
«È un risultato di grande importanza ha commentato Agrinsieme che mette in evidenza l’attenzione del ministro, il cui lavoro ha consentito il raggiungimento di questo risultato». Come noto, infatti, e lo si può leggere dal decreto allegato in fondo all’articolo, sono stati esclusi dal Sistri «i produttori di rifiuti pericolosi derivanti da attività agricole ed agroindustriali con meno di 10 dipendenti e (indipendentemente dal numero dei dipendenti) gli Enti e le imprese di cui all’art. 2135 del Codice civile che conferiscono i propri rifiuti nell’ambito dei circuiti organizzati di raccolta» cosa che per Agrinsieme «è un segnale fortemente positivo».«Si permette così ha concluso il coordinamento tra Cia, Confagricoltura ed Alleanza delle Cooperative di proseguire, da una parte nel percorso di semplificazione nella gestione dei rifiuti e, dall’altra, di valorizzare i sistemi virtuosi esistenti, legati al concetto dei circuiti organizzati di raccolta. Il settore agricolo, infatti, non si esime dalla tracciabilità dei rifiuti, ma ha necessità che la stessa sia adattata alle esigenze operative dell’attività». Greenreport.it da sempre ritiene il Sistri uno strumento tutt’altro che decisivo per risolvere il problema della cattiva gestione dei rifiuti, prendiamo comunque atto che si sta cercando almeno di non farlo essere oltre che poco utile, anche un fardello per le imprese che cercano di operare correttamente in un marasma burocratico che ha creato il paradosso italiano non (o non solo) della certezza del diritto, ma della certezza del dovere. In pratica anche chi vuole comportarsi al meglio, non sa a che santo votarsi tra leggi che si contraddicono e interpretazione disparate.
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