Un fatturato di più di 3 miliardi di euro, il
traffico illecito di rifiuti è il primo tra i reati ambientali e dietro
a questa montagna di soldi c'è la criminalità organizzata, ma non
solo: ''Il traffico illegale di rifiuti è un delitto di impresa, cioè
nasce da una domanda di servizi illeciti che gli imprenditori rivolgono
alle organizzazioni mafiose''.
E' il procuratore nazionale antimafia
Franco Roberti a spiegarlo che in un'intervista a Poliziamoderna, nel
numero di luglio in uscita oggi, sottolinea la pericolosità di quello
che è il primo dei reati ambientali ed è anche il reato che
attualmente desta più preoccupazione alla Direzione nazionale
antimafia. E l'elemento più preoccupante, è la globalizzazione del
fenomeno: ''Oggi è aumentato il controllo delle forze di polizia sulle
attività di smaltimento illecito sul territorio nazionale, quindi si
tende a proiettarsi verso l'estero'', ha sottolineato Roberti,
avvertendo che ''oltre all'Africa, adesso i traffici si sono estesi ai
Paesi dell'Est Europa, Bulgaria e Romania in primis, cioè proprio
laddove si è delocalizzata la produzione italiana. E poi c'è l'Asia,
in particolare la Cina''. Per Roberti ''non c'è tempo da perdere'' e
per contrastare il fenomeno occorre una rete di collaborazione tra
Paesi, oltre quella che lo stesso procuratore ha attivato tra le Dda e
le procure ordinarie sul territorio italiano riguardo ai reati spia. Ma
soprattutto è fondamentale che venga approvato il disegno di legge,
attualmente arenatosi in Senato, che inserisce gli ecoreati nel codice
penale e che aggiunge il Procuratore ''fornirebbe strumenti piu'
appuntiti per indagare per i reati di riferimento, finora sanzionabili
solo con una contravvenzione amministrativa), e ci darebbe la
possibilità di svolgere attività tecniche per un tempo più lungo
nonchè di utilizzare le intercettazioni''.
(ASCA)
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