Il lavoro fatto per la perimetrazione delle aree interdette, dal punto di vista scientifico, del metodo e dell'incrocio dei dati, è molto serio. È la prima volta che siamo di fronte ad un'operazione integrata ha proseguito Martina su informazioni che hanno sempre viaggiato su binari differenti». Insomma, si comincia a fare sul serio. Sebbene una folta delegazione dei comitati della Terra dei fuochi, accompagnata dal parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, abbia pesantemente contestato, innalzando dei volantini contro l'individuazione di nuove discariche a Chiaiano e a Giugliano, la fragilità della legge, priva — secondo i manifestanti di prescrizioni precise sulla bonifica dei territori ed elusiva per ciò che riguarda la tracciabilità dei rifiuti, «nodo che se non verrà presto sciolto, rischia di compromettere ogni sforzo», ha ammonito don Patriciello nel tentativo di sedare gli animi e di chiedere alla polizia di non intervenire contro i manifestanti, definiti dal sacerdote «la parte migliore della nostra società» . Il Guardasigilli Orlando ha stemperato i toni, accogliendo le richieste di chiarezza pervenute dai comitati: «La legge sulla Terra dei Fuochi ha accordato può essere sempre migliorata. Intanto va attuata. E' un primo passo significativo: ora c'è la possibilità di attuare lo screening, abbiamo organizzato finalmente una banca dati. Occorre, poi, contrastare le imprese illegali e attraverso questo impegno fare emergere la gestione dei rifiuti e portarla alla luce del sole». Inoltre, ha concluso, «c'è bisogno che il Senato approvi subito la normativa sugli ecoreati, che prevede anche l'ipotesi di reato ambientale». Durante la sessione della mattina, l'assessora regionale all'Agricoltura Daniela Nugnes aveva anche lei cercato una via d'uscita rispetto alle perplessità sorte intorno al decreto: «Nessuno vuole negare l'allarme ambientale ha spiegato ma troviamo una soluzione, i colpevoli devono essere cercati dalle forze dell'ordine. La politica, finora, ha commesso un grave errore: quello di non condividere gli sforzi per venire incontro alle preoccupazioni delle popolazioni. Ma da qui a sospettare che si siano voluti individuare, chissà per quali scopi reconditi, soltanto 51 siti inquinati, invece di ampliare il numero delle aree sospette, ce ne passa. Temo ci sia chi lavori per aumentare gli ettari di terreno inquinato al solo scopo di ottenere più finanziamenti per le bonifiche». Il responsabile dell'Unità epidemiologica ambientale del Cnr, Fabrizio Bianchi, ha biasimato «le speculazioni che si fanno sui dati e le percentuali», confermando l'ipotesi che, nel recente passato, aveva scatenato la reazione indignata delle popolazioni coinvolte: quella che alla base «dell'incremento dei tumori, in alcune zone del Napoletano e del Casertano, vi sia un nesso causale probabilmente riconducibile più agli stili di vita che alla esposizione a fattori ambientali». Cosi Massimo Fagnano, docente di Agronomia alla Federico II: «Dopo tanti esami dagli esiti non apocalittici ha affermato mi viene il dubbio che abbiamo sbagliato bersaglio. Ci siamo accaniti per anni sullo studio del suolo e delle acque, senza trovare conferme scientifiche alle nostre preoccupazioni. E se fosse l'aria ad essere inquinata?» I magistrati, infine, hanno chiesto di approfondire meglio il quadro sanzionatorio, dato che l'impronta normativa resta ancorata a ipotesi di natura contravvenzionale, tranne che in pochissimi casi. Il procuratore della Repubblica di Napoli nord, Greco, ha rivolto al Guardasigilli un accorato appello perché si risolva la gravissima carenza di personale amministrativo e di magistrati assegnati ai nuovi uffici giudiziari.
Angelo Agrippa
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