05/01/14

"Nè via Emilia nè Riviera Puntare su asse del Po e Delta"

 Il deputato Pd quando era assessore ha varato l’addizione verde della città verso il fiume Ora "spinge" Ferrara ad allearsi per la cultura con Mantova e per il Parco con il Polesine 



L’Idrovia va nella direzione giusta, un po’ meno l’autostrada Cispadana

Ferrara non può fare da sola, nella competizione territoriale scatenata dall’abolizione dei vincoli amministrativi delle Province, ma il suo asse di sviluppo naturale non sta tra i capannoni della via Emilia nè dalle parti della Riviera romagnola: è lungo il Po, verso la cultura di Mantova da una parte e l’ambiente del Delta veneto dall’altra. Ne è convinto il deputato Alessandro Bratti, che da assessore varò l’addizione verde verso il Po con il Parco urbano e oggi vede in questo corridoio la strada alternativa all’attrazione fatale esercitata da emiliani e romagnoli su porzioni di Ferrara e del Ferrarese. Se stiamo fermi, ci fanno a pezzi: questo dicono i segnali provenienti da istituzioni, associazioni, enti di varia natura. "Anzitutto bisogna vedere dove si fermeranno le riforme istituzionali. Per ora le Province non sono state abolite, sono stati eliminati gli organi elettivi e svuotate le deleghe. Se Renzi vince e non cambia idea, poi, è prevedibile una revisione dei poteri delle Regioni (il titolo V) che può portare anche ad aggregazioni, soprattutto al Sud.

Il quadro di riferimento non è ancora definito. Certo, è impensabile che Ferrara possa essere in futuro autosufficiente o esclusa a sua volta da aggregazioni. Il punto è quali". La competizione territoriale a che livello si fa? "Il livello non è certo comunale nè provinciale, e rischia di non essere sufficiente nemmeno quello regionale: non a caso di comincia a parlare di macroregioni. È chiaro quindi che Ferrara dovrà aggregarsi, senza per questo perdere d’identità. Anzi, nell’area vasta saranno proprio le nostre specificità a fare la differenza". Quali sono le eccellenze che lei svilupperebbe e con chi si sposano meglio? Bologna, Ravenna o magari l’asse del Po?"Il nostro tessuto urbanistico bello, fruibile e molto verde, risparmiato dallo sviluppo della via Emilia, è fatto apposta per puntare su cultura e turismo. L’università è una risorsa da usare anche nella riconversione ecologica del petrolchimico. L’Idrovia va nella giusta direzione, sulla Cispadana bisogna riflettere: era un’opera più importante qualche anno fa, ora meno. Tutto va nella direzione dell’asse del Po, da Mantova al Delta". Stiamo parlando di territori di due regioni diverse dall’Emilia. Le barriere burocratiche e istituzionali sono un ostacolo insormontabile? "Vi sono complicazioni, certo, ma se si hanno le idee chiare su cosa puntare, sono superabili. Mantova ha caratteristiche davvero simili a Ferrara, dal petrolchimico da riconvertire alle vie d’acqua, per finire ovviamente con le radici storiche e la vocazione turistica. Anche il territorio della Bassa Mantovana è molto omogeneo al nostro, come del resto Occhiobello e dintorni. Discorso diverso per Rovigo città, ma è il Delta polesano a stare al centro di questo quadro, a mio avviso. Bisogna rilanciare il progetto del Parco del Delta, che non può essere provinciale e neanche regionale, ma ha un senso solo in un’ottica come minimo interregionale. È una grande occasione persa qualche anno fa ma che può tornare, in prospettiva". Intanto il Ferrarese rischia seriamente di essere svuotata di funzioni direzionali e anche di territorio, vedi il caso Comacchio, a beneficio dei poli di attrazione di Ravenna e Bologna, nel silenzio della Regione. C’è da preoccuparsi? "Non sarà certo la giunta regionale attuale a pilotare le dinamiche di cui stiamo parlando. La Romagna polo di attrazione? Si sta dando da fare ma credo avrà i suoi problemi perché la conflittualità Ravenna-Rimini è molto alta. Il polo sanitario con Bologna? So che stiamo facendo una fatica mostruosa a razionalizzare la nostra sanità e Cona soffre per questo. Però è bene capirsi: non possiamo tenere tutto qui, una Prefettura per provincia è troppo, ad esempio". Ci sono esempi da seguire? "Città come le tedesche Brema o Friburgo, e la brasiliana Curitiba, hanno saputo aprirsi non solo al territorio ma anche all’internazionalità. E così sono conosciute per le loro caratteristiche peculiari".

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