02/02/14
Rifiuti? Zero!
Per noi abitanti dell’Antropocene l’affaire dei rifiuti è essenziale. Una questione, al tempo stesso, chimicamente inedita, globale, transgenerazionale e, soprattutto (come quote sempre più larghe dell’opinione pubblica hanno compreso), insostenibile a lungo termine.
Ecco perché una “strategia a rifiuti zero”, come scrive nella presentazione a questo libro Luca Mercalli, rientra nell’ordine della “questione morale” e della responsabilità individuale e collettiva. E non si può pensare di poterla differire ulteriormente, se non vogliamo finire travolti da ciò che buttiamo.
Alcune ricette le suggeriscono gli autori (coordinati dal piemontese Roberto Cavallo, comunicatore ambientale ed enologo e fondatore della cooperativa Erica) nel libro Dieci azioni per zero rifiuti. Soluzioni concrete per Comuni, aziende, cittadini (Edizioni Ambiente, pp. 320, euro 24). Il concetto di zero waste si fonda sull'idea della corresponsabilità (ovvero della responsabilità condivisa) in ciascuna delle fasi del ciclo di produzione e uso del prodotto o del bene, e, come annota Cavallo, ha origine negli anni Settanta, e trae il nome da una società californiana (la Zero Waste Systems Inc.) creata da Paul Palmer allo scopo di trovare delle soluzioni per lo smaltimento delle sostanze chimiche generate da quell’industria informatica che cominciava allora la sua marcia trionfale. Palmer darà vita anche allo Zero Waste Institute per approfondire questa tematica, che sarà oggetto, in seguito, delle elaborazioni di Gunter Pauli e di Paul Connett (con l’estensione alla materia dei rifiuti urbani).
Ma nel volume non c’è solo teoria, anzi. I contributori mettono in fila e raccontano le migliori esperienze italiane (perché ce ne sono varie di notevole livello), e descrivono dettagliatamente le dieci azioni concrete che possono dare una spintarella gentile e sostanziale alla strategia dei rifiuti zero. Vale a dire: la prevenzione dei rifiuti, il riuso, la raccolta differenziata, il riciclo, l’organico e il compostaggio, gli strumenti economici, l’ecodesign quale mezzo di prevenzione dei rifiuti, la comunicazione con i cittadini, l’analisi del sacco nero (e la responsabilità estesa del produttore), e come trattare ciò che gli anglosassoni chiamano leftlovers (tutto quanto non appare riciclabile).
Massimiliano Panarari
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