06/07/14

Allarme trivelle nel Canale di Sicilia, arriva la nave di Greenpeace a Palermo

Da stamattina fino a domani sera è al porto la Rainbow Warrior, la storica nave che dal 1978 solca i mari di tutto il mondo per condurre battaglie pacifiche a favore dell’ambiente

Allarme trivelle nel Canale di Sicilia, arriva la nave di Greenpeace a Palermo Il Canale di Sicilia potrebbe trasformarsi presto in un’enorme distesa di pozzi e piattaforme petrolifere, con danni inquantificabili all’ambiente, al turismo e all’economia dell’Isola. La denuncia viene direttamente da Greenpeace che da stamattina fino a domani sera è al porto di Palermo con la sua Rainbow Warrior, la storica nave che dal 1978 solca i mari di tutto il mondo per condurre battaglie pacifiche a favore dell’ambiente. Il quadro illustrato dall’associazione è allarmante: sono circa 20 le autorizzazioni in via di concessione da parte del ministero dell’Ambiente per altrettante operazioni di ricerca ed estrazione del petrolio a largo della costa che va da Marsala a Siracusa.
Concessioni per piattaforme petrolifere che si troverebbero a poco più di 20 chilometri dalla riva e, il più delle volte, a poca distanza da aree protette e riserve naturali. “Ci sono vergognose omissioni nel decreto ministeriale che ha sancito la compatibilità ambientale delle nuove trivellazioni nel Canale di Sicilia – denuncia Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace – non sono stati valutati i rischi di incendi sulle piattaforme, di frane del sottosuolo marino, di dispersione di petrolio in mare, si pongono le basi per un disastro ambientale nel Mediterraneo. Abbiamo già avviato la procedura per presentare ricorso al Tar, ma i tempi stringono e abbiamo bisogno dell’aiuto delle amministrazioni locali e delle associazioni di categoria”. Restano poco più di 20 giorni per fermare il decreto ministeriale che, in mancanza di ricorsi, si trasformerà in legge dando il via libera alle prime trivellazioni del progetto “Offshore Ibleo” dell’Eni, a largo della costa tra Gela e Licata.

Un progetto “monstre” che prevede otto pozzi, gasdotti e una piattaforma in mare, oltre che infrastrutture di terra proprio dentro l’area protetta di Biviere di Gela. “Il via libera alle trivellazioni – spiega Giannì – creerebbe immediatamente un effetto domino su tutte le altre autorizzazioni al vaglio del ministero”. Greenpeace fa appello quindi ai sindaci dei comuni interessati e anche a Leoluca Orlando, in qualità di presidente dell’Anci Sicilia, che ha espresso il suo appoggio alla denuncia presentata da Greenpeace e assicurato che si farà portavoce presso i comuni interessati della necessità di presentare un ricorso contro il decreto.

Greenpeace denuncia anche l’atteggiamento del presidente della Regione Rosario Crocetta. “Nell’autunno 2012, in piena campagna elettorale attacca Giannì Crocetta si fece portavoce del nostro appello “U mari un si spirtusa” contro le trivelle in Sicilia. La Regione nel maggio dell’anno scorso diede anche parere negativo contro il progetto dell’Eni “Offshore Ibleo”. Non sappiamo cosa sia successo in dodici mesi che abbia fatto cambiare idea a Crocetta, ma fa riflettere il fatto che il governatore siciliano abbia firmato lo scorso 4 giugno, il giorno stesso della pubblicazione del decreto che autorizza il piano dell’Eni, un’intesa con Assomineraria, Edison, Irminio e la stessa Eni per lo sfruttamento delle risorse minerarie dell’Isola . Ovviamente sulla Regione non possiamo più contare. Tocca ai sindaci dei territori coinvolti, e alle associazioni, intervenire subito per fermare questa follia”.

di GERALDINE PEDROTTI

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