06/02/14

Terra dei fuochi e Ilva, sì al decreto legge Reato bruciare rifiuti: pene fino a 5 anni


In Senato il via libera definitivo. Hanno votato “no” M5S e Lega Nord.

Previsto screening sanitario gratuito per le popolazioni colpite dall’emergenza  Approvato dal Senato il decreto sulle emergenze ambientali ed industriali: è legge. Il provvedimento, che sarebbe scaduto l’8 febbraio, dispone su Terra dei fuochi e Ilva. Il Senato non ha apportato modifiche al testo licenziato dalla Camera.   Il provvedimento è passato con 174 voti favorevoli, 58 contrari e 12 astenuti. Il M5s ha votato “no”, così come Lega Nord. Sel si è astenuta. Tutti gli altri gruppi hanno votato a favore.


Tutela della salute e dell’ambiente
Il decreto legge 136/2013, il cosiddetto «decreto Terra dei Fuochi e Ilva», con il quale «le istituzioni danno una risposta forte contro le illegalità e l’ecomafia, a tutela del diritto alla salute dei cittadini e a difesa dell’ambiente», aveva dichiarato Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera. I miglioramenti introdotti a Montecitorio, e passati oggi al vaglio del Senato, riguardano innanzitutto la «partita sanitaria», la possibilità di usare i beni confiscati alla criminalità organizzata per il risanamento ambientale della Terra dei Fuochi, un rafforzamento degli strumenti di informazione e partecipazione dei cittadini e un maggiore sostegno alla filiera agroalimentare della Campania. Screening sanitario gratuito
Tra le novità più rilevanti introdotte nel decreto, lo stanziamento di 25 milioni di euro annui per il 2014 e il 2015 per lo screening sanitario gratuito per le popolazioni residenti nella Terra dei Fuochi e nei comuni di Taranto e Statte per quanto riguarda l’Ilva, l’aggiornamento e la pubblicazione dello studio Sentieri, il potenziamento degli studi epidemiologici. Importanti anche la mappatura dei terreni inquinati che non possono essere usati per le colture alimentari, la possibilità di utilizzare per le bonifiche dei terreni inquinati anche gli illeciti proventi derivanti da delitti ambientali compiuti in Campania, e l’uso dell’esercito per contrastare più efficacemente l’illegalità e le ecomafie.



Cinque anni a chi brucia i rifiuti  
Introdotte poi nuove tipologie reato e nuovi strumenti di interdizione alla criminalità. «L’introduzione del reato di combustione dei rifiuti - aggiunge Realacci - potrà essere ulteriormente rafforzata dal testo unificato sui delitti ambientali, testo nato a partire delle proposte presentate da me e dai colleghi Micillo e Pellegrino e che è all’esame della Camera. Sul fronte Ilva, infine, si forniscono strumenti per assicurare che le ingenti risorse necessarie per il risanamento ambientale dell’acciaieria di Taranto siano interamente a carico degli azionisti e quindi innanzitutto della famiglia Riva’’.



Il Pd: «provvedimento per la Campania»
 «È un provvedimento che la Campania e i cittadini campani attendono da tempo. Dispone le misure fondamentali per cancellare il fenomeno dei roghi e cominciare ad affrontare il fenomeno dello smaltimento illegale di rifiuti nella regione e le sue drammatiche conseguenze: prevede uno screening sanitario della popolazione e il controllo di sicurezza del territorio; introduce il reato penale di combustione illecita di rifiuti, punito con la reclusione da 2 a 5 anni; stanzia risorse per le bonifiche, impiegando una parte dei fondi confiscati agli ecomafiosi campani e mutuando i severissimi protocolli previsti per l’Expo 2015 per evitare le infiltrazioni della criminalità organizzata». Lo dicono i senatori del Pd eletti in Campania Angelica Saggese, Pasquale Sollo, Vincenzo Cuomo e Rosaria Capacchione.



Il Don anti-roghi: «un bel primo passo»
Don Maurizio Patriciello, che da anni porta avanti una lotta per riconoscere l’emergenza ambientale di quell’area, lo definisce un «punto di inizio, non certo di arrivo». Si dice «contento» perché «la terra dei Fuochi finalmente è diventato un problema nazionale e questo è avvenuto grazie al lavoro dei volontari». «Ha vinto anche la linea del dialogo - aggiunge - l’unica strada che noi conosciamo».

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