10/01/14

Ilva: Bondi incontra stamani i sindacati a Roma

I rappresentanti dei sindacati metalmeccanici incontrano stamani a Roma il commissario dell'Ilva, Enrico Bondi. 

Dopo quello del 2 settembre scorso, è il secondo confronto che avviene tra il commissario che guida l'Ilva dallo scorso giugno su incarico del Governo e le rappresentanze sindacali. Bondi oggi farà il punto della situazione sullo stato dell'Autorizzazione integrata ambientale nello stabilimento di Taranto, andamento del mercato e piano industriale sebbene questo non sia ancora pronto. Probabile che il commissario dell'Ilva parli anche dell'aumento di capitale che si rende necessario per affrontare gli impegni finanziari dell'Aia, aumento di capitale che si intende proporre ai Riva, proprietari dell'azienda, e al quale si sta lavorando anche attraverso un emendamento, presentato in commissione Ambiente alla Camera, al nuovo decreto legge sull'Ilva, il numero 136, varato lo scorso 3 dicembre dal Governo. Un'azienda impegnata a riconquistare il mercato dopo la tempesta giudiziaria che per molti mesi l'aveva colpita: questo il quadro che per l'Ilva tracciò il commissario Enrico Bondi nel precedente incontro con i sindacati. In quell'occasione, Bondi parlò anche della necessità¡ di avere un'Ilva a "flusso teso", cioè che produce per il mercato ed ha poco stoccaggio. Quattro mesi dopo Bondi incontra di nuovo i sindacati a Roma e se l'Ilva non è più nel vortice giudiziario rispetto al 2013 i problemi di mercato e di rilancio dell'azienda, gi¡ prospettati il 2 settembre scorso, rimangono tutti.La situazione dell'acciaio resta infatti difficile e l'Ilva nel 2013 lo ha detto Bondi nella sua prima relazione sull'andamento di gestione ha perso 2 milioni di tonnellate di vendite rispetto al 2012. Non è aumentato l'indebitamento dell'azienda, ha anche evidenziato ancora Bondi nella sua relazione. Inoltre, si è favorito il destoccaggio dopo che la sentenza della Corte Costituzionale ha sbloccato semilavorati e prodotti finiti sequestrati da un provvedimento del gip di Taranto del novembre 2012, ma l'Ilva oggi si trova davanti al grosso problema delle risorse da trovare per finanziare il risanamento dello stabilimento. La soluzione dell'aumento di capitale cui far partecipare i Riva che nel frattempo hanno avuto dalla Corte di Cassazione il dissequestro dei beni e dei conti posti sotto chiave dal gip di Taranto a maggio scorso, è stata ufficialmente indicata dallo stesso Bondi nell'audizione fatta alla commissione Ambiente della Camera il 27 dicembre sul nuovo decreto. Adesso, con l'iter di conversione in legge del decreto 136, si sta mettendo a punto anche un possibile percorso operativo, ma comunque bisognerà vedere quale sarà la risposta dei Riva come è già emerso giorni fa a Roma nel confronto tra Bondi e le banche, presente anche il ministro Flavio Zanonato. Per Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim Cisl, il fatto che si lavori ad un aumento di capitale dell'Ilva è positivo, "ed è giusto dare a Bondi gli strumenti, come si sta cercando di fare col decreto legge in discussione in Parlamento, per avere le risorse necessarie alla bonifica". Bentivogli esclude che questo significa rimettere in gioco i Riva nella gestione dell'Ilva. "Non ci sono minimamente gli spazi perche' cio' avvenga perche' non solo Taranto ma il Paese rifiuta un certo tipo di gestione che i Riva, con l'Ilva, hanno espresso in questi anni - afferma Bentivogli coinvolgerli nell'aumento di capitale così come si vuole fare col decreto, prevedendo anche l'utilizzo dei soldi sequestrati ai Riva per i reati fiscali e valutari, significa solo vincolarli alle loro responsabilità di mancata ambientalizzazione del sito di Taranto, farli affrontare i costi che questo progetto determina". Posizione diversa ha invece espresso ieri sera Taranto il leader della Uil, Luigi Angeletti: "Non ci interessa la proprietà e non ci interessano le soluzioni tecniche ha affermato Angeletti ci interessa invece, e molto, che l'Ilva di Taranto sia risanata, sia rilanciata sotto il punto di vista dell'efficienza industriale e della competitività, e che a Taranto, come fanno in Germania da anni, si possa produrre acciaio riducendo notevolmente le emissioni nocive".

(AGI)

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