrontolo nella provincia di Treviso lo scorso agosto, o ancora all’alluvione a Senigallia e in altri comuni delle Marche nel maggio scorso o a quella che ha sconvolto la Sardegna nel novembre del 2013 e l’elenco potrebbe continuare. Ogni anno con l’arrivo di piogge e temporali di eccezionale, ma riteniamo sempre più consueta, intensità si accentua la già grande vulnerabilità del territorio italiano: i fiumi esondano e le colate di fango invadono i centri abitati travolgendo e spazzando via tutto quello che incontrano sul loro percorso. Le alluvioni hanno causato in Italia dal 1998, anno dell’alluvione di Sarno, danni per un ammontare di circa 8 miliardi di euro;
negli ultimi anni sono state intraprese a livello europeo varie attività riguardanti il supporto alle politiche nazionali, regionali e locali di adattamento ai cambiamenti climatici che devono unirsi alle indispensabili azioni di mitigazione e dunque di riduzione drastica delle emissioni di gas serra. Nell’aprile 2013 la Commissione europea ha adottato e pubblicato la Strategia europea di adattamento (Sea) con l’obiettivo principale di rendere l’Europa più resiliente agli effetti dei mutamenti climatici mediante una migliore preparazione e capacità di prevenzione del rischio degli impatti dei cambiamenti climatici a livello locale, regionale, nazionale e europeo. La Sea deve essere un punto di riferimento per le relative strategie nazionali in Europa già adottate e per quelle in via di preparazione. A oggi, secondo la piattaforma europea sull’adattamento Climate-ADAPT, 17 Stati membri dell’Ue (Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia e UK) hanno adottato una Strategia nazionale di adattamento (Sna), mentre altri ne hanno intrapreso il percorso di elaborazione;
l’Italia è tra i paesi che stanno elaborando una Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. L’elaborazione è stata avviata nel luglio 2012 dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che ha affidato al Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) il coordinamento tecnico-scientifico per acquisire le informazioni di base necessarie per elaborare la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Tale coordinamento è stato svolto attraverso l’istituzione di un Tavolo tecnico composto da circa cento esperti nazionali provenienti da università, enti di ricerca e fondazioni. Questo tavolo ha raccolto e elaborato tutte le informazioni tecniche su impatti, vulnerabilità e adattamento necessarie per costruire una Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.
in aggiunta al Tavolo tecnico, è stato istituito dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare un Tavolo istituzionale composto dai rappresentanti dei ministeri e delle altre istituzioni rilevanti ai fini della elaborazione della strategia, tra i quali la Protezione civile, l’Anci e altri soggetti istituzionali, che, sulla base del lavoro svolto dal Tavolo tecnico, ha fornito ulteriori indicazioni al processo, contribuendo alla elaborazione dei rapporti. Altri soggetti interessati a vario titolo nell’elaborazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici sono stati coinvolti, fin dall’inizio, in questo processo mediante un sondaggio con un questionario (effettuato in ottobre-novembre 2012), e successivamente con una consultazione on-line sul documento strategico elaborato che si è svolta tra il 30 ottobre e il 31 dicembre 2013; sono state inoltre svolte altre consultazioni con incontri ad hoc;
tale processo è terminato lo scorso luglio con l’elaborazione di un pacchetto di documenti che sono alla base della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. La documentazione, che è stata consegnata al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, include un rapporto tecnico-scientifico che analizza le vulnerabilità del nostro territorio agli impatti dei cambiamenti climatici, una sintesi del rapporto stesso e un rapporto tecnico-giuridico che studia la normativa comunitaria e nazionale rilevante per gli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento ai cambiamenti climatici, in cui vengono analizzate più di 30 tra direttive e regolamenti europei. Infine è stato consegnato anche un documento dal titolo “Elementi per una strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, che basandosi sui precedenti rapporti fornisce proposte di azioni settoriali e intersettoriali di adattamento a corto termine (entro il 2020) e a lungo termine:
Se il ministro sia grado di fornire informazioni sullo stato attuale dell’iter di elaborazione e adozione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e quali misure intenda intraprendere affinché si arrivi in breve tempo alla sua completa definizione, adozione e attuazione.
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